Lettere |
Agostino saluta nel Signore l'eccellentissimo Eustochio, signore degno d'essere onorato e figlio suo, degnissimo del suo affetto
1) Qual è la condizione dei figli nati da una libera e da uno schiavo?
2) È lecito ai coloni vendere i figli per una perpetua schiavitù?
Poiché tu devi dare risposte autentiche a tutti coloro che ti consultano - come si addice a un cristiano - quanto più devi darle a noi, ministri del Cristo, in virtù della fede nella quale tu sei fedele al fine di ricevere l'eredità, il cui testamento è il Vangelo, signore [ … ].
Poiché dunque l'Apostolo ordina che le vertenze di questa vita, se hanno luogo tra cristiani, vengano risolte nella chiesa e non nel foro, siamo di conseguenza obbligati a sopportare con pazienza siffatte discussioni di litiganti.
A proposito di esse dobbiamo cercare di conoscere anche le leggi terrene, specialmente quelle riguardanti la condizione temporale delle persone - poiché possiamo, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, raccomandare agli schiavi d'essere soggetti ai loro padroni, ma non possiamo imporre a uomini liberi il giogo della schiavitù.
Chiedo quindi alla tua schiettissima Carità di avere la bontà di espormi le norme da osservare riguardo alle persone che nascono da una donna libera e da uno schiavo; so già infatti che sono schiavi coloro che nascono da una schiava e da un uomo libero.
Quali sono inoltre le norme relative a coloro dei quali i loro padri vendono il lavoro per un determinato numero di anni?
Ti domando infatti se dopo la morte del loro padre sono costretti a compiere il detto numero d'anni o se invece, per la morte di colui da cui erano stati venduti - o, piuttosto, in certo qual modo dati in affitto - vengono liberati, poiché allora - come si dice - diventano indipendenti.
Ti chiedo anche se i padri di condizione libera possono vendere i figli per renderli schiavi per sempre e se le madri possono vendere anche solo il lavoro dei loro figli.
Ti chiedo ugualmente: qualora un colono abbia venduto un figlio - allo stesso modo che è permesso a un padre di vendere il proprio figlio - avrà il compratore, sulla persona venduta, un diritto superiore a quello del padrone della tenuta, dalla quale il colono è originario?
È inoltre lecito a un proprietario ridurre in schiavitù i propri coloni o i figli dei propri coloni?
Ti chiedo anche che cosa stabiliscono chiaramente il diritto e le leggi riguardo agli amministratori.
Mi pare infatti assai crudele che si faccia un torto a una persona libera e al beneficio che gliene viene; in realtà spesso uomini liberi sono richiesti di diventare amministratori ed essi credono di procurare un beneficio se compiono ciò che loro si richiede e in realtà lo procurano al punto che la persona che lo richiede arriva perfino a ringraziare la persona, se ha avuto la fortuna di ottenere [ ciò che cercava ].
Ora, se un uomo libero viene ridotto schiavo grazie a questo suo beneficio, non farebbe in alcun modo nulla di simile, se conoscesse quell'esito, ma nessuno oserebbe neppure chiedere una cosa simile a uno che ne fosse al corrente.
Io tuttavia resto turbato a causa di certe costituzioni che furono presentate alla mia attenzione quando si svolgeva presso di noi un processo di tal genere riguardante i figli di un tale che forse si proverà essere stato un amministratore; ma io non voglio costringere il contendente a provarlo prima di sapere quale via dovrà seguire qualora egli lo provi.
Ho inviato perciò le suddette costituzioni all'Eccellenza tua affinché tu le esamini; io penso che due di esse parlano proprio della questione che ti ho accennato; quanto invece alle altre o sono io che non le capisco o non riguardano affatto la questione dibattuta.
Ti scongiuro di aiutarmi, nonostante io sia lontano con il corpo, come sei solito fare quando sono in tua presenza.
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