Perchè un Dio uomo? |
Dopo gli Apostoli, molti santi Padri e Dottori nostri hanno illustrato le verità della fede con tanti e così solidi argomenti da toglierci la speranza che qualcuno, ora o in seguito, possa eguagliarli nella contemplazione della verità.
Lo fecero sia per confutare l’insipienza degli infedeli e infrangerne la pervicacia, sia per nutrire coloro che, avendo già il cuore purificato dalla fede, gustano di vederne la ragionevolezza: dopo la sua certezza è infatti quanto di meglio possiamo in essa desiderare.
A ogni modo, penso che non si debba riprendere chi, fermo nella fede, vuole esercitarsi nella ricerca delle sue spiegazioni di ordine razionale.
Essendo infatti "i giorni dell’uomo brevi" ( Gb 14,5 ), anche quei santi Padri non dissero tutto quello che avrebbero potuto dire se fossero vissuti più a lungo; e poi le ragioni della verità sono tanto vaste e profonde che non possono essere esaurite dai mortali; per di più il Signore non cessa di comunicare i doni della sua grazia alla Chiesa, cui ha promesso la sua assistenza "fino alla consumazione dei secoli" ( Mt 28,20 ).
E pur tacendo dei versetti coi quali la Sacra Scrittura ci invita alla ricerca delle ragioni, dicendo a noi "non capirete se non crederete" ( Is 7,9 ), essa esplicitamente ci esorta a sforzarci di arrivare a capire, in quanto ci insegna il modo per avvicinarci a questa intelligenza.
Infine, siccome so che tra la fede e la visione ( beatifica ) vi è uno stato intermedio, cioè l’intelligenza di cui siamo capaci in questa vita, penso che quanto più uno progredisce in questa intelligenza tanto più si avvicina alla visione che tutti desideriamo.
Perciò, sebbene la mia scienza sia assai limitata, sostenuto da queste considerazioni mi sforzo anch’io di assurgere un po’ - per quanto mi sarà concesso dalla divina grazia - alla spiegazione razionale di ciò che crediamo.
Quando poi scopro qualche cosa che prima non vedevo, volentieri la mostro agli altri, per imparare dal giudizio altrui quello che posso tenere con sicurezza.
Perciò, Padre mio e mio Signore, Papa Urbano, che tutti i cristiani devono con rispetto amare e con amore riverire, e che la Provvidenza di Dio ha costituito Sommo Pontefice della sua Chiesa, sottometto il presente opuscolo alla Santità Vostra - poiché con nessun altro lo potrei fare più ragionevolmente - affinché con la vostra autorità approviate ciò che può essere approvato e correggiate quello che deve essere corretto.
L’iniziativa di alcuni, che trascrivevano a mia insaputa le prime parti del presente lavoro ancor prima che fosse finito e rielaborato, mi costrinse a terminarlo, come potei, con una fretta poco opportuna e con una brevità che non volevo.
Perché, se avessi potuto completarlo con calma e avessi avuto a mia disposizione più tempo, avrei inserito e detto molte cose che invece dovetti tacere.
Lo incominciai in Inghilterra, perché pregavo, e lo terminai durante il mio viaggio nella provincia di Capua, tra grandi sofferenze interiori di cui il Signore conosce le origini e le ragioni.
Dalla materia donde è nato lo intitolai "Cur Deus Homo" e lo divisi in due libri.
Il primo contiene le obiezioni in base alle quali gli infedeli rigettano la fede cristiana credendola contraria alla ragione, e le risposte dei fedeli.
Inoltre, prescindendo da Cristo e supponendo che egli non sia mai esistito, dimostra con ragioni apodittiche che, senza di lui, la salvezza dell’umanità è impossibile.
Così pure il secondo libro, supponendo che di Cristo non si sappia nulla, prova con argomenti evidenti e veri che la natura umana è stata creata affinché tutto l’uomo - cioè anima e corpo - un giorno goda della beata immortalità.
Dimostra poi che questo fine è all’uomo necessario, in quanto fu creato proprio in vista di esso, ma che può venir realizzato solo per opera dell’Uomo-Dio, e tutto quello che crediamo del Cristo deve necessariamente avvenire.
Prego tutti coloro che vogliono trascrivere questo libro di premettervi questa breve prefazione e tutti i capitoli dell’opera; così chiunque lo prende in mano può subito, per così dire, vedergli in fronte se in tutto il corpo c’è qualche cosa che meriti la sua stima.
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