Positio super scriptis |
La contemplazione del Crocifisso da fiducia al Servo di Dio, ma soprattutto lo sprona a tutto accettare, tutto fare per acquistare un vero amore, che sia risposta all'Amore di chi è morto per noi.
Nel1949 comunica al Padre spirituale che la sua santa benedizione gli ha ottenuto la grazia di cominciare a stare unito all'amabilissimo Gesù presente nel suo cuore e subito nota:
« Dico di cominciare perché ritengo che in questa unione vi siano molti gradi.
Ora prego Gesù, che mi ha dimostrato il suo amore infinito con tanti miracoli, di completare l'opera sua coll'accendere nel mio cuore quel fuoco d'amore che Egli ha portato sulla terra » ( cf. I, p. 230 ).
Rispondendo ai Novizi scrive:
« Avete scelto un ideale sublime : amare illimitatamente Gesù Crocifisso e farlo conoscere all'umanità.
Mantenetelo sempre vivo dinanzi ai vostri occhi » ( cf. I, p. 267 ).
Vuole considerare anche le croci come un dono di Dio a cui dobbiamo continua riconoscenza e l'accettazione della Volontà di Dio come il vero segreto dell'amore e della pace. In una conferenza ai Catechisti dice:
« Alla più lieve disgrazia che ci incolga diciamo subito: Dio sia benedetto! Dio mio, Vi ringrazio! e senza altro, nascondiamo la croce allora allora guadagnata, nella memoria di Dio che dobbiamo considerare come la nostra Banca; quanto a noi, non ricordiamocene se non per dire: Grazie, Signore! ovvero: Misericordia, o Signore!» ( II/3, p. 178 ).
Ad un confratello, già nel 1914, scriveva:
« Nei momenti terribili attuali il Fiat Voluntas tua che lei ripeteva è proprio il miglior modo di pigliar le cose » ( I, p. 17 ).
Durante la prima guerra mondiale gli tocca annunciare ad un giovane catechista, militare, la triste notizia della morte della mamma e, consolandolo anche perché non era stato possibile farlo giungere in tempo per i funerali, gli dice:
« Il Signore ha permesso così. Sia fatta la sua santa Volontà.
S. Giovanni Battista de La Salle diceva: Adoro in ogni cosa la Volontà dì Dio a mio riguardo! Son certo che farai anche tu così » ( cf. I, pp. 20-21 ).
Ad un altro giovane, nel 1948, diceva:
« Ciò che conta di più è la tua rassegnazione alla Volontà di Dio il quale dispone tutto per il nostro meglio, anche quando noi non vediamo che il lato sfavorevole e doloroso a nostro riguardo » ( I, p. 226 ).
In ogni avvenimento vuoi vedere la mano provvida di Dio per rimanere sereno.
Ringraziando il Procuratore Generale della Congregazione che gli ha comunicato il risultato di una lettera inviata a Pio XII per l'Unione del SS. Crocifisso, scrive:
« Sebbene la risposta non sia favorevole, siamo soddisfatti egualmente perché rimaniamo sicuri che tali decisioni sono l'espressione della Volontà di Dio » ( cf. I, p. 99 ).
Per lui il mezzo primo per giungere all'unione con Dio, in un vero amore, è la SS. Eucaristia.
Parla parecchie volte nelle sue conferenze ai Catechisti, della S. Messa e dell'Eucaristia, adorata, ricevuta ( cf., ad es., II/1, p. 373; II/3, pp. 143, 145, 151; II/4, pp. 68;... ).
Nel 1917 scrive ad un catechista e lo invita a passare il maggior tempo possibile, specie la domenica, innanzi al SS. Sacramento ( cf. I, p. 19 ).
Scrivendo al Padre spirituale dice di voler continuare a lottare contro i difetti che sempre pullulano nel suo animo, e aggiunge:
« Un altro lavoro contemporaneo e più positivo vorrei fare, se Lei lo approva, quello di cercare d'avere per centro dei miei pensieri, affetti e opere. Gesù nel SS. Sacramento» ( cf. I, pp. 228-229 ).
Nell'anno seguente, ancora gli scrive:
« Continuo a... tenere come centro della mia vita spirituale Gesù Sacramentato.
Egli mi ama infinitamente ed è giusto che io Lo ami il più possibile.
Sento però di non amarlo come dovrei, desidero amarlo di più; abbia la bontà di aiutarmi con le sue preghiere ad amarlo sempre di più.
Cercherò di stare col capo sul petto di Gesù abbandonandogli l'opera dei catechisti » ( I, p. 246 ).
Parlando della Sapienza, che è dono dello Spirito Santo, scrive:
« La Sapienza divina non è e non saprebbe essere che follia secondo il giudizio umano...
Oh! come questa divina follia è desiderabile e come la nostra anima dovrebbe aspirare al dono della sapienza!
Essa ci renderebbe insensibili alle cose del mondo, che non sono che fango; ci darebbe la pace e la gioia perfetta, poiché nulla al mondo può turbare un'anima che non stima, non ama e non gusta che Dio » ( II/1, pp. 292-293 ).
Il Servo di Dio sa che la forza dell'uomo è la preghiera e che questa sola ci procura le ali per volare a Dio e perciò scrive:
« Chi prega di continuo si santifica, chi non prega che a intervalli, rimane imperfetto» ( II/1, p. 339 ).
Al nipote Fra Bona ventura scrive:
« Sì, preghiamo... preghiamo molto, nell'andare e nel venire, almeno con orazioni giaculatorie mentali, perché senza questa preghiera noi siamo perduti, non vediamo più chiaro, e terminiamo col consumarci inutilmente la vita » ( I, p. 63 ).
Supplica i Catechisti di tenersi in stretto contatto col Cuor di Gesù e di essere innanzitutto anime di vita interiore ( cf. II/3, p. 94 ).
Ogni sera, prima di andare a riposo, nella preghiera al Sacro Costato, ricorda tutte le persone che gli sono care e desidera gli sia resa la carità ( cf. I, p. 203 ).
Scrivendo ad un confratello, ringrazia delle preghiere fatte per lui e aggiunge:
« Oso supplicarla di continuare perché io possa corrispondere a tante e tante grazie e favori ricevuti dalla misericordia di Dio» ( I, p. 211 ).
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