Filocalia |
istruzioni a quelli che vivendo in mezzo al mondo, e alle preoccupazioni terrene dicono di non poter raggiungere la perfezione delle virtù; racconto molto utile per chi si trova agli inizi del cammino. … ascoltate questo racconto.
Viveva a Costantinopoli un giovane ventenne di nome Giorgio.
Questo accadde nel nostro tempo.
Bello di aspetto, dal comportamento e dai modi esteriori disinvolti.
Per questo, molti valutando solo le apparenze e non conoscendo ciò che è nascosto in ciascuno, diventano critici malevoli degli altri.
Divenne familiare di un monaco, uomo di santi costumi, che viveva in un monastero di Costantinopoli.
A Lui manifestò i segreti reconditi del cuore, il suo vivo desiderio di salvare la propria anima, il suo sogno di abbandonare il mondo facendosi monaco.
Il venerando anziano dopo averlo opportunamente incoraggiato e dategli le necessarie istruzioni gli porse il libro di S. Marco l'asceta col quale tracciò le sue direttive spirituali.
Il giovane accolse il libro con avidità e rispetto come se Dio stesso glielo avesse affidato; ripose in esso la fiducia di trarne grande beneficio e abbondante frutto …
La sua speranza non fu delusa da quel libro.
Scelse tre paragrafi sulla vita monastica, e li impresse nel suo cuore proponendoseli come modello e sforzandosi di sperimentarli volendo progredire nella vita intrapresa.
Il primo paragrafo diceva: Se cerchi la guarigione dell'anima abbi cura della tua coscienza, fà quello che ti suggerisce e ne avrai un grande vantaggio.
Il secondo diceva: Chi cerca la grazia attiva dello Spirito Santo prima di aver adempiuto i comandamenti divini, è simile a quello schiavo che, nello stesso momento del suo acquisto, reclama e il prezzo del riscatto e le lettere di emancipazione.
Il terzo era questo: Chi prega con le labbra senza aver prima la scienza spirituale, non conoscendo la preghiera cosciente, è simile al cieco che gridava: "Figlio di David abbi pietà di me".
Quando però avrà acquisito la scienza spirituale e la preghiera cosciente e avrà aperti gli occhi dell'anima, è paragonabile all'altro cieco che guarito dalla cecità e riavuta la luce degli occhi vide il Signore, non lo chiamò Figlio di David, ma lo venerò come Figlio di Dio.
Questi tre paragrafi piacquero molto al nostro giovane, e fu persuaso che con l'attenzione alla sua coscienza i mali della sua anima sarebbero stati guariti; che avrebbe ricevuto le energie attive dello Spirito Santo con l'obbedienza ai comandamenti di Dio; e che infine la grazia dello Spirito Santo gli avrebbe dischiuso gli occhi interiori sì da poter vedere con la mente purificata il Signore.
Egli fu ferito dall'amore di questa inesprimibile bellezza, e pur non potendola ancora contemplare, era mosso verso di essa da un desiderio intenso e la ricercava assiduamente nella speranza di finalmente incontrarla.
Non fece niente di eccezionale, come lui stesso mi assicurò con giuramento, ogni sera, senza eccezione, praticò, e giammai andò a letto senza averle compiute, quelle preghiere e prostrazioni che gli erano state consigliate da quel santo anziano.
Dopo qualche tempo la coscienza cominciò a suggerirgli di aumentare di poco il numero delle prostrazioni e dei salmi e di ripetere "Signore Gesù abbi pietà di me", un maggior numero di volte.
Egli obbedì con slancio e fece quanto gli veniva suggerito come se Dio stesso glielo comandasse.
Da allora non si mise mai sul suo giaciglio se la coscienza lo rimproverava di non aver fatto questo o quello.
Ascoltava sempre la sua coscienza, nè mai tralasciava ciò che gli consigliava di fare.
Ogni giorno la sua coscienza esigeva qualcosa di più, in pochi giorni la sua preghiera serale prese delle notevoli proporzioni.
Durante la giornata dirigeva la casa di un grande funzionario.
Ogni giorno doveva recarsi al palazzo reale, e spesso era occupato in affari assillanti.
Ogni sera tornava nella sua dimora, nessuno poteva rendersi conto di ciò che gli accadeva.
I suoi occhi spargevano abbondanti lacrime, compiva numerose prostrazioni e genuflessioni, rivolgeva molte preghiere alla Madre di Dio con sospiri e gemiti che venivano dal cuore.
Si rivolgeva al Signore Gesù Cristo, si prostrava ai suoi piedi purissimi, come se fosse corporalmente presente.
Gli chiedeva di aver misericordia di lui, come l'ebbe per il cieco, e di aprire gli occhi della sua anima …
Ogni notte le sue preghiere si fecero sempre più lunghe, finchè rimase in preghiera fino alla mezzanotte.
Mai si permise, durante la preghiera, gesti di stanchezza o di noia, o posizioni più confortevoli.
Teneva lo sguardo immobile senza girarsi a destra o a sinistra, senza guardare alcunchè; rimaneva immobile con timore e tremore per non addormentarsi, per allontanare l'accidia e la sonnolenza.
Dopo non molto tempo mentre era in preghiera e con mente consapevole ripeteva: "Dio abbi pietà di me peccatore", una luce divina illuminò la stanza e l'orante.
Giorgio in stato di estasi non sapeva se fosse nella sua stanza, o sotto un tetto, non vedeva altro che luce da tutti i lati, dimenticò di essere sulla terra.
Le preoccupazioni terrene si dileguarono, i pensieri propri dell'uomo ancora rivestito di carne scomparvero.
Divenne totalmente dissolto in questa luce transustanziale, ed ebbe l'impressione di essere lui stesso diventato luce.
Dimenticò il mondo e si trovò immerso nelle lacrime ed in una gioia ineffabile.
La sua mente si innalzò verso il cielo e vide un'altra luce, più splendida di quella che l'avvolgeva, e in mezzo a questa luce vide il santo anziano che gli aveva dato il libro di San Marco l'eremita e i precetti sulla preghiera …
Ho già detto molto in lode di questo giovane per stimolarvi ad un amore simile, in sua imitazione.
Volete ascoltare qualcosa ancora, qualcosa di più grande, che mai avete sentito dire?
Cosa c'è di più grande del Timore di Dio?
S. Gregorio il teologo dice: "Il primo passo verso la sapienza è il Timore di Dio.
Dove esiste il Timore, i comandamenti sono osservati; dove c'è l'osservanza dei comandamenti la carne è purificata, questa nube che avvolge l'anima e impedisce la visione diretta della luce divina; dove la carne è purificata la luce erompe, lo splendore della luce sazia quei desideri che sono al di là di tutti i desideri".
Con queste parole, il santo ci ha indicato che l'illuminazione dello Spirito e l'infinita meta di ogni qualità dell'anima, e chiunque raggiunge l'illuminazione dello Spirito va oltre i limiti del mondo sensibile e comincia a vivere con la sua coscienza unicamente nelle realtà spirituali …
Esistono tre modi di attenzione e di preghiera, per essi l'anima può elevarsi e progredire, oppure cadere e perdersi.
Chi usa di questi metodi nel modo e nel tempo giusto progredisce, chi invece li pratica inopportunamente e insipientemente si smarrisce.
L'attenzione e la preghiera sono unite inseparabilmente come il corpo è legato all'anima, se l'uno manca l'altra non sussiste.
L'attenzione procede e controlla i movimenti del nemico come un'avanguardia, è la prima ad ingaggiare la lotta col peccato, e ad opporsi ai pensieri malvagi che vorrebbero entrare nell'anima.
La preghiera ne segue le orme, sterminando e distruggendo tutti i pensieri malvagi contro i quali l'attenzione è entrata in lotta, la sola attenzione non ha la forza di distruggerli.
- Da questo combattimento contro i pensieri malvagi condotto con l'attenzione e la preghiera dipende la vita dell'anima.
Servendosi dell'attenzione possiamo render pura la preghiera e compiere dei progressi; se non ci serviamo dell'attenzione per conservarla pura e la lasciamo incustodita, diventa inquinata dai pensieri malvagi e diveniamo degli inservibili falliti …
Queste sono le caratteristiche dei primo modo: uno si mette in orazione, solleva le mani, gli occhi e la mente verso il cielo, tiene fermi nella mente i pensieri di Dio, immagina i beni celesti, le schiere degli angeli e le dimore dei santi, riunisce, in una parola, nella mente quanto ha appreso dalle Sante Scritture e durante la preghiera vi si sofferma, esortando l'anima ad essere desiderosa di Dio e del suo amore.
Gli può capitare in questo stato di versare delle lacrime e di piangere.
Può succedere, se uno segue soltanto questo modo, che poco a poco il suo cuore s'inorgoglisca senza che lui l'avverta, e pensi che ciò che esperimenta gli venga dalla grazia di Dio come consolazione, e comincia a domandare a Dio di poter rimanere sempre in quello stato.
Ma questo è segno di smarrimento, il bene quando non è compiuto come si deve non è più bene.
Se quest'uomo s'impegna in una vita solitaria totale difficilmente potrà sfuggire alla follia.
Se questo per un puro caso non avvenga, gli sarà impossibile raggiungere il possesso della virtù e il calmo pensiero.
Questo modo contiene un altro rischio di deviazione: uno può vedere con gli occhi del corpo delle luci e dei fulgori, gustare dei profumi soavi, sentire dei suoni e altre simili cose.
Alcuni ne sono rimasti del tutto invasati, nella loro insania hanno cominciato a vagolare da un luogo all'altro; altri, scambiando il diavolo per un angelo della luce, sono rimasti ingannati, fino a diventare incorreggibili rifiutando di accogliere l'ammonimento dei fratelli.
Altri, istigati dal diavolo, si sono suicidati gettandosi chi da un precipizio, chi impiccandosi …
Da quanto abbiamo detto non è difficile, per chi ha buon senso, comprendere quale rischio sia incluso in questo primo modo di attenzione e di preghiera ( quando venga considerato come l'unico nella via della preghiera ).
Anche se qualcuno evita questi pericoli nel praticarlo perchè vive in una comunità, ai suoi rischi sono esposti particolarmente gli eremiti, sappia che non farà nessun passo avanti nella vita spirituale.
Questo è il secondo modo di attenzione e di preghiera: l'orante ritrae la mente dagli oggetti sensibili e la raccoglie nel suo intimo; vigila sui sensi e unifica i suoi pensieri in modo che interrompano il vagabondaggio tra le vanità mondane.
A volte esamina i suoi pensieri, a volte si ferma a considerare le parole che le sue labbra pronunciano; a volte ferma il pensiero quando affascinato dal diavolo vola verso qualcosa di peccaminoso e di vano; a volte, vinto da qualche passione, con grande travaglio e sforzo lotta per rientrare in sè stesso.
La nota specifica di questo modo è che si svolge nella testa, i pensieri combattono contro i pensieri.
In questo combattimento contro se stesso, non si può trovare la pace, nè il tempo di praticare quelle virtù che sono il coronamento della verità.
Questo stato è paragonabile ad uno che lotti con i nemici, nella notte, al buio, sente le loro voci, subisce i loro colpi, ma non vede chiaramente dove siano, da dove vengano e per qual motivo stiano aggredendolo; rimane dentro la testa, mentre i pensieri malvagi escono dal cuore.
La tenebra che gli avvolge la mente, la tempesta che infuria nei suoi pensieri sono la causa che impedisce di vedere la origine di questa deviazione, non riesce a sfuggire dalla presa dei demoni, suoi nemici, e a riconoscere i loro colpi.
Se poi insieme a tutto questo uno vien preso dalla vanità di ritenersi vigilante su se stesso come dovrebbe, lavora inutilmente e perderà per sempre ogni ricompensa.
Orgoglioso disprezza e critica gli altri e loda se stesso, considerandosi atto ad essere un pastore di uomini e di guidare gli altri diventa simile ad un cieco che vuol condurre altri ciechi.
Questi sono i caratteri del secondo modo di attenzione e di preghiera.
Chi vuol raggiungere la salvezza saprà riconoscere il danno che sta arrecando all'anima sua e aprirà con cura gli occhi su se stesso.
Questo modo, ciò nonostante, è migliore del primo come una notte di plenilunio è meglio di una notte senza luna.
Il terzo modo è meraviglioso ma difficile a spiegare; è insieme difficile e incredibile per chi non lo abbia mai praticato, fino al punto da esser respinto come possibile attuazione.
Nel nostro tempo infatti è difficile incontrare chi pratichi questo modo di attenzione e di preghiera; verrebbe da pensare che questo dono benedetto ci abbia abbandonato insieme all'obbedienza.
Se uno osserva l'obbedienza perfetta al suo padre spirituale, si libera da ogni perplessità, avendole poste sulle spalle della sua guida.
Libero da ogni attaccamento sensibile, può dedicarsi con zelo e diligenza alla pratica del terzo modo di preghiera, supponendo però che si sia posto sotto la direzione di una guida non sottoposta a smarrimenti.
Se vuoi raggiungere la salvezza comincia in questo modo: stabilisci nel tuo cuore la perfetta obbedienza alla tua guida spirituale, compi qualunque cosa con coscienza pura, alla presenza di Dio; non è possibile avere la coscienza pura senza l'obbedienza.
Conserva pura la coscienza in queste tre direzioni: di fronte a Dio, di fronte alla tua guida spirituale, di fronte agli uomini e alle cose e alla realtà del mondo.
Di fronte a Dio il dovere della tua coscienza consiste nel non fare azione che, secondo la tua coscienza, non sia gradita e accetta a Dio.
Di fronte al tuo padre spirituale fa soltanto quello che ti dirà, non voler fare niente di più o di meno di quanto ti suggerisce, cammina sotto la guida della sua volontà e della sua intenzione.
Di fronte agli uomini non fare alcuna cosa che non vorresti venisse fatta a te stesso.
Di fronte alle cose il tuo dovere è di mantenere pura la tua coscienza usandola in maniera giusta, per le cose intendo il cibo, le bevande e le vesti …
Procedendo in questo modo ti appronterai un sentiero solido e diretto verso il terzo modo di attenzione e di preghiera, esso consiste essenzialmente in questo: la mente scenda nel cuore.
Mentre preghi ferma l'attenzione nel cuore, percorrilo in tutti i sensi senza mai distaccartene, e dalle profondità del cuore fà salire a Dio la tua preghiera.
Quando la mente, dimorando nel cuore, comincia a gustare quanto è buono il Signore e si sente colma di grande diletto non vorrà più abbandonare quel luogo.
Contemplerà le profondità del cuore e vi rimarrà cercando e allontanando quei pensieri che il demonio vi avrà disseminato.
Chi non conosce e non ha provato questo modo, lo considererà difficile e opprimente.
Chi invece avrà gustato la sua dolcezza e avrà goduto nelle profondità del cuore, grida con San Paolo: "Chi potrà distaccarsi dall'amore di Cristo? …".
Osserva prima di ogni altra cosa queste tre direttive: sii libero da ogni preoccupazione, non solo riguardo a ciò che è malefico e vano ma anche a ciò che è buono, in una parola sii morto a tutto; conserva la tua coscienza in modo che nulla possa rimproverarsi; abbi il perfetto distacco da ogni attaccamento passionale, in modo da non avere alcuna inclinazione verso ciò che appartiene al mondo.
Mantieni la tua attenzione in te stesso, tieni ferma la mente nel cuore, con tutti i mezzi possibili cerca di scoprire il luogo dove è il cuore; se avrai il dono di trovarlo il tuo pensiero vi dimorerà per sempre.
Impegnandoti in tal modo la mente scoprirà il luogo del cuore, quando l'avrà trovato la grazia renderà la preghiera soave e ardente.
La mente acquisterà la capacità di allontanare i pensieri malvagi da qualunque parte si manifestino prima che abbiano preso consistenza, facendoli dissipare con l'invocazione: "Signore Gesù abbi pietà di me!".
Il primo e il secondo modo di attenzione e di preghiera non conducono l'uomo alla perfezione.
Volendo costruire una cosa non cominciamo dal tetto ma dalle fondamenta; prima gettiamo le fondamenta poi innalziamo i muri infine edifichiamo il tetto.
Altrettanto ci è richiesto per l'edificio spirituale, innanzi tutto gettiamo il fondamento: vigilando sul cuore e purificandolo dalle passioni; quindi innalziamo le mura respingendo l'assalto dei nemici che si scagliano contro servendosi dei sensi, e addestrandoci a controbattere i loro assalti il più presto possibile; dopo aver fatto questo possiamo porre mano al tetto, alla totale rinuncia a tutto per offrirci completamente a Dio.
In questo modo potremo ultimare la nostra casa in Gesù Cristo, a Lui sia lode per sempre. Amen.
Indice |