Clemente Alessandrino
Opere
Protreptico ai Greci
Tito Flavio Clemente, soprannominato l'Alessandrino, nacque verso l'anno 150 dell'era cristiana, in Alessandria, da genitori pagani.
La sua prima educazione fu pagana; ma convertitosi alla fede di Cristo, volle approfondire le verità del cristianesimo confrontandole con quello che era stato il pensiero dei principali filosofi greci ( Platone, Aristotele, Eraclito, Democrito, ecc. ), mettendone in evidenza i punti di contatto e quelli, più numerosi, di contrasto.
Clemente Alessandrino è, infatti, il primo scrittore che abbia cercato di portare, a sostegno del Cristianesimo, un largo corredo di erudizione profana ed abbia cercato di fondere insieme la filosofia greca con il pensiero cristiano.
Tito Flavio Clemente insegnò per moltissimi anni in Alessandria ed ebbe tra i suoi discepoli Origene ed Alessandro; questi poi divenne vescovo di Gerusalemme, ove aprì una scuola e fondò una importante biblioteca.
Clemente fu costretto, verso il 202, ad abbandonare il grande centro cosmopolita di Egitto, ove di tanto bene si era reso strumento, a seguito di una crudele persecuzione, che ebbe particolarmente di mira la sua persona.
Si rifugiò allora in Cappadocia, ove non cessò di lavorare per la diffusione del Vangelo.
I principali scritti di Clemente sono il Protreptico, il Pedagogo e gli Stromata, tre libri che, nel loro insieme, formano un'intera opera ( una Trilogia ), e costituiscono una introduzione al cristianesimo ed un vero trattato - il primo - di teologia cristiana.
il Protreptico, cioè "libro che esorta e converte", è un discorso che egli rivolge ai pagani per dimostrare tutta l'assurdità ed incoerenza della loro religione ed invitarli a cercare Cristo, perché‚ Cristo è il solo mezzo per giungere alla contemplazione di Dio.
Nel Pedagogo - il Pedagogo sarebbe Gesù Cristo - si insegnano ai catecumeni ed in genere a tutti i cristiani le norme del retto comportarsi ai bagni, nei conviti, nelle conversazioni; si danno suggerimenti riguardo alle suppellettili, al vestito, agli ornamenti, alla vita coniugale, ecc.: è insomma un vero trattato di morale.
Nel trattato degli Stromata - voce che significa "tappeti", quasi tessuto di dottrine - Clemente fa vedere le relazioni che passano tra scienza e fede, espone i contrassegni della vera fede e traccia la figura ideale del vero cristiano.
Tra le altre opere di Clemente è da ricordare il trattatello Quis dives salvetur, cioè Quale dei ricchi possa salvarsi, in cui sono contenuti ammaestramenti sul significato e l'uso della ricchezza nella concezione cristiana della vita.
Il lato più originale dell'opera di Clemente Alessandrino è il suo tentativo di assimilare quanto di vero era nella filosofia greca; se il suo tentativo non può dirsi completamente riuscito, egli ha però aperto una via che dovrà conoscere in seguito i magnifici successi di Agostino e Tommaso e confermare che l'uomo è meravigliosamente fatto per la contemplazione del cielo ( Protr., 4 ).
Un altro dei più interessanti aspetti del pensiero di Clemente è la sua venerazione per la tradizione; per attingerla alla fonte genuina, egli compì viaggi faticosi, cercando i maestri più insigni della dottrina cristiana, poiché‚ questi conservavano la tradizione della beata dottrina che veniva immediatamente da Pietro, da Giacomo, da Giovanni, dai santi apostoli ( Strom., I,1 ).
Egli afferma essere la Chiesa che conferma e regola la tradizione, la quale non è una scienza umana, ma una scienza divina ( Paed., I,6 ); Pietro poi è l'eletto, l'eccellente, il primo dei discepoli, per il quale solo, oltre che per sé, il Signore pagò il tributo ( Quis dives, 21 ).
Fu dunque Clemente Alessandrino uomo di vasta erudizione e dottrina, ma anche di grande bontà e di integerrimi costumi.