Esercizi Spirituali

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Terza settimana

[190] Primo giorno.

Prima contemplazione, a mezzanotte: Cristo nostro Signore da Betania a Gerusalemme, sino all'ultima cena inclusa.

Comprende la preghiera preparatoria, tre preludi e un colloquio.

La solita preghiera preparatoria.

[191] Il primo preludio consiste nel richiamare il soggetto della contemplazione: Cristo nostro Signore invia due discepoli da Betania a Gerusalemme per preparare la cena, poi arriva anche lui con gli altri discepoli; dopo aver mangiato l'agnello pasquale e aver cenato, lava i piedi ai discepoli e offre loro il suo santissimo Corpo e il suo prezioso Sangue; infine, uscito Giuda per andare a vendere il suo Signore, rivolge loro un discorso.

[192] Il secondo preludio è la composizione vedendo il luogo: qui sarà considerare la strada da Betania a Gerusalemme, se è larga, stretta, piana, e via dicendo; così pure il luogo della cena, se è grande, piccolo, fatto in un modo o in un altro.

[193] Il terzo preludio consiste nel domandare quello che voglio: qui sarà chiedere dolore, afflizione e vergogna, perché il Signore va incontro alla passione per i miei peccati.

[194] Primo punto: vedo le persone presenti alla cena e, riflettendo su me stesso, cerco di ricavarne qualche frutto.

Secondo punto: ascolto quello che dicono e, allo stesso modo, cerco di ricavarne qualche frutto.

Terzo punto: osservo quello che fanno e cerco di ricavare qualche frutto.

[195] Quarto punto: considero quello che Cristo nostro Signore soffre o vuole soffrire nella sua umanità, secondo il passo che sto contemplando; qui comincerò con molta energia a suscitare in me il dolore, la tristezza e il pianto; e farò lo stesso negli altri punti che seguono.

[196] Quinto punto: considero che la divinità si nasconde; infatti potrebbe annientare i suoi nemici e non lo fa, e lascia che la santissima umanità soffra tanto crudelmente.

[197] Sesto punto: considero che egli soffre tutto questo per i miei peccati, e che cosa devo fare e soffrire io per lui.

[198] Colloquio.

Alla fine farò un colloquio con Cristo nostro Signore e dirò un Padre nostro.

[199] Nota.

È da notare, come in parte si è detto sopra , che nei colloqui devo ragionare e chiedere secondo l'argomento trattato, vale a dire secondo che mi senta tentato o consolato, secondo che desideri una virtù o un'altra, secondo che intenda disporre di me in un senso o in un altro, secondo che voglia addolorarmi o gioire per quello che contemplo; alla fine chiederò quello che più intensamente desidero su qualche punto particolare.

In questo modo posso fare un solo colloquio con Cristo nostro Signore; oppure, se l'argomento o la devozione lo consentono, posso fare tre colloqui, uno con la Madre, un altro con il Figlio e un terzo con il Padre, nella stessa forma indicata nella seconda settimana, nella meditazione dei tre tipi di uomini [ 156 ] con la nota che segue ad essa.

[200] Seconda contemplazione, al mattino: dal cenacolo all'orto fegli ulivi incluso.

La solita preghiera preparatoria.

[201] Il primo preludio è il soggetto della contemplazione: Cristo nostro Signore con i suoi undici discepoli discende dal monte Sion, dove ha fatto la cena, verso la valle di Giosafat; lascia otto di loro in un punto della valle e gli altri tre in un punto dell'orto; mettendosi a pregare, suda con un sudore simile a gocce di sangue; dopo aver pregato a tre riprese il Padre, sveglia i tre discepoli; con la sua voce fa cadere a terra i nemici e riceve da Giuda il bacio di pace; dopo che san Pietro ha tagliato a Malco un orecchio, lo rimette al suo posto; arrestato come un malfattore, viene portato giù per la valle e poi su per il pendio fino alla casa di Anna.

[202] Il secondo preludio consiste nel vedere il luogo: qui sarà considerare la strada dal monte Sion alla valle di Giosafat, e così pure l'orto, se è largo, lungo, fatto in un modo o in un altro.

[203] Il terzo preludio consiste nel domandare quello che voglio: quello che è da chiedere propriamente nella passione è dolore con Cristo addolorato, afflizione con Cristo afflitto, lacrime e pena interna per tanta pena che Cristo ha sofferto per me.

[204] Prima nota.

In questa seconda contemplazione, dopo aver fatto la preghiera preparatoria e i tre preludi già indicati, si procederà con i punti e il colloquio come nella prima contemplazione sull'ultima cena; all'ora della messa e a quella dei vespri si faranno due ripetizioni sulla prima e la seconda contemplazione; poi, prima della cena, si farà l'applicazione dei sensi sulle stesse contemplazioni; si premetteranno sempre la preghiera preparatoria e i tre preludi, secondo l'argomento trattato, con lo stesso procedimento indicato e spiegato nella seconda settimana.

[205] Seconda nota.

L'esercitante farà ogni giorno i cinque esercizi o meno, secondo che l'età, la disposizione e il temperamento glielo consentono.

[206] Terza nota.

In questa terza settimana si modificheranno in parte la seconda e la sesta addizione.

La seconda: appena sveglio, mi ricorderò dove vado e a che scopo, e richiamerò sinteticamente la contemplazione che intendo fare, secondo il mistero; mentre mi alzo e mi vesto, mi sforzerò di rattristarmi e di addolorarmi per tanto dolore e tanta sofferenza di Cristo nostro Signore.

La sesta addizione si modificherà cercando di non richiamare pensieri lieti, anche se buoni e santi, come quelli della risurrezione e del paradiso, ma piuttosto stimolandomi a dolore, pena e angoscia, richiamando spesso alla memoria i travagli, le fatiche e i dolori che Cristo nostro Signore sopportò dalla nascita fino al mistero della passione nel quale mi trovo in quel momento.

[207] Quarta nota.

L'esame particolare, sugli esercizi e su queste addizioni, si farà come nella settimana precedente.

[208] Secondo giorno.

A mezzanotte: contemplazione dall'orto degli ulivi alla casa di Anna inclusa; al mattino: dalla casa di Anna alla casa di Caifa inclusa; poi le due ripetizioni e l'applicazione dei sensi, come si è già indicato.

Terzo giorno.

A mezzanotte: dalla casa di Caifa a Pilato incluso; al mattino da Pilato a Erode incluso.

Poi le ripetizioni e l'applicazione dei sensi, con lo stesso procedimento già indicato.

Quarto giorno.

A mezzanotte: da Erode a Pilato , considerando e contemplando fino a metà dei misteri della casa di Pilato; nell'esercizio del mattino: gli altri misteri che rimangono della stessa casa; poi le ripetizioni e l'applicazione dei sensi, come si è indicato.

Quinto giorno.

A mezzanotte: dalla casa di Pilato fino alla crocifissione al mattino: da quando fu innalzato sulla croce fino a quando spirò; poi le due ripetizioni e l'applicazione dei sensi.

Sesto giorno.

A mezzanotte: dalla deposizione dalla croce fino al sepolcro escluso; al mattino: dal sepolcro incluso fino alla casa dove si recò nostra Signora dopo la sepoltura del Figlio.

Settimo giorno.

Nell'esercizio della mezzanotte e in quello del mattino, contemplazione di tutta intera la passione; al posto delle due ripetizioni e dell'applicazione dei sensi, per tutto quel giorno si consideri, quanto più spesso si potrà, come il corpo santissimo di Cristo nostro Signore rimase sciolto e separato dall'anima, e dove e come fu sepolto; così pure si consideri la solitudine di nostra Signora colma di tanto dolore e angoscia; poi, a parte, la solitudine dei discepoli.

[209] Nota.

È da notare che chi vuole trattenersi più a lungo sulla passione deve considerare in ogni contemplazione meno misteri: per esempio, nella prima contemplazione soltanto l'ultima cena, nella seconda la lavanda dei piedi, nella terza il dono dell'Eucarestia, nella quarta il discorso che Cristo rivolse ai discepoli; e così per le contemplazioni sugli altri misteri.

Così pure, terminata la passione, si può riprendere per un giorno intero metà della passione, il secondo giorno l'altra metà e il terzo giorno di nuovo tutta la passione.

Invece, chi desidera dedicare meno tempo alla passione può considerare a mezzanotte l'ultima cena, al mattino l'orto degli ulivi, all'ora della messa la casa di Anna, all'ora dei vespri la casa di Caifa e nell'ora prima della cena la casa di Pilato.

In questo modo, non facendo le ripetizioni né l'applicazione dei sensi, si faranno ogni giorno cinque diversi esercizi, con un mistero diverso di Cristo nostro Signore per ciascun esercizio.

Terminata così tutta la passione, si può riprendere in un altro giorno la passione tutta intera, in un solo esercizio o in diversi, come sembrerà meglio per ricavarne frutto.

[210] Regole per trovare in avvenire la giusta misura nel vitto.

Prima regola.

Dal pane conviene astenersi meno, perché di solito per questo cibo l'appetito non è disordinato e la tentazione non è forte come per gli altri cibi.

[211] Seconda regola.

Dal bere sembra che convenga astenersi più che dal mangiare il pane; perciò bisogna considerare bene quanto è utile per farne uso, e quanto è dannoso per eliminarlo.

[212] Terza regola.

Riguardo ai cibi si deve applicare la maggiore e più completa astinenza, perché in questo campo è più facile che l'appetito sia disordinato e la tentazione sia forte; perciò, per evitare disordini, l'astinenza nei cibi si può praticare in due modi: o mangiando abitualmente cibi ordinari, o, se sono raffinati, mangiandone in piccola quantità.

[213] Quarta regola.

Facendo attenzione a non cadere in qualche infermità, quanto più si toglierà dal conveniente, tanto più rapidamente si raggiungerà la giusta misura che si deve tenere nel mangiare e nel bere, e questo per due motivi.

Il primo: aiutandosi e disponendosi così, spesso si potranno sentire meglio le interne comunicazioni, consolazioni e divine ispirazioni, che indicheranno la giusta misura conveniente.

Il secondo: se uno si accorge che con questa astinenza ha poca forza fisica e poca disposizione per fare gli esercizi spirituali, arriverà facilmente a giudicare quello che è più conveniente per il suo sostentamento.

[214] Quinta regola.

Mentre si mangia, si immagini di vedere Cristo nostro Signore che mangia con gli apostoli, osservando come beve, come guarda e come parla, e procurando di imitarlo.

In questo modo la mente sarà più rivolta alla considerazione di nostro Signore e meno al sostentamento del corpo; e la mente così occupata acquisterà maggiore armonia e ordine nel modo di agire e di comportarsi.

[215] Sesta regola.

Un'altra volta, mentre si mangia, si possono fare altre considerazioni, o sulla vita dei santi, o su una pia contemplazione, o su qualche attività spirituale che si deve fare; così, rivolgendo a questo l'attenzione, si prenderà meno diletto e soddisfazione nell'atto del mangiare.

[216] Settima regola.

Soprattutto si deve fare attenzione a non fissare la mente unicamente sul cibo, e a non mangiare in fretta a causa dell'appetito; bisogna invece conservare il dominio di sé, sia nel modo di mangiare, sia nella quantità del cibo.

[217] Ottava regola.

Per eliminare ogni disordine, giova molto, dopo il pranzo o dopo la cena, o in altro momento in cui non si ha voglia di mangiare, stabilire dentro di sé la quantità conveniente di cibo per il pranzo o la cena successiva, e così di seguito ogni giorno.

Questa quantità non si deve superare né per appetito né per tentazione; anzi, per vincere meglio l'appetito disordinato e la tentazione del demonio, se si è tentati di mangiare di più, si mangi di meno.

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