Fratel Teodoreto Prof. Giovanni Garberoglio |
" Se non ci facciamo santi siamo i più grandi minchioni che esistano sulla terra.
Perché non abbiamo sempre gli occhi rivolti alla nostra santificazione?
Vogliamo sì o no farci santi? Se vogliamo possiamo, e se ancora non siamo santi è perché non l'abbiamo voluto.
Scrivo queste cose con un po' di forza prima per me e poi per Lei, perché al fin dei conti sarebbe tempo di non più accontentarci di parole, ma di venire ai fatti ".
Sono parole semplici e forti, precise e impegnative.
Le scriveva Fratel Teodoreto il 13 luglio 1899 a suo nipote che stava concludendo, in Savoia, l'anno di Noviziato.
Egli aveva allora ventotto anni: molti ancora ne avrebbe trascorsi nella sua lunga vita di apostolo prima di giungere al 13 maggio 1954, giorno in cui ci avrebbe santamente lasciati per il cielo.
Ventotto anni sono ancora poca cosa nella vita di un uomo: ma Fratel Teodoreto aveva già bruciato le tappe e camminava sicuro verso quell'ideale di perfezione che sarebbe stato l'anelito di tutta la sua vita.
Cinque anni sono ormai trascorsi dalla sua morte.
Pure il tempo non ha minimamente offuscato il suo ricordo e gli esempi delle sue virtù continuano a destare ammirazione e incitamento al bene.
Come primo atto di omaggio abbiamo accompagnato con commossa devozione le sue spoglie mortali, che i figli dell'Istituto da Lui fondato vogliono conservare in mezzo a loro, nella stessa casa che Egli da vivo santificò con la sua presenza e con le sue virtù.
Voglia il Signore darci presto la grande gioia di poterlo invocare come Santo, nuova gemma al diadema fulgido che onora la città di Torino, e patrono celeste di tutte le anime che generosamente si dedicano alla salvezza della gioventù.
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