Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio ) |
Lo spirito di Fede è anche spirito di abbandono fra le braccia della Provvidenza, che nutre gli stessi passeri dell'aria.
E Fratel Teodoreto ebbe questa estrema fiducia, per quanto riguardava Lui personalmente e le Opere sue.
« Poco tempo dopo che i Fratelli, come gli altri religiosi insegnanti, erano stati cacciati dalla Francia, Fratel Teodoreto andò a Vinchio con il nipote Fr. Bonaventura.
Dopo essersi fatto autorizzare dai Superiori, radunati i parenti, distribuì ad essi tutti i suoi beni di famiglia, non conservando più nulla per sé.
Al nipote che gli chiese: " e se capitasse anche in Italia come è capitato in Francia? ", il Fratel Teodoreto rispose: " Troverò sempre chi mi darà in elemosina un piatto di minestra, perché la Provvidenza è grande " » ( Fr. Cecilio ).
Eccoci nel 1925.
I giovani operai, a cui i Catechisti dell'Unione facevano scuola, crescendo sempre di numero, non potevano più essere contenuti negli ambienti di fortuna dei primi tempi.
Venne trovato in Via Feletto un caseggiato che parve rispondere, almeno per qualche anno, alle nuove esigenze della scuola serale e festiva.
Il proprietario era disposto a firmare il contratto di cessione, se i catechisti avessero data garanzia di solvibilità consegnandogli, prima della fine dell'anno, un anticipo di L. 80.000, che allora rappresentavano una rispettabile cifra.
Fu chiesto consiglio al Fratel Teodoreto, avvertendolo peraltro che non c'era neppure la prima lira delle ottantamila richieste a breve scadenza.
Il santo « Fratello » alzò gli occhi al cielo, abbozzò un bel sorriso, e disse: « Firmate pure, la divina Provvidenza continuerà i suoi miracoli! ».
Inutile aggiungere che l'acconto delle 80.000 lire fu puntualmente consegnato.
Venuto di dove? Ci vuole poco a indovinare: da quella certa Banca che non fallisce mai!
Fu peggio - intendo dire, fu molto meglio ancora - alcuni anni dopo, dinanzi al progressivo crescere degli alunni operai: prima 600, poi 800, poi 900!
Anche la casa di via Feletto, per quanto pigiata come un alveare, è insufficiente.
Il sistema dei turni non risolve gran che, quando si dispone delle poche ore serali e festive per tutte le lezioni.
Bisogna dunque sciamare di nuovo; ma al largo, molto più al largo, per i mille e più di mille alunni che verranno, e in vista d'una sistemazione definitiva che nulla abbia da invidiare alle migliori Scuole industriali e professionali pubbliche, se sopra il frontone dovrà campeggiare l'intitolazione dettata da Gesù stesso a Fra Leopoldo: « Casa di Carità Arti e Mestieri! ».
Non fu difficile scoprire un vasto terreno, in via Benedetto Brin; un po' più difficile trovare il denaro per pagarlo; e ... pazzesco poi sognare i molti milioni per la costruzione!
Tanto più che, frattanto, era scoppiata l'ultima guerra, disastrosa per tutti, per l'Italia disastrosissima, e che fra l'altro aveva fatto scendere la lira a un valore di pochi centesimi.
Qui almeno si fermerà l'ardire di Fratel Teodoreto e del suo temerario plotoncino di Catechisti?
Oh, no! Avevano troppe volte meditato per sé e ripetuto ai loro alunni il discorso di Gesù sopra gli uccelli dell'aria e i gigli del campo, per nutrire dubbi sulle divine possibilità!
Ed ecco sorgere il primo padiglione, tra le rovine lasciate dalla guerra.
Ci furono ben i prudenti a fa osservare a Fratel Teodoreto che era da insensato fabbricare quando in Torino non costruiva nessuno, neppure quelli che hanno il fiuto in anticipo sul buon momento di lanciarsi nelle imprese.
E ne ebbero questa spericolata risposta: « Noi fabbrichiamo appunto ora che nessuno tira su muri, perché fidiamo unicamente nella Divina Provvidenza; Essa preferisce questi momenti, affinché anche i ciechi vedano ch'è onnipotente! ».
Davvero i canoni della logica umana non facevano molta presa sullo spirito di Fratel Teodoreto, che conosceva invece assai bene i canoni della logica divina.
Non per nulla era passato tante e tante volte, nei suoi pii pellegrinaggi e nelle sue visite, presso e dentro la « Piccola Casa »: anche lì c'era stato un ... matto, sovvertitore dei principi economici più fondamentali, a proclamare che, per aver la casa piena, bisognava prima fare il vuoto ... e buttava via le ultime monete che vi restavano!
Del resto, S. Giovanni Battista de La Salle, quando decise di darsi tutto alla fondazione delle Scuole Cristiane, da che parte cominciò?
Dal raccogliere capitali? Anzi, dal rinunciare al canonicato con la corrispettiva lauta prebenda, e dal distribuire ai poveri tutto il suo patrimonio.
Aveva anche Lui una massima sovversiva quanto mai, in fatto di economia scolastica!
L'aveva imparata, e resa propria, da santo consigliere, il servo di Dio, Padre Barré, che amava ripetere un suo bisticcio di parole: « Si vous fondez vos écoles, elles fondront ».
Quindi si basava solo sul fondamento della Divina Provvidenza.
Tutti così questi Santi!
Verrebbe quasi da esclamare, salvo il rispetto all'aureola: Se non son matti, non li vogliamo ...
Ma sì che l'aveva già detto San Paolo Apostolo: « Nos stulti propter Christum! » ( 1 Cor 4,10 ).
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