La santa verginità |
Alle parole di san Giovanni sopra riferite qualcuno avrebbe - forse - potuto appellarsi per peccare con fatale sicurezza: si sarebbe, cioè, potuto abbandonare più liberamente al peccato col pretesto che, poi, si sarebbe fatto presto a cancellarlo con una facile confessione.
Per questo motivo egli aggiunge immediatamente: Figliolini miei, vi scrivo queste cose, perché non pecchiate.
Che se uno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto.
Egli è la propiziazione dei nostri peccati. ( 1 Gv 2,1-2 )
Pertanto, nessuno ha da romperla col peccato con l'idea di tornare a commetterlo.
Nessuno ha da stringere col male quasi un patto d'alleanza, sì da preferire la gioia che si prova nel confessare la colpa a quella che si prova nel tenersene lontano.
50. La fragilità umana è tanta che anche a chi si sforza e vigila per non peccare succedono delle mancanze.
Saranno piccole, saranno poche; ma non si può dire che non ci siano.
Esse, anzi, diverrebbero grandi e gravi se vi si aggiungesse la malizia e la gravità della superbia.
Viceversa, se una fiduciosa umiltà le stende al suolo, con ogni facilità vengono perdonate dal Sacerdote che abbiamo nel cielo.
Non voglio entrare qui in polemica con coloro che sostengono essere possibile all'uomo, qui in terra, vivere senza peccato.
Non voglio discutere; non voglio contraddire.
Potrebbe darsi infatti che misuriamo i grandi col metro della nostra miseria e, confrontando noi con noi stessi, ( 2 Cor 10,12 ) non riusciamo a capirli.
Una cosa soltanto però io so bene: che questi grandi - fra i quali noi non siamo né ci siamo mai accorti di esserlo - quanto più sono grandi tanto più debbono umiliarsi in ogni maniera, se vogliono trovar grazia dinanzi a Dio.
Siano pur grandi quanto vogliono, ma non ci sarà mai servo più grande del suo padrone, né discepolo più grande del proprio maestro. ( Gv 13,16 )
Eppure, questo Padrone, che poteva dire: Tutto mi è stato dato dal Padre mio, è lo stesso Maestro che diceva: Venite a me, voi tutti che tribolate, e imparate da me.
Imparare, che cosa? Che sono mite - diceva - e umile di cuore. ( Mt 11,27-29 )
Qualcuno potrebbe osservare: Ma questo non è più ormai un trattato sulla verginità, bensì sull'umiltà!
Quasi che la verginità di cui sto sottolineando i pregi sia una verginità profana, e non piuttosto quella secondo Dio.
La quale, come mi si presenta un gran dono del Signore, così ho paura del ladro che ne minaccia la rovina: cioè la superbia.
Orbene, solo Dio, che della verginità è l'autore, è in grado di custodirla.
Ma, se Dio è carità, ( 1 Gv 4,8 ) custode della verginità è la carità: quella carità che ha la sua sede nell'umiltà.
È infatti nell'umiltà che risiede colui che prometteva di far riposare il suo spirito su l'umile, il pacifico e quanti temono la sua parola. ( Is 66,2 )
Cosa, quindi, ho fatto di strano se, volendo che fosse custodito nella maniera più sicura il bene che elogiavo, mi sono anche preoccupato di allestire una sede per il suo custode?
Voglio, anzi, dire una cosa azzardata: senza paventare le stizze di coloro ai quali, pieno di sollecitudine, rivolgo l'invito a nutrire, nei riguardi di loro stessi, un senso di timore pari al mio.
Dico: È più facile che seguano l'Agnello ( non certo dovunque egli vada, ma fin dove è loro consentito ) le persone sposate, ma umili, che non le vergini che siano superbe.
Come, infatti, potrà seguirlo uno che non si cura nemmeno di avvicinarlo?
Ovvero, come potrà avvicinarglisi uno che non vada da lui ad imparare come egli è mite ed umile di cuore? ( Mt 11,29 )
Per cui, tra i suoi seguaci, l'Agnello condurrà dovunque egli vada solo coloro nei quali avrà trovato un posto dove poggiare il capo.
Ci fu, infatti, una volta un tale, superbo e insincero, che gli andò a dire: Signore, ti seguirò dovunque andrai; ma il Signore gli replicò: Le volpi hanno la tana, e gli uccelli dell'aria il nido; il Figlio dell'uomo invece non ha dove poggiare la testa. ( Mt 8,19-20 )
Accennando alle volpi, gli rinfacciava la furberia e l'insincerità; col richiamo agli uccelli, la volubilità e l'alterigia.
Comunque, in lui il Signore non trovò quell'umiltà e devozione in cui riposarsi; ed egli, nonostante le promesse di seguire il Signore, non fino a un certo punto ma assolutamente dovunque fosse andato, di fatto non lo seguì proprio per niente.
In conclusione: voi, che siete vergini di Dio, questo dovete fare, questo: seguire l'Agnello dovunque vada.
Ma, prima di mettervi al suo seguito, recatevi da lui, e imparate come egli è mite e umile di cuore. ( Mt 11,29 )
Se amate, andate con umiltà a colui che è umile.
Non vi allontanate da lui, se non volete cadere.
Chi teme di allontanarsi da lui, prega implorando che non lo raggiunga il piede della superbia. ( Sal 36,12 )
Avviatevi alle altezze col piede dell'umiltà.
Egli porta in alto chi lo segue con umiltà: egli che non sdegnò di chinarsi su coloro che giacevano nel peccato.
Affidate a lui i doni che vi ha elargito, perché ve li conservi; deponete presso di lui la vostra forza. ( Sal 59,10 )
Tutto il male che non commettete perché Dio ve ne tiene lontani, consideratelo come perdonato.
In tal modo non vi succederà di amarlo poco, illudendovi che poco vi sia stato rimesso; né disprezzerete con fatale arroganza i pubblicani che vedrete battersi il petto. ( Lc 7,47 )
Se avete avuto modo di saggiare le vostre forze, non vi inorgoglite per quanto siete riuscite a sopportare.
Se la prova non vi è ancora toccata, pregate per non essere tentate al di sopra delle vostre capacità.
Coloro, rispetto ai quali vi trovate più in alto per dignità esterna, riteneteli a voi superiori nelle doti che rimangono occulte.
In tal modo, cioè riconoscendo voi in spirito di benevolenza i doni del prossimo che pur non vedete, i vostri doni - di cui siete ben consapevoli - non risulteranno sminuiti dal confronto, ma saranno consolidati dalla carità.
Quanto poi ai doni che ancora vi mancano, vi saranno concessi con tanto maggiore facilità, quanto più grande sarà l'umiltà con cui li desidererete.
Quelli che fra voi perseverano, vi siano d'esempio.
Quelli che cadono, aumentino la vostra trepidazione.
Amate la perseveranza degli uni per imitarla; piangete la defezione degli altri per evitare l'orgoglio.
Non vogliate stabilire una vostra giustizia; assoggettatevi a Dio che opera in voi la sua giustificazione.
Perdonate i peccati altrui; pregate per i vostri.
Con la vigilanza schivate le colpe avvenire.
Cancellate le colpe del passato mediante la confessione.
Voi avete raggiunto una tale perfezione che tutto nella vostra condotta corrisponde alla verginità che professate e custodite.
Non avete nulla a che fare con gli omicidi, con i sacrifizi idolatrici e simili abominazioni diaboliche, con i furti, le rapine, le frodi, gli spergiuri, l'ubriachezza, la lussuria nelle sue varie forme, l'avarizia, la finzione, la gelosia, l'empietà, la durezza di cuore. ( Gal 5,19ss; 1 Cor 5,9ss )
Non solo, ma fra voi non è dato vedere, né succedono di fatto, quelle colpe che sono effettivamente o, quanto meno, vengono reputate di poco rilievo: non viso procace, non occhi curiosi, non lingua ciarliera, non ridere sguaiato, non scherzi villani, non mode indecenti, non portamento esageratamente sostenuto o languido.
Voi non rendete male per male, né maledizione per maledizione. ( 1 Pt 3,9 )
Anzi, così sublime è il grado della vostra carità che siete disposte a dare la vostra vita per i fratelli. ( 1 Gv 3,16 )
Siete così, e così dovete essere.
E tutte queste virtù, unite alla verginità, offrono agli uomini un'immagine della vita angelica, riproducono sulla terra costumanze celesti.
Orbene, quanto più siete in alto - lo dico a quanti posseggono tali grandezze -, altrettanto dovete umiliarvi in ogni maniera, se volete trovare grazia davanti a Dio. ( Sir 3,18 )
Se non volete che, essendo voi superbi, egli vi resista.
Se non volete che, cercando voi d'innalzarvi, egli vi abbassi, e che, essendo voi troppo gonfi, egli non riesca a farvi passare per la porta stretta.
Raccomandazioni, queste, che dovrebbero essere superflue, poiché dove arde la carità è impossibile che manchi l'umiltà.
Voi avete ricusato di contrarre nozze con uomini, da cui avreste generato degli uomini.
Ricordatevi d'amare con tutto il cuore colui che, tra i figli degli uomini, è il più bello. ( Sal 45,3 )
Ne avete ogni agio essendo il vostro cuore libero da legami di nozze.
Considerate la bellezza di colui che amate.
Pensatelo uguale al Padre ( Fil 2,6 ) e obbediente anche alla madre; signore del cielo e servo qui in terra; creatore di tutte le cose e creato come una di esse.
Contemplate quanto sia bello in lui anche quello che i superbi scherniscono.
Con occhi interiori mirate le piaghe del crocifisso, le cicatrici del risorto, il sangue del morente, il prezzo versato per il credente, lo scambio effettuato dal redentore.
55. Pensate al valore di tutte queste cose e ponetelo sulla bilancia dell'amore.
E tutto quell'amore che avreste dovuto riversare sul marito, nel caso che vi foste sposate, altrettanto riversatene in Cristo.
Siete fortunate, poi, per il fatto che egli va in cerca solo della vostra bellezza interiore, là dove vi ha dato il potere di essere figli di Dio. ( Gv 1,12 )
Non si aspetta da voi una bellezza carnale, ma dei buoni costumi e che siate padrone della vostra carne.
Non è, lui, un tipo che qualcuno possa andare a raccontargli delle frottole sul vostro conto e così renderlo geloso e farlo infuriare.
Notate con quale abbandono potete amarlo e come non avete da temere di spiacergli per dei sospetti infondati.
Marito e moglie si amano in quanto si vedono; ma in quello che non riescono a vedersi nutrono dei timori l'uno per l'altro.
E, se nel segreto covano dei sospetti, per motivi che fossero pure infondati, come capita il più delle volte, non si può dire che godano effettivamente per quanto conoscono con certezza, trattandosi di qualità manifeste.
Del vostro sposo, invece, voi con la fede potete penetrare anche là dove non vedete con gli occhi.
E in lui mai troverete difetti reali da rimproverargli, mai avrete da temere di disgustarlo per motivi immaginari.
Se, pertanto, grande sarebbe dovuto essere il vostro amore per il vostro marito, in che misura dovrete amare colui per amore del quale avete rinunziato al matrimonio?
Vi si imprima nel cuore, per quanto esso è capace, colui che per voi fu confitto in croce.
Venga lui a occupare nel vostro animo tutto il vuoto che ha lasciato in voi la rinunzia alle nozze.
Non vi è consentito amare con tiepidezza colui per amore del quale ricusaste un amore che, pure, era legittimo.
Se amerete in questa maniera colui che è mite e umile di cuore, ( Mt 11,29 ) non avrò ragioni per temere che diventiate superbe.
Per quanto era dato alle nostre limitate risorse, ci sembra d'aver parlato abbastanza e della santità per cui, con termine tecnico, vi si chiama le " consacrate " e dell'umiltà che è la custode della vostra grandezza.
Una esortazione più autorevole sul tema che abbiamo affrontato nel presente lavoretto, ve la rivolgano quei tre fanciulli che, amando Dio con tutto l'ardore del cuore, venivano da lui refrigerati in mezzo alle fiamme. ( Dn 3,1ss )
L'inno che composero a gloria del Signore è molto più breve del presente opuscolo, quanto al numero delle parole, ma è molto superiore per il peso dell'autorità.
Essi uniscono, nelle persone che intendono lodare Dio, l'umiltà con la santità; e insegnano che, quanto maggiore è la santità che uno professa, tanto maggiore dev'essere la cura per non lasciarsi traviare dalla superbia.
Anche voi, pertanto, lodate colui che vi dà la grazia di non bruciare - pur nella rinunzia delle nozze - in mezzo alle fiamme della corruzione di questo mondo.
Pregatelo anche per noi.
Voi che siete santi e umili di cuore, benedite il Signore.
Cantategli un inno e dategli gloria per sempre. ( Dn 3,87 )
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