Maestro di vita oltre la scuola |
Adorate le Sante Piaghe di Gesù Cristo.
Pensate che Egli le ha volute conservare come segni gloriosi della sua vittoria.
Sono queste Piaghe Sante da cui è sgorgato il suo Sangue prezioso che ci ricordano il Suo grande amore.
Consideratele come la sorgente della vostra salvezza.
( S. Giovanni Battista de La Salle - M 28 )
Lo zelo di Fr. Teodoreto fu uno dei frutti di quella grande interiorità che lo aveva portato allo spogliamente totale di sé, e gli aveva ispirato l'eroica fedeltà e il più alto desiderio di collaborare con Dio alla salvezza delle anime.
La caratteristica del suo apostolato ( che è poi la caratteristica di tutta l'opera della Redenzione ), sta in quell'intima forza d'amore di Dio che lo indusse ad accendere in molti la stessa fiamma di cui ardeva il suo cuore.
Ma lasciamo parlare le testimonianze: «Aveva due attenzioni particolari: una per le vocazioni all'apostolato laico, l'altro per quello sacerdotale e religioso.
Ad un certo punto dell'anno scolastico, incominciò a riunire periodicamente una dozzina di alunni scelti tra i migliori in condotta: faceva loro un breve sermoncino e dava, come opera di apostolato specifico, la diffusione della Divozione a Gesù Crocifisso.
Da quei trattenimenti» continua il testimone «uscivamo cosi infuocati, che per noi non esisteva più il rispetto umano...
Ogni volta poi recavamo nuovi nomi di persone desiderose di essere iscritte nei registri di coloro che s'impegnavano alla recita quotidiana della Divozione.
«Verso la fine dell'anno scolastico, soleva separarci in due gruppi, a ognuno dei quali rivolgeva uno speciale sermoncino.
Un gruppo era formato da coloro che avevano manifestato la chiamata allo stato ecclesiastico o religioso... e l'altro dai rimanenti.
L'invito particolare alla vita di perfezione, Fr. Teodoreto lo estendeva ai giovani ex alunni e ai migliori frequentanti la scuola serale.
A questi diceva più esplicitamente: "Voi dovete essere tra i primi ad amare il Signore.
Si, perché il Signore vuoi fare di voi dei santi.
Dobbiamo farci coraggio e non lasciarci abbattere dalle difficoltà.
Voi dovete essere come il lievito, destinato a fermentare l'intera massa.
Il Signore attende da voi un servizio speciale, e farete bene se seguirete la sua chiamata».
Erano quelli gli albori dell'Unione Catechisti che doveva poi diventare un Istituto Secolare, canonicamente approvato dalla Chiesa.
«Le prime adunanze» dice il Catechista Umberto Ughetto, morto a Torino il 26 giugno 1975 «si tenevano nell'aula di disegno di S. Pelagia, a cui si accedeva direttamente da via delle Resine 16.
A voce alta veniva letto il passo del Vangelo della domenica successiva.
La spiegazione fatta in luce viva e con singolare semplicità, applicava a noi i divini insegnamenti.
Eravamo noi i protagonisti delle trasformazioni spirituali che Gesù operava, e noi vedevamo con intima soddisfazione, schiarirsi in noi i dubbi che avevano occupata la nostra mente nella precedente settimana.
«Alcuni di noi sussurravano che Fr. Teodoreto leggeva nelle anime, e allora si era portati a una grande lealtà e sincerità di parole e di atti.
Iddio ci parla coi fatti diceva, e guida le anime per il loro bene e la gloria di Dio.
Vissuti in un ambiente cristiano per famiglia, patria e scuola, dovete essere riconoscenti, farvi attivi e cooperare affinché anche gli altri abbiano tali benefizi».
Durante il suo direttorato, nel 1915 Fr. Teodoreto invitò alcuni giovani dell'Unione a ripetere le spiegazioni del Vangelo ai ragazzi delle elementari di via delle Resine, la domenica mattina.
Invitò altri a fare il catechismo nei corsi serali e in alcune parrocchie della città, come tirocinio necessario per il conseguimento del diploma di catechista.
Desiderava il miglioramento effettivo dei giovani e promoveva meditazioni e sacrifici...
Promosse perciò i Ritiri spirituali mensili e i pellegrinaggi alla Consolata e al santuario di S. Pancrazio a Pianezza.
A proposito di S. Pancrazio, ricordiamo un avvenimento che sa di straordinario.
In una promettente bella giornata di maggio, s'era combinato, con i maestri e i catechisti, di condurre i ragazzi che frequentavano gli oratori, al santuario di Pianezza.
La lieta brigata, dopo aver percorso sul trenino il corso Francia fino a Collegno, stava dirigendosi a piedi, verso la méta prestabilita.
Quand'ecco il cielo, che da poco aveva incominciato a imbronciarsi, minacciava ora un solenne acquazzone.
Ci si era intanto fermati nell'antica Cappella di S. Massimo per un breve atto d'adorazione, quando al di fuori, cominciò un forte scrosciar di pioggia.
Fr. Teodoreto fa recitare alcune preghiere ma il temporale infuria.
Raccomanda maggior fede e fervore.
Tutti aderiscono; ed ecco, dopo appena una decina di Corona, il sole entrare dalle finestre della chiesetta.
Un brusio misto a pozzetti di Ave Maria, sottolineano il bel cambiamento.
Fr. Teodoreto da ordine che il Rosario venga continuato lungo la strada tra il pilone di Collegno e Pianezza.
Un largo sorriso, una contentezza invano contenuta dimostrano la gioia dell'uomo di Dio, che ha impetrato per la sua giovane tribù.
Quando, al levar delle mense, in quel di S. Pancrazio, dopo le pagnotte, risotto, ciliegie..., Fr. Teodoreto ottenne un po' di silenzio, ricordò ai catechisti e ai ragazzi il dovere della riconoscenza: «Avete pregato grosso come il braccio, perché cessasse di piovere; avete avuto fede e avete ottenuto».
Quelle conclusioni fresche e generose sono rimaste in fondo a tutti i cuori con una sicurezza tranquilla circa l'efficacia della preghiera.
Andava così consolidandosi il bei gruppo di giovani, preparati con cura sorprendente nella pietà e nell'esercizio della virtù e inviati nelle varie parrocchie per istruire e formare cristianamente i ragazzi che frequentavano gli oratori.
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