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Lettera 205

Scritta probabilmente nel 419.

Agostino a Consenzio, sui quesiti circa il corpo di Cristo com'è attualmente ( n. 1-10 ), e sul nostro corpo, quale sarà nella risurrezione ( n. 11-19 ).

Agostino saluta l'amatissimo fratello Consenzio

1.1 - Quanto Agostino desidera veder l'amico

Per quanto riguarda gli occhi del corpo noi vediamo delle persone senza conoscerle bene, poiché di esse non ci sono noti né i gusti né la vita; altre invece ci sono ben note anche senza vederle poiché ne conosciamo l'affetto e i sentimenti; nel numero di queste ultime noi mettiamo anche te.

Tanto più acuto è quindi il nostro desiderio di vederti, perché tu sia tra coloro che non solo vediamo, ma conosciamo anche assai bene.

Infatti gl'individui sconosciuti che si presentano importuni al nostro sguardo non solo non sono desiderabili ma anche a stento sopportabili salvo che in essi appaia, da certi indizi, la bellezza dell'uomo interiore.

Le persone invece di cui ci è apparso - come nel tuo caso - l'animo agli occhi dello spirito prima che il loro corpo apparisse agli occhi del corpo, li conosciamo, sì, già quasi bene, ma desideriamo anche vederli, affinché, attraverso il loro aspetto fisico possiamo godere, con maggiore gioia e familiarità, dell'amicizia spirituale di colui che già ben conosciamo.

Dio ci concederà comunque questa grazia nei tuoi riguardi quando le condizioni umane saranno - come ci auguriamo - più tranquille e serene, purché tuttavia l'incontro avvenga, per motivi d'onesta carità anziché di molesta necessità.

Adesso vorrei rispondere solo, nel modo che sarò capace con l'aiuto del Signore, ai quesiti che mi hai inviati a parte in un altro foglietto accluso alla tua lettera.

1.2 - Il corpo di Cristo è in cielo com'era sulla terra

Mi domandi " se il corpo del Signore abbia adesso le ossa e il sangue con tutte le altre fattezze fisiche ".

Perché non mi domandi pure se ha ancora gli stessi vestiti?

Non sarebbe, forse, il quesito, più completo?

Ma perché simili quesiti, se non perché stentiamo a rappresentarci come incorruttibili le cose sensibili e soggette a mutamento che servono alla nostra vita terrena, sebbene Dio ci abbia già dato prove miracolose con cui possiamo immaginare quali meraviglie ancor più grandi egli può compiere?

Se, per esempio, le vesti degli Israeliti poterono durare tanti anni nel deserto senz'affatto consumarsi, se il cuoio dei loro sandali durò tanto a lungo senza logorarsi, ( Dt 29,4 ) Dio può prolungare ovunque e per tutto il tempo che vorrà l'incorruttibilità di qualsiasi corpo.

Io quindi credo che il corpo del Signore si trova nel cielo nello stesso identico stato in cui era sulla terra al momento della sua ascensione al cielo.

Infatti ai suoi discepoli, i quali, come si legge nel Vangelo, dubitavano della sua risurrezione ( Lc 24,37 ) e credevano che fosse uno spirito e non già un corpo quello che vedevano, il Signore disse: Osservate le mie mani e i miei piedi, palpate ed osservate, poiché lo spirito non ha né ossa né carne, come vedete che ho io. ( Lc 24,39 )

Come l'avevano toccato i suoi discepoli con le loro mani mentre era sulla terra, così i loro sguardi lo accompagnarono mentre saliva al cielo.

S'intese allora la voce di un angelo dire: Egli tornerà così come lo avete visto salire al cielo. ( At 1,11 )

Cerchiamo d'aver fede e non avremo più problemi.

1.3 - Il corpo di Cristo è incorruttibile

Salvo che occorra fare un quesito sul sangue, poiché dopo aver detto: Palpate e osservate, poiché lo spirito non ha né carne né ossa, ( Lc 24,39 ) non aggiunse " né sangue ".

Nemmeno noi dunque aggiungiamo un altro quesito su ciò che Cristo non aggiunse alle sue parole e, per favore, la questione sia subito risolta.

Potrebbe infatti darsi che un cavillatore più molesto, colto a volo il cenno sul sangue, insistesse dicendo: " Se c'è il sangue, perché non ci dovrebbe essere anche la saliva, il fiele giallo e nero per il fatto che, come assicura la scienza della medicina, la sostanza della carne risulta composta di questi quattro umori? ".

Ma qualunque altra cosa possa uno aggiungere, badi bene di non aggiungere altra corruzione se vuole evitare di corrompere la purezza e la schiettezza della propria fede!

1.4 - Un paragone: il miracolo dei tre giovani

La debolezza umana misura le operazioni divine, di cui non ha esperienza, alla stregua delle cose di cui ha comunemente esperienza e pensa di blaterare chi sa che cosa di abbastanza ingegnoso quando afferma: " Dove c'è la carne, c'è anche il sangue; dove c'è il sangue, ci sono anche gli altri umori e per conseguenza anche la corruzione ".

Sarebbe come se uno dicesse: " Se c'è la fiamma, arde pure; se arde, brucia pure; se brucia, allora il fuoco bruciò il corpo dei tre giovinetti gettati nella fornace da un re empio ". ( Dn 3,19ss )

Se invece uno ha un giusto concetto delle operazioni di Dio e non mette affatto in dubbio il miracolo compiuto a proposito dei tre giovinetti nella fornace, perché mai non si dovrebbe credere che Dio abbia fatto in modo che il corpo del Salvatore non fosse corrotto dal fuoco, dalla fame, dalla malattia, dalla vecchiaia e da ogni altra forza con cui la corruzione può guastare il corpo umano, dal momento che fece in modo che quei corpi non fossero corrotti dal fuoco?

Se invece si afferma che non l'incorruttibilità fu infusa al corpo dei tre giovinetti, ma fu tolto al fuoco il potere di corrompere, perché mai dovremmo temere che Dio non potesse rendere incorruttibile un corpo, dal momento che avrebbe privato il fuoco del potere di corrompere?

Mi spiego: se quel miracolo s'intende del mutamento non della natura del corpo ma di quella del fuoco, esso è molto più meraviglioso poiché il fuoco non bruciava i giovinetti per non fare loro del danno, ma, nello stesso tempo, bruciava la legna della fornace, perché ardesse.

Coloro del resto che non credono nemmeno ciò, hanno troppa sfiducia della potenza divina; ma non è con essi né a proposito di essi che ora noi parliamo.

Coloro invece i quali credono ciò, dovrebbero da questi fatti in qualche modo congetturare anche le verità che indagano con spirito di fede.

La potenza di Dio è dunque capace di togliere alcune qualità, quelle che vuole, ai corpi visibili e toccabili, facendone rimanere delle altre e perciò può rendere inalterabile il vigore anche alle membra mortali, lasciando immutato il loro aspetto esteriore, ma facendo sparire il potere corruttore della mortalità, in modo che scompaia la corruzione e rimangano i lineamenti, ci sia il movimento senza lo spossamento, la facoltà di mangiare senza la necessità d'aver fame.

2.5 - Carne e sangue in Paolo corrisponde a: sostanza corruttibile

Orbene, la difficoltà relativa alla frase che si legge nell'Apostolo: La carne e il sangue non possederanno il regno di Dio, ( 1 Cor 15,50 ) può risolversi anche nel modo da te suggerito, prendendo cioè i termini carne e sangue nel senso di " opere della carne e del sangue "; ma poiché l'Apostolo in quel passo non parla delle opere, ma tratta la questione riguardante il modo della risurrezione, adducendo le ragioni pro e contro di essa, in quel passo è preferibile prendere " carne e sangue " nel senso di " corruzione della carne e del sangue ".

Se infatti il termine " carne " significa l'operazione ( della carne ), perché non potrebbe significare anche la corruzione ( della carne ) allo stesso modo che è stato detto: Ogni carne è solo erba, ove è significata la corruttibilità, poiché il Profeta aggiunge: E tutta la bellezza della carne è come il fiore dell'erba; l'erba si seccò e il fiore cadde. ( Is 40,6-8 )

Può forse affermarsi una simile cosa anche di quella carne di cui Cristo disse: Palpate ed osservate che lo spirito non ha né ossa né carne come invece vedete che l'ho io? ( Lc 24,39 )

Come mai, infatti, la carne di Cristo potrebbe disseccarsi e disfarsi, dal momento che sta scritto: Cristo, risorgendo da morte, non muore ormai più e la morte non ha più potere su di lui? ( Rm 6,9 )

2.6 - Opinione di Paolo sul corpo destinato a risorgere

Orbene, esamina la frase dell'Apostolo cominciando più indietro e considerala in tutta la sua estensione.

L'Apostolo, volendo persuadere della risurrezione dei morti coloro che la negavano, portò anzitutto come esempio quella di Cristo e poi, tra le altre cose di cui trattò, si pose la seguente obiezione, dicendo: Ma qualcuno potrà domandare: Come risorgeranno i morti?

Con qual corpo torneranno? Cioè con quale specie di corpo?

Egli allora adducendo come prova il paragone dei semi gettati nel terreno, Stolto!, dice, quel che tu semini, non è vivificato, se prima non muore; inoltre ciò che tu semini, non è quel corpo che dovrà nascere, ma un semplice granello, come per esempio di frumento o di qualsiasi altra cosa; Dio poi gli dà quel corpo che gli piace, cioè il corpo appropriato a ciascuno. ( 1 Cor 15,35-38 )

Ecco in qual senso aveva detto che non si semina il corpo che dovrà nascere.

Non voleva dire che dal frumento non nasce il frumento; ma poiché non si semina l'erba o lo stelo e tutta la pula che serve a proteggere i chicchi del grano, sebbene tutti questi elementi si sviluppino dal seme che germoglia, per questo aveva detto: un semplice granello, volendo con ciò farci intendere che, se Dio può aggiungere ciò che non era nel seme preso in se stesso, a più forte ragione può rinnovellare ciò che era già nel corpo umano.

2.7 - Come sarà il corpo dopo la risurrezione

Ora poi, quel che l'Apostolo soggiunge riguarda la differenza tra i risorti, a causa dei diversi gradi di splendore dei fedeli e dei santi.

Non ogni carne - dice - è la stessa carne: altra è la carne degli uomini, altra quella degli animali; altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci.

Vi sono tanto corpi celesti quanto corpi terrestri; ben diverso però è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro quello delle stelle, poiché una stella differisce dall'altra in splendore; allo stesso modo sarà la risurrezione dei corpi. ( 1 Cor 15,39-42 )

Con tutte queste similitudini ci si vuole fare intendere che se le varie specie di carne, pur essendo tutte mortali, differiscono tuttavia tra loro, a seconda della diversità degli animali, e se i corpi, pur essendo tutti visibili, differiscono tuttavia tra loro a seconda della diversità dei luoghi, per cui uno è lo splendore dei corpi celesti e un altro quello dei terrestri, e se nei luoghi più eccelsi, pur essendo tutti celesti, differiscono tuttavia anch'essi per il fulgore del loro splendore, non c'è da meravigliarsi che nella risurrezione dei morti vi sarà anche differenza nello splendore dei meriti.

2.8 - Il corpo sarà incorruttibile dopo la risurrezione

L'Apostolo giunge poi a parlare delle qualità comuni ad ogni corpo che risorge per la vita eterna e dice: Viene seminato nella corruzione, risorgerà nell'incorruttibilità, viene seminato nella ignominia, risorgerà nella gloria; viene seminato nella debolezza, risorgerà pieno di forza; viene seminato un corpo animale e ne risorgerà uno spirituale. ( 1 Cor 15,42-44 )

Basandoci su queste espressioni dell'Apostolo, ci è forse lecito pensare che i nostri corpi risusciteranno più gloriosi di quello di Cristo, dal momento che la sua risurrezione ci è stata proposta come il modello verso il quale dobbiamo aspirare e sperare, in virtù della sua grazia?

Se quindi al nostro corpo, dopo la risurrezione, è promessa l'incorruttibilità, in nessun modo il corpo di Cristo è potuto risorgere nello stato di corruttibilità; esso non è potuto risorgere senza splendore se nello splendore risorgerà il nostro; ma quale splendore potrebbe essere là ove esiste ancora la corruzione?

Sarebbe quindi assai strano se credessimo che il corpo di Cristo sia risuscitato nel medesimo stato di debolezza in cui era stato seminato, cioè messo a morte, dal momento che il nostro corpo viene seminato nello stato di debolezza e risorge pieno di forza.

L'Apostolo inoltre dice che Cristo, sebbene sia stato crocifisso a causa della sua debolezza, vive però per la potenza di Dio. ( 2 Cor 13,4 )

Ma chi è tanto stolto da pensare e credere che il suo corpo fu seminato animale e risuscitato animale, se il nostro viene seminato animale ma risorgerà spirituale?

2.9 - Il corpo di Cristo è ora spirituale e glorioso

È pertanto certo né si può affatto mettere in dubbio che è ormai nello stato di assoluta incorruttibilità il corpo di Cristo, il quale, sebbene nel sepolcro non vedesse la corruzione del disfacimento per cui sta scritto: Non permetterai che il tuo santo veda la corruzione, ( Sal 16,10 ) pur tuttavia poté essere squarciato dai chiodi e dalla lancia; ( Gv 20,25; Gv 19,34 ) quel corpo che fu seminato nell'ignominia della passione e della morte, si trova adesso nella gloria della vita eterna; quel corpo che poté essere crocifisso a causa della sua debolezza, adesso regna nella potenza; quel corpo che era animale perché preso da Adamo, adesso è spirituale, poiché unito ormai inseparabilmente allo spirito. L'Apostolo, volendo addurre un testo scritturistico sul corpo animale, citò quello che si legge nel Genesi: Se c'è un corpo animale - dice - c'è anche un corpo spirituale, come sta scritto: Adamo, il primo uomo, diventò anima vivente ovvero anima viva. ( 1 Cor 15,44-45 )

Ricordi di certo come sta scritto: E Dio alitò sulla sua faccia il soffio della vita e l'uomo diventò anima viva. ( Gen 2,7 )

Ma anche degli animali è stato detto: Produca la terra anima viva. ( Gen 1,24 )

Si comprende quindi che il nostro corpo animale è chiamato simile a tutti gli altri animali a causa della dissoluzione e della corruzione dovuta alla morte, che ogni giorno si ristora col cibo e in seguito si dissolve per la separazione della compagine dell'essere animato.

Spirituale invece è il corpo che ormai è immortale con lo spirito.

2.10 - Il corpo di Cristo non è divenuto spirito

Alcuni però pensano che il corpo diverrà spirituale quando si trasformerà nella sostanza spirituale e quando gli elementi di cui risulta l'uomo, cioè il corpo e l'anima, saranno tutti e due completamente spirito, come se l'Apostolo avesse detto: " Si semina il corpo, risorgerà lo spirito ", mentre disse: Si semina un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale. ( 1 Cor 15,44 )

Come perciò il corpo animale non è l'anima bensì solo il corpo, così non dobbiamo credere che il corpo spirituale sia spirito, ma corpo.

Chi inoltre potrebbe pensare che il corpo di Cristo non sia risorto spirituale o, se risorse spirituale, non abbia più continuato ad essere corpo ma sia divenuto spirito?

Al contrario era proprio questa l'opinione dei discepoli confutata da Cristo, quando ad essi, che nel vederlo credevano di avere davanti ai loro occhi uno spirito, ( Lc 24,37 ) disse: Palpate e osservate che lo spirito non ha né ossa né carne come vedete che ho io. ( Lc 24,39 )

Orbene, la carne di Cristo era corpo spirituale, ma non era spirito, bensì corpo destinato a non essere mai più sciolto e separato dalla sua anima, come sarebbe stato il corpo animale quale fu animato dal soffio di Dio, allorché l'uomo divenne anima vivente; ( Gen 2,7 ) anch'esso sarebbe passato dallo stato animale a quello spirituale senza l'intervento della morte, qualora non fosse stato commesso il peccato, per cui la trasgressione del precetto non avesse inflitto il castigo, prima che Dio concedesse all'uomo la felicità eterna per aver conservato la santità. ( 2 Tm 4,8 )

2.11 - Cristo venne a noi attraverso noi

Ecco perché Cristo nostro Signore per il tramite di noi che, egli giusto, trovò peccatori, venne a noi per così dire sul giaciglio della nostra infermità ma senza il contagio della nostra iniquità.

Egli infatti apparve a noi rivestito di un corpo animale, cioè mortale, mentre, se avesse voluto, si sarebbe senz'altro presentato, fino dal principio, con un corpo immortale.

Ma poiché era necessario che noi fossimo guariti mediante l'umiltà del Figlio di Dio, egli scese fino alla nostra infermità e, con la potenza della sua risurrezione, ci mostrò quale sarà il merito e la ricompensa della nostra fede.

L'Apostolo perciò prosegue dicendo che il secondo Adamo ( divenne ) spirito vivificante. ( 1 Cor 15,45 )

Questa espressione si potrebbe intendere nel senso che il primo Adamo è colui che in principio fu plasmato di polvere e il secondo invece colui che fu procreato dalla Vergine; oppure nel senso che in ciascuna persona umana si realizzano entrambe le condizioni, che cioè il primo Adamo è uomo nel corpo mortale, mentre il secondo Adamo sarà il medesimo nel corpo immortale.

Tuttavia, comunque s'intenda, tra l'anima vivente e lo spirito vivificante volle che passasse la seguente differenza: nel primo caso vi sia il corpo animale, nel secondo quello spirituale. In realtà l'anima, pur vivendo in un corpo animale, non lo vivifica fino al punto di renderlo incorruttibile, mentre nel corpo spirituale, essendo unita in modo perfetto a Dio e divenuta un solo spirito in lui, ( 1 Cor 6,17 ) l'anima lo vivifica in modo da renderlo corpo spirituale, distruggendo in esso ogni corruzione e ogni timore di separazione.

2.12 - Mortali per colpa d'Adamo, immortali per merito di Cristo

Per questo motivo l'Apostolo soggiunge: Il primo però non fu lo spirituale, ma l'animale; lo spirituale viene solo dopo.

Il primo uomo, il terrestre, viene dalla terra, mentre il secondo uomo, il celeste, viene dal cielo.

Com'è il terrestre così anche sono i terrestri; com'è il celeste, così anche sono i celesti.

Allo stesso modo che portammo l'immagine dell'uomo terrestre, così porteremo anche l'immagine dell'uomo celeste. ( 1 Cor 15,46-49 )

Cos'altro vuol dire l'espressione: Come il terrestre così anche sono i terrestri, se non che si è mortali perché nati da Adamo mortale?

E che vuol dire: Com'è il celeste, così anche sono i celesti, se non che saremo immortali per mezzo di Colui che è immortale, cioè, essendo mortali per causa di Adamo, ( saremo ) immortali per mezzo di Cristo?

Il Signore infatti, da celeste che egli era, si fece terrestre, ossia da immortale divenne mortale, assumendo la natura di schiavo, ( Fil 2,7 ) senza mutare affatto la natura di Signore, per rendere immortali coloro che erano mortali col comunicare loro la sua grazia, senza mantenere l'oltraggiosa sua condizione di schiavo.

2.13 - Che significa in Paolo: Carne e sangue

L'Apostolo quindi, trattando della risurrezione del corpo, dopo aver insegnato che i nostri corpi, ora corruttibili, diverranno incorruttibili, ( 1 Cor 15,42-44 ) ora spregevoli, diverranno gloriosi, ora deboli, diverranno vigorosi, ora animali diverranno spirituali, cioè da mortali diverranno immortali, soggiunse l'argomento di cui trattiamo, dicendo: Questo poi affermo, o fratelli, che la carne e il sangue non possono ottenere il regno di Dio.

E perché nessuno credesse che mediante un'affermazione così precisa escludesse la sostanza della carne dal regno di Dio, l'Apostolo spiegò chiaramente il suo pensiero soggiungendo: né la corruzione otterrà l'incorruttibilità, ( 1 Cor 15,50 ) come per dire: "affermando che la carne e il sangue non otterranno il regno di Dio, ho voluto dire solo che la corruzione non otterrà l'incorruttibilità".

Col termine "carne e sangue" l'Apostolo in questo passo ha voluto intendere dunque solo la corruzione della nostra natura mortale.

2.14 - Solo i giusti risorgeranno incorruttibili

L'Apostolo, come se gli fosse stata posta l'obiezione: " Come mai il corpo sarà insieme carne e non sarà carne? ", sarà carne, dice, poiché il Signore, dopo la risurrezione, disse: Toccatemi e osservate come lo spirito non ha né ossa né carne come invece vedete che ho io ( Lc 24,39 ), ma non sarà carne, poiché la carne e il sangue non otterranno il regno di Dio.

L'Apostolo spiega che cosa ha detto aggiungendo: Ecco, io vi rivelo un mistero; tutti risorgeremo - o, come portano i manoscritti greci - tutti morremo, ma non tutti saremo trasformati. ( 1 Cor 15,50-51 )

Le frasi che seguono fanno capire se l'Apostolo ha voluto intendere questa trasformazione nel senso peggiore o nel senso migliore. In un attimo - egli dice - cioè in una frazione di tempo indivisibile, in un batter d'occhio, cioè con estrema rapidità, al suono dell' ultima tromba, cioè all'ultimo segnale che sarà dato perché si compiano questi eventi, squillerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. ( 1 Cor 15,52 )

Bisogna quindi intendere, senz'ombra di dubbio, che questa trasformazione si compirà in meglio, perché risorgeremo tutti, buoni e malvagi, ma, come afferma il Signore nel Vangelo: Coloro i quali hanno compiuto il bene risorgeranno per la vita eterna, mentre coloro che hanno agito male risorgeranno per essere sottoposti al giudizio, ( Gv 5,29 ) chiamando giudizio il castigo eterno, come nell'altro passo: Chi non crede - dice - è già giudicato. ( Gv 3,18 )

Coloro dunque che risorgeranno per il castigo eterno non saranno trasformati nell'incorruttibilità, la quale non è compatibile neppure con la corruzione del dolore.

L'incorruttibilità è caratteristica propria dei fedeli e dei santi, mentre gli altri saranno tormentati da una corruzione eterna, poiché il fuoco creato per essi non si spegnerà mai e il loro verme non morrà giammai. ( Is 66,24 )

2.15 - Il cambiamento dopo la risurrezione secondo Paolo

Che altro dunque vuol dire la seguente distinzione: I morti poi risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati? ( 1 Cor 15,52 )

Vuol dire solo che tutti i morti risorgeranno incorruttibili, ma che i buoni soltanto saranno trasformati nell'incorruttibilità, alla quale non potrà più nuocere, in alcun modo, alcuna specie di corruzione.

Perciò coloro che non saranno trasformati in tal modo, risorgeranno bensì incorruttibili nell'integrità delle membra, ma per essere destinati al danno eterno delle pene quando sentiranno dirsi: Andate, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per gli angeli suoi. ( Mt 25,41 )

Il giusto non si spaventerà affatto a sentire questa terribile condanna. ( Sal 112,7 )

L'Apostolo però, per insegnarci in qual modo avverrà o di qual natura sarà la trasformazione dei giusti, soggiunge dicendo: È necessario infatti che il nostro corpo corruttibile si rivesta dell'incorruttibilità e il corpo mortale si rivesta dell'immortalità. ( 1 Cor 15,52-53 )

È per tanto chiaro, a mio avviso, che dicendo: La carne e il sangue non otterranno il regno di Dio, ( 1 Cor 15,50 ) l'Apostolo ha voluto farci intendere che nel regno di Dio i nostri corpi non saranno più soggetti né alla corruzione né alla mortalità della carne e del sangue; egli insomma con i termini carne e sangue ha voluto designare questi due effetti della nostra natura umana decaduta.

2.16 - La tentazione: prova o inganno

Per citare a questo proposito un esempio tratto dalla Sacra Scrittura, ecco quello che adesso mi viene in mente: Per paura che il tentatore non vi abbia tentati e così diventi vana la vostra fatica, ( 1 Ts 3,5 ) ove si parla del diavolo, come se Dio non tentasse nessuno, secondo quanto afferma la Scrittura in un altro passo: Ma Dio non tenta alcuno. ( Gc 1,13 )

Ora questa affermazione non è contraria all'altra che dice: È il Signore Dio vostro a tentarvi. ( Dt 13,4 )

La difficoltà si risolve se si tiene presente che il termine " tentazione " ha diversi significati, in quanto c'è la tentazione consistente nell'inganno e c'è la tentazione consistente in una prova, ben diverse l'una dall'altra: nella prima il tentatore è solo il diavolo, nella seconda è Dio.

Così pure quando si dice: " La carne possederà, oppure non possederà il regno di Dio ", occorre distinguere il senso del termine " carne " e non vi sarà più alcuna difficoltà, perché la carne in quanto sostanza possederà il regno di Dio nel senso in cui il Signore disse: Lo spirito non ha né ossa né carne, come invece vedete che l'ho io; ( Lc 24,39 ) mentre non possederà il regno di Dio la carne intesa nel senso di corruzione.

Così ci è stato spiegato dall'Apostolo il quale, dopo aver affermato che la carne e il sangue non otterranno il regno di Dio, aggiunge che la corruzione non otterrà ciò che è incorruttibile, ( 1 Cor 15,50 ) nel modo sul quale mi pare di avere discusso a sufficienza.

3.17 - È Dio a creare i lineamenti del corpo

Riguardo poi al quesito che mi poni, se cioè i lineamenti d'ogni singolo corpo sono formati da Dio creatore, ciò non ti farà più difficoltà se, per quanto è capace la mente umana, comprenderai la potenza del suo operare.

Come potremo infatti negare che tutto ciò ch'è creato ancora attualmente è opera di Dio, dal momento che il Signore dice: Il Padre mio ha un'attività ininterrotta? ( Gv 5,17 )

Per tal motivo il riposo del settimo giorno dev'essere inteso come cessazione dal creare le diverse specie della natura, non la cessazione dal governare quelle già create.

Quando dunque la natura è governata dal Creatore, e ogni cosa nasce secondo il piano provvidenziale nel luogo e nel momento prescritto, Dio agisce ancora attualmente.

Se infatti Dio non formasse i diversi esseri, come potrebbe dire al Profeta: Prima che ti avessi formato nel ventre di tua madre, io già ti conoscevo? ( Ger 1,5 )

In qual senso, inoltre, potrebbero prendersi queste parole del Vangelo: Se Dio riveste così splendidamente l'erba dei campi, che oggi esiste e domani è gettata nel forno? ( Mt 6,30 )

Si dovrà forse credere che Dio riveste l'erba e non plasma i corpi?

Dicendo infatti riveste è chiaro che la Scrittura parla d'una attività presente e non già d'un ordine stabilito nel passato.

Il medesimo senso ha la frase già citata dall'Apostolo relativa ai semi: Tu non semini, dice, il corpo che germoglierà, ma un semplice chicco come per esempio di grano o un seme di qualunque altra specie; ma Dio gli dà il corpo come gli piace. ( 1 Cor 15,37-38 )

L'Apostolo non dice: " Dio ha dato ", oppure " ha disposto ", ma dà, al presente, per farci intendere che la sapienza del Creatore è presente con la sua efficacia creatrice in ogni cosa che nasce ogni giorno a suo tempo.

Di tale Sapienza è detto nella Scrittura, che si estende da una estremità all'altra ( del mondo ) e governa - non dice " governò ", ma governa - ogni cosa acconciamente. ( Sap 8,1 )

È inoltre importante comprendere anche solo un pochino che gli esseri mutevoli e temporanei sono creati non già mediante movimenti mutevoli del Creatore che avverrebbero nel tempo, ma dalla sua potenza eterna ed immutabile.

4.18 - Agostino rimanda al suo trattato La fede e le opere

Quanto poi al quesito che hai creduto opportuno rivolgermi, se tutti i battezzati che, irretiti nei lacci dei diversi peccati muoiono senza far penitenza, potranno ottenere il perdono dopo un certo spazio di tempo, sappi che ho scritto su ciò un libro di non piccola mole.

Se procurerai di fartene fare una copia, forse non avrai più alcun quesito da porre su tale problema.

4.19 - Fu l'anima il soffio di Dio in Adamo?

Vuoi anche sapere da me se il soffio della vita, infuso da Dio in Adamo, sia esso medesimo l'anima.

Rispondo in due parole: O è la stessa anima oppure l'anima fu prodotta da esso.

Ma anche se è esso stesso l'anima, fu creato anch'esso, poiché Iddio parla dell'anima per bocca del profeta Isaia, là ove dice: Sono stato io a creare ogni spirito, il cui senso è spiegato dalla frase seguente che dice: L'ho contristato infatti un poco a causa del peccato ( Is 57,16-17 sec. LXX ) - cioè: ho contristato lo stesso spirito - e tutto il resto che segue e che non si potrebbe capire, se non riguardasse l'anima umana.

Trattando questo problema, occorre guardarsi soprattutto dal credere che l'anima non sia una sostanza creata da Dio, ma la stessa sostanza di Dio, come è il suo Figlio Unigenito, ossia il Verbo di Dio, o qualche sua particella ( quasi che la natura o sostanza ineffabile, per cui Dio è tutto ciò che è, potesse essere soggetta a mutamenti ), come invece ben sa che lo sono le anime chiunque è cosciente d'avere un'anima.

Mentre dettavo queste righe, il latore, ch'era in attesa del vento propizio, mi sollecitava per far vela.

Se quindi troverai nella presente qualche espressione trasandata o poco elegante o se capirai che tutta la lettera ha una forma trascurata, bada a ciò che insegno e perdona come scrivo.

( E, d'altra mano ) Vivi per Iddio carissimo figlio.

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