La nube della non-conoscenza

Capitolo 68

« In nessun posto » materialmente, significa « dappertutto » spiritualmente; il nostro uomo esteriore chiama « niente » il lavoro di cui parla questo libro

Allo stesso modo va inteso l'invito che un altro ti potrebbe rivolgere, di raccogliere le tue facoltà e i tuoi sensi nell'intimo di te stesso e di adorare Dio dentro di te.

Quantunque questo sia certamente del tutto giusto e vero, e nessuno potrebbe dire cosa più assennata, se ben la si comprende, io invece per paura che tu abbia a intendere in maniera fisica, e quindi sbagliata, queste parole, non ti dico assolutamente di far così.

Questo è quanto voglio da te: che tu non sia in alcun modo dentro di te.

E di conseguenza, voglio che tu non sia nemmeno fuori di te stesso, né sopra, né dietro, né da una parte, né dall'altra.

« Ma allora », mi dirai, « dove devo stare? A quanto pare, da nessuna parte! »

Ebbene, sì, hai pienamente ragione: è così che ti voglio.

Perché quando non sei in nessun posto materialmente, sei dappertutto spiritualmente.

Pertanto sta' ben attento, perché il tuo lavoro spirituale non sia ancorato a nessun posto materiale.

In questo caso, dovunque si trovi l'oggetto su cui stai coscientemente applicando la tua intelligenza, è proprio lì che ti trovi in spirito, in modo così vero e reale come il tuo corpo si trova nel luogo dove tu sei materialmente.

E anche se i tuoi sensi non vi possono trovar nulla di cui nutrirsi, perché secondo loro tu non stai facendo assolutamente niente - proprio così! -, continua a fare questo « niente », se non altro per amore di Dio.

Perciò, non smettere in alcun modo, ma lavora alacremente in questo « niente », con desiderio sempre vigilante e volontà ferma di possedere Dio, che nessun uomo può conoscere.

Ti dico, in verità, che preferirei essere in questo « nessun posto » fisicamente, a lottare con questo cieco « niente », piuttosto che essere un signore così potente da poter essere fisicamente dappertutto, se solo lo volessi, intento a godere allegramente di tutto come fa un padrone con le proprie cose.

Lascia perdere questo « dappertutto » e questo « tutto », in cambio di questo « nessun posto » e di questo « niente ».

Che importa se le tue facoltà intellettuali non riescono a scandagliare questo « niente »?

Io lo amo ancor di più!

È una cosa così eccelsa in se stessa, che non la si può comprendere in alcun modo.

Questo « niente » è più facile sentirlo per esperienza che vederlo, perché è completamente cieco e oscuro agli occhi di coloro che solo da poco si son messi a guardarlo.

Ma a voler parlare più correttamente, l'anima che ne fa esperienza è accecata dalla sovrabbondanza di luce spirituale, piuttosto che dall'oscurità o dall'assenza di luce fisica.

Chi è che allora lo chiama « niente »?

Il nostro uomo esteriore, di certo, e non quello interiore.

Il nostro uomo interiore lo chiama « tutto », perché per mezzo suo impara a conoscere la ragione di tutte le realtà, materiali e spirituali, senza considerare in particolare ogni singola cosa in se stessa.

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