Lettere |
Scritta tra il 411 e il 414.
Agostino a Donato, prete donatista; lo riprende d'aver tentato d'uccidersi per non lasciarsi condurre alla Chiesa ( n. 1 ).
Prova con la S. Scrittura che si può esser costretti al meglio ( n. 2-4 ).
Spiega 1 Cor 13,3 ( n. 5 ).
D. torni alla Chiesa Cattolica, alla quale rende testimonianza una frase dei Donatisti registrata nei verbali della conferenza di Cartagine ( n. 6-9 ).
L'evoluzione della potestà della Chiesa nel corso della sua storia ( n. 10 ).
Agostino, Vescovo della Chiesa Cattolica, a Donato, prete Donatista
Se tu potessi vedere l'affanno del mio cuore e la mia sollecitudine per la tua salvezza, forse avresti pietà dell'anima tua e cercheresti di piacere a Dio ( Sir 30,24 ) nell'udire la parola, non nostra ma di lui stesso, e non imprimeresti nella tua memoria le Sacre Scritture per poi chiudere la tua intelligenza di fronte ad esse.
Ti lamenti d'esser trascinato alla salvezza mentre voi avete trascinato tanti nostri fedeli alla rovina.
Orbene, che cosa abbiamo voluto noi se non farti arrestare, condurti da noi e farti restare sotto vigilanza per impedirti di andare in rovina?
Se poi ti sei ferito, è stato per colpa tua, poiché non hai voluto servirti della cavalcatura ch'era stata messa a tua disposizione e hai riportato gravi contusioni gettandoti a terra da te stesso.
Un altro tuo collega invece, condotto insieme con te, è giunto illeso poiché non s'è voluto procurare delle ferite da se stesso.
Tu, d'altra parte, pensi che non si sarebbe dovuto agire così nei tuoi riguardi poiché, a tuo avviso, nessuno dev'essere costretto al bene.
Considera tuttavia che cosa dice l'Apostolo: Chi desidera l'episcopato, desidera un nobile Ufficio, ( 1 Tm 3,1 ) eppure sono tanti coloro che vengono costretti ad accettarlo contro loro voglia: sono presi a forza, rinchiusi e guardati a vista, subiscono tante pressioni contro la loro volontà finché non prendono la risoluzione di sobbarcarsi a sì nobile ufficio.
Quanto più è doveroso che noi vi si tragga fuori dal funesto errore nel quale voi siete nemici di voi stessi e vi si conduca a conoscere e a scegliere la verità, non solo al fine che conserviate in modo utile alla salvezza la dignità ecclesiastica da voi posseduta, ma anche perché non andiate incontro alla peggiore di tutte le rovine?
Tu affermi che Dio ci ha dotati del libero arbitrio e perciò non si dev'esser costretti nemmeno al bene.
Perché dunque vengono costrette al bene le persone di cui ho parlato dianzi?
Rifletti dunque a ciò che non vuoi considerare, ossia che ci viene accordata dalla misericordia di Dio la buona volontà affinché sia guidata sulla diritta via la cattiva volontà umana.
Chi ignora, infatti, che nessuno si danna se non per colpa della cattiva volontà e nessuno si salva se non avrà la buona volontà?
Ciononostante non dobbiamo abbandonare impunemente e crudelmente alla loro cattiva volontà coloro che amiamo ma, se ne abbiamo la possibilità, dobbiamo tenerli lontani dal male e costringerli al bene.
Mi spiego meglio: se la cattiva volontà dev'essere sempre lasciata alla propria libertà, perché mai gl'Israeliti ribelli alla legge di Dio e brontolanti venivano allontanati dal male per mezzo di tanti flagelli e venivano forzati a marciare verso la terra promessa?
Se si deve lasciare la propria libertà alla cattiva volontà, perché mai a Paolo non fu permesso di agire secondo la sua pessima volontà con cui perseguitava la Chiesa, ma fu fatto cadere a terra e fu accecato per essere cambiato, fu cambiato per essere inviato come apostolo, inviato affinché soffrisse per la verità le fatiche che aveva sofferte nell'errore? ( At 9,1ss; At 22,4ss; At 23,11 )
Se alla cattiva volontà deve lasciarsi ognora la propria libertà, perché mai le SS. Scritture raccomandano al padre non solo di correggere con rimproveri il figlio sfrontato ma pure di batterlo nei fianchi ( Sir 30,12 ) per domarlo e ricondurlo alla buona condotta suo malgrado?
Ecco perché lo stesso Savio afferma: Tu lo batti con la verga ma ne salvi l'anima dalla morte. ( Pr 23,14 )
Se alla cattiva volontà si deve lasciar sempre la sua libertà, perché mai i pastori negligenti vengono rimproverati e ad essi vien detto: Non avete ricondotto la pecorella sbandata e non avete rintracciata la smarrita? ( Ez 34,4 )
Anche voi, che siete pecorelle di Cristo, portate il distintivo del Signore impresso per mezzo del Sacramento che avete ricevuto, ma siete sbandati e andate in perdizione.
Non dovrebbe perciò dispiacervi se noi cerchiamo di ricondurre gli sbandati e di rintracciare gli smarriti.
Facciamo meglio noi a eseguire la volontà del Signore che ci esorta di costringervi a tornare al suo ovile anziché acconsentire alla volontà delle pecore sbandate per lasciarvi andare in rovina.
Non dire più, quindi, quel che sento dire che vai ripetendo ogni giorno: "Voglio sviarmi, voglio perdermi".
Facciamo assai meglio noi non permettendo affatto una simile cosa per quanto sta in nostro potere.
Non molto tempo fa ti sei buttato certo di tua propria volontà in un pozzo per trovarvi la morte.
Ma quanto sarebbero stati crudeli i servi di Dio, se ti avessero abbandonato alla tua cattiva volontà, invece di salvarti dalla morte!
Chi non li avrebbe giustamente biasimati?
Chi non li avrebbe giudicati giustamente degli empi?
Eppure t'eri gettato nell'acqua da te stesso per trovarvi la morte ed essi ti hanno tirato fuori dall'acqua contro la tua volontà!
Tu lo hai fatto bensì seguendo la tua volontà ma per la tua, rovina; essi hanno agito contro la tua volontà ma per la tua salvezza.
Se dunque si deve aver cura della nostra salute fisica in modo che da chi ci vuol bene ci venga conservata anche nostro malgrado, quanto più dev'essere conservata la salute spirituale che non si può trascurare senza incorrere nel pericolo della morte eterna?
D'altronde, con quella morte che volevi arrecarti da te stesso, tu saresti morto non solo per il tempo ma ancora per l'eternità poiché, quand'anche tu fossi stato costretto non già alla salvezza, alla comunione con la Chiesa, all'unità del corpo mistico di Cristo, alla santa e indivisibile carità, ma a qualche cattiva azione, nemmeno per questo motivo avresti dovuto arrecarti la morte.
Considera ed esamina più attentamente che puoi le SS. Scritture e vedi se ha mai fatto una cosa simile alcuno dei santi e dei fedeli tra le sofferenze che dovettero patire da parte di coloro che cercavano di spingerli alla morte eterna e non alla vita eterna, alla quale si cerca di condurre te anche tuo malgrado.
A quanto mi hanno riferito, tu avresti detto che l'apostolo Paolo insegnerebbe che si deve agire come hai agito tu stesso nel passo ove dice: Anche se darò il mio corpo alle fiamme, ( 1 Cor 13,3 ) poiché egli parlava naturalmente di tutti i carismi che senza la carità non giovano a nulla, come sono la conoscenza delle lingue degli uomini e degli angeli, tutti i misteri e tutta la scienza, ogni profezia, ( avere ) una fede totale in modo da trasportare le montagne, il distribuire i propri beni ai poveri.
Per questo a te sembra ch'egli enumerasse tra le virtù anche il darsi la morte da se stessi, ma devi considerare attentamente e riconoscere in qual senso la Scrittura parli del farsi bruciare di propria volontà.
Essa non vuole di certo che uno si getti da sé stesso nel fuoco per evitare la persecuzione d'un nemico ma che, messo di fronte all'alternativa o di compiere o di subire qualche male, deve preferire di non compiere il male anziché non subirlo e così dare il proprio corpo in balìa del carnefice, come fecero i tre giovani che si voleva costringere ad adorare la statua d'oro e li si minacciava di gettarli nella fornace ardente qualora avessero rifiutato di adorarla.
Rifiutarono bensì d'adorare l'idolo, ma non si gettarono nel fuoco da se stessi e ciononostante la S. Scrittura afferma che quei giovani diedero il proprio corpo alle fiamme per non servire né adorare altro Dio che il proprio. ( Dn 3,15 )
Ecco in qual senso l'Apostolo dice: Se darò il mio corpo alle fiamme. ( 1 Cor 13,3 )
Considera inoltre l'affermazione che viene dopo: Se non avrò la carità, non mi gioverà a nulla.
Ecco la carità alla quale tu sei chiamato, dalla quale non ti si permette di andare in perdizione, e tu invece credi che ti giovi a qualcosa precipitarti da te stesso nella morte, mentre non ti gioverebbe a nulla anche se un altro ti uccidesse, qualora tu fossi nemico della carità!
Tu inoltre, essendo fuori della Chiesa, separato dall'unità del Corpo mistico e dall'intimo vincolo della carità, saresti punito col castigo eterno anche se ti facessi bruciare vivo per la religione cristiana.
Ecco il senso dell'affermazione dell'Apostolo: Anche se darò il mio corpo alle fiamme ma non avrò la carità, non mi giova a nulla.
Richiama dunque la tua mente a una giusta considerazione e a una seria riflessione: considera diligentemente se sei invitato all'errore e all'eresia e cerca invece di soffrire qualsiasi molestia per la verità.
Se al contrario tu sei piuttosto nell'errore e nell'eresia, considera che là dove sei invitato c'è la verità e l'ortodossia, poiché c'è l'unità cristiana e la carità dello Spirito Santo; perché dunque persisti a voler essere nemico di te stesso?
È stata una grazia della divina misericordia che noi e i vostri vescovi ci riunissimo in gran numero a Cartagine e discutessimo insieme dello scisma in modo assai ordinato.
Ne sono stati redatti i Verbali sottoscritti da tutti noi: leggili o lascia che ti vengano letti e dopo scegli il partito che vuoi.
A quanto m'è stato riferito, tu hai affermato che saresti disposto a discutere un po' con noi riguardo ai detti Verbali, purché noi lasciamo da parte le seguenti parole dei vostri vescovi: " Una questione non pregiudica un'altra questione e una persona non pregiudica un'altra ".1
Tu vorresti che lasciassimo da parte proprio le parole con le quali per bocca loro, senza che lo sapessero, ha parlato la verità! In questo caso - dirai - essi si sono sbagliati e sono caduti troppo incautamente in una falsa opinione.
Noi invece affermiamo ch'essi hanno detto la verità e te lo proviamo con tutta facilità mediante la tua stessa argomentazione.
Se infatti i vostri vescovi furono eletti da tutta la fazione di Donato perché difendessero la causa di tutti e tutti gli altri ritenessero gradito e accetto tutto quanto il loro operato, e tuttavia non vuoi che ti arrechino pregiudizio per quel che tu pensi abbiano affermato in modo temerario e non giusto, vuol dire che hanno detta la verità, che cioè " una causa non è di pregiudizio a un'altra né una persona a un'altra ".
Devi inoltre ammettere che, se non vuoi che la persona di tanti vescovi, rappresentati dai loro sette colleghi, rechi pregiudizio alla persona di Donato, prete di Mutugenna, quanto meno la persona di Ceciliano, anche se in lui fosse stata trovata qualche colpa, deve recar pregiudizio all'unità della Chiesa universale di Cristo, la quale non è racchiusa nella sola borgata di Mutugenna, ma è diffusa su tutta la terra!
Ebbene, sì, faremo come vuoi tu: tratteremo con te come se i vostri vescovi non avessero detto: " Una causa non può esser di pregiudizio a un'altra né una persona può esserlo a un'altra ".
Tu però, da parte tua, trova che cosa essi avrebbero dovuto dire quando gli si obiettò la questione e la persona di Primiano, il quale aveva condannato con gli altri quelli dai quali era stato condannato egli stesso; dopo averli condannati e rigettati con esecrazione, li accolse nuovamente nelle loro dignità e preferì riconoscere e accettare il battesimo conferito dai morti poiché a proposito di questi era stato detto, con una famosa frase: " Le spiagge sono piene di morti ".
Così facendo egli confutò l'obiezione rivolta a noi da voi adducendo un passo della S. Scrittura, da voi interpretata erroneamente: A che giova essere purificato col battesimo amministrato da un morto? ( Sir 34,20 )
Se dunque non proclamassero che " Né una questione né una persona può esser di pregiudizio a un'altra ", sarebbero coinvolti come colpevoli nella questione di Primiano.
Orbene, essi, allorché fecero quell'affermazione, considerarono, come sostenevamo noi, la Chiesa Cattolica per nulla macchiata dalla questione di Ceciliano.
Tu però leggi ed esamina attentamente tutto il resto ( dei Verbali ). Vedi se furono capaci di provare alcuna colpa di cui accusavano Ceciliano, della cui persona volevano servirsi per recar pregiudizio alla Chiesa.
Vedi se non agirono piuttosto in suo favore e come, col tirar fuori e leggere all'assemblea molti documenti ch'erano contro di essi, confermarono che Ceciliano aveva completamente ragione.
Leggi tutte queste cose oppure fattele leggere.
Considera ed esamina tutto con diligenza e poi scegli la via da seguire: se cioè rallegrarti con noi nella pace di Cristo, nell'unità della Chiesa Cattolica, nella carità fraterna, oppure per la scellerata divisione, per la fazione di Donato, per la sacrilega scissione, soffrire più a lungo l'importunità del nostro amore verso di te.
Tu consideri attentamente e come sento dire - ripeti spesso quello che sta scritto nel Vangelo, che cioè s'allontanarono dal Signore settanta discepoli e furono lasciati alla libera scelta della loro malvagia ed empia separazione, e che il Signore ai dodici, ch'erano rimasti con lui, rispose: Volete forse andarvene anche voi? ( Gv 6,68 )
Tu però non rifletti che la Chiesa all'inizio del suo sviluppo aveva solo i primi germogli e non s'era ancora compiuta la profezia che dice: E lo adoreranno tutti i re della terra, tutti i popoli gli tributeranno il Culto. ( Sal 72,11 )
Quanto più questa profezia s'avvera, tanto maggior potere adopera la Chiesa non solo per invitare, ma anche per costringere al bene.
Questo voleva indicare il Signore; sebbene egli possedesse una gran potestà, preferì tuttavia mettere prima in risalto il pregio dell'umiltà.
Lo dimostrò molto chiaramente nella parabola del convito, ove si dice che il padrone aveva mandato a chiamare gl'invitati, ma quelli non erano voluti andare e allora disse al servo: Esci subito per le piazze e le vie della città e conduci qua dentro i mendicanti, gl'invalidi, i ciechi, gli zoppi.
E il servo disse al padrone: È stato fatto come hai comandato ma c'è ancora posto.
E il padrone disse al servo: Va' fuori lungo le vie maestre e lungo le siepi e sforzali ad entrare perché la mia casa si riempia. ( Lc 14,21-23 )
Vedi ora come, a proposito di quelli ch'erano venuti prima, è stato detto: Conducili qua dentro, e non: Sforzali a entrare, poiché questi rappresentavano i primordi della Chiesa, la quale cresceva perché avesse pure le forze di costringere.
Pertanto, poiché una volta consolidata nelle forze e nello spazio bisognava sforzare gli uomini al convito della salvezza eterna, dopo che il servo ebbe riferito al padrone: È stato fatto quanto hai ordinato e c'è ancora posto; il padrone disse al servo: Esci lungo le vie e lungo le siepi e sforzali a entrare.
Se voi dunque foste lontani da questo convito dell'unità della santa Chiesa senz'essere sovversivi, noi v'incontreremmo come persone che vanno per la strada, ma poiché, a causa delle crudeltà e delle violenze da voi perpetrate contro i nostri fedeli, voi siete per così dire pieni di spine e di acredine, vi troviamo per così dire lungo le siepi e vi sforziamo di entrare nel convito.
Chi è costretto, è spinto a forza dove non vorrebbe entrare, ma una volta entrato si mette volentieri a mangiare.
Raffrena dunque il tuo spirito iniquo e violento, affinché nella vera Chiesa di Cristo tu possa trovare il convito che procura la salvezza.
Indice |
1 | AUG., Brev. conlat. c. Donat. 3, 16, 28; Ad Donat, p. Concil. 2 ss |