La santità è un'utopia?

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Premessa

A parte la Bibbia ( Vecchio e Nuovo Testamento ), la Divina Commedia di Dante, il Paradiso Perduto di Milton, i Promessi Sposi del religiosissimo Manzoni ( sposi che rimangono promessi per oltre trecento pagine ), Piccolo Mondo Antico del dubbioso Fogazzaro e qualche centinaio di libri che metto sulla bilancia letteraria cattolica in un periodo in cui mi sento ottimista con l'ermeneutica del vecchio senso cristiano, posso affermare con tranquillità che l'editoria nostra è stata travolta in quest'ultimo secolo da una valanga di cartacce distruzioni morali e cerca adesso, in parte, di andare al contrattacco come se fossimo sempre rimasti al di qua del Piave.

Scrittori con tirature vertiginose, ad essere sinceri, non li abbiamo mai avuti, sia perché il bene trova più difficoltà a scavar breccia che il male, sia perché l'abilità nel farsi leggere, senza fare del materialismo anatomico, è stata scarsa.

Scarsa, non improduttiva.

Gli scrittori cattolici di bascula mediocre si riproducono come i fiori dei ciliegi, come le crisalidi che si trasformano in farfalle, come i bachi da seta che diventano da adulti kimono, vestaglie, abiti, fazzoletti e foulards, come i gigli dei campi che imbiancano la terra donandole il profumo dell'innocenza, come le stelle che ricamano il cielo, simile a certe tovaglie di Firenze che fanno bella mostra nelle vetrine di Ponte Vecchio sull'Arno.

Farsi leggere non è facile e leggere vite di santi è ancora più difficile per chi è abituato a trascorrere le ore del tempo libero ( il tempo libero è il capolinea della giornata ) dinanzi al televisore, incollato alla cronaca funesta dei giornali, stemperato e liquefatto sul romanzo di successo.

I romanzi di successo hanno un denominatore comune: vi portano in un mondo irreale per conciliarvi il sonno e alterando la loro funzione che non è quella dei tranquillanti vi trasferiscono direttamente dai caratteri di piombo nelle braccia di Morfeo.

Per l'uomo non abituato a digerire argomenti di un certo peso si tratta di scegliere.

Scegliere soprattutto per imparare.

Imparare a capire la vita, capire perché certi «santi» hanno donato se stessi per il bene degli altri, perché la sofferenza può essere costruttiva, perché certi avvenimenti si svolgono in un dato modo, perché la parola «Dio» continua a turbare gli anemici, perché il «destino» ci prepara amare sorprese, perché la gioia si pesa, perché la scienza ci regala progresso tecnologico ma non fabbrica la felicità.

Se una biografia ( questa la tesi ) insegna a migliorarci, cerchiamo di assimilarla.

Altrimenti lasciamola agli astronomi della coscienza affinché, essi dotti, ne traggano le conseguenze.

Il compito su cedeste considerazioni mi è parso oltremodo difficile scrivendo di Fratel Teodoreto.

Quel suo fare in silenzio e in umiltà, quel suo continuo sorridere alle avversità, quel suo carattere severo ( con se stesso ) ma docile con il prossimo, quel servire la verità ad ogni costo, quell'andare controcorrente con le mode progressiste basandosi esclusivamente sul messaggio Lasalliano e scolpirvi attorno una biografia colorita e piacevole come i contadini della sua terra, non è stato lavoro semplice anche da chi, come il sottoscritto, si è corazzato di temperamento, di fede, di compiaciuta aneddotica, di asterischi, di schegge, di antiche e nuove voci, di antiche e nuove musiche, di affreschi, di coreografie, di sbozzature da lungo fiato, di pannelli animati, di amore sconcertante.

Ho tracciato il profilo di un cristiano intransigente ed intero ( io suo discepolo per anni ) quale amò professarsi Fratel Teodoreto.

La mia penna ha avuto funzione di amanuense e di apostolo.

Spero che le affinità caratteriologiche del Servo di Dio, le sue caratteristiche di pastore, di educatore, di consigliere, di suscitatore di vocazioni ( più di sessanta giovani sono diventati, grazie a lui, sacerdoti o religiosi ) siano balzate da queste poche pennellate con la fiducia di aver portato un pezzo di marmo di Carrara all'altare della sua santità.

Non ho preteso, infine, di erigergli un monumento che è compito della Chiesa e non mio.

Ho solo cercato di illuminargli quella zona d'ombra da cui è stato avvolto dalla sua stessa estrema umiltà.

È un libro scritto per non ammuffire negli scaffali.

I cristianelli ne prendano atto e me ne diano atto con il coraggio che a loro è rimasto.

L'autore

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