Abbandono alla divina Provvidenza |
Non c'è niente di più ragionevole, di più perfetto, di più divino che la volontà di Dio.
Il suo valore infinito può forse crescere per qualche differenza di tempi, di luoghi, di cose?
Se vi si dà il segreto per trovarla a ogni momento, voi avete quello che vi è di più prezioso e di più degno dei vostri desideri.
Che cosa desiderate, anime sante?
Date libero corso ai vostri desideri, lanciateli oltre ogni misura e ogni limite; allargate, dilatate il vostro cuore all'infinito, Dio ha di che riempirlo, non c'è momento in cui non vi faccia trovare tutto quello che potete desiderare.
Il momento presente è sempre pieno di infiniti tesori, contiene più di quanto voi possiate accogliere.
La fede è la misura, e voi troverete secondo quanto credete; anche l'amore è la misura, e più il vostro cuore ama, più desidera e più crede di trovare, più trova.
La volontà di Dio si presenta a ogni istante come un mare immenso a cui il vostro cuore non può dar fondo; esso non riceve che nella misura in cui si dilata attraverso la fede, la fiducia e l'amore.
Tutto il resto del creato non può riempire il vostro cuore che è più vasto di tutto ciò che non è Dio.
Le montagne che spaventano lo sguardo non sono che atomi per il cuore.
E in questa volontà nascosta e velata in tutto quel che vi accade al momento presente che bisogna attingere, e voi la troverete sempre infinitamente più vasta dei vostri desideri.
Non andate dietro a nessuno, non adorate le ombre e i fantasmi, essi non possono né darvi né togliervi nulla.
Solo la volontà di Dio sarà la pienezza che non vi lascerà alcun vuoto; adoratela, andate diritti a lei, superando e abbandonando tutte le apparenze.
La morte dei sensi, la loro nudità, le loro sottrazioni o distruzioni sono il regno della fede; i sensi adorano le creature, la fede adora la volontà divina.
Togliete gli idoli ai sensi, piangeranno come bambini disperati, ma la fede trionfa, perché‚ non le si può togliere la volontà di Dio.
Quando il momento spaventa, affama, spoglia, opprime tutti i sensi, allora esso nutre, arricchisce, vivifica la fede che si ride delle perdite come un governatore in un presidio imprendibile si ride dei vani attacchi.
Quando la volontà di Dio si è rivelata a un'anima e le ha fatto sentire che anch'essa da parte sua si dona a lei, questa riceve in tutte le occasioni un potente aiuto; allora gusta per esperienza la felicità di questa venuta di Dio di cui gode perché ha compreso nella pratica che in tutti i momenti deve abbandonarsi a questa adorabilissima volontà.
Credete che essa giudichi delle cose come coloro che le misurano coi [ sensi ] e che ignorano il tesoro inestimabile che esse racchiudono?
Chi sa che sotto umili vesti si nasconde il re, si comporta, al suo arrivo, ben diversamente da chi, vedendo la figura di un uomo comune, tratta questa persona secondo l'apparenza.
Allo stesso modo l'anima che vede la volontà di Dio nelle più piccole cose, nelle più desolanti e nelle più mortali e ne vive, accoglie tutto con ugual gioia, giubilo e rispetto, e apre le sue porte per ricevere con onore ciò che gli altri temono e fuggono.
L'apparenza è misera, i sensi la disprezzano, ma il cuore sotto queste vili sembianze rispetta ugualmente la maestà regale, e più essa si abbassa per venire senza alcuna magnificenza e in segreto, più il cuore è pervaso d'amore.
Io non posso esprimere quel che il cuore sente quando riceve la divina volontà così rimpicciolita, così povera, così annientata.
Ah! come questa povertà di un Dio, questo annientamento fino a stare in una mangiatoia, a riposare su un po' di paglia, tremante, commosse il puro cuore di Maria.
Interrogate gli abitanti di Betlemme su quel che essi pensano.
Se questo bambino abitasse in un palazzo circondato da prìncipi, gli farebbero la corte; ma domandate a Maria, a Giuseppe, ai Magi, ai pastori: essi vi diranno che trovano in questa povertà estrema un non so che per cui Dio appare più grande e più amabile ai loro occhi.
Quello che manca ai sensi fa risaltare, accresce e arricchisce la fede; meno c'è per questi, più c'è per l'anima.
Adorare Gesù sul Tabor, amare la volontà di Dio nelle cose straordinarie, questo non richiede una vita di fede tanto grande, tanto eccellente come amare la volontà di Dio nelle cose comuni e adorare Dio sulla croce, perché‚ la fede non è viva in modo eccellente se non quando l'apparente e il sensibile la contraddicono e quasi tentano di distruggerla.
Questa guerra dei sensi rende la fede più gloriosamente vittoriosa.
Trovare Dio nelle più piccole cose e nelle più comuni come nelle grandi, è avere una fede non comune, ma grande e straordinaria.
Contentarsi del momento presente significa gustare e adorare la volontà divina in tutto quello che ci vien dato da soffrire e da fare [ nelle cose ] che compongono con la loro successione il momento presente.
Le anime semplici, con la vivezza della loro fede, adorano ugualmente Dio in tutte le situazioni più umilianti; niente si sottrae alla penetrazione della loro fede.
Più i sensi dicono: " Là non c'è Dio ", più queste anime abbracciano e stringono il mazzolino di mirra; niente le stupisce, né le disgusta.
Maria vedrà gli apostoli fuggire, ma lei resterà costantemente ai piedi della croce e riconoscerà suo Figlio per quanto sfigurato dagli sputi e dalle piaghe.
Anzi essi lo rendono più adorabile, più amabile agli occhi di questa tenera madre; e più si vomiteranno bestemmie contro di lui, più la sua venerazione sarà grande.
La vita di fede non è che una ricerca continua di Dio attraverso quello che lo nasconde, lo sfigura e, per così dire, lo distrugge e l'annienta.
Ecco ancora Maria: dalla stalla fino al Calvario trova sempre un Dio che tutti misconoscono, abbandonano e perseguitano.
Così le anime di fede, oltrepassando una serie continua di morti, di veli, di ombre e di apparenze che concorrono a rendere irriconoscibile la volontà di Dio, la ricercano e l'amano fino alla morte in croce.
Esse sanno che bisogna sempre abbandonare le ombre per correre dietro a questo sole divino, che dal suo sorgere fino al suo tramonto, quali che siano le nubi oscure e fitte che lo nascondono, illumina, riscalda, infiamma i cuori fedeli che lo benedicono, lo lodano, lo contemplano in tutti i punti del suo giro misterioso.
Correte, dunque, anime fedeli, contente e infaticabili, dietro a questo caro Sposo che cammina a passi da gigante da una parte all'altra del cielo.
Niente può sottrarsi ai suoi occhi, egli cammina sopra i più piccoli fili d'erba come sopra i cedri.
I granelli di sabbia stanno sotto i suoi piedi come le montagne.
Dovunque vi capiti di posare il piede, egli è già passato e non c'è che da cercarlo con insistenza per trovarlo dovunque voi vi troviate.
La parola di Dio scritta è piena di misteri, la sua parola realizzata negli avvenimenti del mondo non lo è di meno.
Questi due libri sono veramente sigillati.
La lettera di ambedue uccide.
Dio è il centro della fede, è un abisso di tenebre che da questa profondità si diffondono su tutto quello che da lui emana.
Tutte le sue parole, tutte le sue opere non sono, per così dire, che raggi oscuri di questo sole ancora più oscuro.
Noi apriamo gli occhi del corpo per vedere il sole e i suoi raggi, ma gli occhi della nostra anima, coi quali possiamo vedere Dio e le sue opere, sono occhi chiusi.
Le tenebre qui tengono il posto della luce, la conoscenza è un'ignoranza e si vede non vedendo.
La Sacra Scrittura è una parola oscura di un Dio ancora più oscuro; gli avvenimenti del mondo sono parole oscure di questo Dio così nascosto e così sconosciuto.
Sono gocce della notte, gocce di un mare di oscurità e di tenebre.
Tutte le gocce, tutti i ruscelli hanno l'impronta della loro origine.
La caduta degli angeli e quella di Adamo, l'empietà e l'idolatria degli uomini prima e dopo il diluvio e al tempo dei Patriarchi che sapevano e raccontavano ai loro figli la storia della creazione e della conservazione ancora molto recente, sono tutte parole molto oscure della Sacra Scrittura!
Un pugno di [ uomini ] preservati dall'idolatria nella corruzione generale del mondo fino alla venuta del Messia, l'empietà dilagante e potente, un piccolo numero di difensori della verità sempre perseguitati e maltrattati, i trattamenti inflitti a Gesù Cristo, le piaghe dell'Apocalisse!
E che dunque?! sono queste le parole di Dio, quello che egli ha rivelato, quello che ha dettato?
E gli effetti di questi terribili misteri che continuano fino alla fine dei secoli, sono ancora sempre le parole vive che ci insegnano la Sapienza, la Potenza, la Bontà.
Tutti gli attributi divini si espriniono attraverso tutto quello che accade nel mondo.
Tutto questo predica. Purtroppo bisogna credere, perché‚ non si comprende!
Che vuoi dire Dio attraverso i Turchi, gli Olandesi , i Protestanti?
Tutto predica clamorosamente, tutto manifesta le perfezioni infinite.
Il Faraone e tutti gli empi che l'hanno seguito e lo seguono non esistono che per questo; ma certamente se si aprono gli occhi la lettera dice il contrario: bisogna accecarsi e cessare di ragionare per scorgere i misteri divini.
Tu parli, o Signore, a tutti gli uomini in generale, con gli avvenimenti generali.
Tutte le rivoluzioni non sono che ondate della tua Provvidenza che suscitano temporali e tempeste nei ragionamenti della gente curiosa.
Tu parli in particolare a tutti gli uomini con quel che accade loro di momento in momento, ma invece di sentire in tutto ciò la voce di Dio, di rispettare l'oscurità e il mistero della sua parola, non vi scorgiamo che l'esteriorità, il caso, l'umore degli uomini; si trova da ridire su tutto, si vuole aggiungere, diminuire, riformare e ci si prende la più completa libertà di commettere eccessi, il minimo dei quali sarebbe un delitto nel caso riguardasse una sola virgola delle Sacre Scritture.
" É la Parola di Dio, si dice, tutto è santo, vero ".
Visto che non la si capisce granché se ne prova una maggiore venerazione, si rende gloria e giustizia alle profondità della sapienza di Dio; e questo è giustissimo.
Ma quello che Dio vi dice, anime care, le parole che egli pronuncia di momento in momento, che sono rivestite non di inchiostro e di carta , ma di quello che voi soffrite, di quello che vi tocca fare in un momento o nell'altro, non meritano niente da parte vostra? perché‚ non riconoscere in tutto ciò la verità e la bontà di Dio?
Non c'è niente che non vi dispiaccia, niente che non vogliate censurare.
Non vedete che misurate coi sensi e la ragione quel che non si può misurare che con la fede?
E perché mentre leggete con gli occhi della fede la parola di Dio nelle Scritture, volete avere il gran torto di leggere con altri occhi nelle sue opere?
Occorre fede verso tutto quello che è divino.
Se noi vivessimo senza interruzione della vita della fede, saremmo in un continuo scambio con Dio, parleremmo con lui faccia a faccia.
Come l'aria trasmette i nostri pensieri e le nostre parole, così tutto ciò che ci accade di fare e di sopportare trasmetterebbe quelli di Dio; non sarebbe che il corpo della sua Parola la quale si manifesterebbe così in ogni cosa; tutto sarebbe per noi santo, tutto sarebbe eccellente.
La gloria stabilisce questo stato nel cielo, la fede lo stabilirebbe sulla terra; non vi sarebbe differenza che nel modo.
Noi non siamo istruiti nella verità che dalle parole che Dio pronuncia espressamente per noi.
Non è coi libri né con la curiosa ricerca delle storie che si diventa sapienti nella scienza di Dio; non sarebbe che una scienza vana e confusa che gonfia lo spirito.
Quello che ci istruisce è ciò che ci accade di momento in momento, formando in noi quella scienza sperimentale che lo stesso Gesù Cristo ha voluto possedere prima d'insegnare esternamente, anche se, essendo Dio, attraverso la divina prescienza conosceva già tutto.
Ma per noi essa è assolutamente necessaria se vogliamo parlare al cuore delle persone che Dio ci fa incontrare.
Non si conosce perfettamente se non quello che ci ha insegnato l'esperienzà attraverso la sofferenza e l'azione.
É questa [ l'unzione ] dello Spirito Santo che dice al cuore parole di vita, e tutto quello che noi diciamo agli altri deve provenire da questa fonte.
Quello che si legge, quello che si vede non diventa scienza divina che attraverso questa fecondità, questa virtù e questa luce fornita dall'esperienza.
Tutto ciò è come la pasta a cui è necessario il lievito e il sale perché‚ acquisti sapore.
E quando non si hanno che idee vaghe, senza questo sale, si è come visionari che conoscono le strade di tutte le città ma si smarriscono andando a casa loro.
Bisogna dunque ascoltare Dio di momento in momento per essere edotti nella teologia della virtù che è tutta sperimentale e pratica.
Lasciate da parte quello che si dice agli altri, non ascoltate che quello che è detto per voi e a voi; ce n'è abbastanza per esercitare la vostra fede, perché tutto la prova, la purifica, l'accresce con la sua oscurità.
La fede è l'interprete di Dio attraverso i chiarimenti che dà.
Non si pensa nemmeno che Dio parli, non si sente che il linguaggio confuso delle creature che non esprime che miseria e morte; ma la fede insegna per prima cosa che il succo della sapienza pervade le spine, poi spiega il suo linguaggio cifrato e ci fa vedere grazie e perfezioni divine negli sproloqui e nel gergo delle creature.
La fede dà un aspetto celeste a tutta la terra; è attraverso di essa che il cuore è estasiato, rapito alla contemplazione del cielo.
Tutti i momenti sono rivelazioni di Dio.
Tutto quello che vediamo di straordinario nei santi - visioni, parole interiori - non è che un riflesso dell'eccellenza del loro stato continuo e nascosto nell'esercizio della fede; la fede sente infatti tali trasporti, perché la vita consiste nel provare queste cose in tutto quel che accade di momento in momento.
Quando poi esse rifulgono visibilmente, non significa che la fede non le avesse già, ma è per svelarne l'eccellenza e attirare ad essa le anime, allo stesso modo che la gloria del Tabor e i miracoli di Gesù Cristo non erano un accrescimento della sua eccellenza, ma erano lampi che uscivano di quando in quando dalla nube oscura della sua umanità per renderla amabile agli altri.
Quello che c'è di meraviglioso nei santi è la loro vita di fede continua; tutto il resto senza di essa non sarebbe che diminuzione di santità.
La loro santità nella fede amorosa che li fa godere di Dio in tutte le cose non ha bisogno di manifestazioni straordinarie; se esse sono utili, è perché‚ gli altri possono aver bisogno di questa testimonianza e di questi segni.
Ma l'anima di fede, contenta della sua oscurità, non si appoggia ad essi; li lascia apparire perché il prossimo ne approfitti e non trattiene per sé che le cose più comuni: l'ordine di Dio, il beneplacito di Dio che mette alla prova la sua fede nascondendosi e non manifestandosi.
La fede non vuole [ prove ] e quelli che ne hanno bisogno, hanno una minor fede.
Coloro che vivono di fede le ricevono non come [ prove ] ma come segnali di Dio e in questo senso le cose straordinarie non contraddicono lo stato di pura fede; ma in molti santi, che Dio eleva per la salvezza delle anime, si trovano argomenti che illuminano i più deboli.
Così erano i profeti e gli apostoli e così sono stati e saranno tutti i santi quando Dio li sceglie per metterli sul candelabro; quindi ce ne saranno sempre, come ce ne sono sempre stati.
Ce n'è un'infinità nella Chiesa che sono nascosti e che, essendo destinati a risplendere nel cielo, non diffondono in questa vita nessuna luce, ma vivono e muoiono in una profonda oscurità.
Non c'è che la sorgente capace di dissetare; i ruscelli inaspriscono solo la sete.
Se volete pensare, scrivere e vivere come i profeti, gli apostoli, i santi, abbandonatevi come loro all'operazione divina.
O amore sconosciuto! Sembrerebbe che le tue meraviglie siano finite e che non ci sia più che da ammirare le tue antiche opere, che da citare i tuoi discorsi passati!
E non si vede che la tua azione inesauribile è una fonte infinita di nuovi pensieri, di nuove sofferenze, di nuove azioni, di nuovi patriarchi, di nuovi profeti, di nuovi apostoli, di nuovi santi che non hanno bisogno di copiare la vita né gli scritti gli uni degli altri, ma di vivere in un perpetuo abbandono alle tue operazioni segrete.
Sentiamo dire continuamente: " I primi secoli, il tempo dei santi! ".
Che modo di parlare! Non sono forse, tutti i tempi, il susseguirsi degli effetti dell'operazione divina che fluisce su tutti gli istanti, li riempie, li santifica, li soprannaturalizza tutti?
C'è [ stato ] mai un antico modo di abbandonarsi a queste operazioni, che non sia sempre di attualità?
I santi dei primi tempi hanno forse avuto altri segreti diversi da quello di essere momento per momento ciò che l'azione divina voleva farne?
E quest'azione cesserà forse di diffondere fino alla fine del mondo la sua grazia sulle anime che ad essa si abbandonano senza riserva?
O diletto amore, adorabile, eterno ed eternamente fecondo e sempre meraviglioso!
Azione del mio Dio, tu sei il mio libro, la mia dottrina, la mia scienza; in te sono i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni, le mie croci.
Non è consultando le altre tue opere che diverrò quel che tu mi vuoi, ma ricevendoti in tutte le cose attraverso quest'unica via regale, via antica, via dei miei padri. lo penserà, sarò illuminato, parlerò come loro; è in questo che voglio imitarli tutti, citarli tutti, copiarli tutti.
E solo perché‚ non si sa fare tutto l'uso possibile dell'azione divina che si ricorre a tanti mezzi.
Questa molteplicità non può dare ciò che si trova nell'unità di origine, dalla quale ogni strumento riceve un impulso originale che lo fa agire in modo incomparabile.
Gesù ci ha inviato un Maestro che noi non ascoltiamo abbastanza; egli parla a tutti i cuori e dice a ciascuno la parola di vita, la parola unica, ma non l'accogliamo.
Si vorrebbe sapere quello che ha detto agli altri e non si ascolta quello che dice a noi stessi.
Non consideriamo abbastanza le cose nell'essere soprannaturale che l'azione divina dà loro; bisogna ricever[ lo ] sempre e agire come merita, a cuore aperto, con animo pieno di fiducia e di generosità, perché‚ non può recar danno a coloro che lo ricevono così.
L'immensa azione, che è sempre la stessa per tutto l'arco dei secoli, fluisce su tutti i momenti e si dona nella sua immensità e identità all'anima semplice che l'adora, l'ama e gode unicamente di essa.
Sareste felici, voi dite, di trovare un'occasione di morire per Dio; un'azione di tal forza, una vita di questo genere vi sarebbero gradite.
Perder tutto, morire abbandonati, sacrificarsi per gli altri: queste idee vi affascinano.
Ed io, Signore, rendo ogni gloria alla tua azione; io trovo in essa tutta la felicità del martirio, delle austerità, dei servizi resi al prossimo.
Quest'azione mi basta e in qualunque modo mi faccia vivere e morire, sono contento; mi piace per se stessa al di là di ogni qualità dei suoi strumenti, dei suoi effetti, poiché‚ essa si estente a tutto, divinizza tutto, trasforma tutto in se stessa.
Tutto è per me cielo, tutti i miei momenti sono purissima azione divina; nella vita e nella morte voglio esser contento di essa.
Sì, amore sublime, io non ti indicherò più le ore e i modi; sarete sempre il benvenuto.
Dopo che tu, azione divina, mi hai svelato la tua immensità, io non farò più un passo fuori del tuo seno infinito.
Tutto quello che scorre oggi da te, scorreva ieri.
La tua profondità è il letto del torrente di grazie che si diffonde incessantemente; tu lo alimenti, tu lo sospingi e io non debbo più cercarti negli stretti limiti di un libro, della vita di un santo o di un'idea ritenuta sublime.
Queste sono solo piccole gocce di questo mare che io vedo riversarsi su tutte le creature.
L'azione divina le inonda tutte ed esse sono atomi che scompaiono in quest'abisso.
Non cercherò più l'azione divina nei pensieri dei maestri spirituali, non andrò più a elemosinare il mio pane di porta in porta, non farò più la corte a nessuno.
Sì, o Signore, voglio vivere in modo da farti onore, come figlio di un padre infinitamente sapiente, buono e potente.
Voglio vivere secondo ciò che credo, e poiché‚ l'azione divina lavora, attraverso ogni cosa e in tutti i momenti, alla mia perfezione, voglio vivere di questa grande e immensa rendita, rendita inesauribile, sempre presente e nel modo più opportuno.
C'è una creatura la cui azione possa eguagliare quella di Dio?
E se questa mano increata manovra essa stessa tutto quanto mi accade, andrò a cercare soccorsi nelle creature che sono impotenti, ignoranti e senza affetto?
Morivo di sete, correvo di fonte in fonte, di ruscello in ruscello, ed ecco una mano che ha suscitato un diluvio; l'acqua mi circonda da ogni parte.
Tutto diventa pane per nutrirmi, sapone per lavarmi, fuoco per purificarmi, scalpello per configurarmi secondo un aspetto celeste.
Tutto è strumento di grazia per tutte le mie necessità; quello che io cercherei in tutta altra cosa, cerca incessantemente me e si dà a me attraverso tutte le creature.
O amore, perché‚ questo dev'essere ignorato?
E mentre tu riversi, per così dire, i tuoi favori addosso a tutti, ti si cerca in tutti gli angoli e nei cantucci dove tu non ci sei!
Che follia non saper respirare nell'aria, cercare dove mettere i piedi in piena campagna, non trovare acqua nel diluvio, non trovare Dio, non gustarlo, non accogliere la sua grazia in ogni cosa!
Voi, anime care, cercate il segreto per appartenere a Dio?
Non ce n'è altro se non servirsi di tutto quello che si presenta.
Tutto porta a quest'unione, tutto conduce alla perfezione, eccetto quello che è peccato e fuori dal dovere.
Non c'è che da ricevere tutto e abbandonarsi: tutto vi dirige, vi eleva e vi trasporta.
Tutto è stendardo, lettiga e comoda vettura.
Tutto è potenza di Dio, tutto è terra, aria, acqua divina.
La sua azione è più estesa, più operante degli elementi terreni; entra in voi attraverso tutti i vostri sensi, purché li usiate solo secondo l'ordine di Dio; dovete però chiuderli e resistere a quel che non è sua volontà.
Non vi è atomo che non penetri in voi e non faccia penetrare quest'azione divina fino alle midolla delle ossa; tanto è vero che quelle linfe [ sottili ] che scorrono nelle vostre vene vi scorrono per il movimento che essa imprime loro.
Tutta la varietà che questo fenomeno causa nei vostri movimenti, la forza o la debolezza, il languore o la vivacità, la vita o la morte, sono strumenti divini che operano.
Tutti gli stati fisici sono operazioni di grazia; tutti i vostri sentimenti, i vostri pensieri, in qualunque modo si manifestino, provengono da questa mano invisibile.
Non c'è né cuore né spirito creato che possa insegnarvi quello che tale azione farà in voi; lo apprenderete a poco a poco dall'esperienza.
La vostra vita scorre incessantemente in quest'abisso sconosciuto in cui c'è solo da amare sempre [ e stimare ] come la cosa migliore ciò che accade al presente, con una perfetta fiducia in quest'azione che può operare per sua natura soltanto del bene.
Sì, o divino amore, tutte le anime giungerebbero a uno stato soprannaturale sublime, mirabile, inconcepibile, se si contentassero della tua azione!
Sì, se si sapesse lasciar fare a questa mano divina, si arriverebbe alla perfezione più eminente; tutti vi arriverebbero [ perché‚ essa è ] offerta a tutti.
Non c'è che da aprire la bocca ed essa entrerà spontaneamente, perché‚ non c'è anima che non possegga i caratteri singolari di una santità meravigliosa; di modo che tutte vivrebbero, agirebbero, parlerebbero miracolosamente non avendo alcun interesse a copiarsi le une con le altre, poiché l'azione divina le caratterizza attraverso le cose più comuni.
Con quali mezzi, o mio Dio, potrei far gustare alle tue creature quel che sto dicendo?
Possibile che io conoscendo un così grande tesoro che potrebbe arricchire tutti, debba vederle inaridire come le piante dei deserti!
Venite, anime semplici, che non avete nessuna iniziazione alla devozione, che non avete nessun talento, nemmeno i primi elementi d'istruzione, né metodo, e non capite niente della terminologia spirituale; voi che restate stupite e ammirate di fronte all'eloquenza dei sapienti, venite, io vi insegnerò un segreto per superare tutti quegli spiriti esperti e vi metterà talmente a vostro agio nella perfezione che la troverete sempre sotto i vostri piedi, sul vostro capo e attorno a voi.
Vi insegnerò l'unione con Dio ed egli vi terrà per mano fin dal primo momento che praticherete quello che vi dirò.
Venite, non per conoscere la carta del paese della spiritualità, ma per possederlo e passeggiarvi a vostro agio, senza paura di perdervi.
Venite, non per sentire la storia dell'azione divina, ma per esserne gli oggetti; non per imparare quel che essa ha fatto lungo i secoli e quel che fa ancora, ma per essere i docili soggetti della sua operazione.
Voi non avete bisogno di sapere le parole che essa ha fatto [ sentire ] agli altri per raccontarle abilmente, ma vi dirà quelle che ha destinato per voi.
E questo lo Spirito universale che fluisce in tutti i cuori per infondere in essi una vita eccezionale.
Egli parla in Isaia, in Geremia, in Ezechiele, negli apostoli, e tutti, senza ripetere gli scritti gli uni degli altri, servono da strumenti a questo Spirito per dare al mondo opere sempre nuove.
E se le anime sapessero sottoporsi a quest'azione, la loro vita non sarebbe che una continuazione delle divine scritture, le quali si esprimono fino alla fine del mondo non più con l'inchiostro e sulla carta, ma nei cuori.
Di tutto questo si riempie il libro di vita che non sarà, come la Sacra Scrittura, la storia dell'azione divina soltanto [ durante ] alcuni secoli, dalla creazione del mondo fino al giudizio: ma tutte le azioni, pensieri, parole, sofferenze delle anime sante vi saranno scritte e la Scrittura sarà allora una storia completa dell'azione divina.
La continuazione del Nuovo Testamento, dunque, si scrive presentemente con le azioni e le sofferenze.
Le anime sante si succedono ai profeti e agli apostoli, non per scrivere libri canonici, ma per continuare la storia dell'azione divina con la loro vita i cui momenti sono altrettante sillabe e frasi con le quali questa divina azione si esprime in un modo vivente.
I libri che compongono l'attuale Sacra Scrittura sono libri viventi; ogni anima santa è un volume, e lo scrittore celeste [ fa ] una vera rivelazione dell'operazione interiore, dispiegandosi in tutti i cuori e sviluppandosi in tutti i momenti.
L'azione divina attua nel susseguirsi dei tempi le idee che la Sapienza si è formata di tutte le cose.
Tutte hanno in Dio la loro propria idea, solo questa Sapienza le conosce.
Quando anche voi conosceste tutte quelle che non sono per voi, questa conoscenza non potrebbe servirvi di guida in niente.
L'azione divina vede nel Verbo l'idea sulla quale dovete esser formati, è questo l'esemplare che le è proposto.
Vede nel Verbo tutto quello che è conveniente per tutte le anime sante.
La Sacra Scrittura ne comprende una parte e le opere che lo Spirito Santo realizza nell'intimo completano il resto secondo l'esemplare che il Verbo gli propone.
Non si vede che l'unico segreto per ricevere l'impronta di quest'idea eterna è di essere nelle sue mani un soggetto docile e che gli [ sforzi ], le speculazioni dello spirito non possono far niente a questo scopo?
Che questa opera non si compie per via di abilità, di intelligenza, di sottigliezza di spirito, ma per la via passiva dell'abbandono a ricevere, a offrirsi come un metallo in uno stampo, come una tela sotto il pennello o una pietra sotto la mano dello scultore?
Non si vede che non è la conoscenza dei misteri divini che la volontà di Dio opera e opererà in tutti i secoli, a far sì che questa volontà ci renda uniformi all'immagine che il Verbo ha concepito di noi, ma che è questo sigillo o l'impronta di questo sigillo misterioso, e che tale impronta non si imprime nello spirito mediante idee ma [ nella volontà ] attraverso l'abbandono?
La saggezza dell'anima semplice consiste nel contentarsi di quel che le è proprio, nell'accettare i limiti del suo sentiero, nel non oltrepassare la sua strada.
Essa non è curiosa di conoscere i modi di agire di Dio.
Si accontenta delle disposizioni della sua volontà su di lei, senza far sforzi per indovinarla con confronti, con congetture, non volendo conoscere che quello che ogni istante le rivela, [ quando ] la Parola del Verbo si fa sentire in fondo al suo cuore.
Senza chiedere allo Sposo se ha parlato a lei come alle altre, è contenta di quel che riceve in fondo alla sua anima, di modo che, attraverso lo scorrere del tempo, per quanto poco sia e di qualunque natura sia, tutto la divinizza quasi a sua insaputa.
Ecco in qual modo lo Sposo parla alla sua sposa, con gli effetti reali della sua azione che la sposa non scorge, non vedendo che i segni naturali di quel che soffre, di quel che fa.
Così la spiritualità dell'anima è santa, sostanziale e profondamente diffusa in tutto il suo essere.
Quel che la determina non sono le idee e le parole tumultuose che da sole non servono che a gonfiare.
Si fa un grande uso dell'intelligenza per la pietà, tuttavia è poco necessaria, e persino contraria; non bisogna far uso che di quello che Dio dà da soffrire e da fare, senza abbandonare mai la divina sostanza per occupare lo spirito con meravigliose storie dell'opera divina, invece che [ accrescerle ] con la propria fedeltà.
Le imprese meravigliose che soddisfano la curiosità nelle nostre letture non servono che a disgustarci di quelle cose piccole in apparenza per mezzo delle quali si farebbero in noi cose grandi se non le disprezzassimo.
Insensati che siamo! Ammiriamo, benediciamo quest'azione divina negli scritti che proclamano la sua storia e proprio quando essa vuole continuarla scrivendo nei nostri cuori, senza far uso d'ichiostro, noi teniamo la carta in una continua agitazione e impediamo alla grazia di agire, per la curiosità di vedere che cosa fa in noi e che cosa fa negli altri.
Perdonami, amore divino, perché‚ io non scrivo qui che i miei difetti e non ho ancora capito che cosa significhi lasciar fare a te.
Non mi sono ancora lasciato gettare nello stampo; ho percorso tutti i tuoi laboratori, ho ammirato tutte le tue opere, ma non ho ancora avuto l'abbandono necessario per ricevere i tratti del tuo pennello.
Infine ti ho trovato, mio caro Maestro, mio Dottore, Padre mio, mio caro Amore!
Sarò tuo discepolo, non voglio più abbandonare la tua scuola; ritorno come il figliol prodigo affamato del tuo pane, lascio le idee e i [ libri ] spirituali, abbandono ogni interesse e mi servirò di tutto ciò sotto l' azione divina, non per soddisfare me ma per obbedire a te in tutte le cose che si presenteranno.
Voglio [ chiudermi ] nell'unico interesse del momento presente per amarti, per accontentarmi dei miei doveri e lasciarti agire.
Quando un' anima ha scoperto la mozione divina, lascia tutte le opere, le pratiche, i metodi, i mezzi, i libri, le idee, le persone spirituali, per restare sola sotto l'unica guida di Dio e di questa mozione che diventa l'unico principio della sua perfezione.
Sta nelle sue mani come vi sono stati tutti i santi, sapendo che solo quest'azione divina conosce la via che le si adatta, e che se l'anima cercasse mezzi creati non potrebbe,che smarrirsi sul terreno dell'ignoto che Dio opera in lei.
E dunque l'azione ignota che dirige e conduce le anime per vie che essa sola conosce.
Avviene di queste anime come delle condizioni dell'atmosfera: non le conosciamo che nelle manifestazioni attuali; quel che seguirà ha le sue cause nella volontà di Dio e questa volontà non si manifesta che attraverso gli effetti.
Così queste anime conoscono della spiritualità solo quello che la divina volontà fa in esse o fa loro compiere, sia per impulso segreto non sospettabile, sia sotto forma del dovere del loro stato: sono queste le loro visioni e rivelazioni, è questa la loro sapienza, il loro consiglio.e in questo modo ad esse nulla viene mai meno.
La fede le rassicura sulla bontà di ciò che fanno; se leggono, se parlano, se scrivono, se chiedono consiglio, non è che per scoprire le forme particolari dell'azione divina.
Tutto ciò fa parte del suo ordine ed esse lo ricevono come tutto il resto, cogliendo ovunque la mozione divina e non prendendo le cose, servendosi dell'essere e del non essere.
Appoggiandosi sempre mediante la fede su questa infallibile e immutabile azione, efficace in ogni momento, la scoprono e ne godono nei più piccoli oggetti come nei più grandi.
Ogni momento si offre a loro tutta intera; così si servono delle cose, non per fiducia in esse, ma per sottomettersi alla realtà divina e a questa operazione interiore che riescono a riconoscere perfettamente sotto apparenze tanto contrarie.
La loro vita trascorre, dunque, non in ricerche, in desideri, in disgusti, in sospiri, ma in una continua sicurezza di avere sempre ciò che è più perfetto.
Tutte le situazioni che il corpo e l'anima sperimentano, quel che accade loro esternamente e interiormente, quello che ogni momento rivela, è per esse la pienezza di quest'azione, è la loro felicità.
Il più o il meno non è che miseria e penuria, perché‚ la vera e giusta misura proviene solo da quest'azione.
Così, se toglie i pensieri, le parole, i libri, il nutrimento, le persone, la salute, la vita stessa, è come se agisse perfettamente al contrario.
L 'anima l'ama e crede nel suo potere santificante; non discute sulla sua condotta; basta che le cose avvengano, che le approvi come sono, basta che non ci siano [ che le creda ] inutili.
Il momento presente non è che un ambasciatore che dichiara l'ordine di Dio, davanti a cui il cuore pronuncia il suo fiat.
L' anima scivola così attraverso tutte queste cose e non si arresta mai; va con tutti i venti, per tutte le strade e le situazioni avanzando sempre verso il largo e l'infinito; tutto è per lei mezzo, tutto è strumento di santità senza nessuna differenza se non di [ ritenere ] il presente come l'unico necessario.
Non c'è più orazione o silenzio, ritiro o conversazione, leggere o scrivere, riflessione o cessazione di pensieri, fuga o ricerca di [ libri ] spirituali, abbondanza o penuria, languori o salute, vita o morte, c'è solo quello che ogni momento offre secondo l'ordine di Dio.
Sta qui lo spogliamento, il rinnegamento, la rinuncia al creato, non reale ma affettiva, per non essere niente da sé e per sé, ma per restare costantemente nell'ordine di Dio e per piacergli, mettendo tutta la propria gioia nel vivere il momento presente come se non ci fosse al mondo altra cosa da fare.
Se tutto quel che accade all'anima abbandonata è l'unico necessario, è chiaro che nulla le può mancare e che essa non dovrà mai lamentarsi; che se lo facesse mancherebbe di fede e vivrebbe secondo la ragione e i sensi che non possono misurare la sufficienza della grazia, e non sono mai contenti.
Santificare il nome di Dio è, secondo l'espressione della Scrittura, riconoscere la sua santità, adorarlo, amarlo in tutte le cose che procedono come parole dalla sua bocca.
Ciò che Dio fa in ogni momento è una parola che significa una cosa; così tutte le cose in cui egli esprime la sua volontà sono altrettanti nomi e altrettante parole con cui ci mostra il suo desiderio.
Questa volontà è unica in se stessa, ha un solo nome sconosciuto e ineffabile, ma si moltiplica all'infinito nei suoi effetti, che sono altrettanti nomi che essa assume.
Santificare il nome di Dio è conoscere, è amare, è adorare questo nome ineffabile che è la sua essenza; è anche conoscere, adorare e amare la sua adorabile volontà in tutti i momenti, in tutti gli effetti, considerandoli come altrettanti veli, ombre, nomi, di questa volontà eternamente santa.
Essa è santa in tutte le sue opere, santa in tutte le sue parole, santa in tutti i modi di presentarsi, santa in tutti i nomi che porta.
É così che Giobbe benediceva il nome di Dio.
La desolazione universale che gli veniva significata dalla divina volontà, questo santo uomo la benediceva; egli la chiamava non una rovina, ma un nome di Dio, e benedicendola affermava che questa divina volontà, espressa dalle apparenze più terribili, era santa, qualunque forma, qualunque nome prendesse.
Così anche Davide la benediceva in ogni tempo e in ogni momento.
É dunque attraverso la continua scoperta, questa manifestazione, la rivelazione della divina volontà di Dio in tutte le cose, che il suo regno è in noi, che egli fa in terra quello che fa in cielo, che ci nutre incessantemente.
Essa comprende e contiene tutta la sostanza di quella incomparabile preghiera dettata da Gesù Cristo che si recita più volte al giorno con la bocca secondo l'ordine di Dio e della Santa Chiesa; ma che si pronuncia a ogni momento in fondo al cuore, quando si accetta di soffrire e di fare quello che da quest' adorabile volontà ci è ordinato.
Ciò che la bocca non può pronunciare che con parecchie sillabe e parole, e impiegando del tempo, il cuore lo pronuncia realmente a ogni istante.
Le anime semplici sono chiamate così a benedire Dio dal fondo del proprio intimo.
Esse gemono per l'impossibilità di non poter fare altrimenti, tanto è vero che Dio dà a queste anime fedeli grazie e favori attraverso quelle stesse cose che paiono esserne la privazione.
É questo il segreto della sapienza divina: impoverire i sensi, arricchendo il cuore; il vuoto degli uni fa la pienezza dell'altro e questo in modo così universale che, più santità c'è nell'intimo, meno ne appare all'esterno.
Quel che accade in ogni momento reca l'impronta della volontà di Dio.
Quanto è santo questo nome!
Quanto è giusto dunque benedirlo, e credere che santifica tutto quello che ci indica!
Si può dunque vedere ciò,che questo nome ci arreca, senza stimarlo infinitamente?
E una manna divina che scende dal cielo per operare una crescita continua nella grazia; è un regno di santità che viene nell'anima; è il pane degli angeli che si mangia sulla terra come in cielo; non c'è niente di insignificante nei nostri momenti, poiché‚ tutti racchiudono un regno di santità, un nutrimento angelico.
Sì, o Signore, che il regno tuo venga nel mio cuore per santificarlo, nutrirlo, purificarlo, renderlo vittorioso sui miei nemici.
O prezioso momento, come sei piccolo ai miei occhi, come sei grande agli occhi del mio cuore!
Sei il mezzo per ricevere piccole cose dalla mano di un Padre che regna nei cieli!
Tutto quel che proviene da lui è eccellente, tutto quel che ne discende porta il carattere della sua, origine.
É giusto, o Signore, che l'anima che non si accontenta della pienezza divina del momento presente che discende dal Padre della luce, sia punita con l'impossibilità di trovare appagamento in qualunque altra cosa.
Se i libri, gli esempi dei santi, i discorsi spirituali tolgono la pace, è segno che questa pienezza e sazietà non puro abbandono del momento presente all'azione divina, è segno che ci si riempie di queste cose come di un possesso.
La loro presenza rende impossibile la pienezza di Dio e bisogna liberarsene come di un impedimento.
Ma quando è l'azione divina che ordina queste cose, l'anima le riceve come precursori di Dio.
Le accoglie come sono e non ne fa uso che in vista della propria fedeltà, e quando il loro momento è passato, le abbandona per accontentarsi del momento presente.
La lettura spirituale fatta per volontà divina rivela spesso all'intelligenza [ significati ] che gli autori non hanno mai avuto.
Dio si serve delle parole e delle azioni degli altri per ispirare verità che non sono state [ espresse ].
Egli vuole illuminare mediante questi mezzi, ed è proprio della virtù dell'abbandono il servirsene; e ogni mezzo applicato dall'azione divina ha un'efficacia che supera ogni virtù naturale e apparente.
É caratteristico dell'anima abbandonata condurre sempre una vita misteriosa e ricevere da Dio i doni straordinari e miracolosi attraverso l'uso delle cose comuni, naturali, fortuite, dovute al caso e in cui pare non ci sia altro che il corso ordinario degli avvenimenti del mondo e della natura.
Così i sermoni più semplici, le conversazioni più comuni e i libri meno considerevoli divengono per queste anime, in virtù del beneplacito di Dio, fonti d'intelligenza e di sapienza.
Per questo esse raccolgono con cura le briciole che gli spiriti forti calpestano con i loro piedi; tutto per esse è prezioso, tutto le arricchisce, mentre si mantengono in una indifferenza inesprimibile verso tutte le cose senza trascurarne alcuna, rispettando tutto e traendone utilità.
Quando Dio è in tutte le cose, l'uso che se ne fa per suo ordine non è più uso delle creature, ma godimento dell'azione divina che trasmette i suoi doni attraverso questi diversi canali.
Essi non santificano per se stessi, ma solamente come strumenti dell'azione divina che vuole comunicare e comunica molto spesso le sue grazie alle anime semplici con cose che sembrerebbero opposte al fine che essa si propone.
Essa illumina attraverso il fango come se fosse la materia più trasparente e ogni strumento di cui vuole servirsi è sempre per lei indifferente.
L'anima di fede crede che mai niente le mancherà e non si lamenta dell'assenza dei mezzi che crede utili per il suo progresso, perché‚ l'Operaio divino che deve servirsene supplisce efficacemente con la sua volontà.
In questa volontà santa risiede tutta la virtù delle creature.
Lo spirito con tutto quel che ne dipende vuol tenere il primo posto tra i mezzi divini; bisogna ridurlo all'ultimo, come uno schiavo pericoloso.
Da esso, il cuore semplice che sa servirsene, può trarre grandi vantaggi; ma può anche nuocere molto, se non è tenuto in soggezione.
Quando l'anima sospira dietro i mezzi creati, l'azione divina le fa intendere che essa le basta; quando vuole rinunciarvi totalmente l'azione divina le dice che sono strumenti che non si devono né prendere né lasciare, ma che ad essi [ bisogna ] adattarsi con semplicità secondo l'ordine di Dio, usandone come se non se ne usasse, sia quando si è privi di tutto come quando si è nell'abbondanza.
Mentre l'azione divina è una pienezza indefettibile, il vuoto causato dalla propria azione è una falsa pienezza che esclude l'azione divina.
La pienezza dell'azione divina realizzata mediante i mezzi creati che essa applica, è una vera crescita di santità e semplicità, di purezza, di distacco.
Accogliendo i suoi servi, si riceve il principe [ in persona ]; sarebbe recargli ingiuria non testimoniare nessuna fiducia ai suoi ministri, sotto il pretesto di voler possedere lui solo.
Facciamo l'applicazione: tutto questo fa parte del [ suo beneplacito ].
Dio era santo nei secoli passati, lo è ugualmente nel presente e lo sarà in tutti i secoli avvenire: non ci sono momenti che egli non riempia totalmente della sua infinita santità.
Se ciò che Dio stesso sceglie appositamente per voi non vi basta, quale altra mano oltre la sua potrebbe bastarvi?
Se siete disgustati di un cibo che la stessa divina volontà ha preparato, quale nutrimento non sarà insipido a un gusto così depravato?
Un'anima non può essere veramente nutrita, fortificata, purificata, arricchita, santificata, che da questa pienezza del momento presente.
Che volete dunque di più? Dato che lì si trovano tutti i beni, perché‚ cercarli altrove?
Ne sapete più di Dio? Se lui ordina che sia così, come potreste desiderare che le cose vadano diversamente?
La sua sapienza e la sua bontà possono ingannarsi?
Dal momento che agiscono in un modo, non dobbiamo esser pienamente convinti che sia il più eccellente?
La conclusione che deve presentarsi allo spirito è che l'azione che promana dalla disposizione di Dio dev'essere eccellente poiché‚ è la sua volontà, e io non posso trovare altrove una santità, per quanto buona essa sia in se stessa, che sia più adatta per la mia santificazione.
Quanta poca fede c'è nel mondo!
Si giudica di Dio in modo indegno, trovando continuamente da ridire sull'azione divina, cosa che non si oserebbe fare col più piccolo artigiano, riguardo alla sua arte!
E l'anima vuol ridursi ad agire nei limiti e secondo le regole immaginate dalla sua debole ragione.
Si pretende di riformare i piani di Dio; non si sentono che lamenti, mormorazioni e poi ci si mostra sorpresi del trattamento che i Giudei hanno usato con Gesù Cristo.
Ah! amore divino! adorabile volontà! azione infallibile! Come ti si considera?
Può, la volontà divina, essere inopportuna, può aver torto?
" Ma io ho quella seccatura, mi manca la tal cosa, mi si priva dei mezzi necessari; quella persona mi ostacola in un'opera così santa!
Tutto ciò non è assolutamente irragionevole?
Questa malattia mi colpisce quando io non posso assolutamente fare a meno della salute ".
E io dico che la volontà di Dio è la sola cosa necessaria.
E che tutto quello che essa non dà è inutile.
No, anime care, niente vi manca, tutto quello che voi chiamate sventura, contrattempo, cosa fuor di luogo e senza motivo, contrarietà, se voi sapeste che cos'è, restereste estremamente confuse.
Sono bestemmie, ma voi non ci pensate.
Tutto ciò non è altro che la volontà di Dio; essa è bestemmiata dai suoi cari figli che la misconoscono.
Quando eri sulla terra, o mio Gesù, i Giudei ti trattavano da indemoniato, ti chiamavano Samaritano.
E oggi con che occhi si guarda la tua adorabile volontà, tu che vivi nei secoli dei secoli, sempre degno di benedizione e di lode!
É passato un solo momento dalla creazione fino al tempo in cui viviamo, e ne passerà uno solo fino al giudizio in cui il santo Nome di Dio non sia degno di lode?
Questo Nome che riempie tutti i tempi e quel che in essi accade!
Questo Nome che rende salutari tutte le cose!
Quella che si chiama volontà di Dio potrebbe farmi del male? lo temerei, fuggirei il Nome di Dio?
E dove potrei andare, dunque, per trovare qualcosa di meglio, se temo l'azione divina su di me, dato che essa è l'effetto della sua divina volontà?
Come dobbiamo ascoltare la parola che ci è detta in fondo al cuore a ogni momento?
Se i nostri sensi, se la nostra ragione non intendono, non penetrano la verità e la bontà di queste parole, non è a causa della loro insensibilità per le verità divine?
Devo restar,e stupito che un mistero sconcerti la ragione? Dio parla!
É un mistero, è dunque una morte per i miei sensi e per la ragione, perché‚ i misteri sono di tal natura da immolarli.
Il mistero non è che vita al cuore attraverso la fede, tutto il resto non è che contraddizione.
L 'azione divina mortifica e vivifica allo stesso tempo; e più dà sentore di morte più si crede che dia vita; più il mistero è oscuro, più luce contiene.
E questo fa sì che l'anima semplice non trovi niente di più divino di quanto lo è meno in apparenza: in questo consiste la vita di fede.
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