Imitazione di Cristo |
Figliuolo, astieniti dal discutere di problemi troppo alti e degli occulti giudizi di Dio, e perché questi è così abbandonato e l'altro è assunto a tanta grazia, e ancora perché questi è tanto afflitto e quello tanto esaltato.
Queste cose superano la capacità della mente umana; nessuna forza di raziocinio, nessun dibattito serve a penetrare nei giudizi divini.
Quando dunque il nemico ti suggerisce tali pensieri, oppure sono uomini curiosi che ti pongono simili quesiti, rispondi col detto del profeta: « Giusto tu sei, Signore, e rettitudine sono i tuoi giudizi » ( Sal 119,137 ).
E con quell'altro: « I giudizi del Signore sono verità e sempre informati a giustizia » ( Sal 19,10 ).
I miei giudizi bisogna temerli, non approfondirli, perché « sono incomprensibili all'umana intelligenza » ( Rm 11,33 ).
Non indagare neppure né disputare sui meriti dei santi, non cercare se uno è più santo di un altro o chi sia maggiore nel regno dei cieli.
Queste controversie generano spesso litigi e contese inutili, suscitano la superbia e la vanagloria, danno origine a invidie e dissensi; mentre uno orgogliosamente si dichiara a favore di un santo, quello si sforza di dare la preferenza a un altro.
Il voler conoscere e investigare tutto ciò non porta nessun frutto e ai santi dispiace; « perché io non sono il Dio della discordia ma della pace » ( 1 Cor 14,33 ), la quale pace consiste più nella vera umiltà che nella propria esaltazione.
Alcuni per zelo di devozione sono tratti a portare più vivo affetto a certi santi che non a certi altri, ma questa è un'affezione umana più che divina.
Io sono che ho formato tutti i santi, io ho dato la grazia, io ho concesso la gloria.
Io conosco i meriti di ciascuno, « io li ho prevenuti con benedizioni elette » ( Sal 21,4 ).
Io conobbi i miei diletti prima che si iniziassero i secoli, io li ho scelti dal mondo, non loro hanno scelto me.
Io li ho chiamati con la grazia, li ho attirati con la misericordia, li ho condotti all'eterna salvezza attraverso varie tentazioni.
Io ho infuso in loro mirabili consolazioni, io ho dato loro la perseveranza, io ho coronato la loro pazienza.
Io conosco il primo e l'ultimo, io abbraccio tutti con un inestimabile amore.
Io devo esser lodato in tutti i miei santi, io devo essere benedetto sopra tutti gli esseri e onorato in ognuno di essi che così gloriosamente ho esaltato e predestinato senza nessun precedente loro merito.
Chi dunque disprezza uno dei miei più piccoli non onora nemmeno il più grande, perché « io ho fatto il piccolo e il grande » ( Sap 6,8 ).
E chi sminuisce qualcuno dei santi, sminuisce me e tutti gli altri che sono nel regno dei cieli.
Tutti sono uno per il vincolo della carità, hanno un medesimo sentimento, un medesimo volere, e tutti si amano in perfetta unità.
E ciò che è ancora più sublime, essi amano più me che sé stessi e i loro meriti.
Perché rapiti fuori di sé e liberi dall'amore di sé, totalmente si immergono nell'amore di me, nel quale, godendo deliziosamente, riposano.
Nulla vi è che li possa distrarre o disanimare, perché pieni dell'eterno vero, bruciano del fuoco di un'inestinguibile carità.
Gli uomini animali e carnali, che non sanno amare se non i loro piaceri, cessino dunque di discorrere sul grado dei santi.
Essi tolgono e aggiungono secondo il loro arbitrio, non come piace all'eterna Verità.
In molti è ignoranza, soprattutto in quelli che, poco illuminati, hanno raramente saputo amare con una perfetta dilezione spirituale.
Molti ancora sono devoti a questi e a quelli con un sentimento naturale e un'umana amicizia, e ritengono che le cose celesti siano come quelle della terra.
Ma vi è una distanza incomparabile fra ciò che pensano gli imperfetti e quello che contemplano gli uomini rischiarati da rivelazione soprannaturale.
Guardati dunque, figliuolo, dal trattare con curiosità le cose che eccedono la tua conoscenza, ma piuttosto attendi e provvedi per ottenere almeno il minimo posto nel regno di Dio.
E quand'anche uno sapesse chi è più santo di un altro e chi si debba stimare maggiore nel regno dei cieli, che cosa ciò gli gioverebbe se non per umiliarsi dinanzi a me e sollevarsi a lodare maggiormente il mio nome?
Compie opera più piacevole a Dio chi pensa alla gravita dei suoi peccati, alla scarsità delle sue virtù e quanto è lontano dalla perfezione dei santi che non colui che discute del più grande o del meno grande fra loro.
È meglio invocare i santi con preghiere devote e con lacrime e umilmente implorare i loro gloriosi suffragi che scrutare con vana indagine il segreto del loro stato in cielo.
I santi sono contentissimi, e lo sarebbero anche gli uomini se sapessero frenare il loro vano discorrere.
I santi non si gloriano dei loro meriti, perché nulla di bene attribuiscono a sé ma tutto a me; tutto io ho donato loro con l'infinita mia carità.
È tanto l'amore divino di cui sono ricolmi e la gioia di cui sovrabbondano che nulla manca alla loro gloria, nulla può mancare alla loro felicità.
I santi quanto più sono eminenti nella gloria, tanto più sono umili in sé stessi e perciò a me più vicini e da me più amati.
È stato pertanto scritto che deponevano le loro corone davanti a Dio e cadevano con la faccia a terra dinanzi all'Agnello « e adoravano il Vivente nei secoli dei secoli " ( Ap 5,14 ).
Molti si chiedono chi sia maggiore nel regno di Dio, ignorando se saranno degni di essere annoverati pur tra i più piccoli.
È cosa grande essere anche l'ultimo in cielo, dove tutti sono grandi, perché tutti saranno chiamati e difatti saranno figli di Dio.
« Il più piccolo presso di te varrà per mille » ( Is 60,22 ) e « il più giovane morirà a cent'anni » ( Is 65,20 ).
Quando difatti i discepoli domandarono « chi fosse il più grande nel regno dei cieli » ( Mt 18,1 ), ebbero questa risposta: « Se non vi convertite e non diventate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli ».
« Chi dunque si fa piccolo come questo bambino è il più grande nel regno dei cieli » ( Mt 18,3 ).
Guai a coloro che sdegnano di abbassarsi spontaneamente sino a farsi piccoli come fanciulli, perché bassa è la porta del regno celeste e non permetterebbe loro d'entrare.
Guai anche ai ricchi che hanno quaggiù le loro consolazioni, perché, mentre i poveri entreranno nel regno di Dio, essi staranno fuori ululando.
Godete, umili; esultate, poveri, perché il regno di Dio è vostro, se però camminate nella verità.
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