La Genesi alla lettera |
Secondo questa interpretazione noi non diciamo né che la carne ha desideri sensuali senza l'anima - opinione del tutto assurda - né siamo d'accordo con i manichei i quali, vedendo che la carne non può aver desideri sensuali senza l'anima, hanno pensato che la carne avrebbe un'altra anima sua propria derivante da un'altra natura contraria a Dio e per causa della quale essa avrebbe desideri contrari a quelli dello spirito.
Noi non siamo nemmeno costretti ad affermare che a qualche anima non è necessaria la grazia di Cristo allorché qualcuno ci obietta: "Che colpa ha commesso l'anima d'un bimbo per cui gli sarebbe funesto il morire senza aver ricevuto il sacramento del Battesimo cristiano, se non ha commesso alcun peccato personale e non deriva dalla prima anima che peccò in Adamo?".
Noi infatti non trattiamo dei ragazzi grandicelli.
Alcuni, è vero, rifiutano d'imputare peccati personali ai ragazzi se non a cominciare dal quattordicesimo anno, quando arrivano alla pubertà.
Noi potremmo avere una buona ragione di accogliere questa opinione se vi fossero solo i peccati che si commettono con gli organi genitali.
Ma chi oserebbe affermare che non sono peccati i furti, le bugie, gli spergiuri, se non chi desidera commettere impunemente peccati di tal genere?
Questi peccati invece sono frequenti nella fanciullezza benché ci sembri non debbano essere puniti nei ragazzi con la severità, che si usa con gli adulteri, nella speranza che, con l'avanzare degli anni in cui può rafforzarsi la ragione, possano comprendere meglio i precetti che portano alla salvezza e osservarli più volentieri.
Noi però adesso non trattiamo dei ragazzi che, allorquando la verità e l'equità si oppongono al piacere carnale, che sentono alla loro età nel corpo e nell'anima, la combattono a tutta possa con le parole e con i fatti.
E ciò a motivo di che cosa, se non dell'inclinazione falsa e peccaminosa che parrà assecondarli a conseguire cose che li allettano o evitare cose che li urtano?
Noi parliamo dei bimbi piccini, non perché nascono spesso da genitori adulteri, poiché non dobbiamo condannare i doni della natura a causa dei cattivi costumi, oppure dire che non dovrebbero germogliare le biade perché seminate dalle mani d'un ladro.
O la loro propria malvagità sarà forse per i genitori un ostacolo se si correggeranno convertendosi a Dio?
Quanto meno lo sarà per i figli se condurranno una vita onesta!
Ma l'età che solleva un problema imbarazzante è quella [ dell'infanzia ] in cui l'anima non ha commesso alcun peccato con il libero arbitrio della volontà personale: in qual modo può l'anima del bambino venire giustificata mediante l'ubbidienza dell'unico Uomo, se non è colpevole a causa della disubbidienza di un solo altro uomo?
Questo è l'argomento di coloro i quali sostengono che le anime degli uomini sono create per trasmissione dai genitori certamente non senza l'intervento di Dio creatore, ma allo stesso modo che vengono creati anche i corpi.
Poiché non sono i genitori che creano i corpi, ma piuttosto Colui che dice: Prima di formarti nel seno materno, io già ti conoscevo. ( Ger 1,5 )
A questi scrittori altri rispondono dicendo che Dio dà senza dubbio un'anima nuova a ciascun corpo umano affinché, vivendo rettamente nella carne di peccato, la quale deriva dal peccato originale, e dominando le passioni carnali con la grazia di Dio, acquistino merito con cui possano essere trasformate, insieme con lo stesso loro corpo, in uno stato migliore al momento della risurrezione e vivere eternamente unite a Cristo con gli angeli.
Ma poiché - dicono essi - le anime sono unite in modo misterioso a membra terrestri e mortali e, soprattutto derivanti da una carne di peccato, affinché possano dapprima vivificarle e in seguito, col crescere dell'età, guidarle, è necessario che siano sopraffatte da una specie di oblìo.
Se questo oblio non potesse esser dissipato, potrebbe venire attribuito al Creatore ma al contrario l'anima, riavendosi gradualmente dal torpore di quell'oblìo, può volgersi al proprio Dio e meritarne la misericordia e la conoscenza della sua verità dapprima in virtù del religioso sentimento della sua conversione e in seguito mediante la perseveranza nell'osservare i suoi comandamenti.
Che danno le viene perciò dall'essere immersa per un po' di tempo in quella specie di sonno, da cui può svegliarsi gradualmente alla luce dell'intelligenza per cui l'anima è stata creata razionale e può scegliere una vita buona mediante la buona volontà?
In verità però l'anima non è in grado di fare ciò, se non è aiutata dalla grazia di Dio ottenuta attraverso il Mediatore.
Se l'uomo trascura ciò, sarà Adamo non solo in rapporto alla carne, ma anche in rapporto allo spirito; se invece se ne preoccuperà, sarà Adamo soltanto in rapporto alla carne, ma se vivrà rettamente secondo lo spirito, meriterà di ricevere anche, purificata dalla macchia del peccato, mediante la trasformazione che la risurrezione promette ai fedeli servi di Dio, la carne proveniente da Adamo e macchiata dal peccato.
Ma prima che un bambino raggiunga l'età in cui può vivere conforme allo spirito, deve ricevere il sacramento del Mediatore in modo che, quanto non è ancora in grado di fare in virtù della propria fede, gli sia procurato per la fede di coloro che lo amano.
In virtù di questo sacramento infatti viene eliminata anche nell'età infantile la pena del peccato originale; ma senza l'aiuto di questo sacramento, anche quando il bambino sarà divenuto adulto, non potrà tenere sotto controllo la concupiscenza della carne e, anche dopo averla domata, non otterrà la ricompensa della vita eterna se non mediante la grazia di Colui del quale si sforza di cattivarsi il favore.
Per conseguenza anche un bambino fintanto ch'è vivo dovrebbe essere battezzato perché non sia di danno all'anima la sua unione con la carne di peccato.
Poiché a causa di questo legame l'anima del bambino non può giudicare con saggezza secondo [ i dettami dello ] spirito.
In realtà questa condizione pesa ancora sull'anima anche spogliata del corpo, se quando è unita al corpo non viene purificata dall'unico sacrificio del vero Sacerdote.
"Che cosa potrebbe accadere - dirà qualcuno - se i suoi familiari o parenti, perché infedeli o perché negligenti, non si preoccuperanno di farlo battezzare?".
Un simile quesito - a dir la verità - può essere posto anche riguardo agli adulti.
In realtà essi possono morire all'improvviso o ammalarsi in casa di persone di cui nessuna li aiuterà per farli battezzare.
"Ma gli adulti - replicherà quello - hanno anche peccati personali che hanno bisogno di perdono; se questi peccati non saranno loro perdonati, nessuno potrà dire con ragione ch'essi vengono condannati ingiustamente a causa dei peccati commessi di propria volontà nella loro vita.
Al contrario quel dato contagio trasmesso da una carne di peccato non può essere imputato in alcun modo all'anima [ del bambino ] se non fu creata dalla prima anima peccatrice [ di Adamo ].
Poiché ciò accade non a causa d'alcun peccato ma a causa della natura per cui l'anima è fatta a questo modo e per dono di Dio è data al corpo.
Perché mai, allora, essa dovrebbe essere respinta dalla vita eterna qualora nessuno provvedesse a far battezzare il bambino?
Oppure si dirà che non le deriverà alcun danno?
Qual vantaggio avrà allora colui al quale si procura il battesimo, se non avrà alcun danno colui al quale non lo si procura?".
A questo proposito vorrei sapere che cosa potrebbero rispondere in difesa della loro opinione coloro che in base alla sacra Scrittura - sia per quel che vi si trova [ a loro favorevole ], sia per quel che non vi si oppone - si sforzano di sostenere che ai corpi sono date anime nuove non trasmesse dai genitori.
Una siffatta risposta confesso di non averla ancora sentita o letta in nessuna parte.
Ma non per questo dovrei abbandonare l'ipotesi di coloro che sono assenti, qualora mi si presentasse qualche argomento che sembrasse sostenerla.
Essi infatti potrebbero anche dire che Dio, prevedendo in qual modo sarebbe vissuta ciascuna anima se fosse vissuta più a lungo nel corpo, procura l'amministrazione del lavacro salvifico all'anima che prevede sarebbe vissuta nel santo timore di Dio quando fosse giunta all'età capace d'aver fede se questa persona per qualche causa occulta non avesse dovuto essere colpita da morte prematura.
È dunque una cosa misteriosa e irraggiungibile dall'intelligenza umana o almeno dalla mia, per qual motivo nasca un bambino destinato a morire subito o presto.
Ciò è talmente misterioso che non può essere di sostegno a nessuno dei fautori delle due opinioni, di cui ora discutiamo.
Noi infatti abbiamo già respinta l'opinione secondo cui si pensa che le anime sono state precipitate nei corpi per colpe commesse in una vita precedente, in modo che quella che non avesse commesso molti peccati parrebbe meritare d'essere liberata più presto.
Noi abbiamo respinto siffatta opinione per non essere in contrasto con l'Apostolo, il quale attesta che i gemelli [ di Rebecca ] non avevano fatto nulla né di bene né di male. ( Rm 9,11 )
Pertanto come mai alcuni muoiono più presto ed altri più tardi non sono in grado di dimostrarlo né coloro che sostengono la trasmissione dell'anima né coloro che sostengono che ad ogni singola persona umana è data un'anima individuale.
La ragione di questo fatto è quindi occulta e, per quanto io giudico, non è favorevole a nessuna delle due opinioni.
Coloro ai quali, a proposito della morte dei bambini, si rivolgeva la pressante domanda per qual motivo il sacramento del battesimo è necessario a tutti, anche se le loro anime non sono derivate da quella di Adamo, a causa della cui disubbidienza molti sono stati costituiti peccatori, ( Rm 5,19 ) rispondono che veramente tutti sono costituiti peccatori per relazione con la carne, ma che per relazione con l'anima lo sono solo coloro che vissero male nel tempo in cui avrebbero potuto vivere anche bene.
Dicono però che tutte le anime, cioè anche quelle dei bambini, hanno bisogno del sacramento del battesimo, senza il quale anche in quell'età è esiziale andarsene da questa vita perché il contagio del peccato trasmesso dalla carne di peccato, da cui è infetta l'anima, dal momento che s'introduce in queste membra, le sarà funesto anche dopo la morte se non verrà purificata con il sacramento del Mediatore mentre è ancora nel corpo.
Dio procura questo rimedio all'anima - dicono essi - poiché prevede che, se fosse vissuta quaggiù fino agli anni in cui avrebbe potuto aderire alla fede, sarebbe vissuta nel santo timor di Dio, ma che Dio - per un motivo noto a lui solo - volle che nascesse in un corpo e presto la portò via dal corpo.
A questa risposta che cosa può replicarsi tranne che in tal modo noi siamo incerti della salvezza di coloro che, dopo esser vissuti rettamente quaggiù, sono morti nella pace della Chiesa, se ciascuno dovrà essere giudicato non solo riguardo alla vita passata ma anche riguardo a quella che avrebbe potuto trascorrere se fosse vissuto più a lungo.
Poiché secondo questa tesi le anime sarebbero responsabili davanti a Dio non solo dei peccati passati ma anche di quelli futuribili e dalla colpa non libererebbe nemmeno la morte qualora questa sopraggiungesse prima che i peccati fossero commessi, e nessun beneficio sarebbe concesso a colui che è stato rapito perché la malizia non ne mutasse i sentimenti. ( Sap 4,11 )
Perché mai Dio, prevedendo la futura malizia d'una persona, non dovrebbe giudicarla piuttosto in base a quella malizia, se decise di soccorrere con il battesimo l'anima del bambino che doveva morire, affinché non le fosse funesto il contagio che contrasse a contatto d'un corpo di peccato, dal momento che egli prevedeva che l'anima di quel bambino, se avesse continuato a vivere, sarebbe vissuto nel timor di Dio secondo i dettami della fede?
Si può forse respingere questo ragionamento [ solamente ] perché è mio?
Ma coloro, i quali affermano d'essere sicuri di questa loro opinione, adducono forse altri argomenti - cioè dei testi della Scrittura o altre prove tratte dalla ragione - per eliminare questa ambiguità o dimostrare almeno che non va contro la loro opinione il testo dell'Apostolo in cui, mettendo in rilievo con gran forza la grazia con cui veniamo salvati, dice: Come tutti muoiono a causa della loro unione con Adamo, così tutti saranno ricondotti alla vita per la loro unione con Cristo, ( 1 Cor 15,22 ) e ancora: Come per la disubbidienza d'un solo uomo molti furono costituiti peccatori, così per l'ubbidienza d'un sol Uomo molti saranno costituiti giusti. ( Rm 5,19 )
L'Apostolo, volendo far capire che questi medesimi "molti peccatori" sono tutti gli uomini senza alcuna eccezione, parlando poco prima di Adamo, dice: per l'unione con il quale tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )
Che da questa affermazione non si possano escludere, naturalmente, le anime dei bambini per il fatto che l'Apostolo dice tutti e per il fatto che si corre in loro aiuto con il battesimo è ragionevole opinione di quanti sostengono che le anime vengono trasmesse dall'unica anima [ di Adamo ], salvo che siano confutati da ragioni assolutamente chiare ed evidenti - che non siano in contrasto con le Sacre Scritture - o dall'autorità delle stesse Scritture.
Vediamo dunque adesso, per quanto lo permettano i limiti richiesti da quest'opera da noi intrapresa, il significato del passo citato più sopra di cui abbiamo differito la spiegazione.
Nel libro della Sapienza sta scritto: Io ero un ragazzo di nobile indole ed ebbi in sorte un'anima buona e, poiché ero buono oltre il comune, entrai in un corpo senza macchia. ( Sap 8,19-20 )
Questo testo sembra essere in favore di coloro i quali affermano che le anime non sono prodotte dai genitori, ma provengono e discendono nei corpi inviatevi da Dio.
D'altra parte a questa opinione è contraria l'affermazione: Ebbi in sorte un'anima buona, poiché quelli che la sostengono senza alcun dubbio credono che le anime inviate da Dio nei corpi derivano, per così dire, come ruscelli da un'unica sorgente, oppure che sono fatte di natura uguale e non che alcune sono buone o più buone e altre non buone o meno buone.
D'onde viene allora che le anime siano alcune buone o più buone, altre invece o non buone o meno buone, se non a causa della loro condotta morale scelta dal loro libero arbitrio o a causa del diverso temperamento fisico essendo ciascuna oppressa più o meno dal corpo che corrompe e aggrava l'anima? ( Sap 9,15 )
Ma non solo nessuna di queste anime individuali, prima di venire nei corpi, aveva compiuto alcuna azione per cui si potesse distinguere la loro condotta, ma neppure a causa dell'unione dell'anima con un corpo meno opprimente l'agiografo poteva dire che la sua era buona, dal momento che afferma: Ebbi in sorte un'anima buona.
E poiché ero buono oltre il comune, entrai in un corpo senza macchia.
In realtà egli dice d'essersi unito alla bontà in virtù della quale egli era buono, avendo naturalmente ricevuto in sorte un'anima buona in modo da andare in un corpo senza macchia.
La bontà, per cui egli era buono, derivava perciò da un'altra origine prima di venire nel corpo, ma certamente egli non era buono a causa di una condotta morale diversa - perché non esiste alcun merito anteriore alla vita vissuta - né a causa d'un corpo diverso, poiché egli era buono ancor prima di entrare nel corpo.
D'onde proviene dunque la suddetta bontà?
Questo testo però, benché le parole: Entrai in un corpo non paiono avere un significato favorevole per i sostenitori dell'opinione che le anime derivino dalla prima anima peccatrice, tuttavia per quanto riguarda il resto della frase s'accorda in modo appropriato alla loro opinione poiché, dopo aver detto: Ero un ragazzo di nobile indole, spiegando per quali motivi era di buona indole, soggiunge immediatamente: ebbi in sorte un'anima buona, avendola cioè o dall'indole o dal temperamento fisico del padre.
In seguito egli dice: Poiché ero buono oltre il comune, entrai in un corpo senza macchia.
Se queste parole s'intendono del corpo materno, neppure la frase: entrai in un corpo sarà contraria a questa opinione poiché può intendersi che l'anima, trasmessa dall'anima e dal corpo del padre, entrò nel corpo della madre senza macchia, che a questo proposito deriverebbe dal sangue mestruale - poiché dicono che da questo sangue è aggravata l'indole naturale del bambino - o dal contagio d'una unione adulterina.
Anche le espressioni del libro [ della Sapienza ] sono pertanto piuttosto favorevoli ai sostenitori della trasmissione delle anime oppure, se possono interpretarle anch'essi a proprio favore i sostenitori dell'opinione contraria, pendono in favore ora degli uni, ora degli altri.
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