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Scritta dopo la precedente?
Agostino in questo frammento d'una lettera a Massimo parla delle disposizioni morali come di altrettanti gradini che deve ascendere chi vuole arrivare alla purezza di cuore ( n. 1 ), per avere una cognizione, sia pure imperfetta, della Trinità, gradini consistenti nelle virtù e nella pratica delle Beatitudini ( n. 2 ).
Agostino a Massimo
Cerca di conformare la tua vita e la tua condotta ai comandamenti di Dio, che noi abbiamo ricevuti per vivere bene, incominciando dal santo timore di Dio, essendo questo l'inizio della sapienza, ( Sal 111,10 ) con cui s'abbatte e si spossa l'umana superbia.
Divenuto poi mite e paziente in grazia della pietà, non incaponirti a opporti per astioso puntiglio di contraddizione a ciò che ancor non comprendi e a ciò che agl'ignoranti pare strano e contraddittorio nelle sacre Scritture; non devi inoltre sovrapporre le tue idee al senso genuino dei Libri santi, ma sottoponiti alla loro autorità, aspettando con mitezza d'arrivare a comprenderli, anziché incriminare con asprezza i loro significati misteriosi.
In terzo luogo, quando comincerà a rivelarsi alla tua coscienza l'umana debolezza e capirai in quale stato di miseria ti trovi e quali catene ti trascini appresso a causa della condizione umana, per il fatto d'essere discendente di Adamo, e quanto siamo esuli lontano dal Signore; ( 2 Cor 5,6 ) quando inoltre avrai veduto chiaramente nelle tue membra un'altra legge, che si oppone alla legge della tua ragione e ti tiene prigioniero del peccato esistente nelle tue membra, esclama: Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,23-24 )
In tal modo consolerà il tuo spirito afflitto, promettendoti la liberazione implorata, la grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. ( Rm 7,25 )
In quarto luogo desidera ormai di perfezionare la tua giustizia con brama più forte e ardente di quanto gl'individui più scellerati sogliono agognare i piaceri carnali, ma con questa differenza, che una tal brama ha in sé un ardore tranquillo e una fiamma più calma, se riposa nella speranza dell'aiuto divino.
In questo quarto gradino della vita spirituale si insiste assiduamente nella preghiera, perché le anime affamate e assetate della giustizia possano ottenere d'esserne sazie, ( Mt 5,6 ) in modo che non solo non sia una pena, ma sia perfino una gioia astenersi da ogni piacere, che porta alla corruzione di noi stessi o di altri, anche se occorre lottare e resistere alle passioni.
Perché questa grazia ci sia facilmente concessa da Dio, si aggiunge il quinto gradino consistente nel consiglio d'essere misericordiosi, d'aiutare cioè i poveri nella misura che puoi, dal momento che desideri essere aiutato dall'Onnipotente in ciò che ancora non puoi.
Orbene, il dovere della misericordia è duplice: consiste cioè nel risparmiare il castigo e nell'usar umanità, due cose che il Signore ha compendiato in questa breve massima: Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato. ( Lc 6,37-38 )
Quest'opera buona ha inoltre anche il potere di purificare il cuore, affinché - per quanto è consentito in questa vita - siamo capaci di scorgere, con l'intelligenza sgombra da impurità, l'immutabile sostanza di Dio.
Siamo, in realtà davanti a qualche ostacolo che dev'essere eliminato, affinché il nostro sguardo si sgombri e possa penetrare la luce.
Ecco perché il Signore dice: Preferite dare l'elemosina e tutto sarà puro per voi. ( Lc 11,41 )
In tal modo viene di conseguenza come sesta proprio la purificazione del cuore.
Ma affinché lo sguardo si diriga dritto e puro, non solo le nostre opere buone compiute lodevolmente ma nemmeno le nostre acute e ingegnose riflessioni devono aver di mira di piacere alla gente o di soddisfare solo alle necessità corporali.
Dio infatti vuol essere adorato in maniera disinteressata, poiché al di fuori di lui non c'è nulla per cui egli debba essere desiderato.
Quando, con maggior prontezza o lentezza, arriveremo a questa purità d'intelligenza attraverso i gradini d'una vita virtuosa, allora oseremo dire d'esser capaci d'afferrare un tantino con la mente l'unità della eccelsa e ineffabile Trinità; in essa ci sarà anche la perfetta pace, poiché non c'è più nulla da desiderare allorché, i riformati secondo l'immagine della loro origine, divenuti, da semplici uomini, figli di Dio, godono pienamente della natura immutabile del Padre.
In realtà il primo gradino della felicità è quello dove sono: Beati i poveri nello spirito, ( Mt 5,3-8; Lc 6,20-21 ) in cui è il timore di Dio; ( Is 11,2-3 ) nel secondo sono: Beati i miti, in cui risiede la pietà disposta ad imparare; nel terzo sono: Beati gli afflitti, in cui si è consapevoli della propria debolezza; nel quarto sono: Beati gli affamati e gli assetati della giustizia, in cui è la fortezza d'animo con cui si fa ogni sforzo per riuscire a tenere le passioni sotto il proprio dominio; nel quinto gradino sono: Beati i misericordiosi, perché di loro avrà misericordia Iddio, in cui è il proposito d'aiutare ( il prossimo ), per meritare d'essere aiutati ( da Dio ).
A questo punto s'arriva al sesto gradino, in cui sono: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio; ( Mt 5,3-8 ) in esso l'intelligenza non può conservarsi pura e idonea a comprendere neanche in minima parte la Trinità, se non a condizione di non bramare la lode degli uomini anche se si compiono azioni lodevoli In seguito, nel settimo gradino, arriviamo alla tranquillità di quella pace che non può essere concessa dal mondo. ( Mt 5,9; Gv 14,27 )
Quattro sono le virtù che già da tempo anche i filosofi poterono indagare con lodevole diligenza, cioè la prudenza, la fortezza, la temperanza e la giustizia.
Orbene, se per ottenere un perfetto culto religioso, a quelle quattro aggiungiamo e congiungiamo quest'altre tre, cioè la fede, la speranza e la carità, troviamo senz'altro che formano il numero sette.
A giusto motivo queste tre non si possono lasciar da parte, poiché sappiamo che senza di esse non si può né prestare il culto a Dio né alcuno a lui può piacere.
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