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162 Fr. Teodoreto dimostrò fortezza eroica lottando vittoriosamente per la sua vocazione contro la opposizione che gli fece il padre, contro le insinuazioni della madre, e in seguito, intraprendendo opere di grave difficoltà per amor di Dio.
Diffidando di sé, confidò sempre in Dio e non indietreggiò quando si trattava di operare il bene delle anime e la perfezione propria.
Ad ogni difficoltà contrapponeva più preghiera, maggior fiducia in Dio, più intensa abnegazione.
163 Accettò la direzione della Comunità di Santa Pelagia malgrado la totale sfiducia nelle sue forze, e la tenne docilmente e fortemente impegnando tutti i mezzi che erano a sua disposizione.
La prudenza, il consiglio e la fortezza morale ne fecero un perfetto Direttore.
164 Curò il suo carattere in modo da avere la assoluta padronanza di se stesso anche nei momenti più burrascosi, per es. durante i bombardamenti aerei di Torino, quando venne apertamente offeso, quando sentì giudizi tendenziosi sul suo conto, sulle sue opere, sulle sue « pie immaginazioni », nelle intemperie del tempo, negli insulti delle malattie.
165 Non tollerava le offese all'autorità in Comunità, né alla disciplina in classe, e ogni volta che ne notò di quelle gravi, provvide inesorabilmente perché venissero riparate, o punite.
166 Dimostrò eroica fortezza sopportando per tanti anni pazientemente le scomodità e le privazioni nella povera Comunità di Santa Pelagia e non lamentandosi delle intemperie stagionali che rendevano più dolorosa la povertà.
167 Sopportò pazientemente le malattie in cui cadde frequentemente.
Accettò per lungo tempo le cure fastidiose imposte da esse, senza alcun lamento, anzi con serenità e gioia, dimostrandosi lieto di soffrire qualcosa in unione con Gesù Crocifisso.
Occupava molto tempo della degenza a letto con le preghiere e ripetendo atti di uniformità alla Volontà di Dio.
168 Dimostrò fortezza anche nel sopportare con totale rassegnazione le pene morali causate dalla morte dei parenti e in particolare della mamma, dalla defezione di Fratelli in cui aveva riposto fiducia e speranza per la Comunità, e dalla mancanza di fedeltà e perseveranza di parecchi giovani e Catechisti che avrebbero facilitato molto la soluzione di tanti gravi problemi posti dallo sviluppo delle sue opere.
170 La regolarità perfetta e costante fu un'altra dimostrazione della sua fortezza d'animo.
Dal Noviziato alla morte fu un impegno continuo e senza soste che, mentre da una parte gli acquistava la fama di religioso sempre uguale, dall'altra lo tenne continuamente attento a confrontare le sue azioni e il suo modo di agire con le esigenze della Regola.
Giunse a una perfezione tale da fare con spontaneità e naturalezza quello che per comune giudizio costa; così, per es. la pronta alzata del mattino, la puntualità ad ogni esercizio comune, il troncare tutto al primo suono della campana, il silenzio perfetto fuori del tempo delle ricreazioni regolari, il raccoglimento e la modestia e l'unione con Dio in tutte le azioni...
171 Furono prova di fortezza eroica anche la serenità ed amabilità con cui accolse sempre tutti e in ogni tempo, anche quando le pene morali e le sofferenze fisiche avrebbero scusato l'invito a tornare in altro momento.
Non pose altri limiti di tempo alle espressioni di amabilità, che quelle richieste dalla Regola e dagli impegni di lavoro.
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