La nube della non-conoscenza |
A Pistle of Discrecioun of Stirings
[ Una lettera sul discernimento degli impulsi ( dell'anima ) ]
1. [Quale valutazione dare e quale comportamento assumere quando ci si sente spinti ad azioni eccezionali, come il silenzio, il digiuno, la solitudine, o altre simili ].
Amico spirituale in Dio, auguro a te, secondo la volontà di Dio, la stessa grazia e la stessa gioia che desidero ardentemente per me.
Mi chiedi consiglio per sapere se sia meglio tacere o parlare, mangiare normalmente o digiunare in modo rigoroso, vivere con gli altri o ritirarsi in solitudine.
Mi dici che sei dubbioso sulla scelta perché, come tu affermi, se da un lato diffidi del troppo parlare, del mangiare come fa abitualmente la gente e del vivere in compagnia, dall'altro temi di esagerare praticando il silenzio, l'astinenza più assoluta e una vita del tutto solitaria, dato che questi comportamenti potrebbero spingerti ad attribuirti una santità che sei ben lontano dall'avere, e ti farebbero incorrere in molti altri pericoli.
Spesse volte, ai giorni nostri, si giudicano molto sante le persone che osservano il silenzio, una rigida astinenza e che conducono vita solitaria; tuttavia simili pratiche eccezionali espongono a molti pericoli.
In verità queste persone sarebbero molto sante solo nel caso in cui il loro silenzio, il loro rigoroso digiuno e la loro vita ritirata avessero come movente la grazia, perché allora le loro sofferenze verrebbero pienamente accolte e tollerate da parte della natura.
Nel caso contrario, esse si troverebbero insidiate da ogni parte da pericoli, poiché è rischioso forzare la natura umana a compiere azioni devote quali tacere o parlare, mangiare in modo normale o digiunare rigidamente, vivere in compagnia o in solitudine.
Voglio dire che si può superare l'abituale corso della natura e mutarne l'equilibrio, soltanto se si è guidati dalla grazia.
E questo vale anche per azioni indifferenti in se stesse e che possono essere a un tempo buone o cattive, utili o dannose, proficue o sfavorevoli.
Se segui il tuo impulso che ti porta a compiere azioni eccezionali e ti impegni rigorosamente al silenzio, allo stretto digiuno e alla vita ritirata, ti può accadere spesso di praticare il silenzio quando è tempo di parlare, di digiunare quando è meglio mangiare e di vivere appartato quando è preferibile stare in compagnia.
Se poi ti lasci andare a parlare quando ne hai voglia, a mangiare come fanno tutti o a vivere in compagnia, forse ti capiterà talvolta di parlare quando sarebbe meglio tacere, di mangiare al posto di digiunare e di vivere fra molta gente quando, sarebbe conveniente starsene soli.
Potresti così cadere facilmente in errore e in grande confusione, non solo a danno della tua anima, ma anche di quella degli altri.
Tuttavia, per evitare simili errori mi chiedi, come apprendo dalla tua lettera, due cose: anzitutto di conoscere l'opinione che ho di te e delle tue inclinazioni; e in secondo luogo, qual è il mio consiglio su questo caso specifico e su altri che potrebbero presentarsi in futuro.
2. [ L'uomo giunge alla conoscenza di se stesso solo passando attraverso prove e tribolazioni.
Ciò gli ottiene la corona della vita, consistente nella sapienza, nel discernimento e nella perfezione della virtù, che è la carità ].
Riguardo alla prima domanda, rispondo che temo molto nel darti il mio sia pur modesto parere su questo argomento e altri simili.
E ciò per due ragioni.
La prima, perché non oso affidarmi al mio giudizio e affermare che sia solido e verace; la seconda, perché non mi sono ancora del tutto note le tue disposizioni interiori e la tua capacità di compiere le cose di cui parli nella lettera.
Sarebbe invece opportuno che io le conoscessi bene, se debbo darti un saggio consiglio in proposito.
Infatti dice l'Apostolo: « Nemo novit quae sunt hominis, nisi spiritus hominis qui in ipso est; Nessun uomo conosce quali siano le intime disposizioni di un uomo, fuorché lo spirito che è in lui ».
Forse neppure tu conosci ancora completamente le tue intime inclinazioni, come le conoscerai in seguito, quando Dio te le manifesterà per mezzo delle prove, fra molte cadute e riprese.
Finora non ho mai conosciuto un peccatore che sia potuto giungere alla perfetta conoscenza di se stesso e delle sue intime inclinazioni, senza essere stato ammaestrato alla scuola di Dio, attraverso l'esperienza di molte tentazioni, con frequenti cadute e continue riprese.
Come una piccola nave raggiunge la terra ed entra nel porto dopo aver navigato, ora fra onde, marosi e tempeste, ora incontrando venti favorevoli, bonaccia tiepide aure, similmente l'inerme anima umana subisce molteplici tentazioni e prove che costituiscono il suo retaggio durante le traversie della vita ( esemplificate dalle onde, dai marosi e dalle tempeste ), ma è anche visitata dalla grazia e dalla bontà dello Spirito santo, e gusta numerose ispirazioni, dolcezze e consolazioni ( rappresentate dai venti favorevoli e dalle tiepide aure ), e può così giungere finalmente, come la nave, alla terra della stabilità e al porto della salvezza.
Qui l'uomo perviene alla chiara e vera conoscenza di se stesso e di tutte le sue intime inclinazioni.
Grazie a questa conoscenza, l'uomo se ne sta seduto tranquillamente in se stesso, come un re incoronato nel suo regno, ed è in grado di governare con forza, saggezza e bontà se stesso, i suoi pensieri e gli impulsi sia del corpo che dello spirito.
Ecco ciò che il saggio dice di quest'uomo: « Beatus vir qui suffert tentationem, quoniam cum probatus fuerit, accipiet coronam vitae, quam repromisit Deus diligentibus se; Beato l'uomo che sopporta, penando, la tentazione, perché, dopo essere stato provato, riceverà la corona della vita, promessa da Dio a coloro che lo amano ».
La corona della vita può essere definita in due modi.
Anzitutto come sapienza divina, pienezza di discernimento e perfezione di virtù.
Queste tre qualità unite insieme possono venir chiamate corona della vita, che la grazia ci può ottenere già su questa terra.
La corona della vita può anche essere definita in altro modo, come la gioia senza fine che ogni anima fedele proverà, dopo questa vita, nella beatitudine celeste.
Naturalmente l'uomo non potrà ottenere nessuna di queste due corone, se non sarà stato prima molto provato da sofferenze e tribolazioni, come afferma il testo: « Quoniam cum probatus fuerit, accipiet coronam vitae; Poiché è stato messo alla prova, riceverà la corona della vita ».
In altri termini, come ho già detto, se un peccatore non è stato provato da molteplici tentazioni, ora rialzandosi, ora cadendo ( cadendo per debolezza e rialzandosi in virtù della grazia ), non potrà mai ricevere da Dio in questa vita la sapienza spirituale che gli permetta di raggiungere la chiara conoscenza di se stesso e delle sue inclinazioni interiori, né il pieno discernimento per consigliare e insegnare ad altri, e neppure la terza qualità, che è la perfezione della virtù: l'amore verso Dio e verso i fratelli.
Queste tre qualità: sapienza, discernimento e perfezione della virtù, costituiscono un tutt'uno e possono essere chiamate la corona della vita.
3. [ Descrizione della corona della vita, che l'uomo può conseguire sia nell'esistenza presente come in quella futura ].
In una corona si trovano tre cose: l'oro è la prima, la seconda è costituita dalle pietre preziose e la terza è data dalle torrette di fiordaliso che s'innalzano sopra la testa.
L'oro simboleggia la sapienza, le pietre preziose il discernimento e con le torrette di fiordaliso io intendo la perfezione della virtù.
Come l'oro circonda il capo, così con la sapienza governiamo da ogni parte il nostro lavoro spirituale.
Le pietre preziose brillano agli occhi degli uomini: con il discernimento insegniamo ai nostri fratelli e consigliamo.
Le torrette di fiordaliso portano due rami laterali che si stendono uno a destra e l'altro a sinistra; c'è anche un terzo ramo che s'innalza al di sopra del capo.
Analogamente la virtù perfetta, cioè la carità, ha due diramazioni laterali di amore, che si espandono una a destra verso i nostri amici e una a sinistra verso i nostri nemici.
C'è infine la diramazione che volge in alto verso Dio, al di sopra dell'intelletto umano.
Essa rappresenta la parte più eccelsa dell'anima.
Questa è la corona della vita che si può ottenere, per mezzo della grazia, già nel tempo presente.
Perciò comportati con umiltà durante la battaglia e sopporta docilmente le tentazioni fino al momento in cui la prova sarà finita.
Allora potrai ricevere l'una o l'altra delle corone o ambedue: una quaggiù e l'altra lassù; infatti chi possiede già la prima in questo mondo, può essere sicurissimo di conseguire la seconda nell'altro.
Sono molti coloro che la grazia sottopone quaggiù a numerose prove e ciò nonostante non arrivano mai a possedere la corona in questa vita.
Però se essi continueranno a soffrire pazientemente, compiendo il volere di nostro Signore, saranno pienamente degni di ricevere la corona lassù, nell'immensa beatitudine del cielo.
Se pensi sia bella la corona che può essere guadagnata quaggiù, comportati, con l'aiuto della grazia, con la maggior docilità possibile, dal momento che se paragoni questa corona a quella di lassù, è come se tu mettessi a confronto un gioiello con una miniera d'oro.
Dico tutto questo perché ti sia di consolazione e ti sostenga nella battaglia spirituale che hai intrapreso fidando in nostro Signore.
Con ciò voglio inoltre mostrarti quanto tu sia ancora lontano dalla vera conoscenza delle tue inclinazioni interiori, e ammonirti a non accondiscendere precipitosamente e a non seguire gli impulsi del tuo giovane cuore verso pratiche eccezionali, impulsi che potrebbero risultare ingannevoli.
4. [ Il desiderio di pratiche eccezionali va umilmente vagliato attraverso il distacco da se stessi, la preghiera e il consiglio di una guida spirituale ].
Intendo in tal modo manifestarti quale opinione ho di te e delle tue inclinazioni, e rispondere così alla tua domanda.
Penso che tu sia non solo molto capace, ma anche parecchio incline a cogliere i subitanei impulsi che ti spingono a pratiche eccezionali, e ritengo che tu vi aderisca con trasporto, una volta che li hai accolti.
Ma ciò è assai rischioso.
Non dico che, per quanto pericolose, l'abilità e la bramosa disposizione che sono in te o in qualche altra persona che condivide il tuo orientamento, debbano essere cattive in se stesse.
Non è quanto intendo affermare, e Dio non voglia che tu abbia a interpretare le mie parole in questo senso.
Ti dico al contrario che si tratta di cose buone in sé e atte a portare a grande perfezione, anzi alla più alta perfezione raggiungibile in questa vita, a patto però che l'anima così disposta si impegni a umiliarsi continuamente, notte e giorno, davanti a Dio e a un saggio direttore spirituale.
L'anima deve risolutamente contrapporsi a se stessa e martirizzarsi, rinunciando ai propri desideri e vincendo la propria volontà senza cedere a impulsi subitanei verso pratiche eccezionali.
Dichiarerà fermamente di non voler seguire tali inclinazioni, per quanto possano sembrare piacevoli, nobili e sante, senza aver ricevuto la testimonianza e l'approvazione di maestri spirituali che abbiano una lunga esperienza delle vie straordinarie.
Continuando a vivere in questo atteggiamento di umiltà interiore, l'anima, in forza della grazia e dell'esperienza acquisita nella battaglia spirituale contro se stessa, potrà meritare di raggiungere la corona della vita di cui ho fatto menzione precedentemente.
Mentre grande è la capacità di bene nell'anima che si trova in una simile disposizione di umiltà, altrettanto pericolosa è invece la condizione di un'anima che vuol seguire di colpo, senza prendere consiglio, le inclinazioni impulsive del cuore, facendo assegnamento sulla propria intelligenza e sulla propria volontà.
Guardati quindi, per amor di Dio, da questa capacità e da questa disposizione, se le riscontri in te.
Umiliati continuamente nella preghiera, accettando gli ammaestramenti che ti vengono dati.
Spezza la tua intelligenza e la tua volontà davanti agli impulsi improvvisi del cuore, e non seguirli con leggerezza, se non ti sei prima accertato della loro provenienza e della loro utilità.
5. [ Bisogna evitare di comportarsi come le scimmie, che agiscono solo in base a quello che vedono fare dagli altri ].
Riguardo alle ispirazioni sulle quali chiedi la mia opinione e il mio consiglio, devo dirti che le considero con diffidenza, perché mi sembra si tratti di qualcosa di molto simile al comportamento delle scimmie.
Si dice comunemente che la scimmia fa ciò che vede fare dagli altri.
Ti prego di perdonarmi se la mia diffidenza mi dovesse indurre in errore, ma l'amore che nutro per la tua anima mi spinge a parlarti, per mia personale conoscenza, di un fratello spirituale tuo e mio, che un tempo abitava dalle tue parti.
Egli si sentiva eccitato dagli stessi impulsi di rigoroso silenzio, di rigido digiuno, di vita completamente ritirata.
Ma si stava comportando alla maniera di una scimmia, come mi assicurò dopo lunghe conversazioni e dopo aver esaminato se stesso e le sue ispirazioni.
Mi aveva infatti riferito di aver visto un uomo del tuo paese che, come è noto a tutti, pratica sempre un rigoroso silenzio, un rigido digiuno e una vita solitaria.
Certo, posso ben supporre che le ispirazioni di quell'uomo siano autentiche, frutto soltanto della grazia che egli sente per esperienza nel suo intimo, e non semplicemente perché ha visto o sentito parlare, dall'esterno, della vita ritirata di qualcuno.
Se fosse questo il movente, io parlerei, a mio umile avviso, di imitazione scimmiesca.
Perciò sta' attento e verifica bene i tuoi impulsi e la loto provenienza, per poter distinguere, quando li provi, se vengono dall'interno, come frutto della grazia, o dall'esterno, alla maniera delle scimmie.
Dio solo sa questo, non io.
Posso dirti tuttavia, perché tu abbia a evitare un pericolo del genere, di non fare come le scimmie.
Fa' in modo che qualsiasi impulso ti porti a tacere o a parlare, a digiunare o a mangiare, a vivere in solitudine o in compagnia, venga dal di dentro, per sovrabbondanza di amore e di devozione spirituale, e non dal di fuori, attraverso le finestre della mente umana quali sono le orecchie e gli occhi.
Poiché, come dice chiaramente Geremia, da queste finestre entra la morte: « Mors intrat per fenestras ».
E questo, per quanto sia poco, è sufficiente come risposta alla prima domanda che mi hai rivolto: quale sia, in altri termini, la mia opinione su di te e sugli impulsi di cui mi parli nella tua lettera.
6. [ Passa a rispondere alla seconda domanda: di fronte alla scelta fra realtà opposte, regola suprema è la libertà di Cristo, non l'inclinazione naturale ].
Riguardo alla seconda domanda, ossia alla richiesta di consigli in questo caso e in altri che si presentassero, io scongiuro Gesù onnipotente, chiamato a ragione l'Angelo del gran consiglio, perché, nella sua misericordia, sia lui tuo consigliere e tuo consolatore in tutte le afflizioni e in ogni tua necessità.
Mi guidi con la sua sapienza, perché possa ripagare la fiducia del tuo cuore con miei ammaestramenti, per quanto semplici siano.
Tu mi hai preferito a tanti altri, ignorante e misero quale sono, incapace di insegnare a te e a qualunque altra persona, per la pochezza della grazia e l'insufficienza del sapere.
Pur essendo così ignorante, devo tuttavia affermare, in risposta al tuo desiderio, che nonostante la mia poca dottrina confido in Dio, perché la sua grazia abbia a essere maestra e guida là dove i lumi naturali o la scienza vengono meno.
Sai bene anche tu che, presi nel loro insieme o considerati singolarmente, il silenzio o il parlare, il rigido digiuno o il normale nutrimento, la solitudine e la compagnia, non possono in quanto tali rappresentare il vero fine dei nostri desideri.
Per alcuni uomini però, non per tutti, si tratta di mezzi che aiutano a raggiungere il fine, quando vengono praticati con disciplina e con discernimento.
Nel caso contrario, sono più di ostacolo che di aiuto.
Non ti consiglio quindi, per il momento, né di parlare molto né di far assoluto silenzio, né di mangiare abbondantemente, né di digiunare nel modo più completo, né di stare sempre in compagnia né di vivere in totale solitudine, dato che la perfezione non risiede in queste cose.
Posso però darti un consiglio che seguirai, in generale, quando proverai questi impulsi e in tutti gli altri casi analoghi.
Ti avverrà talvolta di trovarti davanti al dilemma di due ispirazioni contrarie, come sono il silenzio e il conversare, il digiuno e il mangiare, la vita solitaria e quella in compagnia, il vestire comune dei cristiani e l'indossare abiti strani, tipici delle diverse e più disparate confraternite.
Ricorda che queste ispirazioni, e tutte le altre che alla stessa maniera si contrappongono fra di loro, non sono in se stesse che opera della natura e dell'uomo.
È per inclinazione naturale e per esigenza del tuo uomo esteriore che sei portato ora a parlare e ora a tacere, ora a mangiare e ora a digiunare, ora a vivere in compagnia e ora in solitudine, ora a vestire come tutti e ora a indossare abiti diversi.
Tu porgi ascolto a queste sollecitazioni, quando percepisci che uno di questi impulsi può esserti vantaggioso e di aiuto nel tener viva la grazia celeste che lavora in te.
Ma può anche accadere, Dio non voglia, che tu o chiunque altro, siate così ignoranti e così accecati dalle perverse tentazioni del dèmone meridiano, da impegnarvi con assurdi voti ( non mi riferisco, naturalmente, ai voti solenni della nostra santa religione ) a compiere quelle stranezze che, sotto apparenza di santità, consistente in una sottomissione falsamente devota, conducono in definitiva alla completa distruzione della libertà di Cristo.
La libertà di Cristo è l'abito spirituale dell'eccelsa santità che si può ottenere in questa vita o nell'altra.
O, se vogliamo esprimerci con le parole di s. Paolo: « Ubi Spiritus Domini, ibi libertas; Dove c'è lo Spirito di Dio, c'è libertà ».
7. [ Fra due cose opposte, va scelta la realtà che si trova nascosta in mezzo: Dio.
Ciò non può essere compiuto dalla ragione, ma dall'amore ].
Quando vedi che tutte queste opere possono avere, nella loro attuazione pratica, un duplice effetto ed essere buone o cattive, ti prego, desisti dal compierle; cosa che non ti sarà difficile fare, se sarai umile.
E lascia perdere la curiosa speculazione e la ricerca della tua mente intenta a comprendere quale sia la scelta migliore.
Ti consiglio di comportarti in questo modo: poni una di queste azioni da un lato e la sua contraria dal lato opposto, e scegli per te la cosa che si trova nascosta nel mezzo.
Quando la possederai, essa ti permetterà di seguire o non seguire in libertà di spirito l'una o l'altra, secondo la tua inclinazione e senza alcun biasimo.
Ma ora mi chiederai quale sia questa cosa.
Ti dirò che cosa penso che sia: è Dio.
È per lui che devi essere silenzioso, se devi essere silenzioso; per lui devi parlare, se devi parlare; per lui devi digiunare, se devi digiunare; per lui devi mangiare, se devi mangiare; per lui devi essere solo, se devi essere solo; per lui devi essere in compagnia, se devi essere in compagnia, e così via per tutte le altre azioni, quali che siano.
Poiché il silenzio non è Dio, né lo è il conversare; il digiunare non è Dio, né lo è il mangiare; la solitudine non è Dio, né lo è la compagnia, e neppure tutte le altre azioni suscettibili di un'azione contraria.
Egli è nascosto fra di esse e non lo si può trovare per mezzo di nessuna attività della tua anima, ma unicamente per mezzo dell'amore del tuo cuore.
La ragione non può conoscerlo, il pensiero non può abbracciarlo, né l'intelletto può definirlo.
Dio può però essere amato e scelto dalla volontà sinceramente amorosa del tuo cuore.
Scegli lui e sarai silenzioso parlando e parlando silenzioso, digiunerai mangiando e mangiando digiunerai, e così via per tutte le altre azioni.
Tale amorosa scelta di Dio, saggiamente compiuta nell'abbandono di ogni altra realtà e nella ricerca di lui, comporta la costante volontà di un cuore puro, capace di andare oltre alla scelta fra due azioni contrarie, quando essa si presenta e si propone come scopo supremo della nostra considerazione spirituale.
Questa capacità di scelta è la migliore che si possa ottenere o apprendere in questa vita per ricercare e scoprire Dio, da parte, s'intende, di un'anima che brami essere contemplativa.
Tutto ciò che un'anima cerca in questo modo non è però visibile e non può essere compreso dall'occhio spirituale della ragione.
Ma se Dio è il tuo amore e la tua sola preoccupazione, l'aspirazione più alta e il fine del tuo cuore, ti deve bastare in questa vita, anche se non vedrai niente altro di lui con gli occhi della ragione in tutto il tempo della tua esistenza terrena.
Questa cieca ferita prodotta dalla freccia acuminata di un ardente amore non fallirà mai lo scopo che è Dio, come dice egli stesso nel Libro dell'amore, quando si rivolge a un'anima appassionata e piena di amore: « Vulnerasti cor meum, soror mea, amica mea et sponsa mea; vulnerasti cor meum in uno oculorum tuorum; Hai ferito il mio cuore, sorella mia, mia diletta e mia sposa; hai ferito il mio cuore con uno dei tuoi occhi ».
Due sono gli occhi dell'anima: ragione e amore.
Per mezzo della ragione possiamo comprendere quanto egli sia potente, sapiente e buono in tutte le sue creature, ma non in se stesso.
Però, ogni qualvolta la ragione vien meno, allora eccita il tuo desiderio, ama, vivi e impara a esercitare l'amore, perché è per mezzo dell'amore che noi possiamo percepire Dio, trovarlo e raggiungerlo come è in se stesso.
È un occhio prodigioso questo amore, se nostro Signore ha detto di un'anima ricca di amore: « Tu hai ferito il mio cuore con uno dei tuoi occhi ».
Ciò significa che l'amore di cui stiamo parlando è cieco rispetto a molte cose: vede solo quell'unica cosa che cerca.
Di conseguenza trova e percepisce, coglie e raggiunge lo scopo supremo a cui tende, molto più velocemente di quanto non farebbe se posasse lo sguardo su molteplici oggetti come fa la ragione, che esamina e confronta tra loro tante realtà diverse, quali il silenzio e la conversazione, il rigido digiuno e il normale nutrimento, la solitudine e la vita in società, e molte altre azioni simili, allo scopo di stabilire quale sia la migliore.
8. [ Il contemplativo, sull'esempio di Maria di Betania, va oltre il bene e il meglio e sceglie sempre l'ottimo ].
Sia questo il tuo modo di comportarti, te ne prego.
Agisci come se tu non fossi al corrente dell'esistenza di altri mezzi ( voglio dire altri mezzi stabiliti per avvicinarsi a Dio ), poiché, in verità, non ne esiste un altro se vuoi essere vero contemplativo e raggiungere rapidamente il tuo scopo.
Perciò prego te, e quanti si trovano nella tua stessa situazione, con le parole dell'Apostolo: « Videte vocationem vestram, et in ea vocatione qua vocati estis, state; Esaminate la vostra vocazione e a quella vocazione cui siete stati chiamati, rimanete tenacemente fedeli » in nome di Gesù.
La tua vocazione è di essere autenticamente contemplativo, seguendo l'esempio di Maria, sorella di Marta.
Agisci dunque come fece Maria.
Fissa come meta del tuo cuore una sola cosa: « Porro unum necessarium; Poiché una sola cosa è necessaria », e questa cosa è Dio.
È lui che tu devi possedere, lui che cerchi, lui che desideri e intendi, gustare, lui che vuoi ti tenga accanto a sé.
Non è dunque il silenzio che t'importa, né il parlare, il rigido digiuno o il nutrimento comune, la solitudine o il vivere in compagnia.
È bene talvolta praticare il silenzio, ma in quello stesso momento si farebbe meglio a parlare, e per contro, è bene parlare, ma il silenzio in quell'istante sarebbe migliore, e così via per tutte le altre azioni, come il digiunare, il nutrirsi, il vivere solitari o in compagnia.
A volte, infatti, una di queste azioni è buona, ma la sua contraria può essere preferibile; però nessuna di esse è la migliore in assoluto.
Lascia che sia bene tutto ciò è che bene, e meglio tutto ciò che è meglio, perché ambedue verranno meno e avranno una fine.
Scegli con Maria, tuo modello, l'ottima parte che non verrà mai meno.
« Maria - inquit Optimus - optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea ».
L'Ottimo è Gesù onnipotente, il quale disse che Maria, a esempio di tutte le anime contemplative, aveva scelto l'ottima parte che non le sarebbe mai stata tolta.
Ti prego, dunque, di tralasciare, come fece Maria, il bene e il meglio, per scegliere l'ottima parte.
Non ti curare di queste cose: il silenzio e il parlare, il digiuno e il mangiare, la solitudine e la compagnia, e altre azioni del genere; non è su di esse che devi fissare la tua attenzione.
Tu non sai quale sia il loro significato e ti scongiuro di non cercare di conoscerlo.
Se in qualche momento ti capiterà di pensarci o di parlarne, rifletti allora e di' che si tratta di cosa troppo elevata e degna di tanta perfezione il sapere come parlare o tacere, in qual modo digiunare o nutrirsi, come vivere soli o in compagnia, e che sarebbe pura follia e sciocca presunzione da parte di un misero mortale quale sei tu, l'immischiarsi in una perfezione così grande.
Infatti possiamo sempre, ogni volta che lo vogliamo, parlare o tacere, mangiare o digiunare, essere solitari o in compagnia, perché queste azioni sono proprie della natura; ma conoscere il giusto modo di compierle è soltanto merito della grazia.
Senza dubbio non si può ottenere tale grazia con qualche semplice mezzo quale può essere l'assoluto silenzio, il rigido digiuno o l'abitare in solitudine cui tu accenni: tali azioni nascono dal di fuori, in seguito all'aver udito o visto persone che hanno compiuto simili opere eccezionali.
Per ottenere una grazia del genere, è necessario che tu sia istruito interiormente da Dio, dopo aver a lungo riposto in lui il tuo desiderio e tutto l'amore del tuo cuore.
Devi inoltre allontanare completamente dalla tua anima ogni considerazione spirituale o qualunque altro punto di vista inferiore a Dio, anche se tutte queste cose che ti ordino di evitare, possono parere agli occhi di qualcuno mezzi lodevoli per raggiungere Dio.
9. [ Il vero criterio di ogni discernimento è il devoto impulso di un incessante amore, che induce sempre a scegliere Dio ].
Lascia che gli uomini dicano quello che vogliono.
Tu, però, agisci secondo il mio consiglio: l'esperienza testimonierà in mio favore.
A colui che vuole conseguire rapidamente il proprio fine spirituale basta un solo mezzo e non gli occorre altro: egli deve rivolgere consapevolmente il proprio pensiero soltanto verso la Bontà divina, con un devoto impulso di incessante amore.
E questo perché l'unico mezzo per raggiungere Dio è Dio stesso.
Se conserverai gelosamente l'impulso d'amore che la grazia ti fa sentire nel cuore e non disperderai il tuo sguardo spirituale, sarà questo stesso amore che ti indicherà quando dovrai parlare e quando tacere, e ti assisterà infondendoti discernimento e assicurandoti di non sbagliare durante tutta la tua vita.
Esso ti insegnerà interiormente quando dovrai intraprendere o abbandonare le suddette azioni proprie della nostra natura umana, e lo farà con grande e supremo discernimento.
Se per virtù della grazia potrai fare di quest'amore un'abitudine di vita e tenerlo in costante esercizio, allora, quando ti sarà necessario e utile parlare, mangiare in modo normale, rimanere in compagnia o compiere qualsiasi altra azione abituale per un cristiano o propria della natura umana, esso ti spingerà molto soavemente a parlare e a fare qualunque altra cosa del genere.
Ma se non segui l'impulso dell'amore, esso ti colpirà in modo doloroso, come se tu fossi ferito al cuore, e ti farà soffrire e non ti darà riposo fino a quando non lo asseconderai.
Allo stesso modo, se stai parlando mentre ti è più utile tacere, o se stai facendo qualunque altra azione cui abbiamo accennato, mentre sarebbe più conveniente per te fare il contrario: come vivere in solitudine invece che in società, digiunare invece di nutrirsi normalmente, e altre azioni che si possono considerare di eccezionale santità, sarà l'impulso dell'amore che ti spingerà a compierle.
Per mezzo dell'esperienza di questo cieco impulso d'amore per Dio, un'anima contemplativa raggiunge la grazia del discernimento che le insegna a parlare o a praticare il silenzio, a mangiare o a digiunare, a vivere in compagnia o a ritirarsi in solitudine, e così via, e ciò in tempo molto più breve che se compisse quelle azioni straordinarie di cui tu parli, obbedendo cioè agli impulsi della mente umana e alla sua volontà interiore, o comportandosi in modo da imitare le azioni esteriori di qualsiasi altro uomo.
Dal momento che tali azioni forzate dipendono dagli impulsi della natura e non hanno il tocco della grazia, procurano un eccessivo dolore, privo di ogni utilità spirituale.
Se si tratta però di anime religiose o di persone cui simili opere sono state ingiunte a titolo di penitenza, allora si che sono benefiche, e il profitto che ne deriva nasce esclusivamente dall'obbedienza e non dallo sforzo di un'azione esteriore che risulterà sempre penosa per tutti.
Al contrario, lo struggente desiderio di voler amare Dio costituisce la grande e suprema tranquillità, la vera pace spirituale e la primizia del riposo senza fine.
Perciò parla quando vuoi e smetti quando vuoi, mangia quando vuoi e digiuna quando vuoi, sta' in compagnia quando vuoi e vivi in solitudine quando vuoi, purché Dio e la grazia siano tua guida.
Digiuni chi intende digiunare, viva solitario chi lo vuole, pratichi il silenzio chi lo desidera, ma, da parte tua, mantieniti fedele a Dio che non inganna.
Tutto il resto può ingannarti: il silenzio e il parlare, la solitudine e la compagnia, il digiuno e il mangiare.
Se senti dire di qualcuno che parla o di qualcuno che osserva il silenzio, di qualcuno che si nutre normalmente o di qualcuno che digiuna, di qualcuno che ama la compagnia oppure vive solitario, pensa e afferma pure, se vuoi, che si tratta di persone ben consapevoli di ciò che fanno, a meno che non ti risulti il contrario.
Ma evita di scimmiottare la condotta di queste persone: non saresti in grado di farlo per ora, e forse non hai nemmeno le loro stesse inclinazioni.
Guardati perciò dall'agire secondo le attitudini degli altri e agisci secondo le tue, se riesci a conoscere quali siano.
E fino a che non sei in grado di conoscerle, attieniti al consiglio degli uomini che conoscono le proprie inclinazioni, senza per questo imitarli nel loro comportamento.
Solo i consigli di queste persone ti possono essere utili in simili casi.
Ritengo che quanto ho esposto sia sufficiente come risposta alla tua lettera.
La grazia di Dio sia sempre con te, nel nome di Gesù.
Amen.
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