Positio super scriptis |
Dal 1913 alla morte, la vita del Servo di Dio è legata all'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata.
Egli incentra il suo zelo nel formare apostoli del santo Crocifisso, che diffondendo in mezzo ai poveri, agli umili, specie tra la gioventù, l'amore di Cristo e di Cristo Crocifisso, insegnino le divine verità che sono via al Cielo.
Nel 1912 viene a conoscenza della devozione a Gesù Crocifisso che un frate, privilegiato da Dio, va diffondendo; ne fa parola con il Fr. Assistente e in quello stesso anno si ottengono grazie segnalate per il bene della gioventù.
Qualche tempo dopo, casualmente viene a conoscere il frate Fra Leopoldo Musso, O. F. M., e presto entra in familiarità con lui e ne diviene il confidente.
Fin dal 1906, durante il Secondo Noviziato, Fr. Teodoreto aveva concepito l'idea di formare una associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico.
Nel 1913 ne fa parola a Fra Leopoldo, domandando preghiere perché il Signore faccia conoscere se un tal genere di opera poteva sussistere, poiché gli sarebbe spiaciuto iniziare e poi dover sciogliere.
La risposta del Signore fu : « Dirai al Fr. Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente », e subito l'Associazione ebbe inizio e sviluppo ( cf. IV, pp. 118-120; V, pp. 1-32 ).
Lo stesso Superiore Generale dei Fratelli si mostrò entusiasta della devozione al SS. Crocifisso e dell'Unione Catechisti, appoggiò in pieno le iniziative del Servo di Dio nelle case d'Italia e non solo d'Italia, in favore della gioventù ( cf. IV, p. 121 ).
Con l'approvazione dei Superiori della Congregazione venne anche quella dell'Autorità Ecclesiastica e il 9 maggio 1914 il Card. Richelmy, Arcivescovo di Torino, erigeva canonicamente l'Unione Catechisti ( cf. IV, p. 122 ).
Iniziava presto la formazione dei Catechisti e poi la loro opera in favore della gioventù in vari oratori di Torino e dei dintorni e insieme veniva potenziata la divulgazione della devozione del SS. Crocifisso.
Il S. Padre Benedetto XV non solo concesse le desiderate Indulgenze a chi praticava la devozione al Crocifisso, ma volle accompagnare il favore con un prezioso autografo che incoraggiava la predicazione catechetica di Cristo e di Cristo Crocifisso ( cf. IV, p. 130 ).
L'amicizia con Fra Leopoldo Musso fu per il Servo di Dio una vera ricarica spirituale.
Nel 1917 scrive ad un Catechista:
« Ieri sono stato da fra Leopoldo e ne sono ritornato, come sempre, rianimato nel combattimento per l'acquisto della virtù » ( I, p. 19 ).
Nel 1922 Fra Leopoldo è chiamato al premio eterno e Fr. Teodoreto prova sofferenza come per la morte del fratello più caro.
Scrive a Fr. Isidoro:
« La scomparsa da questa terra di Fr. Leopoldo mi ha lasciato talmente sperduto che dimenticai perfino di scriverne a quelli che erano stati in infima relazione con lui.
È morto da santo come aveva vissuto » ( I, p. 23 ).
Ma anche se scompare l'ispiratore, l'opera dei Catechisti non si arresta.
Dal cielo l'amico diviene il protettore.
Nel 1925 il Card. Gamba, Arcivescovo di Torino, approva il nuovo Regolamento, vengono le Messe del povero e finalmente il gruppo dei Catechisti congregati, per suggerimento dello stesso Card. Gamba, trasformato poi, dopo la « Provida Mater Ecclesia », in Istituto Secolare.
Nel 1942 il Servo di Dio ebbe la consolazione di un'udienza da Pio XII e alla domanda:
« Padre Santo, che cosa devo dire per incoraggiamento dei Catechisti? ».
Il Papa rispose:
« Dica ai catechisti che non possono fare opera più bella e più santa che insegnare il catechismo ai piccoli e ai poveri, specialmente in questi tempi di tanta ignoranza religiosa» ( cf. I, p. 112; cf. anche II/3, p. 25 ).
Non ci poteva essere consolazione più grande e premio migliore per l'opera svolta in tanti anni.
Intanto il Servo di Dio si preoccupa di formare questi figli con ritiri, Esercizi spirituali, istruzioni.
Scrive per loro conferenze ascetiche, commenti alle Regole.
In totale restano quattro volumi manoscritti, per la cui stesura dovette leggere, studiare, meditare.
Cita in esse sovente la Summa di S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Francesco di Sales e i migliori autori di ascetica.
Vuole che la preparazione dei Catechisti miri ad una vita spirituale più elevata, ad uno studio della Religione più ampio ( cf. I, p. 261 ).
Vuole che miri ad una vita cristiana più fervente ( cf. I, p. 263 ).
Desidera che i Catechisti siano apostoli sempre, con la preghiera, con l'edificazione del prossimo vivendo costantemente l'idea della santità... Edificare in tutto ( cf. II/3, p. 29 ).
Vuole i Catechisti veramente distaccati dalle cose del mondo, veri poveri evangelici ( cf. ad es., II/4, p. 21 ), poiché la povertà è la difesa sicura e il muro della religione ( II/4, p. 255 ).
Insieme con lo spirito di povertà vuole che tra i Catechisti regni la carità fraterna, che deve essere l'anima delle case di carità.
Guai, dice, se per la superbia di qualcuno le case si dividono.
« Oh! carissimi figli, temete una simile disgrazia, procurate di conoscere il prezzo della carità, vendete tutto quello che avete per ottenere il possesso di questa perla inestimabile » ( cf. II/4, p. 434 ).
Vuole essere figlio obbedientissimo della Chiesa e non c'è per lui sicurezza più grande in terra di quella che viene dal Papa.
Scrivendo la biografia di Fra Leopoldo, deve citare sovente il diario del Servo di Dio, le comunicazioni che sentiva dettargli in cuore Gesù, ma vuole, come figlio obbediente della Chiesa, che non si dia a queste parole che un valore puramente umano ( cf. IV, pp. 9 e 44 ).
In varie occasioni ( anni 1925, 1934, 1939, 1942 ) partecipa a udienze pontificie e ne annuncia ai Catechisti le impressioni con la benedizione del Papa, come sicurezza che Dio è con loro ( cf. I, pp. 28-29, 92, 112 ).
Si rallegra del bene che fa l'Unione Catechisti, ma di tutto da gloria al Signore.
Di suo pensa ci siano soltanto gli intoppi all'azione della grazia.
In una lettera al Padre spirituale, constatando che l'Istituto secolare conta soltanto 17 professi, si domanda:
« La causa non sarà la mancanza in me dello spirito di sacrificio? dell'umiltà, della penitenza? » ( cf. I, p. 229 ).
Per chiudere, voglio sottolineare le parole che il Servo di Dio disse al Can. Michele Peyron di Torino durante il viaggio a Roma nel 1942.
Anche se non sono state scritte dal Servo di Dio, sono però uscite dal suo cuore e danno la chiave per comprendere quella che è stata la direttiva della sua vita e della sua azione apostolica.
« Niente agitazione ed irrequietezza nell'anima.
Fra Leopoldo incominciò a salire nella perfezione quando incominciò ad amare e a meditare il Crocifisso!...
Il Signore domanda sempre riparazione.
Bisogna essere vittime non solo di nome, ma anche di fatto.
Guardata con gli occhi della fede, la vita è bella: bisogna mantenersi tranquilli, non affrettarsi ne affliggersi mai di niente; mettere tutto nelle mani di Dio... Lui farà il resto...
Chi si aggrappa alla Croce non farà naufragio... Fare tutto per Iddio, prendere tutto da Dio... » ( cf. I, pp. 109-110 ).
Roma, 28 agosto 1977.
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