La storia della Chiesa

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§ 75. La situazione religiosa della Chiesa prima della Riforma

I. Il Papato

1. La grande corrente antipapale all'interno della Chiesa del tardo Medioevo, che aveva trovato la sua espressione nell'idea conciliare e nei concili riformatori a carattere democratico e nazionale ( Costanza, Basilea § 66 ), era tramontata senza alcun risultato duraturo per la Chiesa.

I benefici li avevano raccolti i prìncipi nei loro concordati con Roma ( decisivo, per la Germania, dopo il concordato dei prìncipi del 1447, il concordato di Vienna del 1448 ); ma anche il papato ne era uscito più forte.

Tuttavia il suo rafforzamento era stato quasi esclusivamente economico-politico, non religioso.

Anzi: l'abbandonarsi proprio ora alla civiltà profana del Rinascimento diede origine a un'aspra divergenza tra l'idea religiosa dell'ufficio di Pietro e la sua realizzazione, e dunque ad un preoccupante indebolimento interno.

Ad esso contribuì anche il curialismo che andava esasperatamente sviluppandosi, il quale faceva del papa un detentore, giuridicamente illimitato, del potere assoluto, nel senso che poteva disporre addirittura secondo il suo arbitrio del conferimento o della revoca di privilegi o di pene.

Innocenzo IV, per es., aveva preteso di poter dispensare perfino dai precetti evangelici, dal diritto meramente positivo, anche senza addurre alcun motivo.

Contro un tale abuso della plenitudo potestatis si era levata già da tempo una forte opposizione dei canonisti: essi cercavano di limitare il potere del papa vincolandolo a princìpi etici; esigevano giustizia in tutte le decisioni, e che tutti i giudizi e il conferimento di uffici fossero ispirati al bene comune e al vantaggio spirituale di tutti.

La Chiesa, verso la fine del Medioevo, era dunque indebolita anche da una profonda divergenza tra le pretese del papa e l'opinione comune dei canonisti.

Il papato, in generale, si risolve sempre più in una successione di dinastie principesche che s'interessano soprattutto dello Stato Pontificio e delle proprie famiglie.

2. Inoltre, se l'idea conciliare era stata condannata nel 1460 ( da Pio II, già suo fautore ),14 non era tuttavia morta.

Non soltanto essa continuava a provocare in Francia nuove spinte politiche, ma sopravviveva altresì in Germania, anche se i prìncipi per salvaguardare i privilegi delle loro chiese ( § 78 ) non ne permettevano l'attuazione.

In realtà essa non poteva spegnersi.

Già, di per sé, soltanto molto lentamente poteva cancellarsi nella coscienza popolare l'enorme impressione di un papato intento a distruggere nello scisma se stesso e l'ordine costituito della Chiesa; e, d'altra parte, la mancata attuazione della Riforma risvegliava continuamente il ricordo di quell'esperienza.

Ciò si toccò con mano nell'epoca della Riforma protestante, quando l'appello di Lutero conferì a quest'idea una violenza nuova e inaudita, un sottofondo religioso e una spinta radicalmente rivoluzionaria.

3. Nel complesso, il risultato dell'evoluzione del tardo Medioevo non costituì quindi un rafforzamento del papato e della sua idea, ma un suo generale oscuramento.

L'idea del papato come di un'istituzione unica, ineguagliabile, religiosa, inviolabile, il concetto di « cattolico » come di una realtà oggettivamente e interiormente vincolante che nella sua essenza fosse inaccessibile ad ogni critica e contestazione, aveva perso molto della sua forza.

Soltanto questo cedimento, penetrato in misura molto profonda nella coscienza dei popoli e dei loro capi spirituali e politici, rese possibile la Riforma.

La mancanza di chiarezza teologica, costatata qui per l'idea del papato e della Chiesa, era diventata un denominatore comune caratteristico della situazione attraverso la teologia di Occam e dell'occamismo, le controversie teologiche marginali, la teologia pratica delle amministrazioni vescovili e papali e la vita niente affatto religiosa di molti mèmbri del clero ( cfr. la dottrina della giustificazione; la teologia non sacramentale; le indulgenze §§ 73,76 ).

Questa autentica « confusione delle opinioni » ( come fu lamentato al Concilio di Trento ) raggiunse un grado che ai cattolici venuti dopo il Vaticano I sembra quasi incredibile.

4. Avremo ancora spesso occasione di parlare del ruolo nefasto che la curia romana ebbe nella preparazione della Riforma protestante.

Qui accenniamo ancora una volta allo sfruttamento finanziario della Chiesa operato da Roma.

« Chiesa » in questo caso significa prevalentemente Chiesa tedesca, dal momento che quella di Spagna, di Francia e d'Inghilterra erano quasi integralmente nelle mani dei loro prìncipi politici.

Quando noi sentiamo i tedeschi di quel tempo lanciare così spesso l'accusa di « sfruttamento finanziario » da parte di Roma, dobbiamo convenire, per amore di verità, che le accuse erano spesso oltremodo esagerate; d'altra parte dobbiamo prendere la parola veramente nel suo significato letterale.

Il solo esempio dell'arcivescovado di Magonza, che a causa del commercio con la curia romana e l'affare-Tetzel è in rapporto immediato - e come fatale! - con lo scoppio della Riforma, impedisce ogni minimizzazione.

Questa archidiocesi nel decennio 1504-1514 dovette corrispondere alla curia di Roma, unicamente per la nomina dell'arcivescovo, 30.000 fiorini in tre rate da 10.000 quale tributo di conferma e quasi altrettanti quali tributo per il pallio.

È vero che bisogna tener conto della venalità generale di quel tempo ( per es. la grande venalità dei prìncipi ); questo però non costituisce affatto una vera discolpa, ne per una considerazione religiosa e cristiana generale, ne per una valutazione del papato in particolare.

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14 Non però come eretica.
Anche Leone X la respinse nuovamente.
La condanna definitiva ebbe luogo soltanto nel Vaticano I ( 1870 ).