Quinto Settimio Fiorente Tertulliano

Opere

txt --- L'apologetico

txt --- Esortazione ai martiri

txt --- De poenitentia

txt --- De idolatria

txt --- De praescriptione haereticorum

Dopo il grande Giustino tra gli altri apologeti è da annoverare il famoso Tertulliano di Cartagine ( 155-220 ca. ), apologista, polemista, teologo e moralista, il quale dimostra l'ingiustizia delle persecuzioni e l'assurdità delle accuse contro i cristiani, e come stragi e calunnie ottengono l'effetto contrario.

Sua è la famosa frase sanguis semen cristianorum, il sangue è semente di cristiani.

Tertulliano, stando a San Girolamo, «  figlio di un centurione proconsolare », fu parte della sua vita pagano.

Come sia avvenuta la sua conversione, ignoriamo.

Una parte assai considerevole nella sua conversione deve avere avuto il motivo intellettuale, il ragionamento.

Coloro che hanno parlato di lui, ne mettono in risalto la grande cultura filosofica e giuridica, cultura che trova perfetto riscontro ne' suoi scritti.

Un'intelligenza acuta e raziocinativa come la sua, in possesso di una così vasta conoscenza del pensiero antico, non poteva non convincersi che, di fronte al nuova Parola di Cristo, gran parte di esso pensiero diventava insostenibile.

Lo spettacolo, poi, meraviglioso di tante persone di ogni età, di ogni sesso, di ogni condizione, che con indomito coraggio affrontavano serenamente i più atroci supplizi in vista di una vita oltre la morte, che i Saggi della sapienza corrente irridevano come sogno fatuo, lo persuase della presenza di una forza sopranaturale in essi: e nel fatto stesso dell'incontenibile propagarsi di una religione, che non godimenti prometteva in questa vita, ma sacrifici e rinunzie.

Tertulliano è focoso e impetuoso nel suo ardore di neo convertito che è rimasto sconvolto dallo spettacolo del coraggio dei martiri cristiani nel circo: il sangue versato dai martiri.

La nuova religione Tertulliano abbracciò con entusiasmo.

Difficoltà e pericoli indubbiamente non mancarono nemmeno a lui.

Che egli, però, fosse dispostissimo ad affrontare la persecuzione senza titubanze, fa fede il coraggio con cui la impugnò nel campo della discussione aperta, dimostrandone l'ingiustizia e la inanità, contro la classe dotta del suo tempo, in un momento in cui la persecuzione infieriva nel suo stesso paese.

Nella lotta in difesa del Cristianesimo egli portò « un temperamento di fuoco », che ignorò ogni compromesso con se stesso e con altrui, che lo portò a un rigorismo spietato.

Nell'Apologetico Tertulliano fa sfoggio della sua bravura di avvocato mettendo a nudo le contraddizioni della legislazione romana relativa al trattamento della religione cristiana.

I cristiani sono veramente delinquenti, come pretende l'opinione pubblica?

Allora bisogna ricercarli e condannarli, e non lasciarli stare in base a un'ambigua disposizione dell'imperatore Traiano.

I cristiani sono, al contrario, brava gente?

Allora non si deve condannarli per delitti che non hanno compiuto o, peggio ancora, per il solo nome che portano!

Il carattere impulsivo e impaziente, il rigorismo intransigente che porta Tertulliano ad assumere sempre posizioni estremistiche, lo condurrà anche ad abbandonare verso il 206-207 la Grande Chiesa cattolica per aderire al montanismo.

Questo movimento carismatico-profetico, fondato da Montano in Frigia ( regione dell'Asia Minore ), si diffuse rapidamente in tutte le comunità cristiane del tempo e molto presto raggiunse anche Cartagine.

I propagatori, tra i quali spiccavano molte donne dotate di spirito profetico, predicavano la castità assoluta e il rifiuto del mondo nella prospettiva dell'imminente fine che avrebbe accompagnato l'avvento dello Spirito Santo Paraclito.

Tertulliano dimostra questa svolta radicale nella sua vita in molte opere, nelle quali esprime giudizi e opinioni spesso in aperto contrasto con quanto aveva sostenuto sulle medesime questioni nel periodo precedente della sua appartenenza alla comunità ortodossa di Cartagine.

L'adesione al rigorismo montanista farà si che egli arrivi a condannare apertamente anche l'atteggiamento di quanti, di fronte al pericolo del martirio, si danno alla fuga cercando scampo e riparo nella latitanza: la fede cristiana, secondo il montanista Tertulliano, non potrebbe ammettere queste debolezze indegne di un autentico soldato di Cristo.

Una sostanziale continuità di pensiero, invece, si eleva in Tertulliano per quanto riguarda il giudizio sul servizio militare, da lui considerato fondamentalmente incompatibile con la vera milizia per Cristo.

Tertulliano dà così voce a un'opinione molto diffusa nelle antiche comunità cristiane d'Africa nelle quali l'obiezione di coscienza è stata vissuta fino al sacrificio del martirio.

Nonostante le posizioni estremistiche, espresse in diversi trattati del periodo montanista - Tertulliano finirà per staccarsi anche dal montamsimo e fonderà una setta ancora più rigorista, quella dei tertullianisti che sopravviverà fino ai tempi di Agostino.

Egli ha lasciato molte opere ricche di dottrina e di autentica fede cristiana come il più antico commento latino al Padre Nostro, uno scritto sul battesimo e uno sulla penitenza.

L'attività di Tertulliano non si esaurisce nei suoi interessi morali, liturgici e disciplinari; egli dispiega un grande sforzo teologico anche nella lotta antieretica e nella elaborazione dottrinale vera e propria, ispirandosi soprattutto, lui, buon conoscitore della letteratura cristiana in lingua greca, alle opere di Melitone e di Teofilo, di Ireneo e di Ippolito.

Tertulliano - ed è forse l'aspetto più importante della sua attività dottrinale - getta le fondamenta della teologia trinitaria della chiesa latina.

I concetti e la terminologia tecnica che egli espone nei trattati teologici eserciteranno una grande influenza sul pensiero degli autori posteriori.

La formula che definisce la Trinità come « una natura in tre persone » rappresenta un'acquisizione definitiva.

Tertulliano fu condotto ad approfondire le questioni concernenti la divinità dalla polemica contro un certo Prassea, il quale sosteneva che in Dio vi è solamente la monarchia, cioè l'unicità senza la distinzione delle singole persone.

Questa eresia prenderà appunto il nome di monarchianesimo, ma sarà conosciuta anche come modalismo, in quanto sostiene che il Padre, il Figlio e lo Spirito in realtà sono soltanto dei modi dell'unica divinità.

Malgrado l'uscita dall'ortodossia, Tertulliano, grazie agli apporti fondamentali del suo pensiero alla costruzione della teologia e della morale cristiana, godette ancora di grande considerazione nella chiesa africana del sec. III e oltre.