La storia della Chiesa |
1. a) Ha le sue buone ragioni il fatto che si consideri la Riforma come l'inizio dell'età moderna; essa infatti è qualcosa di nuovo, ma in un senso più profondo di un qualsiasi altro accadimento verificatosi nei secoli che si son susseguiti dopo il Medioevo.
Tuttavia quest'inizio non corrisponde esattamente ai fatti storici.
L'età moderna non ha inizio con la Riforma, ma con l'umanesimo; esso rivela una nuova impostazione di tutta la vita spirituale europea, sia pure appena agli albori.
Infatti, senza quel generale individualismo culturale, che trovò in esso la base, la possibilità di esistere e il suo modello ispiratore, Lutero avrebbe sì potuto venire, ma la Riforma non avrebbe potuto affermarsi.12
b) In questa delimitazione nei confronti del Medioevo bisogna rifarsi nuovamente al concetto di zona-limite ( Prima Parte § 3,4; § 20,3c ) e a quello di correnti di diverse epoche che s'intersecano fra loro: assai prima che la vita medievale nella sua globalità avesse raggiunto il suo apogeo, e, a maggior ragione, assai prima che lo avesse superato, l'età moderna con le sue caratteristiche essenziali e i suoi atteggiamenti culturali di fondo, era già in fase di elaborazione; cosa che abbiamo già spesso costatata nella descrizione dell'alto e del tardo Medioevo.
Ciò significa che l'età moderna emerge anche dallo stesso Medioevo quale logica continuazione di elementi medievali.
c) Per comprendere e valutare esattamente questo fatto, non bisogna incorrere nell'errore di chi considera il Rinascimento in Italia come un fenomeno quasi esclusivamente circoscritto al piano dell'arte.
Esso è anche, e spiccatamente, un fenomeno politico e « nazionale », il termine « politico » è da intendersi qui nel senso antico della democrazia cittadina, e « nazionale » nel senso di aspirazione a liberare i singoli territori che allora componevano l'« Italia » dalla dominazione delle forze straniere « barbariche ».
Già Innocenzo III ( per il cui tempo non è ancora possibile usare il termine « nazionale » ) fu un pioniere in questo senso, quando si oppose tenacemente ad un comune governo della Germania e dell'Italia meridionale.
d) L'incipiente età moderna è quindi da considerarsi come legata molto strettamente al Medioevo; Rinascimento e umanesimo, le basi portanti dell'età moderna, coincidono in parte cronologicamente col tardo Medioevo.
Nella storia della Chiesa però esse entrano solo più tardi, cosicché in essa è possibile una divisione più netta.
Noi assumiamo come punto di partenza approssimativo l'anno 1450.
2. Il termine di questo periodo potrebbe essere motivatamente fissato dall'anno 1929, data dei Patti Lateranensi fra la Santa Sede e l'Italia.
Se questi Patti riconoscono un fatto che in precedenza si era compiuto senza la Chiesa, anzi contro di essa, allora l'importanza storico-ecclesiastica consiste proprio nel fatto che il papato ha rinunciato alla sua protesta e alle sue pretese.
Con la rinuncia esplicita allo stato pontificio nel senso tradizionale, si ha una cesura straordinariamente profonda.
Qui si conclude un poderoso processo iniziatesi con Costantino e sul quale sostanzialmente si fondava il Medioevo, in particolare quello ecclesiastico.
Tale conclusione coincide anche con il compimento di quello sviluppo interno della Chiesa, che ha trovato la sua più ampia espressione nella proclamazione dell'infallibilità pontificia del Vaticano I e nella pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico « pontificio » del 1917.
Essa è accompagnata da un movimento universale di rinnovamento interno della Chiesa e dall'imponente mutamento sociale e spirituale nelle regioni industriali d'Europa e del Nord-America da una parte e dall'altra dalla lenta crescita ( anche ecclesiastica ) e dalla emancipazione ed indipendenza delle ex colonie.
3. Sembra pertanto che dopo l'antichità, il Medioevo e l'età moderna, si annunci ora, nello sviluppo interno della Chiesa, una nuova èra per la quale non abbiamo ancora un nome.
Di fatto, questi elementi coincidono con un capovolgimento di tali dimensioni nella vita di tutta l'umanità, da riceverne un solidissimo rafforzamento: l'èra delle masse moderne ( e perciò dell'uomo « massificato »?) in un processo evolutivo che investe quasi contemporaneamente tutto il globo terrestre, e che oltre a ciò si sospinge con successo, per la prima volta, verso lo spazio; tutto ciò condizionato a sua volta da cognizioni e scoperte fisico-matematiche e dalle loro applicazioni tecniche, che mutano, a velocità vertiginosa, sia la faccia della terra che i modi e le possibilità della vita umana e che racchiudono in sé persino possibilità di autodistruzione per l'umanità.
L'uomo ha allargato talmente le sue cognizioni, il male si è affermato in modo talmente minaccioso sotto forma di superbia, di piacere, di odio, che visioni apocalittiche e avvenimenti apocalittici possono sembrare, a un sobrio giudizio, più giustificate e più vicine di quanto non sia mai avvenuto nella storia dell'umanità.
D'altra parte, l'intatta e sempre rigenerantesi sostanza dell'uomo e la promessa di Dio rendono possibile un realistico ottimismo; noi sentiamo di avere la possibilità di avvicinarci a Dio creatore, nella preghiera e nella fede, più di quanto sia stato possibile alle generazioni prima di noi.
1. a) Una rigorosa suddivisione all'interno dell'evo moderno riesce estremamente difficile.
Lo sviluppo si attua in maniera così complessa ( in parallelo con la sterminata varietà ) dal punto di vista cronologico, che i singoli movimenti continuamente s'intersecano e i loro punti culminanti e quelli terminali quasi mai coincidono.
L'esempio più vistoso di questo fatto è offerto dal secolo XVII.
Per la maggior parte della Germania la prima metà di questo secolo è un periodo a livello insolitamente basso, in cui si distinguono soltanto Abramo da Santa Giara e Angelo Silesio ( + 1677 ); per la Francia è l'epoca classica delle grandi creazioni nazionali, letterarie, politiche e religiose.
b) Il motivo più profondo della difficoltà consiste nel fatto che, nonostante l'« unità » formale dell'ambiente culturale e delle sue rispettive tendenze, l'Occidente, sul piano della storia della Chiesa, si suddivide in una quantità di singoli centri maggiore che nel Medioevo.
Non si trovano più di fronte una Chiesa universale, o il papato, e un impero universale, nell'ambito dei quali singole forze, azioni e correnti possedevano, nonostante le diversità nazionali, una comune cornice.
Ora la Chiesa cattolica si trova insidiata da chiese eretiche, e persino all'interno di essa, in molti luoghi e in forma più o meno accentuata, la vita cerca di rendersi autonoma.
Tali centri però non esercitano tutti, allo stesso tempo, la medesima intensità di azione; cioè bisogna guardarsi dal giudicare la tendenza accentratrice papale del Tridentino quasi che essa fosse già una realtà dei secoli XVII e XVIII e dal considerare semplicemente uguali il cattolicesimo posteriore e quello anteriore al Vaticano I.
Le possibilità e le realizzazioni di strutture particolari e autonome, nell'ambito dell'integrale realtà della Chiesa cattolica sono state prima del 1870 sostanzialmente maggiori che non in seguito sino alla fine del pontificato di Pio XII ( § 125 ).
2. Certo, le cesure del 1648 ( pace di Westfalia ) e del 1789 ( rivoluzione francese ) non sono da trascurare; particolarmente rilevante è il significato della rivoluzione francese.
Ma in entrambi i casi il significato non è univoco.
Questo è evidente soprattutto per il 1648.
Questo anno ha un'importanza decisiva, in modo particolare per la Germania, ma non nella stessa misura per il resto dell'Europa.
D'altra parte l'importanza de! 1789 quale punto di cesura vien diminuita dal fatto che la rivoluzione francese è stata il legittimo risultato della disgregazione già attuata in precedenza dall'illuminismo; la nuova epoca incomincia quindi, in realtà, con quel periodo, cioè col secolo XVIII.
Da quanto si è detto, risulta l'opportunità di suddividere questi secoli secondo criteri basati, più che sul periodo di tempo, sul contenuto delle varie correnti di pensiero.
Il significato del processo diventa allora più evidente, e più chiaro si presenta il quadro cronologico.
3. L'illuminismo - com'è già stato accennato - assume dunque importanza come punto di cesura che separa l'età moderna in due epoche: prima dell'illuminismo, l'Occidente, considerato nel suo complesso e nei suoi fondamenti spirituali in genere, crede nella Rivelazione ( ciò vale fondamentalmente anche per il Rinascimento ); con l'illuminismo ha inizio un'epoca di ostilità nei confronti della Rivelazione.
Nel senso di una puntualizzazione che miri all'essenziale, ciò si può dire anche degli ultimi decenni dopo il primo conflitto mondiale.
É vero che la Chiesa può godere di un certo rinvigorimento interno e che l'eco dell'opinione pubblica mondiale non ha più, in prevalenza, un carattere esclusivamente ed ottusamente illuminista e liberale; tuttavia, nonostante i suoi contenuti religiosi e addirittura cristiani, nell'odierna civiltà prevale l'elemento ateo.
L'ulteriore suddivisione si deduce rapidamente non appena si tenga conto della posizione particolare del secolo XVII, come secolo della Francia e della sua chiesa.
4. Ricordando inoltre le caratteristiche fondamentali dell'evo moderno della Chiesa ( attacco, resistenza, svilupparsi della civiltà fuori della Chiesa e contro di essa ), potremo riassumere l'età moderna, dal punto di vista della storia della Chiesa, sotto il titolo « La Chiesa in lotta contro la civiltà autonoma » e fissare schematicamente i seguenti periodi:
I. L'epoca della fede nella Rivelazione
Primo periodo: Rinascimento e Umanesimo
Secondo periodo: Riforma protestante e Riforma cattolica
Terzo periodo: il secolo della Chiesa gallicana.
II. L'epoca ostile alla Rivelazione
Primo periodo: l'illuminismo
Secondo periodo: il secolo XIX e XX. La Chiesa centralizzata in lotta contro la moderna civiltà atea.
Data la libertà di diffusione che è propria dei tempi recenti e recentissimi, la cultura della Chiesa vive la sua vita assai meno isolatamente di prima.
Ne risulta così la necessità di includere in misura maggiore nella trattazione la storia delle chiese evangeliche e di quelle orientali.
Trattando del tempo più recente nel suo complesso va tenuto presente che esso rappresenta, più di ogni altra epoca a noi nota, un periodo di transizione.
Poiché noi stiamo vivendola, i giudizi vanno espressi con prudenza e cautela.
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12 | V. anche § 61 |