Lettere |
Scritta dopo il 395.
Agostino ad Audace scusandosi d'essere occupatissimo (n. 1) ed esortandolo a leggere le sue opere o ad ascoltarlo mentre parla ( n. 2-3 ); gli dà una lezione di metrica e parla della traduzione dei Salmi ( n. 4-5 ).
Agostino invia cristiani saluti ad Audace, suo carissimo signore, encomiabile e assai teneramente amato fratello in Cristo
Non mi è affatto rincresciuto, anzi mi ha fatto anche piacere ricevere la tua lettera breve, sì, ma che sollecita, in modo energico, una mia lunga lettera; non perché mi fosse facile accontentare la tua brama, bensì perché mi rallegravo con la tua Carità poiché, anche se lo chiedi con insistenza a chi non è in grado ( d'accontentarti ), tuttavia ciò che chiedi è una cosa buona.
Inoltre per scriverti una lettera prolissa mi manca più il tempo che la capacità, essendo occupatissimo nelle faccende ecclesiastiche, dalle quali mi dà un po' di sollievo, a mala pena, qualche briciola di tempo per meditare su qualche problema o per dettare su argomenti più urgenti e, secondo me, utili a più persone o per ristorare le forze fisiche necessarie al servizio che dobbiamo prestare.
Non mi mancherebbero certo le parole per riempire molti fogli di carta, ma ciò che desideri da noi, che cioè ti scriviamo una lunga lettera, ti rispondo che non sono in grado di farlo.
Tu infatti mi dici che desideri il tesoro della sapienza, ma che ne hai ricevuto assai meno di quanto volevi, mentre io, nelle mie preghiere, chiedo come un mendicante l'elemosina quotidiana di quel tesoro e a stento lo ottengo.
In qual modo poi potrei essere " l'oracolo della Legge " dal momento che, riguardo ai suoi abbondanti e reconditi segreti, sono più quelli che ignoro che non quelli che conosco, dal momento che non riesco a penetrarne, come vorrei, i molteplici meandri e gli oscuri anfratti e so che ne sono semplicemente indegno?
Come posso inoltre essere " il consacratore della giustizia ", dal momento ch'è già molto difficile che io sia consacrato ad essa?
In quanto poi a chiamarmi " il restauratore della gloria spirituale " - perdona se te lo dico - tu non conosci colui al quale ti rivolgi, poiché vengo io stesso restaurato per mezzo di questa gloria, per cui debbo riconoscere di non sapere non solo quanto mi avvicino ad essa, giorno dopo giorno, ma addirittura se m'avvicino almeno un poco.
" Dispensatore della salvezza eterna " lo sono certamente assieme a tutti gli altri innumerevoli miei conservi.
Se lo faccio volentieri, merito la ricompensa, se invece lo faccio contro voglia, compio solo un incarico affidatomi; ( 1 Cor 9,17 ) poiché non basta essere dispensatori della salvezza, per mezzo della parola e dei Sacramenti, per esserne senz'altro partecipi.
Se infatti la salvezza non fosse dispensata dai ministri buoni, S. Paolo non direbbe giustamente: Seguite il mio esempio come io seguo quello di Cristo. ( 1 Cor 11,1; 1 Cor 4,16 )
Se, d'altra parte non fosse amministrata da ministri cattivi, il Signore non direbbe a proposito di alcuni di loro: Fate quello che predicano, ma non quello che fanno, poiché predicano ( il bene ) ma non ( lo ) fanno. ( Mt 23,3 )
Molti quindi sono i dispensatori in grazia del ministero dei quali si giunge alla gloria eterna, ma ai ministri si richiede che siano trovati fedeli, ( 1 Cor 4,2 ) e anche fra quelli fedeli ( nel numero dei quali possa annoverarmi Colui che non s'inganna ) chi è in un modo e chi in un altro, ( 1 Cor 7,7 ) a seconda della misura di fede che Dio ha distribuita a ciascuno. ( Rm 12,3 )
Per questo motivo, o carissimo e amabilissimo fratello, sia piuttosto il Signore a nutrirti col nettare della sapienza e a dissetarti alla sorgente delle sue acque vive.
Se invece pensi che, grazie al mio modesto aiuto, possa apportarsi qualche giovamento alla tua brama schiettamente religiosa ( dato che capisco che sei intelligente e avido di sapere ), dovrai piuttosto rivolgere la tua attenzione alle altre mie opere, che comprendono parecchi volumi, anziché sperare qualcosa che possa appagare il tuo desiderio per mezzo della corrispondenza epistolare.
Altrimenti vieni almeno a trovarmi e prendi quel che potrò darti, ma penso che tu non verrai a trovarmi perché non ne hai voglia.
Quale difficoltà, infatti, può incontrare una persona, libera ( come te ) da obblighi di qualsiasi carica, per venire - con l'aiuto di Dio - da noi, per restare con noi a lungo o tornare dopo trascorso almeno un breve periodo di tempo?
Ecco; poco è mancato che s'avverasse ciò che tu dici nel terzo dei tuoi cinque versi, che cioè tu trovassi la mia lettera più " loquace " che " eloquente ".
Quanto poi al fatto che nel quinto e ultimo dei tuoi versi ci sono sette piedi, non so se la quantità ha ingannato il tuo orecchio, oppure hai voluto provare se mi ricordo ancora di distinguere queste cose, interamente dimenticate forse dalla maggior parte di coloro che, dediti un tempo allo studio di tali cose, hanno fatto poi grandissimi progressi nello studio delle Scritture ecclesiastiche.
La raccolta dei Salmi tradotti dall'ebraico da Girolamo io non la posseggo.
Noi invece non li abbiamo tradotti ma abbiamo corretto alcuni errori degli esemplari latini confrontando gli esemplari greci.
Con questa nostra opera abbiamo fatto forse una traduzione più fedele di quel che non era, tuttavia non ancora quale dovrebbe essere, poiché continuo ancora adesso a correggere, confrontando il testo greco, gli errori che forse mi sfuggirono allora, se creano difficoltà nei lettori.
In tal modo siamo anche noi come te alla ricerca d'una traduzione perfetta.
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