Lettere |
Scritta nel 411/412.
Marcellino prega Agostino di rispondere alle obiezioni di Volusiano, accennando ad altre calunnie mosse dai pagani alla religione cristiana, responsabile - secondo essi - della rovina dello Stato ( n. 1-2 ) e lo esorta a scrivere un'opera per confutare le accuse fatte al Cristianesimo ( n. 3 ).
Marcellino ad Agostino, signore e padre molto venerabile, singolarmente degno d'essere onorato con ogni dimostrazione d'affetto
L'eccellentissimo signore Volusiano m'ha letta la lettera della Santità tua e per di più, spinto da me, l'ha letta anche a molti altri.
Io ho ammirato le tue espressioni sotto ogni punto di vista, dato che ogni cosa che tu dici è veramente degna d'ammirazione; infatti il fascino emanante dalla S. Scrittura, umilmente superba, ha finito senz'altro per renderla accetta a tutti.
È piaciuta soprattutto per il fatto che tu, con l'esortare a seguire una linea di sana condotta morale, cerchi di consolidare e render sicuri i passi un po' titubanti di colui col quale ogni giorno facciamo dei ragionamenti nei limiti delle nostre forze e del nostro scarso ingegno.
Io, infatti, sollecitato dalle fervide preghiere della sua santa madre, mi do premura d'andare spesso a fargli visita, per quanto si degni anche lui di contraccambiarmi la gentilezza sotto questo riguardo.
Ricevuta la lettera della Santità tua, Volusiano, ch'è sviato dalla solida realtà divina per le insinuazioni di molti individui di che, a quanto afferma lui stesso, se non avesse ritegno di scriverti troppe lettere, avrebbe fatto conoscere alla Santità tua ogni dubbio ch'egli può avere.
Ciò nondimeno con linguaggio molto elegante e forbito, come tu stesso ti degnerai di riconoscere, e nella trasparente purezza dell'idioma romano egli t'ha chiesto caldamente di risolvergli in breve alcune obiezioni.
Si tratta d'una questione trita e ritrita ed è arcinota su questo punto la doppiezza di coloro che screditano il disegno salvifico dell'incarnazione del Signore.
Tuttavia, poiché ho ferma speranza che potrà riuscire utile a moltissime persone tutto ciò che risponderai per iscritto, vorrei aggiungere anch'io la mia preghiera a quella di Volusiano, affinché tu avessi la cortesia di rispondere con maggior attenzione alle obiezioni con cui calunniosamente sostengono che il Signore non ha fatto nulla di più di quanto hanno potuto fare altri uomini.
Essi infatti tirano in ballo contro di noi Apollonio e Apuleio ed altri individui dediti alla magia e sostengono anzi che i miracoli di quei tali furono più strepitosi.
L'eccellentissimo signore più su ricordato affermò, alla presenza d'un discreto numero di persone, che ci sono molti altri quesiti che a buon diritto si potrebbero collegare con questo se, come ho già detto, non avesse tenuto conto da parte sua della brevità che si addice a una lettera.
Ma benché non abbia voluto scriverti su tali quesiti, non s'è rassegnato a tacere.
Diceva infatti che, pur ammesso che ora gli si rendesse ragione dell'incarnazione del Signore, non gli si potrebbe mai spiegare chiaramente perché questo Dio, che si afferma essere anche il Dio del Vecchio Testamento, abbia disprezzato gli antichi sacrifici e si sia compiaciuto di nuovi.
Asseriva che non è lecito correggere se non ciò che si potesse dimostrare essere stato fatto male precedentemente e che in nessun modo si sarebbe dovuto mutare ciò che una volta è stato fatto bene.
Affermava che le cose fatte bene non possono essere mutate se non ingiustamente, tanto più che un simile mutamento potrebbe far accusare Dio d'incostanza.
Aggiungeva inoltre che la predicazione e la dottrina di Cristo non sono in alcun modo compatibili con le leggi d'uno Stato poiché, come si sente dire da molti, uno dei precetti inconcussi di essa è quello di non rendere a nessuno male per male, ( Rm 12,17 ) di porgere l'altra guancia a chi ci schiaffeggia, di dare il mantello a chi tenta di toglierci lo tunica, di percorrere un tratto doppio di strada con chi ci costringe a fare un miglio. ( Mt 5,39 )
Egli asserisce che tutte queste norme sono contrarie allo Stato.
Chi mai infatti permetterebbe di farsi portar via qualcosa dal nemico oppure vorrebbe che al saccheggiatore d'una provincia non si contraccambiasse il male secondo il diritto di guerra?
E aggiungeva tutte le altre obiezioni che la Santità tua comprende possano farsi agli altri precetti cristiani.
L'amico pensa che tutte queste obiezioni possono aggiungersi al medesimo quesito, tanto più che secondo lui - anche se non si pronuncia su questo punto - molti guai sono capitati allo Stato per causa degli imperatori cristiani i quali hanno osservato in massima parte la religione cristiana.
Per tutti questi motivi, che la Beatitudine tua si degnerà di riconoscere giusti, la desiderata risposta della Santità tua a tutti i detti quesiti, dato che senza dubbio andrà nelle mani di molte persone, deve apparire esauriente, ben meditata e chiara nella soluzione soprattutto perché, quando si svolgeva quella discussione, era presente un esimio proprietario e signore della regione d'Ippona il quale non solo si prendeva gioco della Santità tua rivolgendoti lodi sperticate e false, ma sosteneva che quando t'aveva chiesto una spiegazione su questi argomenti non aveva ricevuto nessuna risposta soddisfacente.
Io però che non ho dimenticato la tua promessa ma la esigo, ti scongiuro di scrivere dei libri su questi argomenti, libri che, eliminando tutti questi dubbi, potranno giovare in modo straordinario alla Chiesa soprattutto nei tempi in cui ora viviamo.
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