Lettere |
Scritta lo stesso anno dopo Pasqua.
Agostino espone di nuovo a Valentino e ai suoi monaci la dottrina sulla volontà e la grazia, invia loro il trattato La grazia e il libero arbitrio ( n. 1-2 ) e adduce argomenti tratti da La preghiera del Signore di S. Cipriano e molti passi della S. Scrittura ( n. 3-8 ).
Agostino invia saluti a te, dilettissimo fratello Valentino, degno d'essere onorato tra i membri di Cristo, e ai fratelli della comunità
Informo la Carità vostra che i servi di Dio Cresconio, Felice e un altro Felice, ch'erano venuti presso di noi dalla vostra comunità, hanno trascorso la Pasqua con noi.
Li ho trattenuti un po' più a lungo, perché tornassero meglio provveduti di argomenti contro i nuovi eretici Pelagiani.
Nell'errore dei quali cade chi crede che la grazia, la quale è l'unica che salvi l'uomo per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo, è accordata in considerazione dei meriti umani.
Ma d'altra parte non è meno erronea l'opinione di coloro che ritengono che, allorquando il Signore verrà a giudicare, non giudicherà in base alle loro opere gl'individui giunti all'età di poter usare il libero arbitrio.
Soltanto i bambini, che non hanno compiuto ancora azioni personali buone o cattive, e che la grazia del Signore non ha ancora liberati mediante il lavacro di rigenerazione, ( Tt 3,5 ) saranno condannati per causa del solo peccato originale.
Al contrario tutti gli altri i quali, avendo già l'uso del libero arbitrio, hanno aggiunto al peccato originale anche peccati personali, se non vengono liberati dalla potestà delle tenebre per mezzo della grazia di Dio e non vengono trasferiti nel regno di Cristo, ( Col 1,13 ) subiranno la condanna in base non solo al peccato originale, ma anche agli altri peccati personali.
I buoni, invece, otterranno anch'essi il premio secondo i meriti della loro buona volontà, ch'essi però hanno avuta per mezzo della grazia di Dio.
In tal modo si compie quanto dice la Scrittura: Collera e sdegno, tribolazione e angoscia su ogni anima d'uomo che fa il male, sia che si tratti anzitutto di Giudei, sia che si tratti di Greci; gloria invece e onore e pace a chiunque fa il bene, sia in primo luogo ai Giudei, sia ai Greci. ( Rm 2,8-10 )
Sul difficilissimo problema della grazia e del libero arbitrio non ho bisogno di dilungarmi anche nella presente lettera, poiché ne ho trattato già in quella che avevo consegnata ai due monaci quando pensavo che fosse imminente la loro partenza.
Ho anche scritto per voi un trattato; se, con l'aiuto di Dio lo leggerete con attenzione e con vivida intelligenza, non ci saranno più tra voi - a mio parere - diversità d'opinioni al riguardo.
I fratelli vi portano anche altri documenti dai quali potete sapere come la Chiesa cattolica, sostenuta dalla misericordia di Dio, ha respinto dal suo organismo il veleno dell'eresia pelagiana, e cioè: le due lettere inviate a Innocenzo, vescovo di Roma, l'una dal concilio della provincia di Cartagine e l'altra dal concilio della Numidia, quella alquanto più particolareggiata inviatagli da cinque vescovi e la risposta del Papa stesso a queste tre lettere; inoltre la lettera scritta da un concilio dell'Africa al papa Zòsimo e la risposta inviata da questi a tutti i vescovi del mondo, infine i decreti contro l'errore suddetto da noi formulati concisamente in un successivo concilio plenario di tutta l'Africa: unito v'è pure il mio suddetto trattato scritto per voi; tutti questi documenti li abbiamo letti alla presenza dei vostri fratelli e per mezzo di essi ve li inviamo.
Abbiamo letto loro anche il trattato del beatissimo martire Cipriano Sulla preghiera del Signore e abbiamo fatto capire loro che, a quanto egli insegna, per quel che riguarda la morale e la pratica del bene, dobbiamo domandare tutto al Padre nostro celeste, poiché confidando troppo nel nostro libero arbitrio noi perdiamo la grazia di Dio.
Abbiamo altresì fatto vedere loro come il medesimo gloriosissimo martire in quel trattato ci ammonisce di pregare anche per i nostri nemici, quelli che ancora non credono in Cristo, affinché credano anch'essi; ma una tale preghiera sarebbe vuota di significato, se la Chiesa non professasse la fede secondo la quale anche la cattiva volontà degli infedeli può convertirsi al bene in virtù della grazia di Dio.
Questo trattato di S. Cipriano non ve l'ho mandato, perché, a quanto mi dissero i fratelli, già lo avete nel vostro monastero.
Abbiamo letto insieme a loro anche la lettera da me indirizzata a Sisto, prete della Chiesa di Roma, che essi mi avevano portata, e abbiamo loro spiegato ch'era stata scritta per confutare quanti affermano che la grazia di Dio ci è accordata in considerazione dei nostri meriti, cioè per confutare i medesimi Pelagiani.
Ci siamo dunque sforzati, per quanto abbiamo potuto, nei riguardi di questi nostri e vostri fratelli, di rinsaldarli nella sana fede cattolica.
Questa non nega il libero arbitrio al fine di scegliere sia la vita buona sia quella cattiva, ma, d'altra parte, non gli accorda nemmeno tanta capacità che possa fare alcunché senza la grazia di Dio, sia che si tratti di volgersi dal male al bene o di perseverare o di progredire nel bene e d'arrivare al bene eterno ove non sarà più possibile temere d'abbandonare Dio.
Rivolgo pure a voi, carissimi, anche in questa lettera, l'esortazione rivolta a noi tutti dall'Apostolo, cioè: di non cercare di conoscere più di quanto è necessario, ma di conoscere con moderazione secondo la misura della fede che Dio ha data a ciascuno di noi. ( Rm 12,3 )
Riflettete bene all'ammonimento rivoltoci dallo Spirito Santo per bocca di Salomone: Segui la via retta per i tuoi piedi e raddrizza i tuoi sentieri; non piegare né a destra né a sinistra; allontana il tuo piede dalla via cattiva.
Dio infatti conosce le vie che sono a destra, mentre quelle che sono a sinistra sono vie perverse.
Egli stesso poi farà diritte le tue vie e farà proseguire in pace il tuo cammino. ( Pr 4,26 sec. LXX )
A proposito di queste espressioni della Sacra Scrittura considerate, fratelli, che, se non esistesse il libero arbitrio, essa non direbbe: Segui la via retta per i tuoi piedi e raddrizza i tuoi sentieri; non piegare né a destra né a sinistra.
E, d'altra parte, se ciò potesse avverarsi senza la grazia di Dio, non direbbe subito dopo: Dio stesso farà diritte le tue vie e farà proseguire in pace il tuo cammino. ( Pr 4,26-27 sec. LXX )
Non piegate dunque né a destra né a sinistra, sebbene la Scrittura lodi le vie volte a destra e biasimi quelle volte a sinistra.
Ecco perché essa soggiunge: Allontana poi il tuo piede dalla via cattiva, vale a dire da quella di sinistra come è dimostrato meglio dal passo che segue subito dopo: Il Signore conosce le vie che volgono a destra, mentre quelle che volgono a sinistra sono vie perverse.
Dobbiamo dunque camminare sulle vie conosciute dal Signore, delle quali il Salmo dice: Il Signore conosce la via dei giusti, ma la via degli empi sarà distrutta. ( Sal 1,6 )
Questa via il Signore non la conosce perché è la sinistra, come egli dirà anche a coloro che si troveranno alla sinistra: Non vi conosco. ( Mt 25,12; Mt 7,23; Lc 13,27 )
Ma che cos'è che Dio non conosce, dal momento che conosce tutto ciò che v'è di bene e di male negli uomini?
Che cosa allora significa l'espressione: Non vi conosco, se non: " Non sono stato io a farvi quali siete " ?
L'espressione ha lo stesso senso di quella usata a proposito di nostro Signore Gesù Cristo che non conosceva il peccato. ( 2 Cor 5,21; 1 Pt 2,22 )
Che cosa vuol essa dire, se non " che non lo aveva mai commesso " ?
Così, in qual senso deve intendersi l'espressione: le vie che volgono a destra sono conosciute dal Signore, ( Pr 4,27 ) se non nel senso ch'egli ha fatto le vie destre, cioè le vie dei giusti, le quali sono senz'altro le opere buone che - al dire dell'Apostolo - Dio ha preparate affinché noi camminassimo in esse? ( Ef 2,10 )
Il Signore al contrario non conosce le vie sinistre ossia quelle degli empi, perché non le ha fatte lui per l'uomo ma l'uomo per se stesso.
Ecco perché il Signore dice: Io però odio le vie perverse dei malvagi, ( Sal 119,104 ) poiché sono quelle di sinistra.
Ma ci si replica: " Perché mai Salomone dice: Non piegare né a destra né a sinistra, ( Pr 4,27 ) mentre sembra che avrebbe piuttosto dovuto dire 'Segui costantemente la destra e non piegare a sinistra' dal momento che le vie buone sono quelle di destra?
Per qual motivo "? Per nessun altro - ci pare - se non per questo: per quanto siano buone le vie di destra, non è tuttavia bene voltarsi a destra.
Volta infatti a destra chi vuol attribuire a se stesso e non a Dio proprio le opere buone rappresentate nella via di destra.
Salomone perciò, dopo aver detto: Il Signore conosce le vie che sono a destra, ma perverse sono le vie che sono a sinistra, come se gli venisse chiesto: " Ma perché allora non vuoi che pieghiamo a destra?", soggiunge subito: Egli stesso raddrizzerà i tuoi sentieri e farà proseguire in pace il tuo cammino.
Così dunque devi intendere questo precetto: Rendi diritti i sentieri per i tuoi piedi e raddrizza le tue vie, ( Pr 4,26-27 sec. LXX ) essendo convinto ch'è una grazia di Dio se t'è possibile adempiere tale precetto; allora, pur camminando sulle vie di destra, tu non piegherai a destra, perché non confiderai nelle tue forze; tua forza sarà Dio stesso che farà diritti i tuoi sentieri e farà proseguire in pace il tuo cammino.
Per tal motivo, carissimi, piega a destra chi afferma: " Per compiere le opere buone mi basta la mia volontà "; ma d'altra parte piegano a sinistra coloro i quali, quando sentono proclamare la grazia di Dio, affinché venga creduta e si comprenda ch'è essa a rendere buona la volontà degli uomini e a mantenerla nel bene dopo averla resa buona, s'immaginano si debba abbandonare il proposito d'una vita retta e perciò dicono: Facciamo il male perché ne derivi il bene. ( Rm 3,8 )
Ecco perché vi ho detto: Non piegate né a destra né a sinistra " vale a dire: " Non difendete il libero arbitrio fino al punto di attribuirgli il merito delle opere buone prescindendo dalla grazia, ma non difendete neppure la grazia fino al punto di pensare che, rassicurati da essa, dobbiate amare le opere cattive ".
La grazia di Dio vi preservi da tale errore.
L'Apostolo, infatti, prospettandosi come un'obiezione quanto affermavano quei tali, replica: Che diremo dunque?
Dovremo forse restare nel peccato perché abbondi la grazia? ( Rm 6,1 )
A questa domanda d'individui, che sono in errore e non comprendono la grazia di Dio, egli risponde: Niente affatto!
Noi che siamo morti al peccato, come potremo vivere ancora in esso? ( Rm 6,2 )
Non avrebbe potuto dire nulla di meglio e di più conciso!
Qual beneficio più prezioso infatti ci conferisce la grazia di Dio in questo mondo malvagio, se non quello di morire al peccato?
Si rivelerà perciò ingrato proprio alla grazia chi, per causa di essa, vorrà vivere nel peccato, mentre proprio per mezzo della grazia noi moriamo al peccato!
Ma Dio, ch'è ricco di misericordia, ( Ef 2,4 ) vi conceda non solo di pensare in maniera ortodossa, ma anche di progredire sempre e perseverare nell'ideale di perfezione abbracciato.
Ecco la grazia che dovete domandare non solo per voi e per noi, ma anche per tutti quelli che vi amano e che vi odiano: domandatela con insistenza e in spirito di pace e di fraternità.
Vivete per Iddio.
Se in qualche cosa ho ben meritato da voi, mandatemi il vostro fratello Floro.
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