Perchè un Dio uomo? |
Spesso e con grande insistenza, sia a parole che per iscritto, fui pregato da molti di scrivere, per affidarli alla memoria, gli argomenti di ragione riguardanti una certa questione della nostra fede; argomenti con i quali sono solito rispondere a chi mi interroga.
Mi dicono che essi piacciono loro e li giudicano soddisfacenti.
Me lo chiedono non per arrivare alla fede per mezzo della ragione, ma per il piacere di capire e contemplare quello che già credono e per esser pronti, in quanto possono, "a rispondere a chiunque chiede conto della speranza" che è in noi ( 1 Pt 3,15 ).
Tale questione è l’oggetto abituale delle obiezioni degli infedeli, i quali deridono la semplicità della fede cristiana come una cosa sciocca; ed è pure motivo di preoccupazione di molti fedeli che si domandano per qual ragione o necessità Dio si sia fatto uomo e perché - come crediamo e professiamo - abbia ridonato al mondo la vita con la propria morte, dal momento che avrebbe potuto farlo o per altra persona angelica o umana, o con un semplice atto do volontà.
E non solo i dotti, ma anche molti che non hanno studiato, cercano e desiderano conoscere la soluzione di tale questione.
Poiché molti chiedono che la questione venga trattata, nonostante presenti delle difficoltà nella ricerca, - ma la soluzione può essere capita da tutti e amata per l’umiltà e la bellezza delle spiegazioni - e benché i santi Padri ne abbiano già parlato sufficientemente, cercherò comunque di mostrare a quelli che me lo chiedono ciò che il Signore si degnerà di insegnarmi.
Siccome le ricerche condotte in forma dialogica appaiono più chiare e quindi piacevoli a molti e soprattutto ai più tardi, prenderò come interlocutore uno di quelli che sollecitano questa spiegazione e che con maggiore insistenza ci spinge a incominciarla.
Così Bosone domanderà e Anselmo risponderà nel modo seguente.
Bosone - Come il retto ordine esige che, prima di desumere di discuterli, noi crediamo i profondi misteri della fede cristiana, così mi sembra negligenza se, una volta rassodati nella fede, non cerchiamo di capire quanto crediamo.
Penso che, per grazia proveniente da Dio, io credo nella nostra redenzione in modo tale che, anche se non potessi in nessuna maniera comprendere quanto credo, nulla mi potrebbe scostare dal credervi fermamente.
Ti chiedo però di volermi spiegare quello che, come sai, molti domandano con me, cioè per quale necessità o motivo Dio, che è onnipotente, ha assunto la bassezza e la debolezza della natura umana per restaurarla.
Anselmo - Ciò che mi chiedi è superiore alle mie possibilità; io temo di trattare "cose troppo alte ( cf Sir 3,23 )" per me, perché può darsi che qualcuno, credendo o constatando che le spiegazioni non sono solide, pensi che io non sono in possesso della verità e non piuttosto che la mia intelligenza è incapace di afferrarla.
Bosone - Non lasciarti prendere da questo timore, piuttosto ricordati che spesso, mentre si ragiona insieme di una questione, Dio rivela quello che era nascosto; spera invece dalla divina grazia che, se tu volentieri dispensi ciò che hai gratuitamente ricevuto ( cf Mt 10,8 ), meriterai la rivelazione di cose ancor più alte a cui per il momento non sei ancora arrivato.
Anselmo - C’è anche un altro motivo che mi fa vedere difficile o addirittura impossibile trattare ora appieno tra noi questo argomento: sono infatti necessarie le nozioni di potenza, di necessità, di volontà e altre di natura tale che è impossibile esaminarle a fondo una per una senza tener conto anche delle rimanenti.
Quindi la loro investigazione esige un lavoro a parte, che penso non molto facile e neppure del tutto inutile: è appunto l’ignoranza di tali nozioni che rende difficili alcune spiegazioni, le quali diventano invece assai facili una volta che si è in possesso di quelle.
Bosone - Ne potrai quindi trattare brevemente a suo posto e in modo sufficiente per il presente trattato, rimandando invece ad altro tempo le spiegazioni supplementari.
Anselmo - Vi è anche un altro motivo che mi fa esitare davanti alla tua domanda; ed è non solo la preziosità dell’argomento, ma anche la bellezza delle sue ragioni, le quali sorpassano l’umana intelligenza in quanto trattano del "bello tra i figli degli uomini" ( Sal 46,3 ).
Temo perciò che, come io son solito indignarmi coi pittori scadenti quando vedo il Signore dipinto con brutto sembiante, non avvenga così anche di me se oso trattare un argomento tanto bello con uno stile disadorno e degno di disprezzo.
Bosone - Neppur questo ti deve trattenere perché, come tu permetti di parlare meglio a chi ne è capace, così non proibisci a nessuno, se il tuo stile non piace, di scrivere meglio.
E poi, per tagliare corto con tutte le tue scuse, sappi che la tua opera non è indirizzata ai dotti, ma a me e a coloro che con me te la chiedono.
Anselmo - A causa della tua insistenza e di quelli che me lo chiedono per motivi di carità e di religione, tenterò con tutte le mie forze, sostenute dalla grazia di Dio e della preghiere che mi avete promesso e che io vi ho chiesto appunto a questo scopo, non tanto di insegnarvi quello di cui mi chiedete, ma di cercarlo insieme a te.
A un patto però: che prendiate le mie affermazioni nel senso che voglio io.
E cioè: se dirò qualcosa che non sembra affermato da un’autorità più grande, anche se la dimostrazione pare convincente, non lo si deve tenere come certo se non con la riserva che io lo credo tale fino a che Dio non mi illumini in altro modo.
Che se poi in qualche cosa potrò soddisfare la tua richiesta, sii certo che un altro più sapiente di me lo potrà fare più esaurientemente.
Anzi bisogna tener presente che tutto quello che l’uomo può dire è superato da ragioni più alte che rimangono occulte.
Bosone - Lasciami dunque usare le espressioni degli infedeli.
È giusto infatti che, siccome dobbiamo cercar di penetrare le ragioni della nostra fede, io esponga le obiezioni di coloro che non si vogliono avvicinare a essa se non sulla base della ragione.
Anche se quelli cercano argomenti di ragione perché non credono e noi invece lo facciamo perché crediamo, uno e identico è l’oggetto della ricerca, se poi nelle tue risposte ci sarà qualche affermazione che sembra in contrasto con un’autorità sacra, mi sia lecito proporre questa autorità perché tu mi possa dimostrare in che senso non si opponga ad essa.
Anselmo - Dì quello che ti pare.
Bosone - Gli infedeli ci obiettano, facendosi gioco della nostra semplicità, che noi offendiamo e oltraggiamo Dio quando affermiamo che è disceso nel seno di una donna, che da una donna è nato, che si è sviluppato nutrendosi di latte e alimenti umani - passo sotto silenzio altre cose che mi paiono sconvenienti a un Dio - che ha sopportato la stanchezza, la fame, la sete, le battiture la croce e la morte tra i delinquenti.
Anselmo - In nessun modo noi offendiamo e oltraggiamo Dio; anzi, rendendogli grazie, di tutto cuore lodiamo e proclamiamo l’ineffabile grandezza della sua misericordia.
Quanto più meravigliosa e paradossale è la maniera con cui egli ci ha liberato dai grandi e meritati mali in cui ci troviamo e ci ha restituito i grandi e non dovuti beni che avevamo perduto, tanto più grande è l’amore e la pietà che egli ci dimostra.
Se considerassimo attentamente quanto sia conveniente il modo in cui fu compiuta la restaurazione dell’umanità, non deriderebbero già la nostra semplicità, ma loderebbero con noi la sapiente benignità di Dio.
Poiché conveniva che, come la morte era entrata nel genere umano per la disobbedienza di un uomo, così la vita ci venisse restituita per l’obbedienz
a di un uomo ( cf Rm 5,12-19 ).E come il peccato da cui trasse origine la nostra condanna ebbe inizio da una donna, così l’autore della nostra giustizia e salvezza nascesse da una donna.
E come il diavolo vinse l’uomo persuadendolo a gustare i frutti di un albero, così fu vinto da un uomo per mezzo della passione che egli sopportò appeso a un albero.
Molti altri ancora sono gli aspetti che, attentamente considerati, mostrano quanto sia ineffabilmente bella la nostra redenzione operata in questo modo.
Bosone - A tutte queste considerazione, pur belle, noi dobbiamo dare lo stesso valore che a immagini dipinte.
Se non hanno in sé qualcosa di solido, agli infedeli non potranno sembrare tali da convincerci della necessità di credere che Dio abbia voluto patire quello che diciamo.
Chi infatti vuole dipingere, e vuole pure che la sua pittura perduri, cerca un corpo solido su cui farlo.
Nessuno dipinge sull’acqua o sull’aria, perché non vi rimarrebbe traccia alcuna della pittura.
Perciò quando presentiamo agli infedeli quelle ragioni di convenienza che tu esponi, non mostriamo loro altro che delle immagini della realtà; essi allora, pensando che l’oggetto della nostra fede non sia una realtà ma una immagine, concludono che noi stiamo dipingendo sulle nuvole.
Prima bisogna dimostrare la solidità razionale della verità, e cioè provare in modo apodittico che Dio ha dovuto e potuto umiliarsi fino a quel punto che noi predichiamo: poi, quasi per far maggiormente risplendere il corpo della verità, potranno tirar fuori quei motivi di convenienza, come pitture che lo ricoprono.
Anselmo - Dimostrare che Dio dovette fare quanto noi affermiamo: non ti sembra sufficientemente apodittica questa ragione?
Eccola: siccome il genere umano, opera sua così preziosa, era completamente perduto, non era conveniente che il progetto di Dio nei riguardi dell’uomo andasse completamente a vuoto; d’altra parte questo progetto stesso non si sarebbe potuto effettuare senza che il genere umano fosse liberato dal suo Creatore.
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