Lettere |
Scritta nel 416.
Agostino scrive a Giovanni, vescovo di Gerusalemme, e gli svela gli errori contro la grazia contenuti in un libro attribuito a Pelagio, ( n. 1-4 ); gli invia quel libro con la confutazione da lui fatta nel libro De natura et gratia ( n. 5-6 ); gli chiede a sua volta di mandargli i Verbali del concilio di Diospoli ( n. 7 ) e lo prega d'interrogare Pelagio per accertarsi di quale grazia egli parlasse ( n. 6 ), tanto più che in quel suo libro Pelagio afferma il contrario di quanto aveva affermato in una sua difesa a obiezioni di vescovi della Gallia ( n. 8-10 ).
Agostino invia cristiani saluti a Giovanni, signore santissimo, meritatamente venerabile fratello e collega nell'episcopato
Non voglio andare in collera per il fatto di non essere stato reputato degno di ricevere una lettera dalla Santità tua: preferisco credere che t'è mancato il latore anziché supporre ch'io sia stato trascurato da te, signore beatissimo e venerabile fratello.
Adesso però, essendo venuto a sapere che il servo di Dio Luca, per mezzo del quale t'invio la presente, tornerà subito, ringrazierò assai il Signore e la tua Carità se ti compiacerai di farti vivo con una tua.
Sento dire che nutri un grande affetto verso Pelagio, nostro fratello e figlio tuo; vorrei però consigliarti di mostrargli tale affetto in modo che le persone, le quali lo conoscono bene e hanno ascoltato attentamente i suoi discorsi, non pensino che la Santità tua venga da lui ingannata.
Orbene, alcuni suoi discepoli, giovani di famiglie assai distinte e istruiti nelle discipline umanistiche, spinti dalle sue esortazioni, hanno abbandonato quel che potevano sperare nel mondo e si sono consacrati al servizio di Dio.
In loro tuttavia si sono manifestate opinioni contrarie alla retta fede contenuta nel Vangelo del Salvatore e spiegata negli scritti degli Apostoli.
Dai loro discorsi sono venuti fuori attacchi contro la grazia di Dio, in virtù della quale noi siamo Cristiani e per mezzo dello Spirito attendiamo dalla fede la speranza della giustificazione. ( Gal 5,5 )
In seguito alle nostre ammonizioni hanno cominciato a correggersi e mi hanno dato anche un libro dichiarando ch'era di Pelagio e pregandomi di rispondergli io stesso invece di loro.
Convintomi ch'era mio dovere fare ciò per eliminare dalla loro mente quell'errore nefasto, ho letto il libro e ho risposto ad esso.
In tale libro Pelagio dà il nome di grazia solo alla natura in cui siamo stati creati e dotati del libero arbitrio.
Riguardo invece alla grazia, presentata con gran risalto in innumerevoli passi della S. Scrittura, la quale insegna che da essa noi veniamo giustificati, vale a dire diventiamo santi e veniamo aiutati dalla misericordia di Dio tanto nel praticare quanto nell'eseguire alla perfezione ogni opera buona ( cosa questa dimostrata in modo quanto mai evidente dalle preghiere dei santi, con le quali viene chiesto al Signore che si compia ciò ch'egli stesso ha comandato ); di questa grazia dunque Pelagio non solo non fa alcun cenno, ma afferma anche molte cose contrarie ad essa.
Egli infatti afferma e sostiene a spada tratta che la natura umana, con le sole forze del libero arbitrio, può raggiungere la santità e osservare tutti i comandamenti di Dio.
Chi dunque, dopo aver letto quel libro, non vedrebbe come viene combattuta la grazia, mentre a proposito di essa l'Apostolo dice: Ohimé! infelice che sono!
Chi mi salverà da questo mio corpo di morte?
La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore; ( Rm 7,24 ) e chi non vedrebbe inoltre come da Pelagio non viene lasciata alcuna possibilità all'aiuto di Dio, per implorare il quale dobbiamo pregare dicendo: Non ci far soccombere alla tentazione? ( Mt 6,13 )
Allo stesso modo potrebbe sembrare che non ci fosse alcun motivo perché il Signore dicesse all'apostolo Pietro: Ho pregato per te affinché non venga meno la tua fede, ( Lc 22,32 ) se tutto ciò può esser compiuto da noi con le sole forze della volontà e senza alcun aiuto di Dio.
Queste dottrine erronee ed empie sono in contraddizione non solo con le nostre preghiere, mediante le quali domandiamo al Signore tutte le grazie domandate dai santi, come sappiamo dalla S. Scrittura e come crediamo fermamente, ma sono in contraddizione pure con le nostre benedizioni che noi invochiamo sui fedeli desiderando e chiedendo per loro al Signore che li faccia abbondare nella carità tra di loro e verso tutti, ( 1 Ts 3,12 ) e conceda loro, secondo la ricchezza della sua gloria, d'essere corroborati nella virtù per mezzo del suo Spirito, ( Ef 3,16 ) e li ricolmi d'ogni gioia e della pace nel credere e abbondino nella speranza per la virtù dello Spirito Santo. ( Rm 15,13 )
A quale scopo domandiamo per essi nella preghiera queste grazie che sappiamo essere state domandate per i fedeli al Signore dall'Apostolo, se già da se stessa la nostra natura, creata col libero arbitrio, può concedere a se stessa tutte queste cose solo con la sua volontà?
Perché mai, inoltre, lo stesso Apostolo dice: Tutti coloro infatti che si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio, ( Rm 8,14 ) se, per esser figli di Dio, veniamo guidati dallo spirito della nostra natura?
E perché mai dice ancora: Lo Spirito aiuta la nostra debolezza, ( Rm 8,26 ) se la nostra natura è stata creata talmente forte da non aver bisogno dello Spirito per compiere le opere della santità?
Perché mai sta scritto: Dio però è fedele e non permette che voi siate tentati al di sopra delle vostre possibilità ma con la tentazione vi darà anche il modo di uscirne, sicché possiate sostenerla, ( 1 Cor 10,13 ) se siamo stati creati in modoche, mediante le sole forze del libero arbitrio, possiamo sostenere e vincere tutte quante le tentazioni?
Ma perché discutere più a lungo con la Santità tua dal momento che m'accorgo d'essere importuno, soprattutto perché tu senti la mia lettera tradotta dall'interprete?
Se tu vuoi bene a Pelagio, te ne voglia ugualmente anche lui, anzi voglia bene piuttosto a se stesso e non t'inganni.
Sicuro! Quando voi sentite dire ch'egli ammette la grazia di Dio e l'aiuto di Dio, voi credete ch'egli affermi la medesima cosa che affermate voi, i quali pensate secondo la norma della fede cattolica, mentre poi pensate così di Pelagio perché ignorate che cosa ha scritto nel suo libro.
Per questo motivo ti mando il libro di Pelagio e quello scritto da me in risposta al suo, affinché la Santità tua veda chiaramente quale sia la grazia o l'aiuto di Dio affermati da lui quando gli si obietta ch'egli si oppone alla grazia e all'aiuto di Dio.
Pertanto con le tue istruzioni, con le tue esortazioni e con le tue preghiere per la sua salvezza ( la quale deve conseguirsi per mezzo di Cristo ) convincilo ad ammettere e a riconoscere quale autentica grazia di Dio quella che si dimostra essere stata ammessa dai santi quando chiedevano al Signore le cose che loro comandava di fare.
Quelle cose infatti non sarebbero state comandate se non perché si manifestasse la nostra volontà e non sarebbero state chieste se non perché la debolezza della nostra volontà fosse aiutata da Colui che le aveva comandate.
Gli venga chiesto esplicitamente se approva che si debba pregare Dio per evitare il peccato.
Se lo disapprova, gli si spiattelli nelle orecchie quel che dice l'Apostolo: Noi rivolgiamo suppliche a Dio affinché voi non commettiate alcun peccato. ( 2 Cor 13,7 )
Se invece lo approva, insegni apertamente la grazia con cui veniamo aiutati, la proclami ad alta voce affinché egli stesso non commetta un grave peccato.
È questa infatti la grazia di Dio concessa per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, grazia in virtù della quale si salvano tutti quelli che si salvano, poiché nessuno può salvarsi in alcun altro modo senza di essa.
Ecco perché sta scritto: Allo stesso modo che tutti muoiono per causa di Adamo, così pure tutti ricevono la vita per grazia di Cristo, ( 1 Cor 15,22 ) non perché nessuno si dannerà, ma perché nessuno si salverà in modo diverso.
Infatti, come non si è figli dell'uomo se non per il tramite di Adamo, così non si è figli di Dio se non per il tramite di Cristo.
Pelagio quindi dichiari senza equivoci la sua opinione su questo punto, se cioè ammette che in virtù della grazia di Cristo possono salvarsi anche i bambini, che non sono ancora in grado di volere o non volere la perfezione morale, e tuttavia per causa d'un sol uomo, per colpa del quale il peccato è entrato nel mondo e a causa del peccato la morte s'è estesa a tutti gli uomini, poiché tutti hanno peccato. ( Rm 5,12 )
Dichiari se crede che anche per i bambini a causa del peccato originale è stato versato il sangue di Cristo, sparso certamente per la remissione dei peccati. ( Mt 16,28 )
Ecco i punti principali a proposito dei quali desideriamo sapere che cosa egli crede, che cosa professa, che cosa ammette con certezza e che cosa predica.
Rispetto alle altre idee che gli si rinfacciano, anche se viene convinto di errore, si può tuttavia tollerare finché non si emendi.
Ti prego anche di volerci cortesemente inviare i Verbali ecclesiastici, i quali - a quanto si dice - registrano in qual modo si è giustificato Pelagio.
Te li chiedo anche per desiderio di molti vescovi che hanno dei dubbi a causa di notizie confuse in proposito, ma ti scrivo io solo perché non voglio perdere l'occasione del latore che ha fretta di partire e - a quanto ho sentito - può tornare presto da noi.
Invece di cotesti Verbali o di una parte di essi Pelagio ci ha inviato una specie di difesa scritta personalmente da lui con la quale afferma d'aver risposto alle obiezioni di vescovi della Gallia.
In tale difesa, per non parlare d'altro, ecco in qual modo Pelagio risponde al rimprovero fattogli d'aver affermato che " l'uomo può vivere senza peccato e osservare i comandamenti, purché lo voglia ".
" Sì, l'ho affermato - dice egli stesso - poiché Dio gli ha data questa possibilità.
Io però non ho affermato che si trovi qualcuno che dall'infanzia fino alla vecchiaia non abbia mai peccato ma soltanto che, una volta che uno ha voltato le spalle al peccato, mediante uno sforzo personale, aiutato dalla grazia di Dio, può vivere senza peccato, ma non per questo egli non può in seguito tornare al peccato".
La Santità tua vede bene da questa risposta di Pelagio come egli ammetta che la vita anteriore degli uomini, a cominciare dall'infanzia, non può essere esente da peccati, ma che uno può convertirsi e arrivare a una vita esente da peccati mediante sforzi personali aiutati dalla grazia di Dio.
Perché mai allora nel libro, al quale io ho risposto, afferma che qualcuno almeno è vissuto in modo da non commettere assolutamente alcun peccato?
Ecco infatti come si esprime a questo riguardo: " Questo si può affermare con ragione delle persone, delle quali la S. Scrittura non ricorda né le buone né le cattive azioni.
Di quelle persone, invece, di cui ricorda la santità, avrebbe certamente ricordato anche i peccati, se avesse giudicato che avessero peccato.
Ammettiamo pure - soggiunge - che nel corso delle altre epoche la Scrittura abbia trascurato di tener conto dei peccati di tutti a causa del gran numero degl'individui, ma all'inizio del mondo, quando non c'erano che quattro persone, qual motivo potremmo addurre perché non abbia voluto ricordare i peccati di tutti?
Forse a causa d'una popolazione assai numerosa che ancora non c'era?
Oppure dovremmo dire perché ricorda solo i peccati di coloro che li commisero, mentre non ha potuto ricordare i peccati di chi non ne commise alcuno?
La S. Scrittura - soggiunge Pelagio - riferisce che all'inizio del mondo c'erano solo quattro persone: Adamo ed Eva con i loro figli, Caino e Abele. ( Gen 3,6 )
Eva peccò: la Scrittura lo ricorda. ( Gen 3,6 )
Peccò anche Adamo e la stessa Scrittura non lo passa sotto silenzio ( Gen 3,6 ) e attesta ugualmente il peccato di Caino; ( Gen 4,8 ) essa indica non solo i peccati, ma anche la specie di essi.
Ora, se avesse peccato anche Abele, la Scrittura avrebbe detto anche questo; se non l'ha detto, vuol dire ch'egli non ha nemmeno peccato ".
Queste espressioni le ho estratte dal libro di Pelagio, nel quale potrà trovarle anche la Santità tua e in tal modo potrete capire come dobbiate credergli quando nega tutti gli altri errori che gli sono stati rinfacciati, salvo che dica che Abele non ha commesso alcun peccato personale ma che non è stato esente dal peccato e perciò non può esser paragonato al Signore, il solo ch'è stato esente dal peccato nel corpo mortale, poiché Abele aveva in sé il peccato originale, comunicatogli da Adamo e non già commesso da lui personalmente.
Volesse il cielo che Pelagio dicesse ciò: in questo caso sapremmo qual è il suo pensiero riguardo al battesimo dei bambini.
Potrebbe anche darsi che, siccome ha detto che nessuno, dall'infanzia fino alla vecchiaia, è vissuto senza peccati, potrebbe darsi - ripeto - che Pelagio dica lo stesso di Abele, che cioè non commise peccati poiché dalla S. Scrittura risulta che non arrivò alla vecchiaia.
Ma non è questo il senso delle sue parole poiché, a quanto egli dice, fin dall'inizio la vita umana anteriore è peccatrice, mentre quella posteriore può esser senza peccato.
Egli infatti afferma di non aver detto " che ci sia alcuno che non abbia mai peccato dall'infanzia fino alla vecchiaia, ma soltanto che, una volta che uno, mediante uno sforzo personale aiutato dalla grazia di Dio, ha voltato le spalle al peccato, può vivere senza peccato ".
Ora, dicendo " dopo aver voltato le spalle al peccato ", lascia intendere una vita precedente vissuta nei peccati.
Ammetta dunque che Abele peccò essendo vissuto nel periodo della vita ch'egli dichiara non essere esente dal peccato e guardi bene in quel suo libro, ov'è appurato ch'egli ha detto ciò che nella sua difesa afferma di non aver detto.
Ma se Pelagio negherà che sia suo il libro o il passo del libro da noi esaminato, io ho come testimoni attendibili persone oneste e leali e certamente amiche di lui.
Esse possono testimoniare a mia giustificazione d'essere state esse a darmi il libro e che vi si legge il passo citato e che sono state esse ad affermare che il libro è di Pelagio.
A me pertanto basterà questo per impedire a Pelagio d'accusarmi d'essere stato io a comporre o a falsare il libro.
Ciascuno scelga ormai a chi debba credere; non tocca a me dilungarmi di più su questo punto.
Se Pelagio negherà d'aver le idee che gli vengono rinfacciate come contrarie alla grazia di Cristo, ti preghiamo d'inviargli questo libro.
Lo scritto composto in propria difesa è talmente nebuloso che, se non ha ingannato con alcuna ambiguità di linguaggio la santa Prudenza di voi, i quali non conoscete altri suoi scritti, noi ne proveremo gran gioia, senza troppo curarci se ha mai avuto quelle idee erronee ed empie oppure se n'è corretto una buona volta.
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