Diario di M. Faustina Kowalska |
Ricorderò soltanto ciò che ho sperimentato e vissuto nella mia anima.
Ci sono tre cose per cui l'anima non ricava profitto dalla confessione in quei momenti eccezionali.
La prima è che il confessore conosce poco le vie straordinarie e mostra meraviglia se un'anima gli svela i grandi misteri che Dio compie nell'anima.
Questa sua meraviglia già mette in allarme un'anima delicata: essa nota che il confessore è indeciso nell'esprimere il suo parere e non si rassicura, ma ha ancora più dubbi dopo la confessione di quanti ne avesse prima, poiché essa sente che il confessore la tranquillizza ma lui stesso non è sicuro.
Oppure, cosa che mi è capitata, il confessore, non riuscendo a penetrare alcuni misteri di un'anima, le rifiuta la confessione,91 mostra un certo timore all'avvicinarsi di quell'anima alla grata.
Come può un'anima in tale stato attingere tranquillità nel confessionale, dato che essa è così sensibile ad ogni parola del sacerdote?
A mio parere in tali momenti di speciali visite di Dio ad un'anima, se il sacerdote non la comprende dovrebbe indicarle un confessore esperto ed illuminato, od attingere egli stesso lumi, in modo che possa dare all'anima ciò di cui ha bisogno, e non addirittura rifiutarle la confessione, poiché in questo modo l'espone ad un grande pericolo e più di un'anima può abbandonare la strada sulla quale il Signore voleva averla in modo particolare.
Questa è una cosa di grande importanza, poiché io stessa ne ho fatto l'esperienza, cioè che già cominciavo a barcollare, nonostante questi straordinari doni di Dio.
E sebbene Dio stesso mi tranquillizzasse, tuttavia desideravo sempre avere il sigillo della Chiesa.
La seconda cosa è il fatto che il confessore non permetta di svelare tutto sinceramente, che dimostri impazienza.
L'anima allora ammutolisce e non dice tutto e per ciò stesso non ricava profitto, e tanto meno ricava profitto, quando capita che il confessore cominci a sottoporre a prove l'anima; e, siccome non la conosce, invece di giovarle, le arreca danno.
E questo perché essa sa che il confessore non la conosce, dato che non le ha permesso di svelarsi completamente, sia per quanto concerne le grazie, sia per quanto concerne la sua miseria.
E per questo motivo la prova non è appropriata.
Ho avuto alcune prove, che mi hanno fatto ridere.
Esprimerò meglio lo stesso concetto con queste parole: il confessore è il medico dell'anima; pertanto come può un medico che non conosce la malattia prescrivere una medicina appropriata?
Nemmeno a pensarci; poiché o non avrà alcun risultato positivo, oppure la darà troppo forte ed aggraverà la malattia e talvolta - Dio ce ne scampi - può procurare la morte, appunto perché troppo forte.
Parlo per esperienza, dato che in certi casi mi ha trattenuto addirittura il Signore stesso.
Là terza cosa è questa: capita che il confessore talvolta faccia poco conto delle piccole cose.
Non c'è nulla di piccolo nella vita spirituale.
Talvolta una cosa piccola in apparenza fa scoprire una cosa di grande importanza, e per il confessore è un fascio di luce per la conoscenza di un'anima.
Molte sfumature spirituali si nascondono nelle piccole cose.
Non sorgerà mai un fabbricato magnifico, se gettiamo via i mattoni piccoli.
Iddio da qualche anima esige una grande purezza; per questo le invia una più profonda conoscenza della propria miseria.
Illuminata dalla luce che viene dall'alto conosce meglio ciò che piace a Dio, e ciò che non piace.
Il peccato è secondo la conoscenza e la luce dell'anima; lo stesso anche le imperfezioni, benché essa sappia che ciò che riguarda strettamente il sacramento è il peccato … ma queste piccole cose hanno una grande importanza per chi tende alla santità e non può un confessore tener poco conto di questo.
La pazienza e la mitezza del confessore aprono la via ai più profondi segreti di un'anima: l'anima quasi senza accorgersene svela la sua abissale profondità.
E si sente più forte e più resistente.
Ora lotta più valorosamente; si dà maggiormente da fare, poiché sa che deve renderne conto.
Ricorderò ancora una cosa per quanto riguarda il confessore.
Egli deve talvolta sperimentare, deve mettere alla prova, deve esercitare, deve conoscere se ha a che fare con della paglia, o con del ferro, o con dell'oro puro.
Ognuna di queste tre anime ha bisogno di esercitarsi in modo particolare.
Il confessore deve necessariamente formarsi un'opinione chiara su ognuna, in modo che sappia quello che può sopportare in determinati momenti, circostanze e casi.
Per quanto mi riguarda, in seguito, dopo molta esperienza, quando mi resi conto di non essere compresa, non svelai più la mia anima e non mi guastai la tranquillità.
Questo però avvenne solo quando tutte queste grazie furono sotto il giudizio di un saggio, istruito ed esperto confessore.
Ora so come comportarmi in certi casi.
E desidero nuovamente dire alcune parole all'anima che vuole tendere decisamente alla santità e riportare frutto cioè vantaggio della confessione.
La prima, totale sincerità e apertura.
Il più santo ed il più saggio dei confessori non può infondere a viva forza in un'anima ciò che desidera, se l'anima non è sincera ed aperta.
Un'anima insincera, chiusa, si espone a grandi pericoli nella vita spirituale e lo stesso Gesù non si dona ad una tale anima in modo superiore, perché sa che,essa non ricaverebbe vantaggi da queste grazie speciali.
La seconda parola, l'umiltà.
Un'anima non ricava adeguati vantaggi dal sacramento della confessione, se non è umile.
La superbia tiene l'anima nelle tenebre.
Essa non sa e non vuole penetrare esattamente nel profondo della sua miseria: si maschera e fugge da tutto ciò che dovrebbe guarirla.
La terza parola è l'obbedienza.
Un'anima disobbediente non riporterà alcuna vittoria, anche se fosse Gesù stesso a confessarla direttamente.
Il confessore più esperto non può essere di alcun aiuto ad una tale anima.
Un'anima disobbediente si espone a grandi sventure e non progredirà affatto nella perfezione e non se la caverà nella vita spirituale.
Iddio ricolma di grazia nel modo più abbondante le anime, ma le anime obbedienti.
+ Oh! quanto sono graditi gl'inni che sgorgano da un'anima che soffre!
Tutto il cielo rimane estasiato di fronte ad una tale anima, specialmente quando è provata da Dio.
Essa indirizza verso di Lui i suoi nostalgici lamenti.
La sua bellezza è grande, perché proviene da Dio.
Va attraverso il deserto della vita ferita d'amore divino.
Essa tocca la terra con un piede solo.
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91 | È successo negli anni 1930-32 a Plock. I confessori erano: Don A. Modzelewski, Mons. L. Wilkonski e Mons. V. Jezusek ( nota 61 ). |