Novissima esposizione della vita del Servo di Dio |
19 - Questo argomento è già stato trattato nell''Informatio alle pp. 22-25, tuttavia il Rev.mo Relatore, P. Ambrogio Eszer ha chiesto un'ulteriore disamina:
« Si descrivano con esattezza la storia e lo sviluppo della Casa di Carità Arti e Mestieri ».90
L'onere di compiere tale ulteriore studio è stato assunto dal Dott. Domenico Conti, Presidente Generale dell'Unione Catechisti; lo si trova per esteso nel Summarium Documentorum,91 qui ci limitiamo alla parte centrale, in cui si legge:
« Il terzo frutto della feconda amicizia tra il Fratello Teodoreto e Fra Leopoldo è costituito dalla Casa di Carità Arti e Mestieri.
L'idea di aprire una scuola professionale venne proposta ai Superiori dal Fratello Teodoreto e dal gruppo di ex allievi da lui riunito, tutti giovani desiderosi d'intervenire in qualche modo in aiuto al tormentato mondo de! lavoro, dilaniato da crisi e da lotte anche sanguinose subito dopo la prima guerra mondiale.
Il Fratello Isidoro era in quel tempo direttore della Comunità e delle scuole di via delle Resine.
Si trattava di una proposta tipicamente lasalliana, tutta intesa a promuovere umanità, a valorizzare talenti, preparando giovani e lavoratori per un valido inserimento e una efficace presenza di animazione cristiana nel mondo delle attività produttive di beni e di servizi.
Ma i Superiori tergiversavano a causa della grande scarsità di personale docente e per la mancanza degli ingenti mezzi finanziari che sarebbero occorsi.
La spinta decisiva venne da Fra Leopoldo con la raccomandazione di realizzare, secondo la volontà del Signore, una nuova opera gratuita di formazione professionale da denominarsi « Casa di Carità Arti e Mestieri ».
Ciò che impressionò i Superiori dei Fratelli era che il Fratello Isidoro con le sue proposte e Fra Leopoldo con il suo messaggio avevano agito entrambi ignorando l'uno dell'altro.
Raccolto nell'Adorazione a Gesù Crocifisso, il messaggio trasmesso da Fra Leopoldo era semplice e chiaro:
« Per salvare le anime, per formare nuove generazioni si devono aprire Case di Carità per far apprendere ai giovani Arti e Mestieri ».
« Tutto l'andamento delle Case di Carità che si edificheranno splenda cristianamente e cattolicamente ».
Fu così che l'idea della scuola professionale, contrariamente alle previsioni, ricevette consensi ampi e calorosi anche da parte dell'Assistente Generale per l'Italia, Fr. Candido.
Con il suo consenso venne formato un comitato comprendente laici ragguardevoli che incominciò subito le sue riunioni allo scopo di definire un progetto per l'Opera.
Fu pure riunita una Commissione per presentare un preventivo massimo e minimo di spesa all'assemblea del Comitato.
Il Fratello Teodoreto fece parte di entrambi gli organismi.
Purtroppo il tecnico incaricato volle mantenersi sul progetto di massima con un preventivo che già nel 1920 ammontava a oltre 19 milioni.
La cosa provocò una prima crisi tra i membri del Comitato e le prime dimissioni.
Ad ogni modo la nuova scuola professionale incominciò nell'anno 1920-21 con alcuni corsi diurni e serali.
Presidente del Consiglio e della Giunta di Amministrazione fu nominato il conte Arborio Mella che fu sempre favorevole alle proposte di Fratel Teodoreto e di Fra Leopoldo.
La seconda crisi si produsse a causa del nome e della gratuità della nuova Opera.
Metà della Giunta di Amministrazione era contraria.
Anche un cerio numero di mebri del Comitato, del Consiglio « non per questioni di principio, ma per opportunità » sostennero che si dovesse denominare la nuova scuola professionale col solo titolo di « Istituto Arti e Mestieri » e che si dovesse altresì rinunciare alla gratuità dell'insegnamento.
Titolo e gratuità erano invece sostenute dal Fratello Teodoreto e da Fra Leopoldo, oltreché dal direttore Fratel Isidoro.
A questo punto il Presidente del Consiglio credette suo dovere di dare le dimissioni, che però poi ritirò per non aggravare ulteriormente la situazione.
Nel tentativo di pacificare gli animi e di garantire una normale funzionalità amministrativa, il nuovo Direttore Fr. Aquilino dichiarò che da parte sua non avrebbe più insistito nel proporre il titolo Casa di Carità, purché se ne fosse salvaguardato lo spirito.
Tuttavia gli organi promozionali e amministrativi preposti alla nuova iniziativa formativa non riuscirono più a funzionare regolarmente, per le dimissioni e le assenze dei membri, cosicché i Fratelli finirono con l'assumere pienamente anche la gestione dell'opera.
Il Fratello Teodoreto così ha commentalo il fatto:
« La Provvidenza di Dio, ricavando il bene dal conflitto che tormentò il Comitato, offriva ai Fratelli, istituiti per l'educazione dei poveri, un nuovo tipo di scuole gratuite che dovrà sostituire quelle che vanno scomparendo e che dipendevano da amministrazioni e da comitati sempre di difficile accordo.
Così i Fratelli furono posti come tratto di unione tra i poveri e i ricchi, per eccitare la carità di questi in favore di quelli e per educare i figli dei poveri nella carità cristiana ».
Così l'opera che era nata per l'intervento di Fra Leopoldo e per l'impegno di Fratel Teodoreto finì col denominarsi come « Istituto Arti e Mestieri ».
Il Fratello Teodoreto a motivo della carità fraterna e dell'obbedienza rinunciò a insistere sul titolo sulla gratuità.
Fra Leopoldo accusato di voler indebitamente interferire nelle decisioni altrui da uno dei consiglieri di amministrazione dimissionari recatesi appositamente dal Padre Provinciale e dal Padre Guardiano ricevette la proibizione di occuparsi della nuova scuola e di ricevere persone esterne.
Con questo ultimo provvedimento si verificarono le circostanze secondo le quali il Signore permise che Fra Leopoldo si credesse abbandonalo anche dal Fratello Teodoreto, proprio dal più caro amico, dalla persona che egli stimava particolarmente.
« Fra Leopoldo sopportò ogni cosa con pazienza - è la testimonianza del Fratello Teodoreto - soffrendo la sua parte di martirio per amore di Dio ».
Intanto i catechisti dell'Unione, cresciuti in età e in esperienze professionali, presero a partecipare come docenti, prima nei corsi serali ad indirizzo commerciale da tempo funzionanti presso le scuole di via delle Rosine, e poi anche nei corsi sei ali della nuova iniziativa « Istituto Arti e Mestieri ».
Il loro scopo era congiuntamente quello della istruzione religiosa dei giovani e dei lavoratori e la loro formazione per il lavoro.
Attività a cui un certo numero di catechisti dedicarono tutto il loro tempo libero, dopo gli impegni professionali e di famiglia.
Un seguito, i catechisti mossi dal desiderio di estendere il loro apostolato catechistico e sociale particolarmente a favore dei giovani che non riuscivano a trovare occupazione per mancanza di mestieri, diedero inizio a corsi festivi e poi anche serali.
Ciò avvenne in un rione operaio, presso i locali della parrocchia di N. S. della Pace.
Era chiaro che i giovani andavano ormai aiutati anche nell'acquisizione razionale, tecnicamente giustificata della parte eminentemente operativa della loro professionalità.
Appariva pure, sempre più chiaramente la necessità di integrare la stessa parte teorica con conoscenze relative agli aspetti sociali, economici, giuridici, culturali di un'attività lavorativa esercitala con adeguata consapevolezza in un quadro di sviluppo della società e di evoluzione dei processi tecnologico-produttivi e di educazione cristiana della personalità e della presenza nei luoghi di lavoro e nella società.
La nuova iniziativa denominata « Scuola festiva Madonna della Pace » ebbe subito un vasto successo, tant'è che dovette dotarsi di una sede propria.
Il che fu possibile anche grazie all'aiuto finanziario della stessa popolazione del rione e dell'entusiasmo degli allievi ed ex allievi che collaborarono alla raccolta del denaro occorrente.
L'insegnamento era e rimase gratuito.
Era, infatti, convinzione del Fratello Teodoreto che la possibilità di acquisire un'arte e un mestiere mediante la frequenza a corsi di formazione professionale debitamente organizzati dovessero essere assolutamente gratuite per tutti.
Affinché ciò potesse realizzarsi i catechisti e i docenti prestarono la loro opera gratuitamente, anche tenendo conto che si trattava di un lavoro aggiuntivo a quello da cui ciascuno traeva i mezzi di vita.
Il compito di realizzare l'idea, venne affidato dall'Unione, di cui il Fratello Teodoreto era il direttore, al catechista Giovanni Rebaudengo, coadiuvato da alcuni confratelli.
Il lavoro che egli svolse consistette essenzialmente nella ricerca di aiuti economici e di beni strumentali occorrenti e nel fare conoscere l'iniziativa nell'ambiente parrocchiale e cittadino allo scopo di ottenere varie collaborazioni.
Egli venne considerato come il primo direttore dell'opera, in realtà la responsabilità didattica venne assunta dal Fratello Teodoreto, mentre le responsabilità amministrative erano dell'Unione.
Se è vero che la scuola incominciò anche grazie al lavoro svolto dal Rebaudengo, non per questo ne fu il fondatore, come egli tendeva a credere e a far credere mettendo in ombra l'Unione.
Infatti egli poté operare solo in quanto mandato dall'Unione, in nome e per conto della stessa Unione.
Molto attivo nel cercare aiuti e adesioni il catechista Rebaudengo si dimostrò pressoché privo di preparazione culturale e della capacità organizzativa e di coordinamento necessarie per svolgere positivamente il ruolo di direttore.
I suoi interventi in materia didattica e formativa risultarono negativi rispetto al normale funzionamento dell'insegnamento e dell'apprendimento.
Fu cosi che l'Unione decise di nominare come direttore un altro catechista.
La decisione venne presa dalla nuova direzione dell'Unione formata dai soli catechisti; poiché in base al nuovo regolamento, approvato dall'Arcivescovo, l'Unione era diventata un sodalizio per la pratica dei consigli evangelici nel mondo.
Il Fratello Teodoreto al quale fu sempre riconosciuta l'autorevolezza del Fondatore, consentì pienamente alla decisione della nuova direzione.
Ad ogni modo per valorizzare al massimo le capacità dimostrate dal Rebaudengo l'Unione decise di nominarlo procuratore dell'opera e lo assunse a tempo pieno in quanto tale alle sue dipendenze con regolare stipendio.
L'interessato accettò la proposta dell'Unione pur continuando ad accusare l'Unione di averlo ingiustamente esautorato nelle sue attribuzioni.
Passarono alcuni anni finché il Rebaudengo lasciò a un tempo l'Unione e stessa Casa di Carità.
Con l'acquisizione della nuova sede ci si ricordò dei detti di Fra Leopoldo e « venne allora l'idea - sono parole del Fratello Teodoreto - di accogliere quel titolo Casa di Carità che aveva impedito la scuola gratuita in favore dei poveri, e di scriverlo a grandi caratteri sui muri del fabbricato ».
L'idea ebbe l'approvazione autografa con molti incoraggiamenti da parte di S. E. Mons. Giuseppe Gamba, Arcivescovo di Torino.
Nell'ottobre del 1931 la scuola serate di tipo industriale tenuta dalla comunità cui apparteneva Fratel Teodoreto venne trasferita e unita alla Casa di Carità.
La nuova sede si dimostrò subito insufficiente dato il numero delle richieste.
Nel 1939 i catechisti decisero nonostante l'assoluta mancanza di mezzi di acquistare un terreno per costruirvi un edificio pienamente rispondente alle esigenze di una scuola professionale.
In quell'occasione i catechisti, incoraggiati dal Fratello Teodoreto, decisero di adottare per intero l'insegna programmatica raccomandata da Fra Leopoldo, di « Casa di Carità Arti e Mestieri ».92
L'eccezionale interesse che ancora oggi suscita la Casa di Carità Arti e Mestieri è un'ulteriore prova dei meriti non comuni del Servo di Dio, come sottolinea il teste 15°, Sig. Francesco Fonti:
« La ' Casa di Carità Arti e Mestieri ' costituisce una grande opera per la città di Torino per i risultati conseguiti nel campo professionale ed educativo.
È attualmente riconosciuto dal Ministero del Lavoro come il primo e più importante centro professionale della Regione Piemontese.
La presenza e l'opera di questa istituzione è stata riconosciuta ed aiutata anche da importanti industrie.
Attualmente la ' Casa ' si è notevolmente sviluppata e consta di corsi diurni e serali e preserali con una popolazione scolastica rispettivamente di 400 allievi, 200 e 430.
Vi sono inoltre altri corsi per apprendisti e particolari per Ditte.
La frequenza ai corsi suddetti è per tutti gratuita.
In tutte le classi è fatta regolarmente la lezione di catechismo.
Nella Casa vi è ima Cappella nella quale si celebrano particolari funzioni per gli allievi.
Quest'anno gli allievi sono 1.528 ».93
Indice |
90 | Ibid., p. 4 |
91 | Ibid., pp. 69-84 |
92 | Ibid., pp. 78-82 |
93 | Summ., pp. 148-149. § 448 |