Discorsi di San Leone Magno nel giorno della sua Consacrazione |
Dilettissimi, la divina degnazione ha reso venerando per me il presente giorno.
Il Signore, innalzando alla somma dignità la mia umile persona, ha mostrato di non disprezzare nessuno dei suoi.
Onde, nonostante sia necessario, conoscendo i miei demeriti, stare sempre in timore, è sensibilità religiosa rallegrarsi per il dono: poiché egli che mi ha affidato un tal peso, mi offre il suo aiuto.
Colui che mi ha conferito questa dignità, mi donerà anche la forza perché io non soccomba sotto l'immensità della grazia.
Dunque, nella ciclica ricorrenza del giorno in cui il Signore ha voluto dare inizio al mio ufficio episcopale, io ho un giusto motivo di rallegrarmi a gloria di Dio.
Egli, affinché io molto lo ami, mi ha perdonato molto: e per mostrare mirabile la sua grazia ha elargito i suoi doni a colui nel quale non ha trovato titoli speciali di merito.
Con questo fatto il Signore ha voluto suggerire e raccomandare ai nostri cuori che nessuno presuma della propria santità e nessuno diffidi della misericordia di lui, la quale con più evidenza è glorificata quando il peccatore viene santificato e chi giace viene rialzato.
La misura dei doni celesti non dipende dalla natura delle nostre opere.
In questo mondo dove tutta la vita è un servizio, non si attribuisce a ciascuno ciò che merita.
Se, infatti, il Signore stesse a far caso dei peccati, nessuno potrebbe reggere al suo giudizio.
Ora, dilettissimi, « magnificate il Signore con me, e insieme esaltiamo il suo nome », perché il motivo della festa di oggi deve essere riferito totalmente a lode di Dio.
Per quel che riguarda propriamente il mio affetto, confesso di godere moltissimo per la vostra devozione.
E quando contemplo questa splendidissima presenza di tanti miei venerabili vescovi, ho l'impressione che a noi sia presente uno stuolo di angeli.
Sono certo che oggi noi siamo visitati da più abbondante grazia della divina presenza, quando simultaneamente sono presenti e risplendono di una sola luce tanti fulgidissimi tabernacoli di Dio, tante eccellentissime membra del corpo di Cristo.
Non è assente da questa assemblea - ne ho piena fiducia - la pia degnazione e il sincero amore del beatissimo apostolo Pietro: egli non trascura la devozione vostra e la riverenza che a lui portate e che ora vi ha qui riuniti.
Certamente pure lui si rallegra del vostro affetto e si compiace in quelli che gli sono soci nella dignità, per la grande venerazione con cui circondano la Sede Apostolica, istituita dal Signore, approvando l'ordinatissima carità di tutta la chiesa che accoglie Pietro nella sede di Pietro e non si intiepidisce nell'amore di un tanto pastore neppur quando ne è successore una persona così meschina.
E perché, dilettissimi, questa venerazione che voi all'unisono offrite alla mia persona, possa raggiungere il risultato che merita, pregate supplichevolmente la misericordiosissima clemenza del nostro Dio, affinché nei nostri giorni prostri quelli che ci fanno guerra, difenda la nostra fede, accresca la carità, aumenti la pace e si degni farmi idoneo a tanto lavoro e utile alla vostra edificazione, giacché ha voluto che io, suo servo, presiedessi al governo della sua Chiesa per mostrare l'abbondanza della sua grazia.
Egli si degni far sì che il tempo del nostro servizio sia proteso verso questo scopo, che cioè il prolungamento della nostra età giovi alla religione.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Indice |