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54 Fr. Teodoreto ebbe intenzioni e mire di fede in tutto quello che disse e che fece.
55 Dalla fede profonda attinse la forza, la perseveranza, lo zelo nelle dure difficoltà del suo apostolato.
Si vedeva che tutte le sue azioni erano animate da motivi soprannaturali ed eseguite con santa e pura intenzione.
Era fedelissimo nel mettersi in ginocchio e adorare con profondo raccoglimento Dio presente nel luogo ove si recava a fare qualcosa, secondo lo esige la Regola del suo Istituto.
In classe conservò fedelmente la tradizionale usanza del « Ricordiamoci » e il suo raccoglimento in quei pochi istanti era sempre una efficacissima lezione per i suoi allievi.
Anche nelle passeggiate regolari dei Fratelli e nelle gite con gli allievi ricordava Dio presente con il « Ricordiamoci », senza rispetto umano, e con la naturalezza che indicava quanto tale pratica fosse in lui radicata e divenuta necessità di vita.
57 Segno della sua fede era lo spirito di preghiera.
Dio era il primo pensiero della sua giornata, a Lui indirizzava ferventi invocazioni, atti di unione, l'offerta di tutte le sue azioni, e a sera continuava a invocare Gesù e Maria fino a che si addormentasse.
L'atteggiamento suo in chiesa, per via, e in qualsiasi momento era sempre quello di un uomo divenuto tutto di Dio, e che si tratteneva continuamente con Lui, o che sapeva di agire sotto il suo paterno sguardo.
Tale si palesava in modo particolarissimo e molto edificante quando si accostava alla Comunione e nelle preghiere di Comunità.
Per le vie pregava continuamente e, d'ordinario, recitava il santo Rosario.
In chiesa restava lungamente in ginocchio, immobile, assorto in Dio.
Pregava per le vie, in casa, nei corridoi, e nelle classi quando aveva solo da fare assistenza.
Invitava con naturalezza suadente a pregare Gesù Crocifisso.
Prometteva di aiutare con la preghiera.
Faceva una visita a Gesù in Cappella prima di uscire per le commissioni e anche appena ritornava in casa.
Quando gli si comunicava qualche difficoltà, o qualche pubblica calamità diceva subito: « Preghiamo! ».
Appena si metteva in preghiera, immediatamente entrava in affettuoso contatto con Dio.
Si aiutava con il Messalino e con il libro di pietà.
Compiva i comuni atti di pietà ( segni di croce, genuflessioni... ) con viva comprensione e compostezza che rivelavano costante attenzione.
Al mattino faceva la Via Crucis prima che cominciasse la preghiera della Comunità.
Negli ultimi anni era felice di poter assistere ogni mattino a parecchie Messe.
Faceva ogni giorno tante visite a Gesù nel Tabernacolo.
Apprezzava e faceva apprezzare ai giovani Fratelli e Catechisti la grande fortuna di avere Gesù in casa, nella Cappella della Comunità.
Andavano in città per commissioni, sovente entrava nelle chiese e faceva lunghe visite a Gesù.
Ai giovani diceva che Gesù ha bisogno di anime che lo amino molto.
Nei giorni del Ritiro mensile trascorreva quasi tutto il tempo in Cappella, davanti a Gesù Eucaristico esposto.
Faceva la Comunione tutti i giorni, sempre con intenso fervore.
Da malato riteneva che il momento migliore della giornata fosse quello della Comunione, e ringraziava con effusione il Sacerdote, i Fratelli e la Suora che si interessavano per recargli quella gioia.
Assistendo a diverse funzioni e celebrazioni del Congresso Eucaristico del 1953, si commosse fino alle lacrime, e ripeteva: « Come è bello! Tutto per Gesù che lo merita! ».
60 Fr. Teodoreto era un uomo di orazione.
La meditazione regolare, dopo le preghiere del mattino, per lui era sacra e vi dedicava tutto il tempo voluto dalla Regola.
Non si permise mai di accorciarla né per sé, né per i Fratelli, ed era anche regolarissimo nel fare e provvedere che tutti i Fratelli facessero quella degli esercizi della sera.
Per conto suo poi, quando aveva tempo, la riprendeva e la rianimava in lunghe visite nella cappella durante il giorno.
Era fedelissimo nel seguire il metodo d'orazione del Santo Fondatore Giovanni Battista de La Salle, e nei ritiri di 20 e 30 giorni impegnava molte istruzioni per ristudiarlo insieme con i giovani Fratelli, per dimostrarne la bellezza e la efficacia, così adatte alla vita dei Fratelli impegnata negli studi e nell'insegnamento di materie profane, e nelle relazioni così frequenti con gli allievi e le persone esterne.
Leggeva lunghi tratti del testo del Santo, li commentava con venerazione e consigliava di tornare frequentemente a rileggerli e a servirsene perché era il vero pane di casa, fornito dal Fondatore e Padre dei Fratelli.
Nelle sue meditazioni se ne serviva sovente per docilità e venerazione per il Santo.
61 Recitava il « Pater noster » con particolare attenzione e sovente con le mani giunte.
Lo commentava volentieri nei suoi catechismi e nelle istruzioni, insistendo su: « venga il tuo regno ».
Desiderava schiettamente che si estendesse il regno di Dio sulla terra, vi contribuì con le preghiere e con le opere per quanto gli fu possibile, e cercò di animare Fratelli e Catechisti a non riposare mai dinanzi a questo dovere, il quale deve tenere desti tutti i cattolici del mondo, e che è tale da suggerire e suscitare sempre nuove iniziative fra gli uomini di buona volontà.
con il « Veni Sancte Spiritus » al principio di ogni azione.
Voleva essere informato da Lui, formò i Catechisti ad affidarsi alla sua azione che penetra nell'intimo delle anime e le guida amabilmente.
Preparava sempre con fervore la festa della Pentecoste, e la celebrava tenendosi in contatto intimo con lo Spirito Santo per tutta la giornata, e con visite frequenti in Cappella.
sempre con grande venerazione.
Amava il Papa, pregava insistentemente per lui, e chiedeva a tutti di pregare molto per il Papa.
Quando ebbe la fortuna di essere ricevuto in udienza dal Papa fu visibilmente commosso e stette in ginocchio dinanzi a lui, come avrebbe fatto dinanzi a Gesù stesso.
Ne ascoltò le parole come parole dette da Dio stesso, e serbò viva riconoscenza per la grande fortuna di cui aveva goduto.
Non lo si vedeva mai leggere il giornale, ma leggeva volentieri sull'Osservatore Romano le parole del Papa, perché diceva che sono le parole di Dio che i Fratelli devono conoscere per trasmetterle nelle loro istruzioni agli allievi come la spiegazione più qualificata e aggiornata dei Comandamenti di Dio, del Vangelo, e di tutta la Sacra Scrittura.
Aveva un palese amor filiale per la Madonna, ne parlava con commozione, insisteva sulla necessità di avere totale fiducia in Lei.
Recitava ogni giorno tutto il Rosario.
Recitava il Rosario anche per via con profondo raccoglimento.
Volle che l?unione Catechisti fosse intitolata a Maria SS.ma Immacolata, oltre che a Gesù Crocifisso.
Prima ci cominciare a parlare con chi si recava da lui per consigli, invitava l'interlocutore ad invocare la Madonna con la recita di una Ave Maria insieme con Lui.
65 Dimostrò l'amore per la Madonna SS.ma soprattutto imitandone le virtù.
Amava mettersi sotto la Sua protezione recitando sovente il « Sub tuum praesidium » e non lo ometteva mai al termine delle azioni.
66 Non contento di amare lui al Madonna SS.ma, approfittava di tutte le circostanze, e usava tutti i mezzi per farla amare dagli altri, e faceva capire che la vera divozione non è di sole pratiche esterne, ma consiste nella imitazione costante delle sue virtù.
Fra i dogmi mariani ebbe predilezione per quello della Immacolata, di cui aggiunse il ricordo nel nome dell'Unione Catechisti.
Pellegrinava volentieri e sovente al Santuario della Consolata che fece anche meta dei pellegrinaggi dei suoi Catechisti.
Approfittava del mese di maggio e di ottobre per accrescere in sé e negli altri l'amore della Madonna SS.ma.
Faceva con fervore le pratiche di pietà fissate dalla Regola e dalle consuetudini dei Fratelli.
Lo invocava e invitava a invocarlo come patrono della buona morte.
Affidò a Lui con assoluta fiducia nel suo intervento, il suo lavoro in classe e l'opera della Casa di Carità in favore degli operai.
68 Ispirò ai Catechisti grande divozione a S. Giuseppe insegnando loro a studiarne e a imitarne le virtù, a servirsi delle pratiche di pietà in uso tra i Fratelli, a preparare la sua festa con una fervente novena, e facendo quasi sempre il Ritiro mensile di marzo in tale festa, per averlo protettore garantito.
Ai migliori allievi vincitori della gara di Catechismo dava come premio statue della Madonna e di
san Giuseppe perché ne adornassero la propria casa.
Fin da ragazzo obbediva volentieri alla Mamma che lo invitava a raccomandarsi all'Angelo Custode prima di andare a lavorare nei campi.
Invocava frequentemente il proprio Angelo Custode, quello degli allievi, dei Fratelli, e delle persone con cui aveva da trattare.
Dimostrava la sua devozione tenerissima parlandogli come se lo vedesse presente.
ne studiò le opere con tutto l'impegno perché era persuaso di trovarvi le direttive più sicure per la sua santificazione.
Ne osservò la Regola alla perfezione e si studiò di entrare perfettamente nel suo spirito di apostolato, godendo di esercitare l'opera sua nelle Scuole della R.O.M.I. aperte ai figli del popolo.
Favorì l'istruzione tecnica e professionale degli operai caldeggiata dal Santo Fondatore nel suo secolo, e provvide per la gratuità assoluta dell'insegnamento anche nei corsi professionali pratici, che sono così dispendiosi.
Aveva la convinzione che la santa Regola era la manifestazione più sicura della volontà di Dio, il quale per mezzo di essa gli aveva manifestato la via della santità che esigeva da lui.
Praticò la Regola nei minimi particolari.
La praticava con naturalezza e semplicità.
Chiese di legarsi con voto a tale pratica.
Faceva lettura assidua del testo della Regola nei Ritiri e nelle Letture spirituali di Comunità.
72 Era scrupolosamente puntuale agli Esercizi spirituali del mattino, malgrado gli impegni della Scuola Serale.
Al primo suono della campana si disponeva a fare il suo esercizio di Regola.
Soffriva per le irregolarità altrui, pregava e si mortificava per ripararle, e, quando spettava a lui, non mancava di avvertire con tanta bontà.
Anche in periodo di malattia fu fedele agli esercizi spirituali giornalieri, e pregava i Fratelli che lo assistevano affinché lo aiutassero a farli completamente.
73 Aveva un particolare rispetto per la Sacra Scrittura; portava sempre con sé il Nuovo Testamento come esige la Regola, e non permetteva ai Fratelli che mancassero a questo dovere.
Non perdonava l'uso irriverente di espressioni scritturali, e citava sempre molto a proposito quelle numerose che sapeva a memoria.
Amava servirsi dei brani di Vangelo e di Epistole per argomento e guida delle sue conferenze settimanali ai Fratelli e ai Catechisti.
Soprattutto commentava senza timore di ripetersi e in modo da ricavare tutto il profitto spirituale possibile, i Vangeli e le Epistole della Domenica.
Venerava tutti i misteri della Santa Religione, e ne parlava con ardore e trasporto.
Ripeté più volte che farsi religiosi e poi non farsi santi è agire da stupido e incosciente.
Traeva motivo da tutto per innalzare il cuore a Dio.
Cercò in tutto, e sempre, e soltanto, ci compiere la volontà di Dio.
Per ispirito di fede attribuiva alle minime osservanze una grande importanza e vi era costantemente fedele.
Ebbe una venerazione particolare per i sacerdoti quali ministri immediati e diretti di Dio; ne conobbe moltissimi, e se ne servì come collaboratori necessari per la sua opera di perseveranza giovanile.
75 Teneva come dover suo particolare di estendere il Regno di Dio per quanto poteva e recitava con particolare espressione le parole del Pater: « venga il tuo regno! ».
Per conto suo vi contribuì nel limite delle sue forze implorando la conversione dei peccatori, conservando la purezza dei ragazzi e dei giovani perché Gesù potesse deliziarli delle loro anime, organizzando con amore ogni anno fra gli allievi delle classi della R.O.M.I. la festa della Santa Infanzia.
In tale giorno radunava pressoché tutti nella grande chiesa di San Filippo in Torino, perché avessero occasione di sentir parlare delle Missioni, pregare per le Missioni, e fare la loro offerta per le Missioni.
76 Segno della profonda fede e dello zelo per la gloria di Dio, furono le cure che ebbe sempre di fare nel miglior modo possibile il Catechismo e di farlo fare meglio di ogni altra lezione dai Fratelli e dai Catechisti.
Da Direttore trovava modo di farlo ogni giorno almeno in una classe, e la sua maniera esemplare di fare il Catechismo era una lezione pratica per i giovani Fratelli.
Conosceva molti fatti che narrava magistralmente a illustrazione delle verità che insegnava; usava paragoni efficacissimi che traeva dalla vita pratica e dalle conoscenze degli allievi, e citava i passi evangelici per dare sapore di divinità al suo insegnamento
Così le verità della fede restavano radicate nell'animo degli uditori in modo indelebile.
77 Lo spirito di fede gli faceva considerare i fanciulli e i giovani ancora innocenti come i prediletti di Dio, e perciò li accoglieva con somma benevolenza che toccava la venerazione.
Sacerdoti e Superiori erano per lui messi di Dio a cui baciava la mano con rispetto.
Ricorreva ad essi con somma fiducia e si atteneva alle loro direttive come se Dio stesso gli avesse apertamente parlato.
Fu fervido zelatore di vocazioni religiose e sacerdotali come riflesso della fede che gli faceva sentire profondamente il diritto di Dio nel chiamare gli uomini a collaborare con Lui, il dovere delle anime di mettersi a totale disposizione di Dio, la necessità di dare soddisfazione generosa a Gesù che rimpiangeva che « la messe è molta e pochi gli operai », e che invitava a pregare il Padre di mandare operai alla sua vigna.
79 Oltre 200 furono le vocazioni uscite dalla Scuola di Santa Pelagia durante la permanenza sua in essa.
Organizzò un ritiro minimo mensile fra gli allievi delle classi per chiedere vocazioni.
Confortò a perseverare quelli che avevano assecondato l'invito divino.
In adunanze apposite tratteneva i Fratelli più giovani, per cui aveva delicatezze tenerissime, per incoraggiarli e aiutarli a superare le difficoltà dei primi anni.
80 Nelle istruzioni e conferenze tornava insistentemente sullo spirito di fede, perché è lo spirito dell'Istituto.
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