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172 Fr. Teodoreto esercitò la temperanza eroica praticando la mortificazione cristiana nell'uso dei cibi, osservando esattamente i digiuni della Chiesa e quelli di Regola, e aggiungendo penitenze volontarie anche prolungate quando voleva ottenere grazie e benedizioni particolari.
173 Si privava ordinariamente di parte del cibo per darlo ai poveri.
Fuori dei pasti non prendeva nulla.
Solo in tempo di malattia e per obbedienza, si adattava a prendere quello che il medico e l'infermiere gli dicevano.
Si accontentò del cibo distribuito a tutti, senza richiedere nulla di particolare.
Da soldato si accontentava del rancio e consegnava periodicamente al Direttore la « cinquina » malgrado che la robusta costituzione avrebbe giustificato un complemento ai pasti della caserma.
In Comunità era attento a scegliere il meno, e ad annacquare abbondantemente il vino.
174 Fra i propositi del secondo Noviziato prese quello di fare una mortificazione ad ogni pasto, e seppe farlo con tale discrezione da lasciarla intravedere solo a chi lo praticò lungamente, scrutandolo attentamente.
175 Sopportò pazientemente, serenamente e fin con gioia palese i disagi, le cure, le reali sofferenze fisiche causata dalla stanchezza, dall'esaurimento di certi periodi della sua vita, dalle malattie e dai regimi a cui fu costretto; e questo con la intenzione di tenersi come corpo morto nelle mani di Dio.
176 Era modesto nelle parole.
Non parlava che per necessità, e sempre con grande amabilità.
Stando in ginocchio aveva posizione eretta e rispettosissima; da seduto non si appoggiava allo schienale.
Andando per la città e per la casa era modesto e raccolto, dignitoso e affabile a un tempo.
In casa non mancava di salutare, togliendosi la calotta, tutti i Fratelli che incontrava, e di sorridere amabilmente.
177 Contenne le manifestazioni del suo carattere nei limiti della giustizia e della carità.
Nei ritiri di 20 e di 30 giorni parlò talora in pubblico e in privato con forte decisione, denunziando le irregolarità e le mancanze di impegno e di generosità, ma sempre in modo tale da non offendere, anzi di lasciare una grande edificazione negli esercitandi, e, sovente, da ottenere adesione d'animo da parte di coloro a cui rivolgeva la riprensione.
Finita la riprensione tornava amabilissimo anche con i colpevoli, e non conservava né rancore, né malanimo.
178 Uniformò totalmente il suo lavoro alle esigenze della Comunità e della Scuola, che rinunziò praticamente a tutto quello che sarebbe stato il gusto personale e le inclinazioni della sua intelligenza.
Invero si accontentò di ottenere l'abilitazione all'insegnamento del disegno per recare aiuto alla Scuola; ma non fece collezioni di cartoline o illustrazioni artistiche, né impegnò tempo per disegnare, dipingere o fare letture per la sola ragione di soddisfare il proprio gusto.
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