Lettere |
Scritta all'inizio del 420.
Agostino comunica al vescovo Ottato d'esser contrario a pubblicare la sua opinione sull'origine dell'anima senza la risposta di Girolamo per evitare d'apparire discordi ( n. 1-3 ); occorre usar prudenza perché gli eretici non prendano in mala parte la sua opinione ( n. 4-5 ) e confessa che inclinò al traducianismo per meglio spiegare il peccato originale ( n. 6 ).
Prega Ottato di spiegar meglio certe sue affermazioni e d'inviargli il trattatello Sulla fede con le citazioni bibliche ( n. 7-9 ) e mostra che il traducianismo non nega affatto Dio creatore ( n. 10-12 ); come confutare gli eretici o gli avversari senza cadere nel pelagianesimo ( n. 13-15 ); che cosa v'è di certo, che cosa solo congetturabile nella dottrina sull'anima e ch'essendo egli ancora indeciso tra due opinioni non osa rispondere nulla di definitivo; Ottato sia prudente ed eviti l'eresia pelagiana ( n. 16-20 ).
A Ottato, beatissimo e sinceramente amato Signore, fratello carissimo e collega d'episcopato, Agostino invia saluti nel Signore
Per mezzo del pio sacerdote Saturnino ho ricevuto la lettera dell'Eccellenza tua, nella quale mi chiedi con grande brama una cosa che ancora non posseggo; tuttavia mi hai fatto capire il motivo che ti ha spinto a fare ciò.
Tu infatti credi che su questo argomento io abbia consultato qualcuno e ne abbia già avuta risposta.
Magari fosse vero! In tal caso non ti defrauderei mai e poi mai di farti partecipe di questo dono, sapendo quanto avidamente tu l'aspetti.
Eppure, se mi credi un pochino, carissimo fratello, sono già quasi cinque anni che ho inviato in Oriente una mia lunga lettera non per esporre una mia presuntuosa opinione, ma solo al fine di chiedere una spiegazione, e ancora non ho meritato alcuna risposta in cui mi fosse risolta la questione sulla quale desideri ch'io ti faccia arrivare il mio parere definitivo.
Tutti e due questi scritti te li avrei già inviati, se io li avessi.
Ora però non mi pare opportuno ch'io debba inviare ad alcuno o pubblicare fin d'ora lo scritto che si trova in mio possesso senza l'altro che ancora non posseggo.
E ciò per evitare che il suddetto personaggio, il quale probabilmente, com'è mio desiderio, mi darà una risposta, nel veder circolare per le mani di altri i miei quesiti faticosamente elaborati con argomentazioni ma privi della sua risposta, di cui ancora non deve perdersi ogni speranza, vada giustamente in collera e pensi che l'ho fatto più per mettermi in vista che per fare cosa utile, come se io fossi riuscito a porgli dei quesiti ch'egli non è riuscito a risolvere, mentre forse potrebbe riuscirci.
Bisogna quindi aspettare che lo faccia.
So del resto ch'è occupato in altri lavori che non possono essere assolutamente differiti e che sono di maggiore importanza.
Ma perché lo sappia anche la Santità tua, sta' un momento a sentire che cosa mi ha scritto l'anno scorso per mezzo dello stesso latore, il quale era tornato dopo avergli recapitato la mia lettera.
Ecco il passo che trascrivo dalla sua lettera in questa mia: " Mi sono trovato in un momento assai critico, in cui mi è stato più consigliabile tacere che parlare, e per conseguenza ho dovuto interrompere le mie occupazioni predilette per esercitarmi - a dirla con Appio - in un'oratoria da cani.1
Ecco perché non sono riuscito a rispondere, momentaneamente, ai due scritti che mi hai indirizzati, pieni di dottrina e smaglianti di splendida eloquenza.
Non che a mio parere ci sia in essi alcunché degno di critica ma il fatto è che, secondo quanto dice il beato Apostolo, ognuno può avere altre opinioni personali, chi in un modo chi in un altro. ( Rm 14,5; 1 Cor 7,7 )
Una cosa è certa: tutto ciò che si poteva dire e attingere con profondo ingegno dalle fonti delle Sacre Scritture, tu lo hai citato e spiegato.
Prego pertanto la Reverenza tua di lasciarmi fare un po' l'elogio del tuo ingegno. Se fra noi ci sono delle discussioni è soltanto per imparare di più.
D'altra parte ci sono degli invidiosi - particolarmente gli eretici - i quali, se si accorgeranno che le nostre opinioni sono discordanti, ci lanceranno la calunnia che le nostre divergenze hanno origine da rancore.
Io però sono risoluto per conto mio a volerti bene, renderti onore, stimarti, ammirarti, difendere le tue affermazioni come se fossero mie.
Sicuro, anche nel Dialogo,2 che ho recentemente pubblicato, mi sono ricordato - com'era giusto - della Santità tua.
Diamoci perciò da fare il più possibile per sradicare dalle Chiese questa eresia quanto mai velenosa che finge continuamente di ritrattare le proprie tesi per avere la possibilità d'insegnare nelle Chiese, ad evitare d'essere cacciata fuori e morire se si mostrasse in piena luce".
Come ben vedi, mio venerando fratello, queste parole di quel mio carissimo amico, con le quali ha risposto al mio quesito, non sono un rifiuto di rispondere, ma solo una scusa per la mancanza di tempo, poiché è costretto a dedicare le sue cure ad altri lavori più urgenti.
Vedi bene anche quanta benevolenza dimostra verso di me e perché mi consiglia che nelle discussioni che facciamo tra noi allo scopo d'imparare non s'infranga la mutua carità e la sincerità dell'amicizia per evitare che gli invidiosi e soprattutto gli eretici ci lancino delle calunnie dicendo che discutiamo spinti dal rancore.
Per questo motivo, se tutti e due i nostri scritti - sia quello in cui io ho esposto i miei quesiti, sia quello in cui l'amico avrà risposto ai miei quesiti - verranno letti dal pubblico, dato che dovrò anche ringraziarlo d'avermi illuminato qualora avrà spiegato il problema in modo soddisfacente esponendo la sua opinione, non sarà poco il frutto che ne deriverà: saranno infatti moltissimi quelli che ne verranno a conoscenza e i comuni fedeli non solo sapranno che cosa debbono pensare su quell'argomento esaminato tra noi con accurate discussioni, ma impareranno anche, dal nostro esempio - se Dio ci userà misericordia e ci aiuterà - come tra fratelli che si vogliono molto bene sia possibile una reciproca discussione a scopo di ricerca in modo che si mantenga inviolata la ( mutua ) dilezione.
Orbene, supponiamo che il mio scritto, ove pongo solo delle domande su un argomento assai oscuro, venisse divulgato senza portare anche la sua risposta in cui forse potrebbe apparire la soluzione cercata; supponiamo inoltre che andasse tanto in giro da capitare nelle mani di coloro i quali - come dice l'Apostolo - facendo il paragone con se stessi, ( 2 Cor 10,12 ) non capiscono con quale spirito noi agiamo, dato che essi non saprebbero agire con lo stesso spirito; costoro potrebbero interpretare la mia disposizione d'animo verso il mio carissimo amico ( degno di ogni stima per i suoi grandi meriti ) non come la vedono realmente - dal momento che non la vedono affatto - ma secondo il loro capriccio e le loro supposizioni maligne suggerite dal proprio odio: questa è una cosa che dobbiamo senz'altro evitare per quanto sta in nostro potere.
Ma se per caso ciò che non vogliamo divulgare noi stessi arrivasse, anche contro la nostra volontà, a conoscenza di coloro cui noi non vorremmo, che altro ci resterebbe da fare se non accettare di buon grado la volontà del Signore?
D'altra parte non avrei dovuto nemmeno esporre per iscritto a nessuno una tesi che avrei voluto rimanesse sempre nascosta.
È' pur vero che se, per qualche evenienza fortuita o per qualche causa che glielo impedisse, quell'amico non mi rispondesse mai - ma una tale ipotesi non s'avveri giammai! - è evidente che l'esposizione, inviatagli per conoscere il suo parere, un giorno o l'altro finirà per essere portata alla conoscenza di tutti e non resterà senza vantaggio per quelli che la leggeranno; poiché anche se non vi troveranno quello che cercano, troveranno per lo meno il metodo con cui sono da fare inchieste senza fare affermazioni temerarie su ciò che non sanno; essi stessi inoltre potranno consultare, alla stregua di quanto leggeranno nel mio scritto, le persone cui potranno rivolgersi, animati da carità premurosa e non da polemica litigiosa, finché non arriveranno a trovare la soluzione che cercano oppure si alleneranno ad aguzzare la propria mente nella ricerca tanto da convincersi che non è possibile proseguire la ricerca stessa.
Adesso però, finché è ancora possibile sperare una risposta da parte dell'amico da me già consultato, penso d'aver persuaso la tua Carità che non si debba pubblicare, almeno da parte mia, il testo in cui ho esposto i miei quesiti.
Del resto tu stesso non mi hai chiesto solo il mio scritto ma hai espresso il desiderio che t'inviassi acclusa anche la risposta dell'amico al quale ho chiesto il parere; e lo farei senz'altro se lo avessi.
Se invece, per usare le stesse parole adoperate dalla Santità tua nella tua lettera, per " chiara dimostrazione della mia sapienza la quale - come tu scrivi - mi ha accordato l'Autore della luce in grazia dei meriti della mia vita " vuoi intendere non già l'esposizione dei miei quesiti per averne il parere, ma pensi che mi sia venuta fuori la soluzione del problema che io cercavo ed è questa piuttosto che tu chiedi ch'io ti mandi, lo farei senz'altro se la cosa fosse come pensi.
Invece, devo confessartelo, non ho ancora trovato come mai l'anima trae la macchia del peccato da Adamo - cosa di cui non si può dubitare - mentre essa stessa non viene tratta da Adamo, cosa questa da studiare diligentemente, non da affermare inconsideratamente.
Un altro brano della tua lettera parla di " non so quanti vecchi e persone educate da dotti sacerdoti, a cui tu non sei riuscito a fare abbracciare le idee della tua modesta capacità e la tua tesi piena di verità ", ma non spieghi quale sia " questa tua tesi piena di verità che non saresti riuscito a fare abbracciare a vecchi e a persone istruite da dotti sacerdoti ".
Se infatti quei vecchi si attenevano o si attengono alla dottrina appresa da dotti sacerdoti, come mai una massa di preti di campagna e illetterati ti hanno procurato molestie riguardo ad argomenti in cui erano stati istruiti da dotti sacerdoti?
Se invece quei vecchi o quella massa di chierici, a causa del loro errore, si allontanavano dalla dottrina che avevano appreso da dotti sacerdoti, si sarebbe dovuto piuttosto correggerli ricorrendo all'autorità di quelli e tenerli lontani da una polemica degenerata in una sollevazione di attaccabrighe.
E inoltre, quando dici che tu " maestro novellino e inesperto come sei, hai avuto scrupolo di guastare l'insegnamento di tanti illustri vescovi e hai avuto paura di indurre la gente ad abbracciare un'opinione migliore per non far torto a vescovi defunti ", che cos'altro vuoi farci capire se non che quei tali che tu desideravi correggere, rifiutandosi di abbandonare l'insegnamento di dotti e illustri vescovi ormai defunti, ricusavano di dar retta a un maestro novellino ed inesperto?
Per ora non voglio parlare di essi per quanto riguarda il nostro argomento, ma desidero vivamente sapere in che consiste la tua tesi che asserisci essere " piena di verità ".
Non parlo della tua opinione, ma degli argomenti con cui la sostieni.
Ora, che tu disapprovi coloro i quali sostengono che tutte le anime umane si propagano e attraverso le successive generazioni vengono trasmesse da quella unica data al primo uomo, ce lo hai fatto capire abbastanza chiaramente; ma con quali argomenti e con quali testi della Sacra Scrittura tu dimostri la falsità di tale opinione noi lo ignoriamo poiché la tua lettera non ne parla.
In secondo luogo, leggendo la lettera da te inviata prima ai fratelli di Cesarea e solo ultimamente a me, non mi risulta evidente quale tesi tu sostieni invece di quella che disapprovi.
Quel che vedo chiaro in essa è che tu credi - come scrivi - che " Dio ha creato, crea e continuerà a creare gli uomini e che non esiste nulla né in cielo né in terra, che sia stato o sia sussistente senza che l'abbia creato lui ".
Ciò è senz'altro così vero che nessuno deve dubitarne.
Ma bisognerebbe che tu spiegassi da che cosa Dio tragga le anime, dal momento che tu neghi che vengano all'esistenza per via della propagazione fisica, se abbiano un'altra origine - e ammesso che sia così, quale potrebbe essere? - o se vengano create assolutamente dal nulla.
D'altra parte non devi affatto condividere l'opinione di Origene e di Priscilliano o di chiunque altro la pensi come loro, secondo la quale le anime verrebbero relegate nei corpi terrestri e mortali a causa delle colpe commesse nella loro vita precedente.
Quest'opinione è naturalmente contraddetta in pieno dall'autorità dell'Apostolo quando dice che Esaù e Giacobbe prima di nascere non avevano fatto nulla né di bene né di male. ( Rm 9,11 )
La tua opinione su tale problema ci è quindi nota non del tutto ma solo in parte, mentre la dimostrazione, vale a dire le prove con le quali si può sapere che sia vero quel che tu pensi, ci sono completamente ignote.
Appunto per questo nella mia precedente lettera ti avevo chiesto d'inviarmi l'opuscolo della professione di fede che tu stesso mi ricordi d'avere scritto e ti lamenti con un non so quale sacerdote che l'avrebbe sottoscritta con inganno.
Torno a chiedertelo ancora adesso assieme ai testi sacri che hai potuto addurre per risolvere questo problema.
Infatti nella lettera ai fratelli di Cesarea tu dici che " ti è parso opportuno che tutta la tua dimostrazione della verità la conoscessero anche i giudici laici: ad essi che dietro preghiera di tutti sedevano come giudici ed esaminavano ogni cosa riguardante la fede, Dio concesse - a quanto tu scrivi - in virtù della larga sua misericordia, la grazia di poter proferire, seguendo il proprio giudizio, una conferma e una asserzione più precisa di quella che la vostra mediocrità conservava nei loro riguardi, nonostante gli schiaccianti testi citati ".
Ebbene, ho una brama enorme di conoscere tali testi che sarebbero così schiaccianti.
Per confutare i tuoi avversari mi pare - a dire il vero - che hai mirato a un solo punto, quello cioè secondo il quale essi sostengono che le nostre anime non siano opera di Dio.
Se essi pensano così, la loro opinione merita senz'altro un giudizio di condanna.
Anzi sarebbero senza dubbio da correggere e da detestare, anche se affermassero ciò solo dei corpi, poiché quale Cristiano potrebbe affermare che non è opera di Dio il corpo di qualunque individuo che nasce?
Noi tuttavia non neghiamo che il corpo venga generato dai genitori per il fatto che ammettiamo ch'è plasmato da Dio.
Allorché dunque si afferma che avviene così anche per le nostre anime, che cioè certi loro germi incorporei sui generis derivano dai genitori e tuttavia è Dio con la sua opera a farne delle anime, per confutare una simile affermazione ci si deve valere non di congetture umane ma dei testi delle Scritture divine.
Orbene, dai libri canonici, abbiamo potuto trovare un gran numero di passi con cui si prova che è Dio a creare le anime, ma tali passi sono un argomento contro coloro i quali negano che sia opera di Dio ognuna delle singole anime degli uomini che nascono, non però contro coloro che, pur ammettendo queste verità, sostengono che le anime al pari dei corpi sono plasmate bensì dall'azione di Dio ma per propagazione da quella dei genitori.
Per confutare questi ultimi, devi cercare dei testi della Scrittura che siano prove indiscutibili oppure, se li hai già trovati, devi mandarceli in virtù del reciproco amore, poiché noi non ne abbiamo ancora trovati nonostante le ricerche che facciamo con tutte le nostre forze e con la massima cura.
Verso la fine della lettera da te inviata ai fratelli di Cesarea si trova questo tuo breve quesito espresso nei seguenti termini: " Vi prego - dici - di dare a questo vostro figlio e discepolo, che è arrivato appena da poco tempo con l'aiuto di Dio a questi misteri, le spiegazioni che dovete e ch'è giusto e conveniente che diano dei saggi sacerdoti.
Qual è l'ipotesi a cui ci si deve attenere? È forse quella sostenuta dal traducianesimo, che fa discendere tutte le anime tramite l'atto generativo come in virtù di una origine occulta e d'una disposizione misteriosa in tutto il genere umano, trasfuse da quella del primo uomo, Adamo?
O forse l'ipotesi da scegliere e a cui attenersi è l'enunciazione e professione di fede, alla quale si attengono fermamente tutti i vostri fratelli e sacerdoti di questo paese, la quale afferma e crede che il creatore di tutto l'universo e di tutti gli uomini è stato, è e sarà sempre Dio? ".
Per conseguenza, di queste due ipotesi che hai esposte per conoscere il parere di altri, tu desideri se ne scelga una da inviarti come risposta.
Ora, essa dovrebbe essere data da coloro che la sanno nel caso che le due ipotesi fossero contrarie tra loro in modo da doverne logicamente scartare una quando si è scelta l'altra.
Nel nostro caso però, se uno non scegliesse una di queste due ipotesi, ma rispondesse che sono vere tutt'e due, e cioè che tutte le anime discenderebbero in tutto il genere umano per mezzo dell'atto generativo dal primo uomo Adamo, e tuttavia credesse e affermasse che il creatore di tutto l'universo e di tutti gli uomini è stato, è e sempre sarà Dio, che cosa pensi si possa obiettare a costui?
Potremmo forse obiettargli: " Se le anime si propagano mediante l'atto generativo dei genitori, non è Dio l'autore di ogni cosa per il fatto che non è creatore dell'anime "?
Se dicessimo una simile cosa, ci si potrebbe rispondere: " Dunque, dato che i corpi si propagano per mezzo dell'atto generativo dai genitori, non è Dio l'autore di tutte le cose se per questo fatto si deve dire che non è lui a fare i corpi ".
Ma chi potrebbe negare che Dio è l'autore di tutti i corpi umani e sostenere che lo sarebbe solo di quello plasmato per primo con la terra - o forse anche della sua coniuge dato che fu lui a plasmarla dal suo fianco - ma non anche di tutti gli altri corpi, solo perché non possiamo negare che tutti gli altri corpi umani sono derivati dai quei primi due?
Ora, se coloro con cui sei in polemica riguardo a questo problema affermano che le anime derivano per generazione dall'unica prima anima fino a sostenere che non è più Dio a crearle e a formarle, insisti nell'attaccarli e nel convincerli del loro errore e nel correggerli per quanto sta in te con l'aiuto di Dio.
Se invece affermano che originariamente, per così dire, derivano dal primo uomo e in seguito dai genitori e che tuttavia ognuna d'esse viene creata e formata nei singoli individui da Dio creatore dell'universo, in tal caso cerca soprattutto nella Sacra Scrittura che cosa possa loro rispondersi, purché non sia ambiguo e non possa intendersi in modo diverso.
Oppure, qualora tu lo avessi già trovato, invialo anche a noi come ti ho chiesto più sopra.
Se però ti trovi all'oscuro al pari di me, non stancarti di confutare con tutte le tue forze coloro i quali dicono che non è Dio a creare le anime, coloro cioè ai quali hai accennato nella tua lettera che prima " andavano mormorando questo errore nei loro colloqui più riservati e che in seguito, a causa di questa loro opinione stolta ed empia, si sono separati dalla tua comunione e dal servizio della Chiesa "; opponendoti ad essi difendi e tieni alto il principio da te enunciato nella stessa lettera: " Creatore delle anime è stato, è, e sarà sempre Dio; non c'è nulla in cielo o in terra che abbia avuto o abbia reale esistenza senza che Dio ne sia il creatore ".
Questa verità la si crede, la si afferma, la si difende, la si dimostra in modo assolutamente vero e giusto a proposito d'ogni specie di creatura senz'alcuna eccezione, poiché autore di tutto l'universo e di tutti gli uomini è stato, è e sarà sempre Dio, come tu hai scritto alla fine della tua lettera in cui chiedevi il parere ai nostri colleghi di episcopato della provincia di Cesarea; anzi, affinché si orientassero di preferenza verso questa tesi, li hai in certo qual modo esortati adducendo l'esempio di tutti i fratelli e colleghi di sacerdozio residenti costì, i quali si attengono fermamente ad essa.
Ma una cosa è il problema di sapere se Dio è l'autore di tutte le anime e di tutti i corpi - come insegna la verità rivelata - oppure se nella natura abbia origine qualcosa che non sia lui a farla - opinione, questa, del tutto errata - tutt'altra cosa è il problema di sapere se Dio crea le anime umane mediante l'atto generativo o senza di esso, anche se non è lecito mettere in dubbio che sia lui a crearle.
Su questo punto desidererei che tu fossi prudente ed attento in modo da non abbattere il traducianismo per cadere incautamente nell'eresia di Pelagio.
Difatti, se diciamo che è Dio il creatore dei corpi umani, sebbene tutti sappiamo che si riproducono mediante l'atto generativo, e se diciamo giustamente ch'egli è creatore non solo del primo uomo o della prima coppia umana, ma di tutti i corpi derivati da quelli per via della generazione, penso sia facile capire che noi non abbiamo intenzione di schiacciare i difensori del traducianismo quando diciamo che è Dio a creare le anime, dal momento che crea i corpi anche se non possiamo negare che questi si riproducono mediante l'atto generativo; bisogna invece trovare altri testi della Sacra Scrittura con cui confutare quelli che sostengono il traducianismo qualora la Sacra Scrittura dimostri che sbagliano.
Su tale argomento si sarebbero dovute interrogare piuttosto, se fosse stato possibile, quelle persone defunte, per paura di far torto alle quali come scrivi nella lettera inviatami in un secondo tempo - " ti astenevi dal convertire la gente a un partito migliore.
Questi defunti - dicevi - erano dei vescovi tanto insigni e importanti che tu, maestro novellino ed inesperto qual sei, avevi scrupolo di corrompere gli insegnamenti da loro tramandati ".
Proprio per questo avrei desiderio di conoscere, se fosse possibile, che cosa pensavano sulla propagazione delle anime personaggi " tanto insigni, importanti e competenti ", e in base a quali motivi o testi la dimostravano vera … [ lacuna nel testo ] …
Tu però, nella lettera inviata ai fratelli di Cesarea, senza tener per nulla conto della loro autorità, hai chiamato quell'ipotesi " un'invenzione strana, un'opinione mai sentita prima di allora ", mentre in realtà, anche se fosse un errore, sappiamo che non è nuovo ma vecchio e decrepito.
Comunque, quando a proposito d'un problema ci sono dei giusti motivi che ci costringono ad avere dei dubbi, non dobbiamo per questo avere neanche il dubbio se dobbiamo dubitare.
Quando si tratta di cose dubbie, abbiamo il dovere di dubitare senza esitare.
Vedi come l'Apostolo non esita affatto ad esprimere nei propri riguardi il dubbio se al terzo cielo fosse stato rapito col corpo o fuori del corpo.
Se in un modo o nell'altro io non lo so - dice - lo sa Dio. ( 2 Cor 12,2-3 )
Perché, allora, a me non sarebbe lecito dubitare, finché non riesco a saperlo, se la mia anima sia venuta in questa vita tramite l'atto generativo o senza di esso, dal momento che non ho alcun dubbio che, tanto nel primo quanto nel secondo modo, essa è stata fatta dal sommo e vero Dio?
Perché mai a me non sarebbe lecito dire: " So che la mia anima sussiste grazie all'azione di Dio e quindi è opera di Dio, ma che lo sia per tramite dell'atto generativo - come è il corpo - o indipendentemente dall'atto generativo - come lo fu quella data al primo uomo - io non lo so, lo sa Dio "?
Tu vuoi ch'io mi pronunci decisamente per l'una o l'altra delle due tesi.
Potrei farlo, se lo sapessi con certezza.
Se poi a saperlo sei proprio tu, eccomi qui: più bramoso d'imparare ciò che non so, che d'insegnare quello che so.
Ma se, come me, non lo sai neppure tu, prega anche tu come faccio io affinché, o servendosi di un suo servo qualunque o egli stesso direttamente, ce lo faccia sapere il Maestro che ai suoi discepoli disse: Non fatevi chiamare Rabbi dalla gente, poiché il vostro Maestro è uno solo, Cristo; ( Mt 23,8.10 ) Solo però a condizione ch'egli sappia che può giovarci sapere anche siffatte cose, poiché egli sa bene non solo quel che insegna ma altresì quel che ci giova imparare.
Voglio del resto confessare alla tua Dilezione un mio desiderio.
È vero: desidero sapere anche la soluzione del problema che tu mi domandi, ma sarei molto più contento di sapere, se fosse possibile, quando si manifesterà di persona il Desiderato di tutte le genti, ( Ag 2,8 ) e quando si realizzerà il regno dei santi, più che sapere l'origine con la quale ho cominciato la mia esistenza su questa terra.
Eppure, quando a Colui che tutto sa posero quel primo quesito i suoi discepoli, i nostri Apostoli, ricevettero la seguente risposta: Non sta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riserbati al proprio arbitrio. ( At 1,7 )
E che cosa sarebbe se egli sa che non spetta a noi conoscere nemmeno ciò ( di cui discutiamo ) mentre sa benissimo quel che ci giova sapere?
A dire il vero però so da lui che non sta a noi conoscere i tempi che il Padre ha riserbati al proprio arbitrio; ma non so nemmeno se stia a noi sapere l'origine delle anime che ancora non so, se cioè sia una cosa che spetti a noi sapere.
Ora, se io sapessi almeno che non è nostro dovere conoscere ciò, smetterei non solo di fare affermazioni fin tanto che non lo so, ma anche di fare delle indagini.
Nel caso nostro però, sebbene il problema sia tanto oscuro e avvolto da tante difficoltà che, a proposito di esso, mi guardo più dalla presunzione di farla da maestro che dall'aspirazione di fare lo scolaro, tuttavia, se mi è possibile, voglio sapere anche ciò.
È molto importante - lo ammetto - ciò che dice quel Santo: Fammi conoscere, o Signore, la mia fine ( Sal 39,5 ) ( non dice infatti " il mio inizio " ), tuttavia, magari potessi conoscere anche la mia origine per quel che si riferisce al nostro problema!
Tuttavia, anche per quanto riguarda l'origine che ho avuta, non sono ingrato verso il mio Maestro, poiché so che l'anima umana è un essere spirituale, non materiale, ch'è dotata di ragione o, se vuoi, d'intelligenza, che la sua natura non è quella di Dio ma è una creatura, che sotto un aspetto è mortale, dato che può diventare peggiore e rendersi estranea alla via di Dio che forma la sua felicità se ad essa rimane unita, e sotto un altro aspetto è immortale, dato che ha coscienza - né può perderla - che dopo la vita presente avrà un'esistenza o felice o infelice.
So altresì che non già in castigo di azioni compiute prima di avere il corpo è stata imprigionata nella carne, ma non per questo si trova nell'uomo immune da macchia di peccato, anche se - come sta scritto - la sua vita sulla terra non è più lunga di un giorno solo. ( Gb 14,4-5 sec. LXX )
Per questo so pure che nessun discendente da Adamo, attraverso le necessarie generazioni, nasce senza peccato, per cui ai bambini è necessario rinascere in Cristo attraverso la grazia sacramentale della rigenerazione.
Tutte queste cose - molte e importanti - relative all'inizio o all'origine delle nostre anime e che contengono molti punti riguardanti quel mio sapere ( punti che hanno il loro fondamento nella fede ) non solo sono grato e lieto di averle apprese ma dichiaro anche di conoscerle.
Perciò, se riguardo all'origine dell'anima non riesco a sapere se Dio la formi per gli uomini mediante l'atto generativo oppure senza di esso - pur non dubitando affatto che è lui a formarla - preferirei di venirlo a sapere anziché non saperlo; ma fino a quando non ci riesco, preferisco rimanere nel dubbio anziché avere l'impudenza di affermare come sicura una cosa che potrebbe risultare contraria a uno dei punti su cui forse non dovrei dubitare.
Orbene, mio bravo fratello, dato che chiedi il mio parere e vuoi ch'io mi decida per una delle due ipotesi, e cioè se tutte le anime derivano dal primo uomo per via di generazione, come i corpi, oppure senza il tramite della generazione vengono create dal Creatore ad una ad una per ogni singola persona come quella del primo uomo - che da lui vengano create nell'uno o nell'altro modo non lo neghiamo - permettimi che ti chieda anch'io un parere: come mai l'anima contrae il peccato originale là d'onde essa stessa non è tratta nella sua origine?
Noi infatti non neghiamo che le anime contraggono il peccato originale allo stesso modo da Adamo, per evitare di cadere nella detestabile eresia di Pelagio.
Se neppure tu sai ciò su cui chiedo il tuo parere, lascia ch'io mi rassegni a ignorare tanto ciò su cui verte il tuo quesito, quanto ciò su cui verte il mio.
Se invece sai già cosa rispondere al mio quesito, quando lo avrai fatto sapere anche a me, allora non avrò più timore di rispondere anche al quesito cui desideri che risponda io.
Ti prego quindi di non avertela a male, poiché, se non ho potuto darti una risposta sicura al tuo quesito, ho potuto però mettere in chiaro quali sono i veri termini del problema da risolvere.
Quando ne avrai trovata la soluzione, non esitare a sostenere il risultato delle tue indagini.
Ho creduto opportuno scrivere queste riflessioni alla tua Santità poiché sei quasi certo che, secondo te, il traducianismo sia da riprovare.
Del resto, se avessi dovuto rispondere ad uno di coloro che lo sostengono, probabilmente avrei fatto capire loro come ignorano quanto reputano di conoscere bene e quanta ragione avrebbero di dover temere di affermarlo temerariamente.
Sì, è vero che nella lettera di risposta di quel mio amico, che ho acclusa alla presente, lui ricorda due lettere che gli avevo inviate; egli mi ha risposto di non aver avuto tempo libero per rispondere ad esse; ma non preoccuparti, poiché una sola di esse tratta il nostro problema, non tutt'e due: nell'altra gli ponevo un altro quesito per avere un parere ampiamente motivato.
Quanto poi all'ammonimento e all'esortazione che mi dà " di darci da fare il più possibile per sradicare dalle Chiese quest'eresia quanto mai velenosa ", vuole intendere proprio l'eresia di Pelagio che anch'io, per quanto mi è possibile, ti avverto, o fratello, di evitare con la massima cautela.
Quando rifletti e discuti, come già fai, sull'origine dell'anima, non farti muovere sbadatamente dal credere che non c'è alcun'anima assolutamente - eccettuata quella dell'unico Mediatore - che non tragga da Adamo il peccato originale, peccato strettamente connesso con la generazione e che si può sciogliere solo con la rigenerazione.
Indice |
1 | Sallust., Hist., fragm. 2, 37 |
2 | Hieron., Dial. adv. Pel. 3, 19 |