Lettere |
Scritta al principio del 416.
Girolamo scrive ad Agostino lodando bensì le due precedenti Epp. 166 e 167, ma scusandosi di non aver risposto per non dare ansa ai calunniatori ( n. 1 ) e inviandogli i saluti della sua comunità, specialmente di Paola ed Eustochio ( n. 2 ).
Girolamo saluta in Cristo il Vescovo Agostino, suo signore veramente santo e degno di tutto il suo affettuoso rispetto
Grazie ai tuoi meriti e alla tua raccomandazione ho accolto con affetto il sacerdote Orosio, persona rispettabile, nostro fratello, figlio di vostra Eccellenza.
Purtroppo m'è capitata una circostanza assai critica, in cui avrei preferito starmene zitto anziché parlare; per questo motivo ho tralasciato i miei lavori di studioso al fine di esercitarmi - per dirla con Appio - in un'oratoria da cani.
Ecco perché non m'è stato possibile rispondere sul momento ai tuoi due scritti che hai voluto indirizzarmi1 e che sono assai eruditi e smaglianti di eloquenza in tutto il suo splendore.
Non che mi sembri che ci sia in essi alcunché di criticabile, ma perché, secondo l'espressione del beato apostolo Paolo: Ognuno può avere le proprie convinzioni personali, chi in un senso, chi in un altro. ( Rm 14,5; 1 Cor 7,7 )
È certo comunque che tutto quel ch'era possibile dire e attingere con profondo acume dalle fonti delle Sacre Scritture tu l'hai citato e spiegato.
Ebbene, prego l'Eccellenza tua di permettermi di fare un piccolo elogio del tuo ingegno.
Se noi c'impegniamo in qualche discussione, lo facciamo per aumentare la nostra cultura.
Se, al contrario, gl'invidiosi e soprattutto gli eretici, s'accorgessero che tra noi esiste disparità di pareri, ci calunnierebbero dicendo ch'essa deriva dal rancore esistente tra noi.
Quanto a me, io ho deciso di volerti bene, d'avere per te deferenza e venerazione, di difendere le tue opinioni come se fossero le mie.
In realtà, nel Dialogo, da me pubblicato recentemente,2 ho fatto, com'era giusto, menzione della Beatitudine tua.
Impegniamoci quindi, più che ci è possibile, a eliminare dalle Chiese quell'eresia quanto mai dannosa, che finge sempre di correggersi per aver la possibilità d'insegnare nelle Chiese; fa così per non essere espulsa e andare incontro alla sua fine qualora si manifestasse uscendo alla luce del giorno.
Le tue sante e venerabili figlie Eustochio e Paola progrediscono nella perfezione in maniera degna della loro stirpe e delle tue esortazioni; esse t'inviano particolari saluti come anche tutti i nostri fratelli, che insieme a noi si sforzano di seguire il Salvatore, nostro Signore.
L'anno scorso inviammo a Ravenna - d'onde poi sarebbe proseguito alla volta dell'Africa e della Sicilia - il santo sacerdote Fermo, per affari concernenti i toro possedimenti rurali.
Pensiamo che attualmente si trovi già nelle terre dell'Africa.
Ti prego di porgere i miei rispetti e i miei saluti ai santi fratelli che convivono teco.
Ho inviato una lettera anche al santo sacerdote Fermo; se capitasse nelle tue mani, abbi la cortesia di fargliela recapitare.
Cristo nostro Signore ti conservi sano e salvo e tu ricordati sempre di me, signore mio veramente santo e beatissimo padre.
Post-scriptum: In questa provincia soffriamo d'una grande penuria di copisti per opere di lingua latina e non possiamo quindi soddisfare le tue richieste soprattutto per quanto riguarda l'edizione dei Settanta, contrassegnata di òbeli e di asterischi.
Oltre a ciò un tale, di cui non ti dico il nome, mi ha sottratto con frode la maggior parte di quel precedente lavoro e io non l'ho più.
Indice |
1 | Epp. 166 e 167 |
2 | Hieron., Dial. adv. Pelag. 3, 19 |