Teologia dei Padri |
1. - Figlio di Maria nella carne, Signore di Maria nella maestà
Perché, dunque [ alle nozze di Cana ], il figlio disse alla madre: Che c'è tra me e te, o donna? L'ora mia non è ancora venuta ( Gv 2,4 )?
Nostro Signore Gesù Cristo era Dio e uomo; come Dio, non aveva madre; come uomo, sì.
Era dunque madre della carne di lui, madre della sua umanità, madre della sua infermità che egli fece sua per noi.
Ma il miracolo che egli stava per compiere era opera della sua divinità, non della sua infermità: in quanto era Dio, non in quanto era nato debole uomo.
Ma il debole di Dio è più forte di tutta la potenza umana ( 1 Cor 1,25 ).
Sua madre gli chiede un miracolo: Gesù, nel momento di compiere un'opera divina, sembra non riconoscere le viscere umane, quasi dicesse: Quel che di me compie il miracolo non lo hai generato tu, tu non hai generato la mia natura divina; ma, poiché hai generato la mia infermità, allora ti riconoscerò quando questa mia infermità penderà sulla croce.
Questo significa infatti: « L'ora mia non è ancora venuta ».
Allora riconoscerà sua madre, lui che certamente l'aveva sempre conosciuta.
Prima ancora che nascesse da lei, nella predestinazione l'aveva conosciuta come madre sua; prima che, come Dio, creasse colei da cui come uomo avrebbe avuto l'essere.
Ma in un certo momento, per un disegno misterioso, non la riconosce, e in un altro momento, quello che ancora non era venuto, la riconosce, sempre per quel disegno misterioso.
La riconoscerà allora, quando ciò che ella aveva partorito, stava morendo.
Moriva, infatti, non ciò che per mezzo di Maria era stato fatto, ma ciò che Maria aveva fatto: non l'eterna divinità moriva, bensì l'infermità della carne.
Con quella risposta, dunque, il Signore vuole distinguere, nella fede dei credenti, chi egli è, e come è venuto.
É venuto per mezzo di una donna, che gli è madre, lui che è Dio e Signore del cielo e della terra.
In quanto Signore del mondo, Signore del cielo e della terra, egli è certamente Signore anche di Maria; in quanto creatore del cielo e della terra, è creatore anche di Maria; però in quanto - come è stato detto - fatto di donna, nato sotto la legge ( Gal 4,4 ), è il figlio di Maria.
Egli è, insieme, Signore di Maria e figlio di Maria, insieme creatore di Maria e fatto da Maria.
Non ti meravigliare che egli è, insieme, figlio e Signore: è chiamato figlio di Maria come è chiamato anche figlio di Davide, ed è figlio di Davide, perché è figlio di Maria.
Ascoltate la testimonianza chiara dell'Apostolo: Nato secondo la carne dalla stirpe di Davide ( Rm 1,3 ).
Ma egli è pure il Signore di Davide - è Davide stesso che lo dice; ascolta: Parla Dio al mio Signore: siedi alla mia destra ( Sal 110,1 ).
Gesù stesso invocò questa testimonianza di fronte ai giudei, e con essa li costrinse al silenzio.
Come dunque egli è insieme Signore e figlio di Davide - figlio di Davide secondo la carne, Signore di Davide secondo la divinità -, così è figlio di Maria secondo la carne, e Signore di Maria secondo la sua maestà.
E poiché ella non era madre della divinità, e il miracolo che ella chiedeva doveva essere opera della divinità, per questo le rispose: « Che c'è tra me e te, o donna? »; d'altra parte, affinché tu, Maria, non credessi che egli ti rinnegava come madre, aggiunse: « L'ora mia non è ancora venuta »; allora ti riconoscerò, quando l'infermità, di cui sei madre, penderà dalla croce.
Vediamo se tutto ciò è vero.
Narrando la passione del Signore, il medesimo evangelista, che conosceva la madre del Signore e che come tale ce l'ha presentata anche in queste nozze, così dice: Stava presso la croce la madre di Gesù, e Gesù dice alla madre: Donna, ecco il tuo figlio.
E poi dice al discepolo: Ecco la madre tua ( Gv 19,25-27 ).
Affida la madre al discepolo; affida la madre, egli che stava per morire prima di lei, e che sarebbe risorto prima che ella morisse: egli, uomo, a un uomo raccomanda una creatura umana.
Questa è la natura umana che Maria aveva partorito.
Era già venuta l'ora della quale dianzi aveva detto: « L'ora mia non è ancora venuta ».
Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni, 8,9
Negli ultimi tempi venne giù sulla terra, apparve piccolo, e fuoriuscì come novella luce dal seno della vergine Maria.
Proveniente dal cielo, assunse figura umana.
Dapprima Gabriele indicò la sua potente, santa figura, poi l'arcangelo parlò alla Vergine con queste parole: « Vergine, accogli Dio nel tuo seno immacolato! ».
Mentre così parlava, egli alitò la grazia di Dio sulla dolce ancella.
Ella tuttavia fu assalita contemporaneamente da confusione e sorpresa allorché ascoltò ciò e cominciò a tremare.
La sua mente era stordita, il cuore si mise a battere all'inaudito annuncio.
Subito, però, ella si rallegrò e il cuore le divenne ardente grazie a quella voce; sorrise come sposa, le guance le si imporporarono, la gioia la dilettò, il pudore le abbellì l'animo, il coraggio le ritornò.
La Parola volò nel suo corpo, col tempo divenne carne e nel seno materno, acquistando la vita, si plasmò fino ad assumere sembianza umana.
E così nacque un bimbo da una nascita verginale.
Quale grande miracolo per gli uomini, eppure niente è un grande miracolo per Dio Padre e Dio Figlio!
La terra accolse felice il bimbo allorché questi nacque.
Il trono celeste irradiò luce, l'universo gioì.
E la stella divina, spuntata nuova, venne onorata dai magi e indicò il bimbo nella grotta ai timorati pastori di oche e di capre e ai pastori di agnelli.
E Betlemme fu chiamata la patria divinamente prescelta del Logos.
Oracoli cristiani
A qualcuno sembra indegno che una tale divina maestà sia passata per il varco genitale di una donna: anche se non vi fu disdoro per il contagio del contatto virile, vi fu tuttavia per la lordura stessa del parto.
Rispondiamo perciò brevemente secondo le loro stesse idee.
Se uno, vedendo un bimbo morire in una fossa di fango, pur essendo grande e potente entrasse, per così dire, nel sommo del sudiciume per liberare dalla morte quel fanciullo, lo accuserai di essersi macchiato per aver pestato un po' di fango, o lo loderai per aver salvato la vita a chi altrimenti moriva?
Ma ciò si riferisce a un uomo comune.
Ritorniamo perciò a considerare la natura di colui che è nato.
Quanto pensi che la natura del sole sia a lui inferiore?
Senza dubbio quanto lo è la creatura di fronte al suo Creatore.
Bada ora: se un raggio di sole cade in una fossa di fango, ne resta forse per ciò macchiato?
O illuminare il sudiciume è disdicevole al sole?
E il fuoco, quanto inferiore è, per la sua natura, a colui di cui parliamo?
Ma nessuna materia, per quanto lurida e oscena, pensiamo che possa macchiare il fuoco.
Così dunque stanno le cose tra le realtà materiali: e tu credi che in quella natura, elevatissima e incorporea, che è ben sopra al fuoco e sopra ogni luce, possa inserirsi qualche macchia o luridume?
E bada anche a quanto segue: noi diciamo che l'uomo è stato creato da Dio con il fango della terra.
Ritenendo che Dio si macchi nel ricercare la sua opera, quanto più si dovrà asserirlo per averla all'inizio creata?
Ed è superfluo chiedersi perché sia passato per un varco osceno quando non ti è lecito chiederti perché abbia creato realtà oscene.
E perciò ci ha insegnato che esse sono oscene non per natura, ma per l'uso che se ne fa.
Del resto, tutto ciò che appartiene al corpo è stato formato con lo stesso fango e si distingue solo per le diverse attività e funzioni naturali.
Rufino di Aquileia, Commento al simbolo apostolico, 12
L'unità della persona di Cristo si è costituita e perfezionata non certo dopo il parto della Vergine, ma nello stesso utero verginale; dobbiamo infatti stare attenti, con massima cura, di professare che Cristo non solo è uno, ma è sempre stato uno: è una bestemmia insopportabile se tu, pur concedendo che egli è uno, sostieni tuttavia che vi fu un tempo in cui non fu uno, ma due: cioè uno dopo il battesimo, due al tempo della nascita.
E non potremo evitare altrimenti questo sacrilegio immenso, se non ammettendo che in lui Dio fu unito all'uomo, e di unità personale, non dall'ascensione o dalla risurrezione o dal battesimo in poi, ma già nella madre, già nell'utero, già al momento stesso della concezione verginale.
E per questa unità personale le proprietà di Dio si attribuiscono all'uomo, indifferentemente e promiscuamente, e le proprietà della carne si attribuiscono a Dio.
Per questo sta divinamente scritto che il figlio dell'uomo discese dal cielo ( Gv 3,13 ), e che il Signore della maestà fu crocifisso in terra ( 1 Cor 2,8 ).
Perciò si dice che quando la carne del Signore fu fatta, fu creata, lo stesso Verbo di Dio fu fatto, la sapienza di Dio si compì, la scienza fu creata; proprio come si predice che le sue mani e i suoi piedi furono trafitti.
Per questa unità personale, soggiungo, a motivo dell'identico mistero, è avvenuto che quando la carne del Verbo è nata dalla Vergine integra, lo stesso Dio Verbo è nato dalla Vergine; questo si crede secondo la vera e retta fede cattolica, e negarlo è somma empietà.
Stando così le cose, non vi sia nessuno che cerchi di privare la santa vergine Maria dei suoi privilegi di grazia divina e della sua speciale gloria.
Dobbiamo infatti professare con somma verità e gioia che essa è genitrice di Dio, per dono del Signore Dio nostro, che è suo figlio; ma non lo è nel senso ammesso da una certa eresia empia [ quella di Nestorio ], sostenendo doversi chiamare madre di Dio per puro titolo, per aver cioè partorito un uomo che poi divenne Dio; in tal modo chiamiamo madre di un sacerdote o madre di un vescovo non colei che mise alla luce un sacerdote o un vescovo, ma colei che generò un uomo, il quale in seguito divenne sacerdote o vescovo.
Non così, ripeto, è genitrice di Dio la beata Vergine, ma nel senso asserito sopra; nel suo sacro utero si è compiuto questo mistero sacrosanto: per l'unione personale unica e singolare, come il Verbo nella carne è carne, così l'uomo in Dio è Dio.
Vincenzo di Lérins, Commonitorio, 15
L'angelo che annunziava un mistero disse alla Vergine Maria, per aiutarla a credere per mezzo di un segno, che una donna anziana e sterile stava per diventare madre, mostrando in questo modo che Dio può tutto ciò che vuole.
Maria, appena udito questo, non già perché non credesse alla profezia, o fosse incerta sull'autorità di chi l'aveva fatta, o dubitasse della prova addotta, ma, come portata dal desiderio, tutta slancio e dedizione, nella sollecitudine che scaturisce dalla gioia, si diresse verso la regione montana.
Poteva dunque non correre verso l'alto, Maria, piena ormai di Dio?
La grazia dello Spirito Santo non sopporta gli indugi di una preparazione laboriosa …
E subito si manifestano i benefici dell'arrivo della Vergine e della presenza del Signore.
Perché, appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le esultò nel seno ed ella fu ricolma di Spirito Santo ( Lc 1,41 ).
Notiamo la scelta appropriata di ogni parola.
Elisabetta per prima udì la voce, ma fu Giovanni a percepire subito la grazia.
La madre intese secondo l'ordine della natura, il figlio esultò in virtù del mistero.
L'una riconobbe l'arrivo di Maria, l'altro quello del Signore; la donna avvertì la venuta della donna; il piccolo sentì giungere il piccolo.
Elisabetta e Maria magnificano la grazia e i due figli operano dal di dentro, dando inizio a un mistero di misericordia a vantaggio delle loro madri.
E queste, con un doppio miracolo, profetizzano sotto l'ispirazione dei loro figlioli.
Il bambino esultò e la madre fu ripiena di Spirito Santo.
La madre però non fu ripiena prima del figlio, ma anzi, essendo il figlio pieno di Spirito Santo, ne colmò anche la madre.
Giovanni ha esultato e ha esultato anche lo spirito di Maria.
E, all'esultanza di Giovanni, Elisabetta è ripiena di Spirito Santo … Beata tu che hai creduto ( Lc 1,45 ).
Ma anche voi siete beati, perché avete udito e creduto.
Ogni anima che crede, concepisce e genera la parola di Dio, riconoscendone le opere.
Che in ciascuno di voi ci sia l'anima di Maria, per glorificare il Signore; ci sia lo spirito di Maria per trasalire di gioia in Dio.
Se una sola è madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede invece Cristo è generato da tutti.
Ogni anima infatti riceve il Verbo di Dio in sé, purché, senza macchia né colpa, sappia conservare coraggiosamente la propria castità.
Perciò chiunque sa comportarsi così magnifica il Signore come l'anima di Maria lo ha magnificato, mentre il suo spirito esultava in Dio suo salvatore.
E il Signore viene glorificato, come si legge in un altro passo: Magnificate il Signore con me ( Sal 34,4 ).
Non nel senso che la parola umana possa aggiungere qualcosa alla gloria del Signore, ma perché egli viene magnificato in noi.
Infatti l'immagine di Dio è Cristo ( 2 Cor 4,4; Col 1,15 ) e quindi l'anima che vive rettamente e compie il bene, magnifica questa immagine di Dio, a somiglianza della quale è stata creata.
E nel magnificarla si sublima, partecipando in qualche modo alla sua grandezza.
Ambrogio, Commento al vangelo di san Luca, 2,19-23.26-27
Dal momento che la Vergine santa ha generato fisicamente secondo la persona Dio unito alla carne, osserviamo che lei di conseguenza è anche madre di Dio.
Non è che la natura del Verbo abbia assunto la sua origine dalla carne; infatti all'inizio era il Verbo, e il Verbo era Dio e il Verbo era presso Dio ( Gv 1,1 ), ed egli è il creatore dei mondi, coeterno al Padre e l'architetto dell'universo.
Ma poiché egli univa a se stesso secondo la persona la natura umana, così egli si è sottomesso alla nascita fisica dal seno materno.
Non è che egli necessariamente o a motivo della sua peculiare natura avesse bisogno della nascita nel tempo e negli ultimi tempi, ma per benedire anche l'inizio della nostra esistenza.
Così per il fatto che la donna partorì un Dio unito alla carne doveva cessare la condanna decretata contro l'intero genere umano, ossia la consegna dei nostri corpi mortali alla morte, doveva cessare tramite lei il giudizio: Partorirai con gran dolore ( Gen 3,16 ), e realizzarsi la parola del profeta: Annienterà la morte per sempre e tergerà il Signore Iddio le lacrime da ogni volto ( Is 25,8 ).
Per questo motivo, osserviamo, egli ha benedetto le nozze in vista della nostra salvezza e insieme con gli apostoli ha accolto l'invito a Cana in Galilea.
Cirillo di Alessandria, Lettera a Nestorio, 2
In nessun istante Gesù fu un uomo come tutti gli altri, senza che fosse, cioè, unito e congiunto con Dio.
Il Verbo stesso, al contrario, incarnandosi nella beata Vergine, fece del corpo di costei il proprio tempio: colui che ne uscì era, dal punto di vista esteriore, uomo, ma, intimamente, vero Dio.
Anche dopo esser stato generato, perciò, ebbe una vergine per madre, ciò che non accadde a nessun altro dei santi.
Giacché questi, infatti, non furono altro che uomini, a tutti loro toccò la medesima nascita umana.
Egli, da parte sua, essendo realmente Dio, destinò a sé, al momento di rivestirsi dell'umanità, nella pienezza dei tempi, una maniera di nascere diversa da quella di chiunque altro.
Perciò colei che, a giusto titolo, è considerata come beata è con ragione che deve esser chiamata « Madre di Dio » [ il termine greco qui usato, « Theotókos », era già in uso da tempo presso la scuola alessandrina ] e « Vergine-Madre »: non fu un uomo qualsiasi, infatti, quel Gesù che nacque da lei.
Cirillo di Alessandria, Contro coloro che non riconoscono che Maria è la madre di Dio, 4
Quella volta che fu annunciato a Gesù, il quale stava parlando con i suoi discepoli, che c'erano fuori la madre e i fratelli suoi, egli disse: Chi è la madre mia, e chi sono i miei fratelli?
E, protesa la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco qua i fratelli miei; poiché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, quegli mi è fratello, sorella e madre ( Mt 12,46-50 ).
Anche Maria, dunque, perché fece la volontà del Padre.
Questo, Dio lodò in lei, non cioè il fatto di aver generato dalla sua carne la carne del Figlio, quanto l'aver fatto la volontà del Padre. Fate attenzione.
Mentre la folla era piena di ammirazione per il Signore, alla vista dei miracoli e dei prodigi che manifestavano che cosa si nascondeva nella sua carne, qualcuno gridò, in preda all'entusiasmo: Beato il ventre che ti ha portato.
E Gesù: Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio, e l'osservano ( Lc 11,27-28 ).
Come dire: anche mia madre, che voi avete chiamato beata, è beata perché osserva la parola di Dio, non perché in lei il Verbo si fece carne e abitò fra noi; perché ha custodito il Verbo di Dio per mezzo del quale è stata creata e che in lei si è fatto carne.
Non godano, gli uomini, dei figli secondo la carne; esultino piuttosto se nello spirito sono uniti a Dio.
Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni, 10,3
Volgete lo sguardo a Maria! Quando Gabriele entrò da lei e cominciò con lei a trattare, ella chiese: « Come avverrà ciò? ».
E il servo dello Spirito Santo gli rispose dicendo: « É facile per Dio, perché tutto è a lui possibile ».
E lei, credendo fermamente a ciò che aveva udito, disse: « Ecco la serva del Signore ».
E subito il Verbo discese, si librò su di lei come gli piacque, entrò in lei e prese in lei abitazione, senza che nulla ella avvertisse.
Così lo concepì, senza nulla soffrire; e nel suo seno egli divenne un bimbo, mentre il mondo intero era pieno di lui.
Egli depose la sua figura per rinnovare la figura di Adamo tanto invecchiata.
Quando tu dunque senti parlare della nascita di Dio, resta in silenzio: ciò che Gabriele disse resti impresso nel tuo spirito!
Nulla vi è di troppo difficile per quell'eccelsa maestà che per noi si è abbassata a nascere tra di noi e da noi.
Oggi Maria è per noi un cielo, perché porta Dio.
La divinità altissima infatti si è abbassata e in lei ha preso abitazione; in lei si è fatta piccola per far grandi noi, perché, per sua natura, essa non è piccola; in lei ha preso per noi una veste, perché si avverasse così per noi la redenzione.
In Maria i detti dei profeti e dei giusti si sono adempiuti.
Da lei è sorta per noi la luce e le tenebre del paganesimo sono scomparse.
Ha molti nomi, ed è per me una gioia chiamarla con essi.
É la rocca in cui abita il potente re dei re.
Ma non uscì da essa come vi entrò: in essa si rivestì invece di carne e così ne uscì.
É anche un nuovo cielo, perché vi abita il re dei re
Egli vi entrò e poi ne uscì vestito a somiglianza del mondo esteriore.
Essa è una vite che portò come frutto un'uva, ma non secondo natura: ed essendo quest'uva di natura diversa dalla vite, ne assunse il colore e così ne uscì.
Essa è la sorgente da cui sgorga l'acqua viva per gli assetati; coloro che hanno gustato questa bevanda portano frutto al cento per uno.
Questo giorno non è dunque come il primo giorno della creazione.
In quel giorno le creature furono chiamate all'essere; in questo giorno la terra è stata rinnovata e benedetta nei riguardi di Adamo, per il quale era stata maledetta.
Eva e Adamo col peccato portarono la morte nel mondo, il Signore del mondo però ci ha dato in Maria una nuova vita.
Il Maligno, ad opera del serpente, versò il veleno nell'orecchio di Eva; il Benigno invece si abbassò nella sua misericordia e tramite l'orecchio entrò in Maria.
Per la stessa porta da cui era entrata la morte, è entrata anche la vita che ha ucciso la morte.
E le braccia di Maria hanno portato proprio colui che viene sorretto dai cherubini; quel Dio che l'universo non può abbracciare, è stato abbracciato e portato da Maria.
Il re, davanti a cui tremano gli angeli, creature di fuoco e di spirito, giace nel seno della Vergine, che lo accarezza come un fanciullino.
Il cielo è il trono della sua maestà, ed egli siede sulle ginocchia di Maria.
La terra è lo sgabello dei suoi piedi, ed egli le saltella intorno infantilmente.
La sua mano distesa segna la misura per la polvere, e come un fanciullo sulla polvere egli sgambetta.
Felice Adamo, che nella nascita di Cristo hai ritrovato la gloria che avevi perduta!
Chi ha mai visto la creta servir da abito al vasaio? Chi ha mai visto il fuoco stesso avvolto in fasce?
A tutto ciò si è abbassato Dio per amore dell'uomo.
A tutto ciò si è umiliato Dio per amore del suo servo, che si era stoltamente innalzato e, su consiglio del Maligno omicida, aveva calpestato il divino comando.
Egli, che aveva dato il comando, si umiliò per innalzarci.
Grazie alla divina misericordia che si è abbassata sugli abitanti della terra, affinché il mondo ammalato fosse guarito dal medico su di essa apparso!
Sia lode a lui e al Padre che lo ha mandato; e lode allo Spirito Santo, per sempre in tutti i secoli senza fine!
Efrem Siro, Inno per la nascita di Cristo, 1
Ave Maria, madre di Dio tutta santa, meraviglioso e splendido tesoro di tutto il mondo, luce irradiante, abitazione dell'Incomprensibile, tempio puro del Creatore di tutte le cose!
Ave, perché per tuo tramite ci è stato annunziato colui che ha tolto i peccati del mondo e lo ha redento …
Come ti loderemo, o umile, tu che sei tutta santa, tu che concedi a tutti i fedeli aiuto e forza!
Noi tutti in questo mondo guardiamo su e aspettiamo la speranza della salvezza da te, o umile.
Rinforza la nostra fede e dona pace a tutto il mondo.
Per questo noi fedeli ti lodiamo come trono cherubico e come aula di Dio nel tempo.
Prega e implora per noi tutti, affinché la nostra anima sia salvata dall'ira ventura.
O madre purissima, aiuta noi poveri, come è tuo solito.
Tu vedi come noi, figli della terra, ci avviciniamo alla fine e ci perdiamo.
Impetraci perciò la grazia con la tua intercessione, o Vergine pura e santa.
Supplica continuamente per noi, affinché la nostra malvagità non ci mandi in rovina e rivolgiti a noi, o benedetta, mentre preghi il tuo Unigenito, il Figlio uscito da te, affinché abbia pietà di noi per la tua santa preghiera.
Ave, o nave che porta agli uomini la nuova vita.
Ave, o rocca santa, in cui scese il re dei re per abitarvi.
Ave o umile Vergine, madre di Dio.
Orsù benedetta, orsù beata!
Porgi per noi al tuo Unigenito, al Figlio uscito da te, tutte le tue suppliche, affinché abbia pietà di noi per la tua santa preghiera.
O santa, intercedi presso il tuo Unigenito per i peccatori che in te cercano rifugio.
Perché tutti i flagelli, da cui fu colpita la precedente generazione, sono pronti per noi e ci colpiscono.
Vedi come il corruttore ha teso l'arco e pone le saette sulla corda per colpire, come egli usa.
Vedi tutti questi segni premonitori nel cielo e sulla terra e i colpi che stringono il cuore.
Per questo ci rifugiamo in te, per poter gridare al tuo Figlio dicendogli: Tu che punisci i cuori superbi, o Cristo, tu che colpisci e risani, correggici con la tua misericordia e acquistaci con la tua grazia: usa indulgenza e abbi misericordia di noi!
Rabbula di Edessa, Inni liturgici, 1-5
Beata sei, Maria, perché in te hanno trovato soluzione gli enigmi e i misteri annunciati dai profeti.
Mosè ti rappresentò nel roveto ardente e nella nuvola, Giacobbe nella scala, Davide nell'arca dell'alleanza ed Ezechiele nella porta chiusa e sigillata.
Ed ecco, col tuo parto oggi tutti quei misteri si sono adempiuti.
Sia lode al Padre che ha mandato il suo Figlio unigenito, sorto da Maria, liberandoci dall'errore e glorificandone la memoria sulla terra e nel cielo.
Beata sei, Maria, che lo hai concepito.
Beata che lo hai partorito.
Beata che hai nutrito colui che tutti nutre.
Beata che hai portato nel tuo seno quel forte che porta il mondo nella sua potenza e tutto governa.
Beata e benedetta che le tue labbra hanno baciato quella vampa che consuma il figlio della schiatta di Adamo.
Beata sei tu, perché dal tuo seno è irradiato uno splendore che si diffonde su tutta la terra, la quale ora chiama te beata.
Beata sei tu, perché col tuo latte hai nutrito Dio, il quale nella sua misericordia si è fatto piccolo per rendere grandi i miseri.
Gloria a te, o nostro rifugio!
Gloria a te, o nostro orgoglio, perché per opera tua la nostra stirpe è stata innalzata al cielo.
Supplica Dio, nato da te, che mandi pace e calma alla sua Chiesa.
Per la forza delle tue preghiere, o madre dell'Altissimo, doni egli alla terra e ai suoi abitatori la pace piena!
Lode a colui che è sorto da Maria, che l'ha fatta sua madre e che in lei si è fatto fanciullo.
Sia benedetto il re dei re che si è fatto uomo e che ha innalzato la stirpe umana all'altezza del paradiso.
Lode a colui che l'ha mandato a nostra redenzione e gloria allo Spirito Santo che cancella i nostri peccati!
Balaj Siro, Preghiere e inni, 3,6
O Figlio della Vergine, permettimi di parlare della tua madre, per quanto io sappia che conversare di lei è un argomento troppo eccelso per noi!
Un discorso pieno di stupore si agita nel mio intimo, per giungere ad esprimermi.
O voi che comprendete, porgete con benignità a me le orecchie della vostra anima: la lode di Maria si innalza mirabile in me per giungere a manifestarsi.
Preparate dunque con intelligenza il vostro cuore: la Vergine santa mi ha chiamato a parlare di lei.
Preparate perciò convenientemente il vostro udito per un discorso così eccelso, perché essa non ne sia disonorata!
É il secondo cielo, nel cui seno il Signore dei cieli ha abitato ed è apparso per scacciare da tutti gli angoli le tenebre.
É la benedetta tra le donne, per la cui opera fu cancellata la maledizione della terra e il castigo è giunto alla fine.
É la pura, l'umile, irradiata del fulgore d'ogni santità, per parlar della quale la mia bocca è troppo dappoco.
É la povera, che è diventata la madre del re e ha donato ricchezze al mondo assetato per fargli ottenere la vita.
É la nave che ci ha recato i tesori e i beni dalla casa del Padre, e ne ha versato sulla nostra terra desolata le ricchezze.
É il buon campo che senza seme ha recato cumuli di messi e senza essere arato ha prodotto un ricco raccolto.
É la seconda Eva che ha partorito tra i mortali la Vita, sciogliendo e cancellando il debito di sua madre Eva.
É la figlia che ha teso la mano alla progenitrice abbattuta e l'ha sollevata dal baratro in cui l'aveva precipitata il serpente.
La figlia che ha tessuto un vestito di gloria e lo ha dato a suo padre perché si coprisse, essendone rimasto spoglio sotto l'albero.
La vergine che è diventata meravigliosamente madre senza unione maritale.
La madre che è rimasta vergine intatta.
La rocca eccelsa che il re si è costruito e in cui ha abitato, e la cui porta non fu aperta quando egli ne uscì.
L'ancella che, come il carro celeste, ha portato e nutrito l'Onnipotente, che sorregge tutte le creature; la sposa che ha concepito senza aver mai visto lo sposo e ha partorito un figlio senza aver visto l'abitazione del padre.
Come potrei dipingere questo quadro mirabile con colori comuni, se neppure la tavolozza più squisita è sufficiente?
É troppo eccelso, troppo stupendo il quadro della sua bellezza per i miei colori, e io non oso neppure sperare che il mio spirito possa tratteggiarne una rappresentazione fedele.
É più facile dipingere lo splendore e la vampa del sole, che esprimere a parole la magnificenza di Maria.
É forse possibile rappresentare coi colori una fulgidissima ruota di fuoco, ma per annunciare pienamente Maria nessun discorso sarà sufficiente.
Che se qualcuno osa affrontarlo, in qual classe di persone o in quale schiera deve porla, per tracciare il suo quadro, per cantare di lei?
Tra le vergini, tra quelle sante umili donne, oppure tra le spose e le madri?
Ecco: verginità e maternità si trovano in lei riunite nel parto mirabile e perfetto e nel seno sigillato!
Chi potrà lodarla abbastanza?
Mentre mi sembra che appartenga alla schiera delle giovani, ecco vedo che, quale madre, porge cibo al suo figlio.
Ho appena udito che Giuseppe abitava con lei quale marito, e subito noto che si è sottratta ad ogni unione maritale …
Pensavo di chiamarla sposa, vedendo Giuseppe; ma la fede mi insegna che nessun mortale l'ha conosciuta.
L'ho vista sorreggere il figlio quale madre e mi appare gloriosa nella schiera delle vergini.
É vergine eppure madre, sposa eppure intatta.
Che cosa potrò aggiungere di lei avendo già detto che è incomprensibile?
Giacomo di Batna, Inno alla Vergine santissima
L'amore mi muove a parlare della Mirabile; ma la sublimità dell'argomento è troppo eccelsa per me.
Come dunque incomincerò? Anzitutto griderò al mondo intero che io né ora né mai sono degno di lodarla; ma poi, per amore, mi dedicherò ad annunciare le lodi della Sublime.
Solo l'amore può, parlando, evitare ogni biasimo, perché i suoi pensieri stimolano l'uditore e lo arricchiscono.
Con timore e stupore parlerò di Maria, dirò a quale eccelsa dignità questa figlia della terra è salita.
Si trattò solo di grazia, che il Figlio discese in lei?
Oppure essa fu così santa e gradita a Dio, da diventare la madre del Figlio santissimo?
É chiaro che Dio è sceso sulla terra per grazia; ma Maria fu degna di riceverlo per la sua immensa purità.
Egli riguardò la sua umiltà, la sua dolcezza e la sua purezza, e abitò in lei, perché si intrattiene volentieri tra gli umili, come egli stesso dice: Chi mai riguarderò, se non i miti e gli umili? ( Is 57,15 ).
Egli vide che essa era la più umile tra tutti i figli degli uomini e per questo abitò in lei, come essa stessa attesta: di aver cioè riguardato la sua umiltà e aver preso dimora in lei ( Lc 1,48 ).
Perciò dobbiamo lodarla, essendo tanto piaciuta a Dio.
L'umiltà è la vetta della perfezione: più l'uomo vede Dio da vicino, più si sente in se stesso umiliato.
Per l'umiltà i santi di tutti i tempi sono piaciuti a Dio: è la strada maestra su cui l'uomo giunge a Dio.
Ma profondamente come Maria nessun uomo si è mai umiliato sin dall'inizio; ciò risulta chiaro dal fatto che nessun uomo è stato come lei innalzato.
Il Signore infatti, che glorifica secondo la misura dell'umiliazione, l'ha innalzata a diventar sua madre.
Cosa si può dunque paragonare alla sua umiltà?
Se qualche altra fosse stata più dolce e più pura di Maria, Dio avrebbe abitato in lei: avrebbe abbandonato quella che è sua madre e non si sarebbe trattenuto in essa.
Se avesse trovato un'anima più perfetta e pura, avrebbe scelto quella e avrebbe rinunziato a questa.
Quando il Signore scese sulla terra, guardò tutte le donne e ne scelse una: quella che fra tutte più gli piacque.
La esaminò e trovò in lei umiltà e santità, animo schietto e amore di Dio, un cuore puro e null'altro che pensieri sublimi.
Per questo egli scelse questa purità, questa bellezza perfetta; lasciò il suo posto e si intrattenne nella benedetta fra tutte le donne, perché in tutto il mondo non vi era nulla di simile, da porle a confronto.
Ella sola era l'unicamente umile, pura, schietta e immacolata; essa meritò di diventar madre di Dio e nessun'altra al di fuori di lei.
Egli misurò quanto pura e staccata dal male essa fosse: in lei non si ritrovò la minima inclinazione alla menzogna, nessun pensiero su cui l'impurità potesse vantare qualche possesso, nessun comportamento da poter mettere in rapporto con la corruttela di questo mondo.
In lei non ardeva il minimo amore per la terra; essa non si occupò mai di ciò che preoccupa le fanciulle.
Egli vide che nel mondo non avrebbe mai potuto trovarne un'altra a lei uguale o anche solo simile; per questo la scelse come madre, per succhiare da lei latte puro.
Era saggia e tutta piena di amore di Dio, perché dove non c'è amore, nostro Signore non può abitare.
Quando dunque il grande re decise di visitare la nostra regione, volle scegliere la propria dimora nel tempio più puro di tutta la terra: nel seno puro, adornato dei pensieri più eccelsi di verginità e santità.
Essa, per natura e per la sua volontà, era piena di bellezza, mai fu dissacrata da brame perverse, fu immacolata fin dalla fanciullezza …
E rimase sempre in lei la sua natura, la sua volontà orientata al bene, la verginità del corpo e la santità dell'anima.
Proprio quest'opera che Dio compì in lei mi autorizza a proclamare tutto ciò di questa vergine onorata e degnissima.
Proprio per il fatto che essa è diventata madre del Figlio di Dio, riconosco e concludo che fu l'unica donna perfettamente pura su tutta la terra.
Fin dal tempo in cui seppe distinguere il bene dal male, essa perseverò nella purezza del cuore e nella rettitudine dei pensieri.
Mai si allontanò dalla giustizia della legge divina e mai fu mossa dalle indegne brame della carne.
Invece, fin dalla fanciullezza, fu tutta presa dal desiderio di santità, alla quale si diede con intelligenza e sollecitudine.
Ogni giorno si poneva il Signore davanti agli occhi e guardava a lui, per farsi da lui illuminare e saziare.
Quando dunque Dio vide quanto la sua anima era pura e schietta, volle abitare in lei, perché era libera da ogni male.
Per il fatto che mai si vide una donna a lei simile, in lei si adempì quell'opera meravigliosa, eccelsa sopra ogni grandezza.
Una sola figlia degli uomini fu ricercata fra tutte le donne e fu scelta perché era più bella di tutte le altre.
Il Padre santissimo volle preparare una madre per suo Figlio e non trovò nessun'altra a questa simile: perciò la scelse perché gli fosse madre.
Questa vergine era, dentro e fuori, piena di bellezza nascosta e meritò per la purità del suo cuore di veder compiersi in sé i misteri di Dio.
Giacomo di Batna, Inno alla Vergine santissima
Dio scese per diventare uomo da una figlia degli uomini.
Attratto dalla sua bellezza, la scelse per nascere da lei.
E quanto più la grazia a lei concessa superava quella di tutti gli altri uomini, tanto più si deve celebrare la bellezza dell'anima di Maria, che la fece diventare madre di Dio.
Per la sua umiltà, purezza e giustizia e per la sua buona volontà essa piacque a Dio e fu scelta.
Se un'altra fosse stata più bella di lei, quest'altra sarebbe stata scelta, perché Dio è imparziale, giusto e retto.
Se nella sua anima ci fosse stata una sola macchia o un solo difetto, egli si sarebbe scelto un'altra madre, perfettamente immacolata.
Per questo ciascuno deve ammirare la Benedetta, essendo stata così bella che Dio la scelse per madre.
La sua beltà fu tanto grande quanto la natura ammette, perché il culmine eccelso a cui è giunta non è più oggetto della libera volontà.
Fino a un certo punto essa si applicò tutta alla perfezione accessibile all'uomo, ma non certo per i suoi meriti essa poté giungere al punto che Dio è da lei uscito.
Per quanto il giusto può avvicinarsi a Dio, anche questa perfetta Beltà gli si avvicinò nell'eccellenza della sua anima; ma che Cristo sia da lei comparso nella carne, fu pura grazia, per la quale dobbiamo celebrare la di lui misericordia.
A tal grado giunse la bellezza di Maria, che nessuno al mondo l'ha mai superata.
Del resto, diciamo al Signore il « grazie » che a lui si addice per aver riversato senza misura la sua grazia sul creato.
Stima la grazia del Figlio che tutti i mondi mai riusciranno a ricompensare con la loro gratitudine; stima i meriti di Maria, perché tra i figli degli uomini nessuno ne ha più grandi.
I gradini attraverso cui passò questa eccelsa creatura sono la sua beltà, e poi la scelta a diventare madre del Figlio del Santo.
Essa aveva innalzato la sua anima fino alla vetta più alta della perfezione, poi la grazia infinita prese dimora in lei.
Il Signore la vide piena dello splendore di santità e volle prendere santa dimora nel suo seno.
Per questo inviò un angelo delle celesti legioni, che recasse l'annuncio alla santa, alla piena di beltà.
Gabriele, il potente principe della milizia celeste, si pose in via e discese presso di lei, mandato dall'Altissimo.
Essa sola fu degna del grande mistero che le fu partecipato con la divina rivelazione.
In preghiera, schiettezza e semplicità Maria accolse la rivelazione celeste, piena di santo timore davanti a Dio, offrendo nella preghiera a lui il suo cuore colmo di carità.
Era infatti intenta nella preghiera, come già Daniele quando a lui, in una vampa di fuoco, apparve l'angelo ( Dn 10,4 ).
E anche il sacerdote Zaccaria fu trovato dall'angelo nel santuario, mentre pregava davanti a Dio ( Lc 1,11 ).
Similmente anche questa vergine, che era diventata degna della grande rivelazione, stava pregando, quando accolse l'angelo a lei mandato.
La preghiera pura, infatti, lega misteriosamente a Dio, a lui parla, ascolta la sua risposta e rafforza in lui.
L'angelo dunque scese mentre Maria pregava e le porse il saluto dell'Altissimo: « Ave, Maria; nostro Signore è con te; o beata! Tu sei benedetta, poiché benedetto è il frutto della tua verginità ».
Quando essa udì, cominciò a riflettere attentamente quale fosse il motivo di un saluto tanto straordinario.
E l'angelo le disse: « Non preoccuparti, o piena di grazia! Il Signore desidera che tu, nella tua verginità, diventi sua madre. Ecco: tu concepirai santamente e partorirai il re del regno eterno ».
Maria rispose: « Come può avvenire ciò che dici? Come posso esser feconda ché non conosco uomo?
Tu mi annunci un figlio, mentre io mi astengo dall'unione maritale. Sento parlare di una nascita senza vedere sponsali ».
Fu un istante meraviglioso quello in cui Maria conversò con Gabriele.
L'umile figlia della povertà e l'angelo si intrattennero in un colloquio mirabile.
La Vergine pura e l'angelo luminoso tennero un dialogo che riportò pace tra il cielo e la terra.
Una fra tutte le donne di quaggiù concluse col principe delle schiere angeliche un accordo sulla riconciliazione di tutto il mondo.
Si assisero quasi giudici riconciliatori delle realtà celesti e di quelle terrestri: parlarono, ascoltarono e stabilirono la pace tra le parti contendenti.
La Vergine e l'angelo convennero insieme e riportarono tutto all'ordine ciò che la contesa tra il Signore e Adamo aveva sconvolto.
La grande causa originatasi sotto l'albero giunse a conclusione e fu completamente risolta, tanto che ne sorse la pace.
Il cielo e la terra si parlarono amichevolmente, le due parti rinunciarono al loro dissidio e conclusero la pace.
Si concluse così il tempo cattivo che aveva ucciso Adamo e giunse un altro tempo, buono, in cui egli fu raddrizzato.
Invece del serpente, ora Gabriele parlò per primo; e invece di Eva, Maria gli prestò ascolto.
Al posto del menzognero, che con il suo inganno aveva recato la morte, si presentò il veritiero, per portare, col suo annuncio, la vita.
E alla madre, che presso l'albero aveva sottoscritto la lettera di debito, subentrò la figlia, che pagò ogni debito di suo padre Adamo. Il serpente ed Eva si sono mutati nell'angelo e in Maria, e la situazione, sconvolta sin dall'inizio, è riportata all'ordine.
Vedi con che facilità Eva porse orecchio al serpente, ascoltò la voce del menzognero e credette ai suoi inganni!
Vieni ora e rallegrati: l'angelo versa la vita nell'orecchio di Maria, la libera dalle spire di quello e le infonde consolazione!
Gabriele riedifica l'edificio abbattuto dal serpente; Maria ricostruisce la casa demolita da Eva in paradiso.
Giacomo di Batna, Inno alla Vergine santissima
Quando Maria fu chiamata a diventare madre del Figlio di Dio, lo Spirito Santo la santificò prima che lui prendesse dimora in lei.
La liberò da ogni colpa ( peccato originale ), perché fosse elevata al di sopra di ogni male, e lui potesse abitare santamente in lei.
Egli purificò sua madre per opera dello Spirito Santo affinché, dimorando in lei, ne potesse assumere un corpo puro e libero dal peccato.
Affinché il corpo animato che in lei voleva assumere non fosse macchiato, egli purificò la Vergine con lo Spirito Santo, e solo dopo in lei abitò.
Il Figlio di Dio volle da lei essere piantato nell'umanità; per questo, ad opera dello Spirito, ne rese prima libero dal peccato il corpo.
Il Verbo scese per farsi carne e perciò, tramite lo Spirito, purificò colei da cui avrebbe assunto carne, per essere così a noi in tutto simile, nella sua venuta, fuorché in questo solo: il suo puro corpo fu libero dal peccato.
Quando Dio volle diventare uomo, purificò quell'unica vergine per opera dello Spirito e la fece propria madre, affinché il mondo avesse in lui un secondo Adamo mandato da Dio che, tendendo la mano al primo prostrato al suolo dal serpente, potesse sollevarlo; affinché il principe di questo mondo, quando egli lo chiamerà a giudizio e lo condannerà, non possa trovare in lui peccato alcuno che apra la porta alla morte; e, infine, affinché Dio uscisse nel mondo come uomo dalla figlia degli uomini, senza esser tuttavia soggetto alla condanna originale.
Per questo egli santificò, con lo Spirito, questa beata, celebre, benedetta e purissima vergine, rendendola monda, pura e benedetta come era Eva prima del suo colloquio col serpente.
Le restituì quella bellezza originale che possedeva la progenitrice prima di gustare il frutto dell'albero mortifero.
Lo Spirito, che scese su di lei, la fece quale era stata la prima Eva prima di aver ascoltato il consiglio del serpente, il suo discorso odioso.
La pose su quel gradino su cui stavano Adamo ed Eva prima del peccato, e poi prese dimora in lei.
Concesse a Maria, tramite lo Spirito Santo, la divina filiazione posseduta da Adamo, il progenitore, perché in lei volle intrattenersi.
Ecco che d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ( Lc 1,48 ), disse Maria illuminata nel suo animo, pensando a suo Figlio.
Vide a quale grado eccelso era stata elevata, vide che il mondo l'avrebbe glorificata con la più alta ammirazione.
Previde già da allora il futuro e annunciò che i popoli della terra avrebbero proclamata beata la sua verginità.
Aveva appreso dallo Spirito Santo che suo Figlio avrebbe regnato su tutti i popoli; per questo richiese da tutte le lingue il loro tributo di lode e onore.
Perciò lodiamo anche noi beatamente questa beata, la cui beatitudine stessa è troppo eccelsa per le lingue del mondo intero.
É beata perché racchiuse in sé lo Spirito Santo, che la purificò, la mondò e la rese un tempio in cui il Signore del cielo altissimo prese dimora.
É beata perché custodì lo splendore mirabile della verginità e il suo nome rifulgerà splendido in tutti i secoli.
É beata perché rinnovò la schiatta di Adamo, sollevò i caduti, gettati fuori dalla casa del padre.
É beata perché, elevata al di sopra della comunione maritale, poté, come le altre madri, contemplare il figlio amato, senza arrossirne.
É beata perché il suo corpo non fu mai dissacrato dal piacere, ma anzi santificato col frutto corporeo della sua verginità.
É beata, perché nelle sue viscere anguste e infeconde, si intrattenne l'Incommensurabile, furono riempite di cielo, per quanto essa stessa non lo ritenesse possibile.
É beata perché partorì quell'Antichissimo che aveva dato origine ad Adamo e perché ad opera sua furono rinnovate tutte le creature fatiscenti di vecchiezza.
É beata, perché porse il latte a colui, al cui cenno si innalzano i flutti del mare.
É beata perché portò, abbracciò e strinse al cuore come proprio figlio quell'eterno eroe che sorregge il mondo con la sua forza nascosta.
É beata, perché ad opera sua è sorto per i prigionieri il Liberatore, il quale nel suo ardore spezzò le catene e recò la pace sulla terra.
É beata, perché poté posare le labbra pure sulla bocca di colui, davanti al cui splendore i serafini di fuoco devono schermirsi.
É beata perché nutrì con latte puro colui, dal quale il mondo intero succhia la vita, quasi da un immenso seno materno.
É beata, perché tutti i santi ringraziano suo Figlio per la loro santità.
E sia lodato colui che per noi ha voluto santamente irradiarsi dalla sua purezza!
Giacomo di Batna, Inno alla Vergine santissima
Oggi l'arca santa e vivente del Dio vivo, colei che portò in seno il suo stesso Creatore, riposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d'uomo.
Davide, suo antenato e progenitore di Dio, trasale di gioia; gli angeli danzano in festa, gli arcangeli applaudono e le potenze del cielo cantano gloria …
Colei che fece scaturire per tutti la vera vita, come avrebbe potuto essere soggetta alla morte?
É vero: anch'essa si piega alla legge promulgata dal proprio figlio e, come figlia del vecchio Adamo, subisce la sentenza emessa contro il padre, poiché neppure suo Figlio, che è la Vita stessa, vi si è sottratto.
Ma, come madre del Dio vivente, è giusto che sia portata presso di lui.
Perché, se Dio ha detto, a proposito del primo uomo creato: Che ora non stenda la sua mano per cogliere il frutto dell'albero della vita e, gustandolo, non viva in eterno ( Gen 3,22 ), colei che ha ricevuto in sé la Vita stessa, infinita e illimitata, la Vita che non conosce né inizio né termine, come non sarebbe viva per tutta l'eternità?
Un tempo, il Signore Dio aveva scacciato dal paradiso dell'Eden e mandato in esilio i progenitori della nostra razza mortale, che erano come inebriati dal vino della disobbedienza, avevano gli occhi del cuore appesantiti dall'ebbrezza della trasgressione, lo sguardo dello spirito oppresso dallo stordimento della colpa, ed erano addormentati nel sonno della morte.
Ma ora, il paradiso non riceverà forse colei che ha infranto in sé l'impeto delle passioni e ha portato alla luce il germoglio dell'obbedienza a Dio e al Padre, dando inizio alla vita di tutto il genere umano?
Il cielo non le aprirà forse con gioia le sue porte? …
Se Cristo, che è la Vita e la Verità, ha detto: Dove sono io, là sarà anche il mio servo ( Gv 12,26 ), a maggior ragione, come non abiterà con lui sua madre? …
Poiché il corpo santo e puro che in lei si era unito al Verbo divino, si levò dal sepolcro il terzo giorno, bisognava che anche lei fosse strappata alla tomba e che la madre fosse assunta presso il Figlio.
Egli era sceso verso di lei: così essa, la creatura amata sopra ogni altra, doveva essere elevata in una dimora più grande e più perfetta, nel cielo stesso ( Eb 9,11.24 ).
Era giusto che colei che aveva ospitato nel suo grembo il Verbo divino si stabilisse nella dimora del suo Figlio.
E come il Signore disse che egli doveva essere nella casa del Padre ( Lc 2,49 ), così era necessario che la Madre abitasse nella dimora regale di suo Figlio, nella casa del Signore, negli atri del nostro Dio ( Sal 135,2 ).
Perché, se lì è la dimora di tutti quelli che sono nella gioia, dove mai dovrebbe risiedere colei che è la causa stessa della gioia?
Giovanni Damasceno, Omelia 2, sul transito di Maria
La fonte della vita è tratta alla vita attraverso la morte.
Colei che, nel momento di divenire madre, aveva contraddetto alle leggi della natura, adesso vi si sottopone, consegnando alla morte il suo corpo immacolato.
Dobbiamo infatti, una volta spogliati di quest'abito mortale, rivestirci d'incorruttibilità ( 1 Cor 15,53 ), giacché anche il Signore della natura non ha voluto sottrarsi all'esperienza della morte.
La carne, infatti, morendo, sconfigge la morte con la morte; procura, attraverso la corruzione, l'incorruttibilità; fa, insomma, della propria estinzione, la sorgente della risurrezione.
Il Creatore dell'universo accoglie con le sue stesse mani l'anima santa nella quale il Dio incarnato ha trovato la sua dimora.
Il Signore conferisce il dovuto onore a colei che, a dispetto della sua natura di creatura, egli, nella sua infinita bontà verso gli uomini, si scelse come madre, secondo il piano della salvezza, incarnandosi e accettando la convivenza umana.
Le schiere degli angeli, com'è naturale supporre, stavano a guardare, mentre aspettavano che tu lasciassi gli uomini.
Che morte meravigliosa, dal momento che ti spiana la strada verso Dio!
Anche se, infatti, ciò fosse accaduto, per volontà di Dio, a vantaggio di tutti gli uomini a lui fedeli - e noi crediamo che sia avvenuto così -, ciò nondimeno rimane infinita la differenza fra i servi di Dio e sua madre.
In che modo, allora, chiameremo il mistero che ti coinvolge?
Col nome di « morte », forse? Eppure, benché la tua anima santa e beata si separi, secondo la legge della natura, dal tuo corpo privilegiato e immacolato, e questo sia consegnato alla legittima sepoltura, esso tuttavia non permane nella morte e non si dissolve nella corruzione.
Il corpo di colei che, nonostante il parto, conservò la verginità, fu preservato, a dispetto della morte, in modo da non corrompersi, ma, al contrario, da mutarsi in un tabernacolo ancor più grandioso e divino, immune dalla morte e destinato a durare nei secoli dei secoli.
Allo stesso modo come, infatti, il sole, benché sia dotato d'un chiarore luminosissimo e ininterrotto, allorché viene appena coperto dalla luna, sembra sparire e oscurarsi e mutare con le tenebre la propria luminosità, mentre, in realtà, non viene affatto privato di questa, ma continua a contenere senza sosta una sorgente di luce ed è, anzi, esso stesso un'inesauribile fonte di chiarore, perché Dio, suo creatore, l'ha fatto così; ebbene, non diversamente, sei anche tu fonte perenne della vera luce, tesoro inesauribile della vita stessa, feconda sorgente di benedizione, causa e origine di tutti i nostri beni.
E anche se la morte, per qualche tempo, ha nascosto il tuo corpo, da te scaturiscono ciò nonostante sorgenti limpide e inesauribili di luce sfolgorante, di vita immortale e di autentica felicità, fiumi di grazia, fonti risanatrici, una benedizione senza fine.
Infatti tu sei come il melo tra gli alberi del bosco …, dolce è il tuo frutto per il palato ( Ct 2,3 ) dei fedeli.
Il tuo sacro transito, perciò, non lo chiameremo « morte », bensì « sonno » o « viaggio » o, per dir meglio, « arrivo ».
Preso commiato dal corpo, infatti, vai a vivere fra le cose migliori.
Gli angeli assieme agli arcangeli ti hanno trasportato.
Gli spiriti impuri hanno avuto orrore di vederti salire in cielo.
L'aria è benedetta dal tuo passaggio, l'etere ne è consacrato.
Il cielo accoglie con gioia la tua anima.
Le potenze celesti ti si fanno incontro con sacri cantici e un festoso rituale, dicendo pressappoco: Chi è costei che s'avanza come l'aurora, bella come la luna, eletta come il sole? ( Ct 6,10 ).
Come sei bella, come sei dolce! Fiore di campo, come un giglio in mezzo alle spine ( Ct 2,1-2 ); per questo le fanciulle ti amano: siamo accorse al tuo profumo ( Ct 1,2 ).
Il re ti ha fatto entrare nella sua stanza, dove le potestà vegliano su di te, i principati ti benedicono, i troni ti fan festa, i cherubini rimangono interdetti per la gioia e lo stupore, i serafini cantano le lodi per te, che fosti realmente la madre del Signore.
Non come Elia, infatti, sei salita in cielo ( 2 Re 2,1ss ) né, al modo di Paolo, sei stata sollevata sino al terzo cielo ( 2 Cor 12,2 ).
Sei giunta, anzi, fino al trono regale del tuo Figlio, mirandolo gioiosamente con i tuoi stessi occhi e godendo di una straordinaria nobiltà e altezza, gioia inesprimibile per gli angeli e per tutte le potenze celesti, diletto senza fine per i patriarchi, gaudio ineffabile per i giusti, esultanza perenne per i profeti, benedizione per il mondo, santificatrice di tutte le cose, riposo per gli affranti, consolazione per coloro che piangono, rimedio per gli ammalati, porto per quanti vengono sbattuti dalla tempesta, perdono dei peccatori, consolatrice degli afflitti, solerte aiuto per tutti coloro che ne hanno bisogno.
La tua anima, infatti, non è discesa nell'inferno e la tua carne non ha visto la corruzione ( Sal 16,10 ).
Il tuo corpo, immacolato ed esente da qualsiasi contaminazione, non è stato lasciato sulla terra, ma tu, o regina, signora e padrona, vera madre di Dio, sei stata assunta nella regale dimora celeste. Il cielo ha attirato a sé colei la cui grandezza era superiore a quella dei cieli.
Giovanni Damasceno, Omelia sul transito di Maria, 1,10-13
O tempio vivente della santissima divinità del Figlio unico, Madre di Dio, io ripeto con azioni di grazie, veramente la tua assunzione non ti ha per nulla allontanata dai cristiani.
Tu vivi incorruttibile e tuttavia tu non sei lontana da questo mondo di corruzione; anzi, tu sei presso chi ti invoca e coloro che ti cercano con fede ti trovano.
Era conveniente che il tuo spirito restasse sempre possente e vivente e che il tuo corpo fosse immortale.
Come avrebbe mai potuto la dissoluzione della carne ridurti in cenere e polvere, tu che hai salvato l'uomo dallo sfacelo della morte con l'incarnazione di tuo Figlio?
E se tu hai lasciato la terra, è perché il mistero di questa incarnazione prodigiosa si manifesti in tutta la sua evidenza …
Non si può ammettere che, avendo portato Dio in te, tu avessi potuto essere ridotta in polvere dalla corruzione della morte.
Poiché colui che annientò se stesso ( Fil 2,7 ) in te, è Dio dal principio e Vita prima del tempo, e la madre della Vita doveva essa stessa restare con la Vita, la morte non poteva esser per essa che un sonno e l'assunzione sarebbe così come un risveglio per la madre della Vita.
Il fanciullo cerca e vuole la madre, e la madre vuol vivere con la sua creatura; analogamente poiché tu nutrivi nel cuore un amore materno per il tuo Figlio e per il tuo Dio, dovevi nell'ordine naturale poter ritornare presso di lui, e Dio, per il suo amore filiale verso di te, doveva con giustizia concederti di condividere la sua condizione.
Così, morta alle cose periture, sei stata portata verso le dimore incorruttibili dell'eternità in cui risiede Dio, della cui vita ormai tu partecipi senza mai abbandonare la sua presenza, o Madre di Dio.
Tu sei stata corporalmente la sua dimora; e ora è lui che, come tua ricompensa, si è fatto luogo del tuo riposo.
Egli diceva: Questa è la mia stabile dimora per i secoli dei secoli ( Sal 132,14 ).
Questo luogo di riposo è la carne di cui egli si è rivestito dopo averla presa da te, Madre di Dio, la carne nella quale - noi lo crediamo - egli si è mostrato nel mondo presente e si manifesterà nel mondo futuro allorché verrà a giudicare i vivi e i morti.
Poiché tu sei la dimora del suo riposo eterno, egli ti ha sottratta alla corruzione e ti ha preso con sé, volendo conservarti alla sua presenza e al suo amore.
Ecco perché tutto ciò che tu chiedi egli te lo concede come a madre premurosa verso i figli; e tutto ciò che tu auspichi egli lo compie con la sua potenza divina, egli che è benedetto per l'eternità.
Germano di Costantinopoli, Omelia 1, dormizione della Madonna
Anche noi, oggi, ci rivolgiamo a te, Signora, vergine e madre di Dio, legando le nostre anime alla tua speranza, come a un'ancora quanto mai solida e sicura.
Ti consacriamo la mente, l'anima, il corpo, tutti noi stessi, insomma, onorandoti con salmi, inni e cantici spirituali, secondo le nostre possibilità, giacché non saremo mai in grado di assolvere a un simile compito nella maniera più conveniente.
Se infatti, come la sacra dottrina ci ha insegnato, l'onore riservato ai servi è attestazione dell'amore verso il comune Signore, chi mai potrebbe trascurare di rendere onore a te, che hai generato il Signore?
Chi, anzi, non vi si adopererebbe con tutto il suo zelo? …
Ma tu, buona Signora, madre del buon Signore, assistici e governa i nostri destini ove tu vuoi; reprimi la violenza delle nostre passioni abiette onde condurci, una volta placata la tempesta, nel porto tranquillo della volontà divina, stimandoci degni della futura beatitudine, di quella dolce luce, cioè, che si irradia alla visione del Verbo di Dio da te fatto carne.
A lui, insieme con il Padre e il santissimo e buono e vivificante Spirito, sia gloria, onore, impero, maestà e magnificenza, ora e sempre, nei secoli dei secoli! Amen.
Giovanni Damasceno, Omelia sul transito di Maria, 1,14
Accetta la buona volontà che trascende le capacità, donaci la salvezza, liberaci dai vizi dell'anima, guarisci i mali del corpo, sconfiggi gli avversari, consentici di condurre una vita tranquilla e donaci la luce dello Spirito.
Infiammaci d'amore verso il figlio tuo e fa' in modo che la nostra vita risulti a lui gradita.
Consentici che, dopo esser divenuti partecipi della sua beatitudine, vedendo risplendere in te la gloria del tuo figlio, possiamo cantare sacri inni nella gioia eterna, assieme a coloro che celebrano degnamente le solennità dello Spirito, in onore di colui che, per mezzo tuo, ha operato la nostra salvezza, Cristo, figlio di Dio e nostro Dio, al quale sia gloria e potenza insieme con il Padre e il santissimo e vivificante Spirito, ora e sempre, per gli infiniti secoli dei secoli! Amen.
Giovanni Damasceno, Omelia sul transito di Maria, 3,5
Oggi il genere umano recupera il carisma della primitiva creazione divina in tutto lo splendore della sua nobiltà e ritrova se stesso.
L'abiezione del male l'aveva oscurato, ma ora la natura, tutta rivolta alla Madre della grazia che viene alla luce, riceve di nuovo la sua nobiltà in una creatura perfetta e degna di Dio.
La creazione di un tempo diventa essenzialmente una creazione nuova, la creazione nuova una divinizzazione, e questa un'assimilazione ai primo principio …
La prima formazione dell'uomo era stata fatta con della terra pura e immacolata, ma il genere umano rovinò la grandezza che gli era congenita: fu quindi spogliato della grazia per la caduta della disobbedienza.
A causa del nostro peccato, siamo stati scacciati dalla terra che dona la vita.
La natura umana ha preferito alle delizie del paradiso una vita mortale e l'ha tramandata fino a noi come un'eredità paterna.
Da lei ebbe origine la morte e con essa la distruzione della stirpe umana.
Da allora tutti abbiamo preferito le realtà della terra a quelle del cielo e ci è stata negata ogni speranza di salvezza.
La nostra natura aveva bisogno di un aiuto dall'alto.
Non vi era legge alcuna che potesse sanare la nostra infermità: non la legge naturale, non quella scritta, non la parola infuocata dei profeti che spingeva alla riconciliazione.
Nessuno era in grado di portare rimedio alla natura dell'uomo.
Nessuno che la potesse, con facilità e prontezza, riportare allo splendore primitivo.
Piacque allora a Dio, il buon artefice di ogni cosa, rivelare un altro mondo, tutto pieno di armonia e interamente nuovo.
Volle infine arrestare l'irruzione del peccato che ci aveva invasi, portandoci alla morte.
A noi, ricreati dal battesimo della rigenerazione divina, egli offri, nel suo amore, una vita nuova, libera e, per natura, immune dal peccato.
Ma come doveva pervenire a noi un tal dono, per sua natura immenso, eccezionale, veramente grande nel piano divino?
Non forse tramite la manifestazione di Dio fatto carne, nella sua sottomissione alle leggi della natura, nel suo accondiscendere meraviglioso ad essere come uno di noi, adattandosi al nostro modo di pensare?
E in qual modo questo disegno doveva essere condotto a termine, se non per mezzo di una vergine pura, che, dopo aver accettato di servire al mistero, portò nel suo grembo il Dio che trascende ogni cosa, per una legge superiore a tutte le leggi della natura?
E si sarebbe potuto pensare un'altra fanciulla all'infuori di quella sola, che era stata scelta dal Creatore di ogni cosa ancor prima di tutte le generazioni?
Questa vergine è Maria, la Madre di Dio, chiamata così dall'Altissimo: dal suo seno uscì Dio immenso, rivestito di carne ed egli stesso la scelse per sé come suo tempio, plasmandola soprannaturalmente …
Il Salvatore del genere umano voleva dare alla luce una nuova realtà, una creazione nuova, quasi contrapponendola alla prima.
E come in principio aveva formato il primo Adamo da terra vergine e immacolata plasmandolo con del fango, ora, allo stesso modo, preparando la sua venuta nella carne, in luogo di quell'altra terra, scelse da tutto il genere umano questa vergine pura e veramente perfetta.
In lei rifece nuova la nostra natura, condividendola con noi.
Lui, il creatore di Adamo, diede alla luce un nuovo Adamo, perché l'ultimo ed eterno salvasse l'antico.
Andrea di Creta, Encomio per il genetliaco della Santissima Madre di Dio
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