Lettere |
D'incerta data.
Severo, vescovo di Milevi, confessa di aver tratto grandissimo giovamento dalla lettura degli scritti di Agostino e ne fa un elogio sperticato sollecitandolo a rispondere ( n. 1-3 ).
Severo saluta il venerato e amato Vescovo Agostino, da abbracciare con la più devota carità
Ringraziamo Dio, caro fratello Agostino, poiché è suo dono tutto il bene che ci è concesso godere.
Debbo confessartelo: godo veramente molto nell'intrattenermi con te, poiché leggo molto i tuoi scritti.
Ti dirò una cosa veramente strana, ma assolutamente vera: quanto suole essermi lontana la tua presenza, altrettanto mi è divenuta presente la tua assenza.
Tra noi due non viene ad interporsi nessun tumulto di affari temporali che possa turbarci.
Cerco di intrattenermi con te quanto posso, anche se non posso farlo quanto vorrei; ma perché dire quanto vorrei?
Sai benissimo quanto io sia avido di leggerti, ma ciononostante non mi lamento di non fare quanto vorrei poiché - torno a ripetere - non faccio meno di quanto posso.
Sì, ringraziamo Dio, fratello mio dolcissimo; in tua compagnia mi trovo bene e godo nell'esserti strettamente unito; e, a te intimamente unito quanto più posso, bevendo, per così dire, alle traboccanti tue mammelle, raccolgo le forze per essere capace, se possibile, di scuoterle e spremerle: e così, allontanata la pellicola che frappongono alle labbra di chi è ancora lattante, si degneranno di riversare in me quanto di più recondito ed intimo racchiudono e le stesse tue viscere, se ciò fosse possibile.
Vorrei, ripeto, che si riversassero in me le tue viscere: sì, il tuo cuore ricco di celeste alimento delizioso per l'abbondanza della dolcezza spirituale: il tuo cuore puro, il tuo cuore semplice ma anche adorno della duplice corona della carità verso Dio e verso il prossimo, il tuo cuore inondato della luce della verità e che riflette lo splendore della stessa verità.
Ecco, io accosto la mia bocca alla fonte da cui zampillano e stillano tali sentimenti, affinché la mia tenebra venga dissipata dalla tua luce e così possiamo camminare insieme nella chiarità del giorno.
O ape di Dio, davvero abile a fare un miele pieno di nettare divino, dal quale emana la misericordia e la verità; assaporando le diverse specie del tuo miele l'anima mia prova un gran diletto e trova le forze di riparare e di sostenere col suo vitale nutrimento le proprie imperfezioni e deficienze.
Il Signore viene benedetto dalla tua predicazione e dal tuo fedele ministero.
Tu infatti sei un'eco così perfetta e armoniosa delle idee che ti fa intendere il Signore, che, quanto arriva a noi della pienezza di Lui, diventa più gradevole e gustoso passando attraverso l'eleganza del tuo servizio, la tua trasparente concisione, il tuo fedele, semplice e casto ministero.
Tu lo fai risplendere con espressioni sì fini ed acute, così capaci d'eccitare l'attenzione, ch'esso abbaglierebbe il nostro sguardo e lo attrarrebbe solo a te, se non fossi ancora tu a farci vedere il Signore, affinché noi attribuiamo al Signore tutte le doti amabili che risplendono in te, riconosciamo come un suo dono il fatto che per la sua bontà tu sei tanto buono, per la sua purezza sei tanto puro, semplice e nobile.
Mentre poi lo ringraziamo per le doti eccezionali che ti concesse, noi speriamo che egli ci conceda la grazia di congiungerci a te o, per lo meno, di sottometterci a te, affinché siamo più completamente soggetti a Colui, dal quale vediamo con gran gioia che sei guidato e diretto in modo così singolare e al quale chiediamo che succeda pure a te di provare altrettanta gioia per noi.
Non dispero che tale desiderio si possa realizzare, se tu mi aiuterai con le tue preghiere, dal momento che, imitandoti, ho fatto qualche passo verso l'ideale a cui aspiro.
Vedi quali effetti produce la tua bontà, quanto ci trascini all'amore del prossimo, ch'è per noi il primo e l'ultimo gradino verso l'amore di Dio e per così dire la linea di confine in cui si congiungono i due amori; stando su tale linea, come ho detto, veniamo per così dire riscaldati dal calore di entrambi gli amori, vale a dire ardiamo di amore per l'uno, cioè Dio, e per l'altro, cioè il prossimo.
Infatti quanto più il fuoco dell'amore del prossimo ci infiammerà e ci purificherà, tanto più ci spingerà ad avanzare verso quello più puro di Dio.
Nell'amore di Dio non ci è fissato alcun limite, dato che la misura di amare Dio è proprio quella d'amarlo senza misura.
Non dobbiamo dunque temere d'amare troppo nostro Signore, ma di amarlo troppo poco.
Ciò che ho scritto più sopra mi ti mostra piuttosto lieto e felice, come se fossero state dissipate le nubi della tristezza per la gioia della fortuna toccatami ( fu una vera fortuna ) di poter passare con te in nobili occupazioni un po' di tempo libero nella villa di campagna, ove mi trovo attualmente.
Avevo scritto la presente lettera, quando si degnò di venirmi a far visita un venerando vescovo, che pose termine a quei piaceri e, cosa che desta davvero il mio stupore, quel vescovo arrivò lo stesso giorno in cui la lettera era stata scritta.
Ma dimmi, anima mia, perché una simile disdetta?
Forse ciò che ci procura gioia, anche se buono in se stesso, tuttavia non è molto utile, poiché riguarda solo una parte del tutto?
Nel frattempo sarebbe bene sforzarci di adattare all'insieme degli uomini questa parte, cioè noi stessi, nella misura concessaci, secondo i nostri peccati, dalla parte materiale, cioè da noi stessi, divenendo più garbati e socievoli, se pure ti garba questo termine, tra di noi.
Eccoti una lettera inadeguata alla tua importanza, ma fin troppo lunga per la mia pochezza; con essa ti vorrei sollecitare ad inviarmi una risposta non proporzionata alla mia pochezza, ma adeguata alla tua importanza.
Per quanto lunga essa potrà essere, non sarà abbastanza lunga per me; poiché per me qualsiasi spazio di tempo è breve quando si tratta di leggerti.
Fammi sapere quando e dove debbo incontrarti per l'affare per cui m'hai invitato ad incontrarti.
Se la cosa è impregiudicata o non hai per caso presa una decisione migliore, allora ti verrò incontro, altrimenti ti prego di non distogliermi dal mio percorso.
Poiché quello era l'unico affare che m'era parso giusto di propormi.
Sento molta nostalgia di tutti i fratelli che servono con noi il Signore, ai quali invio i miei saluti.
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