Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio ) |
Un segno non sovente messo in rilievo, ma certissimo, d'un serio spirito di Fede, è il rispetto al Sacerdote; rispetto degno di maggior ammirazione quando è manifesto in religiosi che avrebbero potuto accedere essi medesimi alla dignità sacerdotale, se non vi avessero rinunciato per un più umile servizio nella Chiesa di Dio, e che per virtù, studi e cultura possono essere pari al Sacerdote e anche superarlo.
Fratel Teodoreto si mostrava esemplarissimo anche sotto tale aspetto, e non sapeva ammettere che vi si mancasse da altri ...
Un giorno - in cui i confessori, dopo essersi prodigati l'intera mattina intorno ai ragazzi del Collegio San Giuseppe di Torino, vi erano stati trattenuti a pranzo - avvenne a qualcuno di ripetere e sostenere un giudizio avventato, per quanto corrente fra il clero, condannando un sistema filosofico pur degno del massimo rispetto ...
Era presente un Fratello, che della filosofia aveva il bernoccolo e per quel sistema un entusiasmo reale, seriamente motivato anche dal bene che ne era venuto al suo spirito.
Impulsivo di temperamento, chi lo avrebbe potuto trattenere dal dirne qualcuna delle sue, nel suo inconfondibile stile? ...
Ebbe poi il torto di rifare la scena in un gruppo di Fratelli, tra i quali si trovava anche Fratel Teodoreto; ma questi non mancò di deplorare apertamente quanto era avvenuto, ritenendo che, trattandosi di sacerdoti, la discussione avrebbe dovuto evitarsi.
È ovvio che Fratel Teodoreto non pretendeva da altri ciò che non facesse anzitutto Lui.
E quale fosse il suo comportamento personale a questo riguardo, ecco ce lo dice il caro Don Giovanni Deambrogio, cappellano di Rivalta: anzi, il « Fratello » Don Giovanni, poiché è affiliato all'Istituto, al cui servizio esclusivo si prodiga da tanti e tanti anni.
Una triplice sua testimonianza merita d'essere riferita senza ometterne una riga, tanto è autorevole, cordiale, precisa.
La prima s'intitola: « La venerazione di Fratel Teodoreto per il Sacerdote », e suona così:
"1° - Lo chiamava sempre: il ministro di Dio
Incontrandolo, salutava scoprendosi il capo e sorridendo; spesso univa al saluto un leggero inchino.
Se lo avvicinava, tentava sempre di baciargli la mano. Amava intrattenersi
con lui.
"Quando veniva a Rivalta, la sua prima visita, dopo quella a Gesù era
sempre al suo ministro: al Cappellano.
"Mi diceva sovente: Lei è il superiore che più rassomiglia al nostro santo Fondatore: Lei è ministro di Dio come Lui!".
"2° - Nel 1951, venendo a Rivalta per le sue vacanze, mi trovò ammalato.
Domandò subito al direttore di potermi venire a trovare mattino e sera, e farmi da infermiere.
Lo faceva in modo commovente, con tanta bontà e tanta carità, godendone il cuore.
Mi diceva: Vede, caro Don Giovanni: da militare ho fatto l'infermiere perché ero in "Sanità"; nella comunità ho fatto l'infermiere per i Fratelli; ma l'infermiere per il Sacerdote non l'ho mai fatto: ora il Signore mi ha concesso questa grazia ... e lo ringrazio proprio cordialmente!
"In tale occasione ho constatato anche la efficacia delle sue preghiere a Gesù Crocifisso".
La seconda testimonianza dice il gran ritegno che aveva Fratel Teodoreto a non invadere il campo dei diritti sacerdotali nel suo contatto con i giovani Novizi.
Eccola:
"Quando il Noviziato del Distretto di Torino passò da Grugliasco a Rivalta, il Fratel Teodoreto veniva spesso a sostituire il Fr. Direttore ( specialmente durante il ritiro dei Superiori, che aveva luogo in Francia ).
"Durante questo tempo, ho potuto constatare la sua delicatezza e saggezza nella direzione delle anime dei giovani Novizi e Studenti.
"1° - Ascoltava i giovani con molta bontà e pazienza; questi andavano da Lui volentieri e con grande apertura di cuore.
Nessuna domanda indiscreta da parte sua; nessuna coercizione, sia pur velata, per avere confidenze non necessarie.
A molti giovani diceva ( ed essi lo ripetevano a me ): "Di questo parlerai al Confessore".
2° - Mentre rimaneva a Rivalta, Egli si confessava regolarmente ogni settimana, unendosi ai giovani Novizi e Scolastici.
Se ricorreva qualche solennità o festa, non lasciava mai di presentarsi al Confessore alla vigilia.
"Il suo modo era edificante: approssimatosi, si inginocchiava ai piedi del Confessore e ne riceveva la benedizione, sempre restando in ginocchio sul pavimento.
Lo stesso atteggiamento mentre recitava l'atto di contrizione e riceveva l'assoluzione.
Durante l'accusa, si poneva sull'inginocchiatoio.
"Posso dire che io ebbi sempre l'impressione di confessare un santo; qualche volta ho notato che i suoi occhi erano umidi di lacrime".
E la terza citazione ricorda un servizio reso al Sacerdote, interpretando largamente a favore di lui le prescrizioni regolari.
È anch'essa preziosa a farci intendere bene quali fossero i sentimenti e la larghezza di vedute di Fratel Teodoreto:
1° - Ricordo che mi disse una volta, mentre parlavamo del buono spirito che devono acquistare al Noviziato i nostri giovani: "Il santo Fondatore ci ha dato la santa Regola per aiutarci a fare il bene, e non dobbiamo mai servircene come pretesto per non farlo!".
2° - Ho constatato sovente che Egli si atteneva scrupolosamente a questo concetto.
Quando non poteva rendere un servizio, se ne mostrava spiacente e accusava la propria incapacità, mai la Regola o i Superiori!
"Aveva sull'osservanza regolare idee giuste, non ristrette o meschine.
3° - Un esempio, tra molti:
"Mentre Egli stava a Rivalta in vacanza e il Direttore della casa era assente, a me occorse d'urgenza una dichiarazione firmata dal Direttore medesimo.
Mi rivolsi al Fratel Teodoreto ... pensando che forse non avrebbe osato firmare.
Invece, lesse e firmò senza esitazione, e mi disse sorridendo: "Sono il sostituto del Fr. Direttore, quindi ... in tutto ...".
E questa sua risolutezza portò un grande beneficio all'interessato, senza nessuna noia alla Casa".
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