Compendio di Teologia Ascetica e Mistica |
L'oggetto proprio della Teologia ascetica e mistica è la perfezione della vita cristiana.
1. Oltre la vita naturale dell'anima, piacque alla divina bontà di comunicarci una vita soprannaturale, la vita della grazia, che è una partecipazione della vita stessa di Dio, come abbiamo dimostrato nel nostro Tr. De gratia .1-2
Essendoci questa vita data per i meriti infiniti di N. S. G. Cristo ed essendone egli la causa esemplare più perfetta, a ragione viene chiamata vita cristiana.
Ogni vita ha bisogno di perfezionarsi e si perfeziona avvicinandosi sempre meglio al suo fine.
La perfezione assoluta consiste nel conseguimento di questo fine, e non si avrà che in cielo: là noi possederemo Dio per mezzo della visione beatifica e dell'amor puro e la nostra vita avrà il suo pieno sviluppo; allora saremo veramente simili a Dio, perchè lo vedremo quale egli è, similes ei erimus quoniam videbimus cum sicuti est. ( 1 Gv 3,2 ).
Sulla terra non possiamo acquistare se non una perfezione relativa, avvicinandoci continuamente a quell'unione intima con Dio che ci prepara alla visione beatifica.
Di questa perfezione relativa noi intendiamo trattare.
Dopo avere esposto i principii generali sulla natura della vita cristiana, sulla sua perfezione, sull'obbligo di tendervi e sui mezzi generali per raggiungerla, descriveremo successivamente le tre vie, purgativa, illuminativa e unitiva, per cui passano le anime generose, avide di progresso spirituale.
Ma dobbiamo prima, in una breve Introduzione risolvere alcune questioni preliminari.
2. In questa Introduzione tratteremo cinque questioni:
I. La natura della Teologia ascetica;
II. Le fonti;
III. Il metodo;
IV. L'eccellenza e la necessità;
V. La divisione.
A meglio spiegare la natura della Teologia ascetica, esporremo per ordine:
1° i nomi principali che le vennero dati;
2° il suo posto tra le scienze teologiche;
3° le sue relazioni con la Dommatica e la Morale;
4° la distinzione tra l'Ascetica e la Mistica.
3. La teologia ascetica prende vari nomi.
a) Si chiama la scienza dei santi, e con ragione; perchè ci viene dai santi, che l'hanno vissuta più ancora di quello che l'abbiano insegnata, e perchè è destinata a fare dei santi, spiegandoci che cos'è la santità e quali sono i mezzi per acquistarla.
b) Altri la chiamano scienza spirituale, perchè forma degli spirituali, cioè uomini interiori, animati dallo spirito di Dio.
c) Essendo però una scienza pratica, si chiama anche l'arte della perfezione, giacchè il suo fine è di condurre le anime alla perfezione cristiana; o anche l'arte delle arti, perchè non v'è arte più eccellente di quella di perfezionare un'anima nella più nobile delle vite, la vita soprannaturale.
d) Nondimeno il nome che più comunemente oggi le si dà è quello di teologia ascetica e mistica.
1) Il vocabolo ascetica viene dal greco ασχησις ( esercizio, sforzo ) e indica ogni esercizio faticoso che si riferisca all'educazione fisica o morale dell'uomo.
Ora la perfezione cristiana suppone sforzi che S. Paolo paragona volentieri a quegli esercizi d'allenamento a cui si assoggettavano gli atleti per riportar la vittoria.
Era dunque naturale di indicare col nome d'ascesi gli sforzi dell'anima cristiana che lotta per acquistare la perfezione.
E questo fecero Clemente Alessandrino3-1 e Origene,3-2 e dietro loro un gran numero di Padri.
Non è dunque meraviglia che si sia dato il nome d'ascetica alla scienza che tratta degli sforzi necessari per acquistare la perfezione cristiana.
2) Tuttavia, per lunghi secoli, a designare questa scienza prevalse il nome di Teologia mistica ( μυστης, misterioso, segreto e particolarmente segreto religioso ) perchè esponeva i segreti della perfezione.
In seguito queste due parole furono usate nello stesso senso; ma presto prevalse l'uso di riservare il nome d'ascetica a quella parte della scienza spirituale che tratta dei primi gradi della perfezione fino alla soglia della contemplazione, e il nome di mistica a quella che s'occupa della contemplazione e della via unitiva.
e) Checchè ne sia, da tutte queste nozioni risulta che la scienza di cui ci occupiamo è veramente la scienza della perfezione cristiana; onde potremo assegnarle il posto conveniente nel disegno generale della Teologia.
4. Nessuno meglio di S. Tommaso dimostrò l'unità organica che regna nella scienza teologica.
Egli divide la sua Somma in tre parti: nella prima, tratta di Dio primo principio e lo studia in sè stesso, nell'unità della natura e nella trinità delle persone; e nelle opere della creazione, che conserva e governa con la sua provvidenza.
Nella seconda, s'occupa di Dio fine ultimo, a cui devono tendere tutti gli uomini, orientando verso di lui le loro azioni, sotto la guida della legge e l'impulso della grazia, praticando le virtù teologali e morali e osservando i doveri del proprio stato.
La terza ci mostra il Verbo Incarnato, che si fa nostra via per andare a Dio e che istituisce i sacramenti per comunicarci la grazia e così condurci alla vita eterna.
In questo disegno, la teologia ascetica e mistica si connette alla seconda parte della Somma, appoggiandosi anche alle altre due.
5. A partire da S. Tommaso, la Teologia, pur rispettandone l'unità organica, fu divisa in tre parti: la Dogmatica, la Morale e l'Ascetica.
a) La Dogmatica c'insegna ciò che bisogna credere su Dio, sulla vita divina, sulla comunicazione che volle farne alle creature ragionevoli e particolarmente all'uomo, sulla perdita di questa vita col peccato originale, sulla sua restaurazione per mezzo del Verbo Incarnato, sulla sua azione nell'anima rigenerata, sulla sua diffusione per mezzo dei sacramenti, sulla sua ultima perfezione nella gloria.
b) La Morale ci mostra come dobbiamo corrispondere a questo amor di Dio coltivando in noi la vita divina che si degnò di parteciparci, come dobbiamo evitare il peccato e praticare le virtù e i doveri del proprio stato che sono di precetto.
c) Ma quando si vuole perfezionare questa vita, andare oltre ciò che è stretto precetto e progredire in modo metodico nella pratica delle virtù, allora interviene l'Ascetica la quale ci traccia le regole della perfezione.
6. L'Ascetica è dunque una parte della morale cristiana, ma la parte più nobile, quella che mira a fare di noi dei cristiani perfetti.
Pur essendo divenuta un ramo speciale della Teologia, essa serba colla Dogmatica e colla morale intime relazioni.
1° L'Ascetica si fonda sulla Dogmatica.
Quando l'Ascetica vuole esporre la nature della vita cristiana, chiede lumi alla Dogmatica.
Questa vita è infatti una partecipazione della vita stessa di Dio, e conviene quindi risalire fino alla SS. Trinità per trovarvi il principio e l'origine di questa vita, seguirne le vicende, vedere come, conferita ai nostri progenitori, fu perduta per loro colpa e poi restaurata per mezzo del Cristo redentore; per conoscere qual è il suo organismo e il suo modo di operare nell'anima nostra, per quali canali misteriosi ci è data ed aumentata, e come si trasforma in visione beatifica nel cielo.
Ora tutti questi argomenti sono trattati nella Teologia dogmatica; nè si dica che si possono presupporre; se non si richiamano in una breve e viva sintesi, l'Ascetica sembrerà senza fondamenti, e si chiederanno alle anime sacrifici durissimi senza poterli giusitificare con l'esposizione di ciò che Dio fece per noi.
È dunque vero che la Dogmatica è, secondo la bella espressione del Cardinale Manning, la sorgente della devozione.
7. 2° L'Ascetica s'appoggia pure sulla Morale e la compie.
La Morale spiega i precetti che dobbiamo praticare per acquistare e conservare la vita divina.
Ora l'Ascetica, che ci fornisce i mezzi per perfezionarla, suppone evidentemente la conoscenza e la pratica dei comandamenti; sarebbe una pericolosa illusione il trascurare i precetti sotto pretesto di seguire i consigli e pretendere di praticare le più alte virtù prima di sapere resistere alle tentazioni ed evitare il peccato.
8. 3° Nondimeno l'Ascetica è un ramo distinto della Teologia dogmatica e morale.
Ha infatti un oggetto proprio: sceglie nella dottrina di N. Signore tutto ciò che si riferisce alla perfezione della vita cristiana, alla sua natura, al suo obbligo, ai suoi mezzi, e tutti questi elementi coordina in guisa da formarne una vera scienza.
1) Si distingue dalla Dogmatica, la quale direttamente non ci propone che le verità da credere, perchè, pur appoggiandosi su queste verità, essa le volge alla pratica e se ne serve per farci comprendere, gustare e attuare la perfezione cristiana.
2) Si distingue dalla morale, perchè, pur richiamando i precetti di Dio e della Chiesa, fondamento di ogni vita spirituale, essa ci propone i consigli evangelici, e, per ogni virtù, un grado più elevato di quello che è strettamente obbligatorio.
L'Ascetica è dunque la scienza della perfezione cristiana.
9. Di qui deriva il suo doppio carattere di scienza speculativa insieme e pratica.
Contiene certamente una dottrina speculativa, poichè risale alla Dogmatica per spiegare la natura della vita cristiana; ma è soprattutto pratica, perchè ricerca i mezzi da prendere per coltivare questa vita.
L'Ascetica, in mano d'un savio direttore, è anche una vera arte, che consiste nell'applicare con delicatezza e premura i principii generali a ciascuna anima in particolare; arte tra tutte la più eccellente e difficile, ars artium regimen animarum.
I principii e le regole che daremo mireranno a formare buoni direttori.
Quello che abbiamo detto s'applica tanto all'una quanto all'altra.
10. A) Per distingerle, si può definire la teologia ascetica quella parte della scienza spirituale che ha per oggetto proprio la teoria e la pratica della perfezione cristiana, a partire dai suoi principii sino alla soglia della contemplazione infusa.
Noi facciamo cominciare la perfezione col desiderio sincero di progredire nella vita spirituale, e l'ascetica conduce l'anima, per le vie purgativa e illuminativa, sino alla contemplazione acquisita.
11. B) La mistica è quella parte della scienza spirituale che ha per oggetto proprio la teoria e la pratica della vita contemplativa, a partire dalla prima notte dei sensi e dalla quiete fino al matrimonio spirituale.
a) Evitiamo quindi, nella nostra definizione, di fare dell'Ascetica lo studio delle vie ordinarie della perfezione, e della Mistica lo studio delle vie straordinarie; oggi infatti si riserva questa parola di straordinario piuttosto a una categoria speciale di fenomeni mistici, a quelli che sono grazie date gratuitamente e che vengono ad aggiungersi alla contemplazione, come le estasi e le rivelazioni.
b) La contemplazione è uno sguardo semplice ed affettuoso di Dio e delle cose divine: si dice acquisita quando è frutto della nostra attività aiutata dalla grazia; infusa quando, oltrepassando questa attività, è operata da Dio col nostro consenso ( n. 1299 ).
c) Di proposito riuniamo in un unico volume la teologia ascetica e la mistica.
1) Tra l'una e l'altra vi sono certamente differenze profonde, che a suo tempo additeremo accuratamente; ma vi è pure tra i due stati, l'ascetico e il mistico, una certa continuità, la quale fa sì che l'uno sia una specie di preparazione all'altro, e che Dio si giovi, quando lo giudica conveniente, delle disposizioni generose dell'asceta per elevarlo agli stati mistici.
2) In ogni caso, lo studio della mistica getta molta luce sull'ascetica e viceversa; perchè le vie di Dio sono piene di armonia e l'azione così potente ch'egli esercita sulle anime mistiche, fa meglio cogliere, col rilievo con cui si mostra, la sua azione meno forte sui principianti; così le prove passive descritte da S. Giovanni della Croce fanno meglio intendere le aridità ordinarie che si provano negli stati inferiori, e parimenti si intendono meglio le vie mistiche quando si vede a quale docilità, a quale pieghevolezza arriva un'anima che per lunghi anni si è esercitata nelle rudi fatiche dell'ascesi.
Queste due parti d'una medesima scienza s'illuminano dunque vicendevolmente e ci guadagnano a non essere separate.
Indice |
1-1 | Th. De Vallgornera O. P. Mystica Theologia D. Thomæ, t. I, q. I; E. Dublanchy, Ascétique nel Dict. de Théologie, t. I, col. 2038-2046. |
1-2 | Questo trattato si trova nella nostra Synopsis Theologiæ dogmaticæ, t. III. |
3-1 | Nel Pedagogo, l. I, c. 8, P. G., VIII, 318, Clemente dà il nome d'asceta a Giacobbe, dopo la lotta che sostenne contro un angelo in una visione misteriosa. |
3-2 | Origene (In Jerem., omelia 19, n. 7, P. G., XIII, 518) designa col nome d'asceti una classe di cristiani ferventi che praticavano la mortificazione e certi altri esercizi di perfezione. |