La Genesi alla lettera |
Se uno potesse investigare e comprendere con certezza le cause e le modalità di queste visioni e divinazioni, preferirei le sue spiegazioni anziché si aspettino altri da me la discussione delle mie opinioni.
Tuttavia non nasconderò ciò che penso, in modo che i dotti non mi deridano prendendomi per uno che asserisce categoricamente, e gli ignoranti non mi prendano per un maestro che desidera insegnare, ma dagli uni e dagli altri sia considerato come uno che discute e ricerca piuttosto che come uno che sa.
Io considero tutte queste visioni simili a quelle di chi sogna.
Ora, anche i sogni sono talvolta falsi e talvolta veri, talora perturbati e talora tranquilli; i sogni veri poi sono alle volte del tutto simili agli eventi futuri o sono previsioni chiare, mentre altre volte sono previsioni annunciate con significati oscuri e - per così dire - espresse in modo figurato: la stessa cosa può dirsi di tutte quelle visioni.
Ma gli uomini amano scoprire cose ignote con loro meraviglia e indagare le cause di fatti insoliti mentre non si curano di conoscere fatti quotidiani, per lo più simili a quelli, che hanno spesso un'origine anche più oscura.
Così avviene per le parole, cioè per i segni, che usiamo nel parlare.
All'udire una parola insolita si cerca di sapere anzitutto che cos'è, ossia che cosa significhi e, dopo averlo saputo, si cerca di sapere donde deriva quel termine mentre non ci si preoccupa affatto d'ignorare tante parole che usiamo nel linguaggio quotidiano.
Allo stesso modo, quando accade qualcosa d'insolito, di natura corporale o spirituale, si cerca di scoprirne ansiosamente le cause e la natura e se ne esige la spiegazione dai dotti.
Quando, per esempio, uno mi domanda che significhi catus e rispondo: prudens ( cioè "assennato" ) o acutus ( cioè "d'ingegno acuto" ) e la risposta non lo soddisfa ma continua a domandare donde deriva la parola catus, sono solito replicare e domandare a mia volta donde derivi la parola acutus.
Ciò tuttavia quel tale l'ignorava certamente ma, poiché quella era una parola corrente, si rassegnava ad ignorarne l'origine.
Quando invece una risuona alle sue orecchie una parola strana, crede d'avere una nozione insufficiente del suo significato se non rintraccia anche la sua derivazione.
Così dunque, se uno mi domanda donde derivano le immagini d'oggetti materiali che appaiono nell'estasi - cosa che raramente accade all'anima -, io domando a mia volta donde derivano le immagini che appaiono nel sogno e che l'anima percepisce ogni giorno, ma nessuno si cura di far l'indagine di questo fenomeno o non la si fa a sufficienza.
Si pensa infatti che la natura di siffatte visioni sia meno meravigliosa perché avvengono ogni giorno, o che si debba prestar loro minore attenzione perché succedono a tutti, oppure si crede che, nell'ipotesi che facciano bene quanti non indagano su di esse, farebbero meglio a non essere curiosi neppure riguardo alle visioni straordinarie.
Io, al contrario, mi meraviglio assai di più e rimango stupito maggiormente quando considero la rapidità e la facilità con cui l'anima forma in se stessa le immagini d'oggetti materiali percepite mediante gli occhi del corpo che non quando considero le visioni prodotte nel sogno o anche nell'estasi.
Tuttavia quale che sia la natura di quelle immagini, essa non è certamente corporea.
Colui, al quale non è sufficiente sapere ciò, cerchi di saperne da altri anche l'origine: io confesso di non saperla.
Questa è la conclusione che si può trarre facilmente dai fatti di cui abbiamo esperienza e di cui ho portato degli esempi.
Così il pallore, il rossore, il tremore o anche una malattia del corpo hanno cause derivanti talvolta dal corpo, tal'altra dall'anima.
Sono causate dal corpo quando all'interno di esso c'è un versamento di liquido o quando vi s'introduce dall'esterno un alimento o qualche altro elemento corporeo.
Al contrario sono generate dall'anima quando essa è turbata dalla paura o confusa per la vergogna o è mossa dall'ira o dall'umore o da qualche altra emozione di tal genere; ciò accade non senza ragione se è vero che l'elemento spirituale, che anima e governa il corpo, quando è turbato più violentemente produce anche un turbamento più violento.
Così avviene anche all'anima quando rivolge la sua attenzione agli oggetti che le sono presentati non per mezzo d'una sostanza incorporea e si rivolge a essi senza poter distinguere se siano corpi o immagini mentali di corpi; questa sua condizione dipende talora dal corpo, talora da uno spirito.
Dipende dal corpo sia per un fenomeno naturale, come accade nelle visioni di chi sogna - poiché dormire è per l'uomo una funzione del corpo - sia per il turbamento dei sensi a causa di qualche malattia, come quando i frenetici vedono oggetti materiali e insieme immagini simili agli oggetti materiali, come se fossero anch'essi sotto i loro occhi oppure quando hanno perduto completamente i sensi come accade spesso a coloro che afflitti da lunghe e pericolose malattie e ben presenti con il corpo ma a lungo assenti con lo spirito e che più tardi, tornati alle normali relazioni con gli altri, raccontano d'aver visto molte cose.
Questa condizione dell'anima dipende, al contrario, dallo spirito quando alcuni, pur essendo completamente validi e sani di corpo, sono rapiti in estasi fuori di sé e così anche mediante i sensi del corpo vedono veri corpo e mediante lo spirito cose simili ai corpi ma senza poterle distinguere dei corpo, oppure sono rapiti fuori dei sensi del corpo senza però percepire assolutamente nulla per mezzo di essi e così, per effetto di quella visione spirituale, si vengono a trovare tra immagini mentali di corpi.
Ma quando a rapire [ fuori dei sensi ] delle persone per far avere a loro visioni di tal genere è uno spirito cattivo, ne fa o degli ossessi o dei frenetici o dei falsi profeti.
Quando, al contrario, a rapire [ fuori dei sensi ] è uno spirito buono, ne fa dei fedeli che pronunciano parole misteriose oppure, se queste sono intelligibili, ne fa dei veri profeti o ne fa, secondo le circostanze, dei veggenti che raccontano la visione che dev'essere manifestata da essi.
Quando però la causa di simili visioni dipende dal corpo, non è il corpo a presentarle, poiché il corpo non ha il potere di formare alcunché di spirituale, ma alle volte il processo dell'attenzione, che parte dal cervello e regola la sensazione, è assopito o turbato o anche bloccato.
Allora, poiché il corpo non le permette affatto o solo in parte di percepire gli oggetti o dirigere verso di essi la forza della sua attenzione, l'anima stessa - la quale con un moto suo proprio non può tralasciare questa sua attività - forma da se stessa nello spirito immagini di oggetti materiali o contempla quelle che le sono presentate.
Ma se essa le forma da se stessa, sono soltanto rappresentazioni immaginative; se invece contempla quelle che le vengono presentate, sono immagini mostrate in una visione.
Infine, quando gli occhi soffrono di qualche disturbo oppure sono spenti - perché la causa non risiede nel cervello dal quale è guidata la forza intenzionale della sensazione - si formano siffatte visioni di oggetti materiali sebbene l'ostacolo a percepire gli oggetti derivi da parte del corpo.
I ciechi infatti vedono oggetti nel sonno piuttosto che nella veglia.
Nel sonno infatti il processo della sensazione che conduce lo sforzo dell'attenzione fino agli occhi è assopito nel cervello e perciò l'attenzione si distoglie [ dalle vie dei sensi ], si dirige altrove e percepisce le immagini che si presentano nel sogno come se fossero le forme degli oggetti presenti agli occhi: per conseguenza, sembrandogli d'essere desto, chi dorme s'immagina di vedere non immagini di oggetti ma oggetti veri e propri.
Quando, al contrario, i ciechi sono svegli, l'attenzione è condotta attraverso le stesse vie ma, giunta alla sede degli occhi, non si spinge innanzi [ verso gli oggetti ] ma rimane lì e perciò i ciechi si accorgono d'essere svegli e d'essere nelle tenebre quando vegliano anche durante il giorno piuttosto che quando dormono sia di giorno che di notte.
D'altra parte anche tra coloro che non sono ciechi, parecchi dormono a occhi aperti senza vedere nulla con i loro occhi, ma ciò non significa che non vedono proprio nulla, poiché vedono in spirito le immagini dei sogni; se al contrario sono svegli ma con gli occhi chiusi, non hanno né le visioni di coloro che dormono né quelle di coloro che sono desti.
Tuttavia, poiché in costoro il processo della sensazione non è né assopito né turbato né bloccato ma va dal cervello fino agli occhi e conduce l'attenzione dell'anima fin proprio alle porte del corpo sebbene chiuse, ne segue che essi possono rappresentarsi immagini d'oggetti ma senz'affatto scambiarli per veri oggetti percepiti dagli occhi.
È molto importante sapere ove si produce l'ostacolo che impedisce di percepire gli oggetti, quando l'ostacolo dipende dal corpo.
Se risulta che l'ostacolo si trova all'entrata stessa o, per così dire, alla porta dei sensi - come per esempio negli occhi, nelle orecchie e negli altri sensi del corpo - viene impedita soltanto la percezione degli oggetti materiali, mentre l'attenzione dell'anima non è distornata verso un altro oggetto in modo da scambiare le immagini degli oggetti per oggetti reali.
Se, al contrario, la causa dell'impedimento è nell'interno del cervello da cui si dipartono le vie per arrivare a percepire gli oggetti esterni, allora sono assopiti o turbati o interrotti gli organi mediante i quali esplica le sue energie tese a vedere o percepire gli oggetti esterni.
Ma poiché l'anima non perde questa sua tensione, ma forma immagini tanto vivide che non è in grado di distinguere le immagini degli oggetti dagli oggetti veri e propri e non sa se ha a che fare con le une o con gli altri e, quando lo sa, lo sa in modo di gran lunga diversa da quello ch'essa ha quando è consapevole delle immagini degli oggetti presenti nella sua fantasia o che si presentano alla sua immaginazione.
Questo fenomeno non può essere compreso - sia pure solo in qualche modo - se non da coloro che l'hanno esperimentato.
Da ciò deriva che, mentre io dormivo, mi rendevo conto di vedere qualcosa in sogno e tuttavia le immagini da me viste non le distinguevo dagli oggetti reali come di solito le distinguiamo quando ce le rappresentiamo anche ad occhi chiusi o quando siamo nelle tenebre.
L'attenzione dell'anima ha un potere diverso secondo che arrivi agli organi sensori anche chiusi o che nello stesso cervello - da cui essa tende a percepire gli oggetti - esista una causa che la svia verso un altro oggetto; in tal caso, benché sappia talora di non vedere oggetti reali ma immagini d'oggetti, oppure, a causa della sua poca istruzione, pensi che siano anch'esse oggetti reali pur rendendosi conto di vederle non con gli occhi del corpo ma con lo spirito, ciò nondimeno questa disposizione è di gran lunga diversa dall'attività per cui la tensione dell'anima la rende presente al proprio corpo.
Ecco perché anche i ciechi sanno d'essere svegli quando distinguono con sicurezza le immagini degli oggetti rappresentate nell'immaginazione dagli oggetti che non possono vedere.
Quando invece in un corpo sano con i sensi non assopiti nel sonno l'anima è rapita da qualche arcana forza spirituale verso visioni di cose assomiglianti ad oggetti materiali, non ne segue che, poiché è diverso il modo della visione, sia diversa anche la natura delle cose viste, atteso che tra le cause d'origine fisica vi sono differenze che sono talvolta anche di natura contraria.
Così, nel caso dei frenetici quando non dormono è piuttosto nel cervello che i canali della sensazione sono turbati e perciò essi vedono oggetti come li vedono i sognanti la cui attenzione durante il sonno è sviata dalle percezioni dello stato di veglia ed è portata ad avere quella sorta di visioni.
Ora, benché il primo caso avvenga nello stato di veglia e l'altro nel sonno, tuttavia gli oggetti visti nell'uno e nell'altro non sono di specie diversa poiché procedono dallo spirito, dal quale e nel quale si formano le immagini degli oggetti materiali.
Così, benché sia diversa la causa che distoglie l'attenzione, quando l'anima d'una persona sana di corpo e sveglia viene rapita da una misteriosa forza spirituale in modo da vedere, invece di un oggetto, immagini rappresentanti realtà materiali, la natura delle visioni è tuttavia la medesima.
Infatti non può dirsi neppure che, quando la causa risiede nel corpo, l'anima produce con il suo proprio potere, senz'alcuna preveggenza del futuro, immagini d'oggetti materiali come fa di solito quando si rappresenta qualcosa, mentre al contrario, quando è rapita da uno spirito perché abbia siffatte visioni, queste le sono presentate da Dio; la sacra Scrittura infatti dice chiaramente: Io effonderò il mio Spirito su ogni uomo; i giovani avranno visioni e i vecchi faranno sogni, ( Gl 3,1 ) attribuendo entrambi i fenomeni all'azione di Dio.
La Scrittura dice anche: A lui apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Non aver paura di prendere con te la tua sposa Maria, ( Mt 1,20 ) e ancora: Prendi il bambino e va' in Egitto . ( Mt 2,13 )
Io pertanto non penso che lo spirito di una persona venga rapito da uno spirito buono per fargli vedere immagini di tal genere se non quando esse hanno un significato speciale; quando invece la causa delle visioni è nel corpo in modo che lo spirito umano s'indirizzi verso di esse per vederle più distintamente, non si deve credere che abbiano sempre un significato; tuttavia ne hanno uno quando sono ispirate da uno spirito che le rivela sia a uno che dorme sia a uno sofferente di qualche disturbo fisico da cui sia privato dell'uso dei sensi del corpo.
Io conosco pure casi di persone sveglie e non afflitte assolutamente da alcuna malattia né tormentate dal delirio, nelle quali furono prodotte, mediante qualche misterioso impulso, certe rappresentazioni che, in seguito a spiegazioni date oralmente, si rivelarono essere delle profezie.
Ciò è successo non solo a persone che avevano pronunciato frasi alle quali avevano dato un senso diverso; è questo il caso del gran sacerdote Caifa che fece una profezia senza l'intenzione di farla; ma è il caso anche di altre persone che avevano intenzione di fare una predizione riguardo ad eventi futuri.
Alcuni giovani, per esempio, in una località ove erano capitati durante un loro viaggio, volendosi divertire con una burla, si finsero astrologhi, pur ignorando assolutamente il nome dei dodici segni dello zodiaco.
Vedendo che il loro ospite ascoltava sbalordito ciò che dicevano e asserivano ch'era perfettamente vero, continuarono il gioco con maggiore audacia.
L'ospite restava tuttavia affascinato e approvava tutto ciò che quelli dicevano.
Alla fine li interrogò sulla sorte del figlio di cui aspettava ansiosamente il ritorno poiché era lontano da lungo tempo e tardava in modo inconcepibile; egli quindi era angosciato pensando che gli fosse accaduta qualche disgrazia.
Quei giovani però non si preoccupavano della verità che l'ospite avrebbe potuto conoscere dopo la loro partenza e, pur di renderlo tuttavia felice per il momento, sul punto di apprestarsi a partire gli risposero che il figlio stava bene, che si avvicinava e che sarebbe arrivato lo stesso giorno in cui gli facevano la predizione.
Essi infatti non temevano che, una volta trascorso interamente quel giorno, il loro ospite si mettesse il giorno seguente sulle loro tracce per redarguirli.
Ma, per venire subito alla conclusione, nel momento in cui si disponevano a partire, ecco che all'improvviso arrivò il figlio mentre essi erano ancora lì, in casa.
Così pure un'altra volta, durante una festa pagana, un giovane danzava accompagnato da un flautista in un luogo dov'erano molti idoli.
Egli non era un frenetico posseduto da spirito alcuno ma, come sapevano i circostanti e gli spettatori, imitava per gioco gli ossessi.
Era infatti usanza che prima di pranzo si offrissero sacrifici e gl'invasati dagli spiriti si abbandonassero ai loro atti furiosi e che dopopranzo a nessuno dei giovani, che l'avessero desiderato, fosse proibito d'imitarli per gioco.
Fu così che quel giovane, mentre eseguiva la sua danza, chiese ed ottenne dalla folla circostante che se la rideva, di fare silenzio e allora predisse che durante la notte ormai imminente sarebbe stata uccisa da un leone nel bosco vicino una persona e che l'indomani sul far del giorno la folla avrebbe abbandonato il luogo della festa e si sarebbe recata a vedere il cadavere di quel malcapitato.
La cosa andò proprio in quel modo, sebbene da tutte le sue buffonate apparisse a tutti gli spettatori assai chiaro ch'egli aveva fatto quella predizione per gioco e per scherzo, senza aver avuto mai lo spirito turbato o essere stato mai fuor dei sensi.
Egli stesso rimase tanto più stupito di ciò ch'era accaduto quanto più era conscio dello stato d'animo in cui si trovava e con quali espressioni aveva predetto quel fatto.
In qual modo arrivano nello spirito queste visioni? Vi si formano forse originariamente o sono introdotte già formate e percepite grazie a una sorta d'unione [ con il loro spirito ]?
In questo modo gli angeli mostrerebbero agli uomini i propri pensieri e le immagini degli oggetti materiali ch'essi formano in precedenza nel proprio spirito grazie alla loro conoscenza del futuro, allo stesso modo ch'essi vedono i nostri pensieri non certo con gli occhi - poiché non vedono con il corpo ma con lo spirito - con la differenza però che gli angeli conoscono i nostri pensieri anche se noi non lo vogliamo, mentre noi non possiamo conoscere i loro pensieri se non a condizione che ce li rivelino essi stessi.
Gli angeli infatti - a mio avviso - hanno il potere di nascondere i loro pensieri con mezzi spirituali, allo stesso modo che noi nascondiamo il nostro corpo agli occhi altrui ponendo degli ostacoli tra noi e loro.
E come mai avviene che nel nostro spirito si percepiscono talora solo immagini significative senza che si sappia se abbiano un significato, mentre altre volte si capisce che significano qualcosa ma il loro significato non risulta certo; altre volte, al contrario, l'anima umana, per una sorta di rivelazione, non solo vede nello spirito queste immagini, ma con la mente conosce anche il loro significato?
Ciò è assai difficile saperlo e, ammesso che lo sapessimo, è assai arduo discuterlo e spiegarlo.
Per ora tuttavia credo sia sufficiente mostrare che certamente esiste in noi una natura spirituale in cui si formano le immagini degli oggetti materiali.
Essa agisce sia quando con i sensi fisici percepiamo un oggetto e subito si forma nello spirito e viene conservata nella memoria l'immagine dell'oggetto, sia quando rimuginiamo nella mente immagini di oggetti assenti ma già conosciuti, per formare una certa visione spirituale mediante le immagini già esistenti nello spirito anche prima che ce le rimuginassimo nella mente; sia quando gli oggetti, che noi non conosciamo ma della cui esistenza non dubitiamo, ci rappresentiamo immagini non corrispondenti a quel che sono realmente ma come ci si presentano all'immaginazione; oppure quando, secondo il nostro arbitrio o la nostra immaginazione, ci rappresentiamo altri oggetti inesistenti o dei quali ignoriamo l'esistenza; oppure quando diverse forme di immagini di corpi si presentano all'anima senza il nostro concorso o contro la nostra volontà.
La natura spirituale inoltre agisce in noi quando, avendo intenzione di compiere un'azione fisica, disponiamo nei particolari il progetto da realizzarsi in quell'azione e li anticipiamo tutti nel pensiero; oppure nel corso dell'azione, quando parliamo o facciamo qualcos'altro, anticipiamo tutti i movimenti del corpo rappresentandoceli nell'intimo dello spirito mediante le loro immagini per poterli eseguire - poiché nessuna sillaba, per breve che sia, è pronunciata al suo giusto posto senza che prima sia prevista e risuoni [ nella fantasia ] -; così pure agisce quando nel sonno si vedono sogni che hanno o non hanno un significato, o quando, essendo turbati i canali interni delle sensazioni a causa d'una malattia, lo spirito confonde le immagini degli oggetti con gli oggetti reali al punto che è quasi affatto impossibile distinguerli - e ciò può accadere sia quando essi abbiano un significato che quando si presentino senza avere alcun significato - oppure si ha l'azione della natura spirituale quando, per l'aggravarsi d'una malattia o per un dolore che ostruisce i canali interni attraverso i quali l'attenzione dell'anima si spinge fuori e, mediante gli organi del corpo, si sforza di percepire il proprio oggetto, nascono o si presentano casualmente nello spirito, con forza maggiore di quando esso è stornato dai sensi nel sonno, immagini delle realtà materiali che hanno un significato o che appaiono senza alcun significato.
La natura spirituale agisce infine quando, senz'alcuna causa proveniente dal corpo, sotto l'azione d'uno spirito che se ne impossessa e la rapisce fuori dei sensi, l'anima è trasportata alla visione di immagini di realtà corporee di tal genere e, pur confondendo le immagini con gli oggetti dei sensi, conserva anche l'uso dei sensi del corpo; o quando, rapita da uno spirito, l'anima è distolta dall'uso di tutti i sensi del corpo in modo da essere interamente assorta nella visione spirituale di sole immagini di oggetti materiali,nel qual caso io non vedo come possa esserci visione di qualcosa priva di significato.
Per conseguenza la natura spirituale in cui non sono prodotti oggetti materiali ma immagini d'oggetti, ha visioni di una specie inferiore a quelle che mediante la sua luce ha la mente e l'intelligenza.
Da questa facoltà vengono infatti giudicate le conoscenze inferiori e vengono viste le realtà che non sono né corpi né cose non aventi alcuna forma simile ai corpi: tali sono la stessa mente e ogni retto sentimento dell'anima - a cui sono contrari i suoi vizi riprovati e condannati giustamente negli uomini -.
In qual altro modo infatti si vede l'intelletto se non con un atto dello stesso intelletto?
Allo stesso modo [ noi vediamo ] la carità, la gioia, la pace, la longanimità, la cordialità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, il dominio di sé, ( Gal 5,22-23 ) e tutte le altre virtù somiglianti, per mezzo delle quali ci avviciniamo a Dio, e [ infine ] Dio stesso, dal quale, per mezzo del quale e nel quale esistono tutte le cose. ( Rm 4,17 )
Differenti sono quindi le visioni che si formano nella medesima anima, sia quelle percepite mediante il corpo - come il cielo fisico e la terra e tutto ciò che in essi può essere conosciuto nella misura che può essere conosciuto [ dall'uomo ] - sia quelle percepite dallo spirito, ossia le immagini dei corpi, delle quali abbiamo già parlato a lungo -, sia quelle che sono comprese dalla mente e che non sono né corpi né immagini di corpi.
In queste visioni però c'è naturalmente un ordine gerarchico, e una è più eccellente di un'altra.
Ora, la visione spirituale è superiore a quella corporale; a sua volta la visione intellettuale è superiore a quella spirituale.
Infatti non può esserci visione corporale senza quella spirituale, dal momento che nel medesimo istante in cui un oggetto materiale è percepito da un senso del corpo, si produce anche nell'anima qualcosa non identico all'oggetto percepito ma qualcosa di simile a esso.
Se ciò non accadesse, non ci sarebbe neppure la sensazione per mezzo della quale si percepiscono gli oggetti esterni.
Non è infatti il corpo ad avere le percezioni ma è l'anima per mezzo del corpo, del quale si serve come d'un messaggero per formare in se stessa [ l'immagine ] dell'oggetto esterno che viene richiamato alla sua attenzione dal mondo esterno.
Non può, dunque, esserci una visione corporale se non c'è allo stesso tempo anche una visione spirituale; ma tra le due visioni non può esserci distinzione finché non sia passata quella corporale e l'oggetto percepito mediante i sensi del corpo non si trovi nello spirito.
D'altro canto non può esserci una visione spirituale senza che ci sia anche quella corporale, quando appaiono nello spirito immagini d'oggetti assenti o quando ne formiamo molte con la libera attività dell'anima o si presentano allo spirito contro il nostro volere.
Così pure la visione spirituale ha bisogno di quella intellettuale quando dev'essere giudicato il suo contenuto, mentre quello intellettuale non ha bisogno della visione spirituale la quale è inferiore a quella.
La visione corporale è quindi inferiore a quella spirituale ma tutt'e due sono inferiori a quella intellettuale.
Quando perciò noi leggiamo: L'uomo spirituale giudica ogni cosa, egli invece non è giudicato da nessuno, ( 1 Cor 2,15 ) non dobbiamo intenderlo nel senso dello "spirito" in quanto distinto dall'anima intellettuale - come nella frase dell'Apostolo: Pregherò con lo spirito, ma pregherò pure con l'intelligenza ( 1 Cor 14,15 ) - ma nel senso inteso da San Paolo in quest'altro passo: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente. ( Ef 4,23 )
Abbiamo infatti già spiegato, più sopra, che in un altro senso è detta "spirito" anche la stessa mente, cioè la facoltà mediante la quale l'uomo spirituale giudica ogni cosa.
Io perciò penso possa dirsi logicamente e naturalmente che la visione spirituale occupa, diciamo così, un posto intermedio tra la visione intellettuale e quella corporale.
Non è quindi illogico - a mio parere - dire che una cosa, la quale per verità non è un corpo ma è immagine d'un corpo, è intermedia tra ciò che è realmente un corpo e ciò che non è né un corpo né immagine d'un corpo.
Indice |