Lettere |
Promemoria. Agostino ai fratelli i cui nomi sono contenuti nella lettera
Era appena pronta la lettera destinata alla vostra Benevolenza, quando mi arrivò un promemoria indirizzato dal nostro fratello Alipio a Tagaste, poiché era approdata al nostro porto la nave recante la stessa corrispondenza.
Le notizie che ho appreso da quel promemoria mi sono dato pensiero di farle conoscere alla Santità vostra e d'inserire in questo mio le parole di quel medesimo promemoria.
Promemoria. Alipio ai suoi preti
Nostro figlio Severiano è partito da noi.
Aspettiamo ancora la risposta di sua Eccellenza come anche il suo arrivo, poiché coloro, i quali hanno assicurato ch'egli ha lasciato la Gallia, hanno annunciato che sarebbe giunto qua prima del 15 di ottobre.
Ci aiutino pertanto le preghiere della Carità vostra affinché, con l'aiuto di Dio, possiamo concludere qualcosa prima dell'inverno, in modo che, con l'aiuto di Dio, possiamo tornare da voi, come è vostro e mio desiderio, prima dell'inverno.
Senza dubbio è stato già accordato molto alla nostra lettera; infatti un silenziario, latore dell'indulto al popolo di Cartagine, è partito lo stesso giorno in cui dettiamo queste parole.
Ci resta dunque d'agire in difesa di coloro che nella stessa faccenda cercarono asilo in una chiesa di Cartagine.
Ecco le notizie del promemoria indirizzato a Tagaste che ho ritenuto doveroso copiare per inviarle a voi.
Vi prego inoltre che gentilmente vogliate recapitare a coloro ai quali sono indirizzate le altre lettere che invio a voi e sostenerle intervenendo presso i destinatari come ciascuno di voi potrà; poiché, se vorrete fare tutti simultaneamente tutte queste cose, difficilmente riuscirete a compiere ciò che vorrete, in quanto assai raramente potrete essere tutti liberi da impegni nello stesso tempo.
Allo stimatissimo e piissimo nostro figlio Doroteo per quanto riguarda il suo servo che ha violentato brutalmente una religiosa la quale, da una borgata diversa, si recava nella casa di lui per lavorarvi la lana, ho scritto di non adirarsi a motivo della nostra lagnanza fino al punto di punirlo più crudelmente di quanto convenga; poiché è sufficiente che lo rimuova dal medesimo posto di sovrintendente del luogo ove l'aveva posto, affinché non trascini altri ad imitarlo, se restasse affatto impunito.
Per la verità egli già fa la penitenza ma solo per il fatto che, dopo che venne convinto della sua colpa e fu costretto a confessare, fu immediatamente allontanato dalla comunione.
In effetti, se avesse confessato spontaneamente e, per paura del giudizio divino, avesse rivelato ciò che non si sapeva e che nessuno gli aveva rinfacciato, chi sarebbe stato tanto ingiustamente severo da reclamare una punizione più grave?
Ora, al contrario, allo stesso modo che, se fosse un chierico, perderebbe l'onore del suo grado, così deve anch'egli perdere la carica di sovrintendente, di cui va orgogliosa la sua impunità, e per conseguenza bisogna prendere le precauzioni del caso per evitare che costui abbia degli imitatori.
Ora, questo individuo è Cresconio, sovrintendente della tenuta di spaniano, il quale - circostanza aggravante - è ammogliato; ma non dovete rivelare né la sua azione né lui stesso, se prima non avrete ottenuto la promessa di Doroteo - da fare chiamando a testimonio Dio - ch'egli non gli darà una punizione più grave, e non indichiate la misura della punizione prima che abbia promesso di non infliggerne una più severa di quella che troverà in questo promemoria.
Poiché non deve farlo per la sua fede in Cristo e il suo sentimento religioso per quanto grande possa essere la sua indignazione; certamente, se vorrà infliggere un castigo più mite di quello da me reclamato, eccettuato il castigo corporale, non lo proibisco, purché tuttavia non lo aggravi.
Deve dunque promettere ciò e, quando l'avrà promesso, senza affaticarvi a spiegarglielo, fategli leggere il passo di questo promemoria riguardante il caso.
Indice |