La storia della Chiesa |
1. Quali ripercussioni hanno prodotto questi fenomeni per l'azione della Chiesa in mezzo agli uomini?
Come si può, in questo caso, valutare, nella sua incidenza positiva e negativa, il problema dell'ambiente umano?
In termini generali la risposta si presenta fin troppo chiara: su tutta la linea, difficoltà per la Chiesa.
Da una parte, le tendenze sopra accennate non sono soltanto delle isolate manifestazioni dell'esistenza umana, anzi, esse la caratterizzano nel suo complesso e la sottendono: per la religione e la Chiesa rimangono poco tempo e poche energie; inoltre, queste stesse tendenze rivelano un'aperta ostilità nei confronti della Chiesa, del cristianesimo e della religione in genere.
2. In primo luogo occorre notare che la civiltà, decisamente profana e terrena, è del tutto avulsa dalla Chiesa e dal cristianesimo.
La separazione tra Chiesa e Stato, avvenuta durante la rivoluzione francese, non era che un'espressione della separazione già esistente fra Chiesa e civiltà, fra Chiesa e « vita » e diventò un mezzo per approfondire la separazione stessa.
Molti secoli addietro erano state la Chiesa e la religione a plasmare la società e poi a guidarla in modo determinante; ora sono diventati dei semplici fattori « sociali » ( battesimo, confermazione o cresima, matrimonio religioso e sepoltura sono avvenimenti di famiglia, la cui amministrazione deve corrispondere al prestigio sociale ).
Ancora: molti elementi di questa civiltà sono addirittura ostili alla Chiesa; ostili, perché le loro tendenze più profonde avversano quanto è stabilito, oggettivo, autorità, intangibile, soprannaturale e rivelato, e pertanto l'essenza stessa della Chiesa; e molto spesso tale ostilità si traduce in odio diretto per la Chiesa.
Nel socialismo, ostile a ogni forma di autorità ( cioè ostile a ogni autorità che non sia proletaria ), l'antagonismo si manifestò in modo più che evidente.
Analoghi sono i contrasti nel campo intellettuale fra dottrina o teologia cattolica ( e in genere cristiano-dogmatica ) e i princìpi dell'evoluzionismo relativistico, fra le istanze di validità universale della Chiesa e le pretese di un nazionalismo ad oltranza, quindi anche la contrapposizione fra la Chiesa custode della verità nei confronti dei soprusi del moderno stato culturale ( la lotta per la scuola, che si afferma dappertutto; cfr. a tale proposito l'ostilità degli odierni stati bolscevichi contro le chiese cristiane e la loro dottrina ).
Ciò che meglio contraddistingue gli atteggiamenti esclusivistici delle forze non-clericali o anticlericali, è il fatto che essi sono intensamente penetrati anche nell'intima struttura della vita pratica dei cattolici; dapprima nelle classi colte e, in prevalenza, nelle città; poi, a poco a poco, anche negli strati più umili e nelle campagne.
3. Da questo punto di vista è possibile riconoscere il contenuto che caratterizza l'opera della Chiesa nel XIX secolo.
Non si trattava più di risolvere singole questioni importanti; era necessario creare nuove basi e partendo da esse compiere un'azione missionaria globale: riconquistare la vita, riconciliare la civiltà con la Chiesa, una civiltà il cui nuovo Dio era diventato la « scienza » e il godimento.202
Qual è la soluzione che la Chiesa cattolica, privata del potere politico e affidata unicamente a forze religiose e morali203 ha tentato di dare?
4. Il fondamento della vita interiore della Chiesa è l'unità della sua fede; fondamento di quella esteriore sono le sue relazioni con lo Stato.
Di conseguenza, nel secolo XIX, la molteplice attività della Chiesa sarà impegnata nella soluzione di tre grandi problemi: fede e scienza, Chiesa e Stato, unità della Chiesa ( centralizzazione in e attorno a Roma ).
Il tema « fede e scienza », ossia il problema relativo ai fondamenti della teologia ( nel senso di una nuova costruzione ), era conseguenza dello smantellamento operato dall'illuminismo; dal punto di vista teologico-scientifico, infatti, esso non portò, in fondo, che a un totale fallimento.204
Il problema « Chiesa e Stato » ( ancora nel senso di una nuova costruzione ) era posto dalla distruzione del precedente sistema di relazioni politiche, sociali ed ecclesiastiche ( rivoluzione francese, secolarizzazione e guerre napoleoniche ).
L'una e l'altra di queste nuove strutture, quella teorico-teologica e quella pratico-politico-ecclesiastica, da attuarsi mentre un poderoso assalto premeva dall'esterno, esigevano la maggior concentrazione possibile della Chiesa: ciò divenne più che mai di vitale importanza; tale unità toccò l'apice nella definizione dell'infallibilità pontificia e del primato papale.
È molto importante tener presente questo fatto per non incorrere più tardi in un'eccessiva e unilaterale accentuazione degli inconvenienti che sono inerenti alla centralizzazione ecclesiastica.
5. In tutti e tre i casi s'imponeva la necessità ( diversa rispetto ai secoli passati ) della creazione di una nuova base.
a) Per risolvere l'antica e fondamentale questione dei rapporti tra « fede e scienza » mancano i presupposti a largo raggio.
Dopo l'illuminismo non ci si trovava più di fronte ad un qualsiasi particolare problema teologico; la teologia come scienza della religione rivelata della redenzione, come potenza spirituale, non esisteva quasi più.
Ci si trovava invece dinanzi ad un moralismo stoico, di fronte al quale già per gli apologisti del II secolo si era posto il problema di una teologia cristiana.
Non siamo più davanti ad una qualche eresia e a una falsa concezione della Chiesa, ma all'incredulità.
All'interno della Chiesa però la grande Scolastica era morta.
Un po' alla volta la situazione culturale era a tal punto mutata, che per l'attività intellettuale strettamente teologica non v'era più alcuna possibilità d'affermazione.
Dominava da un lato la filosofia idealista, dall'altro la superficiale ma attuale pseudofilosofia della moderna scienza naturale la quale da risultati scientifici, con troppa leggerezza e facilità traeva conclusioni materialistiche.
Contemporaneamente sorgeva la grandiosa scienza storica moderna che, attraverso la riscoperta di mondi interi, di religioni estranee al cristianesimo, attraverso le prove circostanziate della genesi di tutti gli ordinamenti, come del corso complicato della storia della Chiesa e dei dogmi, sembrava fare del relativismo scettico l'unica ragionevole soluzione.
b) Il problema « Chiesa e Stato » non si esauriva più nel fissare una maggiore o minore quantità di singoli diritti e doveri; si lottava piuttosto - e si lotta - per riproporre e reinserire il concetto della sfera ecclesiastico-religiosa considerata come autonoma nella coscienza dei contemporanei e per superare le false ricorrenti concezioni sullo Stato onnipotente, ma questa volta in maniera tale da rispettare il pieno e consapevole diritto degli ordinamenti politici e civili.
Quest'ultima parte del compito andò solo lentamente chiarendosi nella coscienza della Chiesa.
La corrispondente crescita però è la più importante fra tutte le realizzazioni della storia moderna della Chiesa.
Questo lavoro, nel suo complesso, venne appoggiato in gran parte da numerosi concordati che caratterizzano il XIX secolo; e fu compiuto senza forse essere stato portato a termine:
1) dalla teologia ( favorevole al papato, contro la Chiesa subordinata allo Stato );
2) dalle dichiarazioni di Pio IX, da quelle molto più positive di Leone XIII, di Pio XI e di Pio XII;
3) da un certo rifiorire della vita religiosa: la religione, il cristianesimo e la Chiesa divennero nuovamente, in alcuni ceti sociali, una realtà con valore autonomo, la cui presenza e le cui prerogative non potevano essere ignorate, a lungo andare, dalla « parte opposta ».
( La stessa cosa vale per il cristianesimo protestante, che nel secolo XX è diventato nuovamente una positiva realtà ecclesiastica, non trascurabile, con una propria sfera d'azione ).
c) Viceversa, mai come nel XIX secolo, la Chiesa si era trovata in condizioni tanto favorevoli per lavorare alla propria unità interna.
Fino allora il grande avversario di quest'unità era costituito dallo Stato in una delle varie forme delle chiese nazionali.
Ora, per la prima volta, allo Stato viene a mancare ( fatte poche eccezioni ) un qualsiasi aiuto proveniente dalla Chiesa stessa: la potenza politica dei vescovi è andata in frantumi.
Oltre a ciò, la nuova chiesa di stato del secolo XIX sembrò adoperarsi a far sì che il clero vedesse nello stato un oppressore e in Roma la vera tutrice della libertà.
D'altra parte, il problema si faceva sempre più urgente.
Già negli ultimi due secoli si era ridotta al minimo l'effettiva supremazia esercitata dal papa sulle singole chiese.
La rivoluzione francese, Napoleone, il suo gallicanesimo ad oltranza e le rovine accumulate dalle sue guerre, avevano finito col distruggere gli stessi presupposti di una più salda guida, vale a dire l'organizzazione delle diocesi.
L'unità interna della Chiesa correva gravissimo pericolo di sfasciarsi: ma, anche questa volta, al pericolo corrispose una adeguata reazione.
6. a) L'attività della Chiesa durante il XIX secolo è prevalentemente difensiva.
Le imponenti realizzazioni di questo periodo ne recano il segno.
Questa realtà è altrettanto motivata e comprensibile oggi, come già nel II e XVI secolo, nasconde però anche le stesse debolezze.
b) Il progressivo consolidarsi del papato costituì un'efficace reazione contro il pericolo del particolarismo e dell'invadente soggettivismo ma aggravò anche la soluzione del problema di fondo già ricordato: la « riconquista della vita », della civiltà allontanatasi dalla Chiesa.
È infatti evidente che la libertà di movimento del pensiero cattolico, dopo il Vaticano I, in un primo tempo, è più limitata di prima.
Ogni dogma stabilisce una soluzione di un problema teologico come la sola vera; certo, non si tratta di una determinazione meccanica che paralizza lo spirito.
Ogni definizione apre anche orizzonti nuovi e sollecita ad un'intelligenza e ad una motivazione più approfondite.
Tuttavia certe posizioni contrapposte, che prima della definizione potevano trovar posto nella discussione, restano definitivamente escluse.
Ciò è nella natura stessa del dogma.
Ora, nel XIX secolo, la definizione dei contenuti della fede assume un rilievo straordinario.
Non si può negare che ciò abbia costituito un grave ostacolo per lo slancio di quegli spiriti d'avanguardia, di quelle forze cioè che avvertivano la necessità di quella riconquista cattolica della vita e la perseguivano attivamente.
La situazione si presentava tanto più pericolosa, quanto maggiore era, nelle sfere gerarchiche e specialmente nella curia romana, il timore, provocato dalle rivoluzioni, del ritorno a una situazione caotica.
c) È questa la ragione per cui questo secolo è sotteso da una serie di tragici casi nei quali intelligenze brillanti e volontà salde naufragarono e finirono fuori della Chiesa mentre lavoravano a riconquistare il mondo alla Chiesa.
La serie ha inizio con Lamennais ( § 112, I, 6 c ) all'inizio del secolo e continua nel secolo successivo.
Più tardi si riconobbe che qualche censura non aveva un'importanza così vitale, e, non molto tempo dopo, talune personalità già censurate vennero esaltate come onore e vanto del cattolicesimo.
È pertanto necessario, per una valida interpretazione teologica della storia della Chiesa, considerare:
1) la tragica situazione in cui, caso per caso, si trovarono quei cattolici, e soprattutto
2) comprendere quella certa intrinseca necessità con la quale tali casi vengono collegati col diritto e con la verità; il cattolicesimo, che esige naturalmente l'assimilazione personale della Rivelazione, significa d'altra parte preminenza dell'oggettivo, dell'ordine, della collettività sul soggettivo, sulla disparità delle tendenze, sull'individuo.
Non significa tuttavia il loro annullamento, bensì un appello impegnativo.
La stessa teologia ( e la storia della Chiesa lo dimostra ) avanza e si sviluppa soltanto attraverso la discussione, ma in tali discussioni si impongono naturalmente sacrifici, se non si vuole precipitare nel caos.
La naturale tensione tra l'opinione personale e il principio fondamentale intangibile, così come il risultato di tale tensione, appartengono all'essenza stessa del cattolicesimo.
Con chi pone la ricerca autonoma soggettiva al di sopra del possesso della verità, oppure ritiene impossibile tale possesso in quest'ordine di cose, si rende superflua ogni discussione; tale punto di vista è la negazione dell'atteggiamento cattolico.
Noi, da parte nostra, pensiamo che anche la graduale elaborazione del pieno contenuto della verità rivelata fa parte della gestazione dolorosa di questa creazione, che ancora ai nostri giorni sospira verso la redenzione ( Rm 8,22 ).
Nel momento della sofferenza il suo significato resta spesso occulto: pena e durezza possono apparire senza senso.
Se si da uno sguardo globale al contenuto specifico, qui straordinariamente complesso, del processo storico della Chiesa e lo s'interpreta con le dovute cautele, si può ben dire che, nell'insieme, anche la durezza della Chiesa nasconde talvolta un suo profondo significato.
D'altra parte far riflettere su questo significato non vuoi dire approvare ogni singola ingiustificata condanna.
Ne tale indicazione vuole affatto sminuire il dovere imprescindibile dei pastori della Chiesa di realizzare il loro ministero con amore, ne dalla loro coscienza deve esulare quel coraggio, cui si accenna in Mt 13,50: « Lasciate che il loglio cresca fino alla mietitura », e che Leone XIII ha interpretato nella sua lettera a mons.
D'HuIst: « Gli scienziati debbono avere il tempo di indagare e perfino di sbagliare … ».
Se in seno alla Chiesa viene coraggiosamente riconosciuto il diritto alla dimensione pneumatica e carismatica, se nell'ambito della realtà statica viene concesso all'elemento dinamico e al divenire il posto garantito loro dal Vangelo, la tensione potrebbe portare, senza asprezze, frutti più ricchi.
7. a) L'immenso lavoro riservato alla Chiesa nel XIX secolo doveva essere attuato con mezzi religiosi e spirituali.
Situazione del tutto differente da quella del passato e che imponeva compiti del tutto nuovi.
La necessaria conseguenza fu, infatti, che la Chiesa poté edificare il suo stesso ambito visibile soltanto contando sulla spontanea adesione interna degli uomini.
Ma ciò significa, in ultima analisi, che il XIX secolo si accinse ad assolvere quel fatidico compito che non era riuscito all'Occidente nell'alto Medioevo: l'armonia fra Chiesa e Stato, fra Chiesa e civiltà, col riconoscimento della superiorità della Chiesa nella sua sfera, ma senza « predominio » di una delle due parti sull'altra, in libero accordo.
La politica concordataria dei papi segna un importante progresso su questa strada.
Incomparabilmente più importanti furono le violente bufere scatenatesi contro la Chiesa negli ultimi cento anni.
Ma con la sua vittoriosa resistenza e con l'inatteso rifiorire della vita cattolica, proprio allorché si vedeva sempre più abbandonato, per non dire oppresso, dal braccio secolare, il papato diede alla coscienza universale la seria convinzione della superiorità, indefettibilità, insostituibilità della Chiesa e delle forze e dei diritti morali e religiosi ad essa spettanti, con cui bisogna, e vale la pena, fare i conti.
Si realizza nel XIX secolo quella nobile reazione allo slittamento, troppo spesso fatale, del papato dall'ideale religioso nella sfera politica che, fin dall'alto Medioevo, era stato causa di molteplici fenomeni di decadenza nel governo della Chiesa.
Allora, l'atteggiamento troppo politico e terreno del papato aveva abituato il mondo a considerare e a trattare il papa soltanto come un sovrano fra molti altri.
L'inestimabile alone religioso che aveva protetto il papato, era divenuto invisibile a molti; il concetto della sua intangibilità era scomparso; ne era derivata la possibilità di una riforma antipapale.
Due o tre secoli dopo, lo squilibrio tra il potere temporale del pontefice e le grandi potenze, con l'evoluzione spirituale di tutti i popoli, aveva dimostrato che esso era più che un vantaggio un onere e un ostacolo.
Ora l'idea del papato, spoglio di potere politico, fedele ai propri princìpi che non debbono mai venir lesi, purificato da sofferenze di ogni genere, si risveglia e si impone, in certo qual modo, alla coscienza universale come un'istituzione di una sublimità religiosa unica al mondo.
b) A partire dal XIX secolo, una serie di analoghi e rilevanti problemi furono posti alla Chiesa dall'evolversi dello Stato democratico e culturale moderno, dallo sviluppo delle comunicazioni e della stampa, dalla divulgazione scientifica, dalla piena libertà di circolazione e dall'enorme incremento della popolazione - che si sta emancipando sia politicamente sia intellettualmente.
Questo stato di cose significa, per es., che oggi un'eresia o un nuovo genere di incredulità o la proclamazione della licenza sessuale non arriva solo ai singoli o a gruppi limitati.
La pubblicità del pensiero è diventata oggi così vasta e il numero di coloro che vengono raggiunti automaticamente si è fatto così grande, che quasi ogni movimento può diventare un movimento di massa.
In teoria questo vale naturalmente anche per la verità e per il bene.
Ma i mezzi della propaganda, nella loro forma moderna, sono intimamente legati al divenire della civiltà secolarizzata ( in modo particolare nella sua collusione con il capitalismo edonistico ) che li possiede e domina in ben altra misura e li può impiegare in maniera infinitamente più spregiudicata rispetto a quanto avviene in ambito ecclesiastico.
Conseguenze: tali mezzi, messi in movimento dallo spirito individualistico della libertà di stampa, di parola e di associazione, sollecitano sia l'individuo sia la società al relativismo pratico. Ogni idea o tendenza politica, morale, religiosa o culturale è propagandata quasi in continuità nella famiglia, sulla strada e in viaggio dal giornale, dalla radio, dalla televisione e dal cinema.
La conseguenza fondamentale è questa: una difesa puramente negativa dall'errore e dal male è possibile soltanto in misura minima.
Rimarrebbe dunque un unico obiettivo: educare i cattolici all'autonomia religiosa.
Preservare dall'errore e dalla tentazione del vizio è diventato impossibile, è necessario educare a resistere.
Un assunto che di per sé porta a liberare le più profonde energie del cattolicesimo, non appena ad esso si guardi con fede e libertà inferiore; infatti soltanto la fedeltà alla Chiesa, poggiante sulla libertà delle convinzioni personali, poteva e può rappresentare un aiuto costante ed efficace per la nuova costruzione.
In un simile esame di coscienza retrospettivo ci sarebbero, in particolare, molte cose ancora da notare.
Vogliamo soffermarci qui soltanto su un fenomeno la cui portata aumenta di giorno in giorno: le forze conservatrici dell'ordine si presentavano troppo poco coraggiosamente alla critica del giornalismo e, viceversa, non sfruttavano sufficientemente le possibilità che esso offriva.
È questo il motivo per cui raramente si è avuta una stampa cattolica in grande stile e per cui la stampa cattolica spesso non ha inciso sul piano culturale.
Nel XIX secolo pertanto, nel coro della composita « opinione pubblica » è mancata una sufficiente rappresentanza da parte dei cattolici.
E qui si inserisce nello sviluppo un altro elemento importantissimo.
Si comincia a riconoscere che « la Chiesa » non è solo il clero, ma è tutto il popolo cristiano.
La liberazione delle sue forze autonome sia religiose sia ecclesiastiche diviene, dopo un lungo periodo di forte sfiducia, il nuovo obiettivo del governo della Chiesa ( cfr. Leone XIII e Pio XI, § 125, II ).
Si intravede nuovamente la possibilità che il laico credente si avvicini al mondo con spirito missionario, dall'interno e rispettandone il particolare carattere.
c) A partire dalla fine del XIX e durante il XX secolo ( con la crescente « libertà » ) si rende più manifesto un generale indebolimento delle forze culturali, che per es. nella politica sociale si oppongono con energia sempre minore, e pertanto con minor successo, al sovvertimento dei princìpi fondamentali della vita ( l'economia come fine a se stessa, e non come mezzo; concetto materialistico della vita; accondiscendenza quasi servile degli strumenti di massa di fronte a talune aberrazioni dell'« opinione pubblica », nei servizi di cronaca e nella sopravvalutazione dello sport e del cinema; tirannia della macchina ).
Tutto ciò limita naturalmente le capacità di reagire all'opera della Chiesa e ai suoi appelli.
d) Bisogna inoltre guardarsi da un fatale malinteso, dal confondere cioè i successi esteriori con la vita ulteriore o, più ancora, dal considerare già il programma come soluzione dei problemi.
La splendida organizzazione della Chiesa ha portato in molti paesi magnifici frutti a partire dal XIX secolo.
Ma questi non possono ne identificarsi con i congressi dei cattolici e i congressi eucaristici, ne da essi sono propriamente garantiti.
Manifestazioni siffatte sono anche espressioni di una reale vita inferiore, ma devono servire soprattutto come incitamento a nuove, ulteriori realizzazioni.
Se non assolvono a questo compito essi, pur dietro la loro smagliante facciata, nascondono dei gravi pericoli.
Quanto più spesso e chiaramente, papa e vescovi sono costretti a denunciare i pericoli dello spirito del tempo, tanto più appare chiaro che la vita cattolica è ancora ben lontana dall'aver raggiunto il livello corrispondente al poderoso programma proposto dalla gerarchia della Chiesa.
Il grande problema si presenta in tutta la sua chiarezza: fino a che punto oggi l'appartenere alla vita organizzata e anche politico-ecclesiastica del cattolicesimo corrisponda alla convinzione inferiore e alla vita alimentata dalla fede ( specialmente negli strati colti della società ).
L'unità di fede e di azione fu quella che, un tempo, permise al cristianesimo di conseguire la vittoria; realizzare oggi questa stessa unità è nuovamente il nostro destino: il pericolo del soggettivismo, che ha assunto il volto della coscienza sovrana, non vincolata alla fede e non conforme allo spirito della Chiesa, è estremamente grave, anche tra le nostre file.
8. a) Parallelamente alla generale evoluzione ( e al suo ritmo incalzante ), il quadro storico della Chiesa qual è stato da noi delineato, si presenta soltanto nella seconda metà del secolo XIX e nel secolo XX.
Poiché entrambi i processi - quello della Chiesa e quello dello spirito generale del tempo - procedono in direzioni del tutto opposte, si approfondisce e si acuisce sempre maggiormente l'intimo contrasto esistente fra Chiesa e spirito del tempo.
L'antitesi appare in modo evidentissimo nel Vaticano I, quando la Chiesa raggiunge il suo più alto grado di consolidamento, nella definizione come suo principio magisteriale, della autorità infallibile.
b) A mano a mano che si procede nel XIX secolo, la scena su cui si svolge la storia della Chiesa si allarga fino ad abbracciare tutto il mondo.
La situazione della Chiesa nei vari paesi è naturalmente assai diversa sia dal punto di vista religioso sia da quello dei rapporti con lo Stato e con la cultura; di conseguenza è difficile darne una caratterizzazione sintetica.
c) Ma, dall'altra parte, la situazione della Chiesa è anche marcatamente uguale nei diversi paesi.
Ciò appare chiaro, qualora si eviti l'errore di considerare la situazione politico-ecclesiastica come l'elemento essenziale della vita della Chiesa.
È un fatto vero e molto significativo che l'emancipazione dalla Chiesa e dalla fede sia più pronunciata ( ed è naturale ) nel paese d'origine del moderno processo sovvertitore, ossia in Francia.
Ma le tendenze decisive, intrinsecamente ostili alla Chiesa, noi le troviamo sia in Francia, sia anche in Italia, e non mancano neppure in Germania ( sebbene qui la situazione politico-ecclesiastica sia migliore ).
Il processo di distacco degli uomini di cultura cattolici tedeschi ( ed anche già delle masse ) è già vicino purtroppo a toccare quell'infimo punto che la Francia raggiunse sul volger del secolo.
Nel XX secolo il processo è stato in parte arrestato dalla brutale pressione esercitata dal nazionalsocialismo ( 1933-45 ) e dal secondo conflitto mondiale.
Il fatto che nella ricostruzione della parte libera della Germania, cioè della Repubblica Federale Tedesca, impulsi decisivi siano stati dati da un partito « cristiano-democratico » è molto importante; per la prima volta si è affermato in tal modo un partito cristiano interconfessionale.
Ciò non significa ancora, naturalmente, una vittoria della fede religiosa cristiana.
Ma sia la Germania ( e l'Olanda e il Belgio ) sia la Francia, già da alcuni decenni hanno nuovamente ( anche in campo politico ) un'elite di credenti, per quanto numericamente non molto grande.
La teologia cattolica ha raggiunto in questi paesi un alto livello ( accanto ad un « passato » senza speranza che, tuttavia, continua a perdurare anche in posizioni importanti ).
Gli impulsi più coraggiosi vengono dalla Francia, che ha già superato quello stato di inferiorità che gravava su di essa, nel periodo precedente alla prima guerra mondiale.
d) Una radicale eccezione, nel quadro delineato, è costituita, alla fine del nostro periodo, da quei paesi in cui anche la situazione generale differisce da quella di tutti gli altri: la Russia e i suoi stati satelliti, per un certo periodo il Messico, e ora la Cina.
In questi paesi a regime comunista e bolscevico, non ci troviamo più dinanzi a uno sviluppo religioso interno, bensì ad una barbara antitesi nei confronti della religione: dinanzi al tentativo di cancellare tutto quanto può essere cattolico, religioso e cristiano usando quali mezzi coercitivi l'oppressione cruenta o incruenta e, in rigida coerenza ( se anche con assoluta spregiudicatezza ), servendosi di una grandiosa e violenta influenza pseudoreligiosa sulla massa.
Indice |
202 | La stessa problematica si pone in fondo anche per le chiese protestanti; nell'ambito del « protestantesimo culturale », però, essa è avvertita meno o anche negata addirittura, oppure proclamata come valore positivo. |
203 | Lo stato della Chiesa ne costituisce dapprima un'eccezione. |
204 | Non dimentichiamo che tona parte di colpa va. attribuita anche alla debolezza scientifica dello scolasticismo, come pure allo scarso coraggio della Chiesa, nel sostenere le sopravvenienti novità. |