Novissima esposizione della vita del Servo di Dio |
13 - L'incontro con Fra Leopoldo Maria Musso.
- Il Dott. Carlo Tessitore ci ha inviato, di recente, un'ampia relazione, composta al fine di chiarire le seguenti richieste del Rev.mo Promotore Generale della Fede, che sono: una miglior conoscenza della figura morale del Servo di Dio, una più ampia informazione sull'origine dell'Unione Catechisti e sull'incontro con Fra Leopoldo.68
In parte ce ne siamo già serviti per chiarire la figura morale di Fr. Teodoreto, ora invece si vuoi dare spazio a quella parte in cui il Dott. Tessitore ripercorre i primi passi della Unione Catechisti.
In merito egli ha scritto:
« In questa iniziativa il Fr. Teodoreto vedeva un mezzo per rendere più efficace la scuola dei Fratelli e cioè quell'apostolato a cui aveva consacrato la sua vita e cioè un sussidio per tendere alla perfezione del suo stato, come educatore e come consacrato a Dio.
E qui appare dunque la psicologia dell'uomo che mira a formare delle élites, che lo seguano nel suo sforzo quotidiano di elevarsi al di sopra del grigiore quotidiano.
In questo sforzo non c'è nulla di presuntuoso, ma il puro desiderio di seguire concretamente l'invito di Gesù: ' siate perfetti ', invito purtroppo assai dimenticato dai cristiani tutti, a cui è rivolto, e c'è il proposito di essere fedele alla sua vocazione di religioso, educatore e consacrato a Dio.
Sicuramente nel Fr. Teodoreto c'era anche una molla segreta nel suo temperamento, alieno dalla leggerezza e dalla indecisione, che nello stato religioso trovò conferma e aiuto, c'era un entusiasmo che dopo averlo orientato verso lo stato di perfezione gli diede ali per tutta la vita, cosicché, vecchio ottantenne, ne aveva ancora i fremiti, che gli potevano invidiare i giovani.
Tuttavia non mise mano subito all'esecuzione: l'ambiente pareva refrattario a un certo ordine di idee.
Nessuno credeva che fosse possibile associare dei giovani senza porre a base il divertimento: sport, filodrammatica, ecc.
Per una iniziativa che non dico andasse contro corrente, ma trovava un ambiente psicologicamente lontano dalle sue vedute, il Fr. Teodoreto aveva ancora bisogno di qualche segno da parte della Divina Provvidenza.
E il segno gli fu dato, ma sempre in quell'orizzonte di tede in cui era come immerso.
Un giorno una donna gli presentò una copia di quella « devozione a Gesù Crocifisso » che oggi i catechisti diffondono in tutte tè parti del mondo.
Era ancora scritta a mano. Quella donna gli disse che l'autore era un frate francescano, che voleva rimanere ignoto, e che con la recita di quella preghiera si erano ottenute molte grazie.
Fr. Teodoreto la esaminò, la trovò bella e incominciò a praticarla.
Egli era allora direttore della comunità di S. Pelagia, afflitta da tre problemi:
1) il pericolo di perdere il diritto di dare gli esami nella propria scuola;
2) la necessità di trovare un luogo adatto per le vacanze estive dei Fratelli;
3) la necessità di un'opera di perseveranza per gli allievi, che conservasse e perfezionasse l'educazione scolastica.
Per ottenere la grazia di risolvere questi tre problemi Fr. Teodoreto fece praticare la devozione a Gesù Crocifisso a tutta la comunità dei Fratelli.
L'esito fu pronto e più che soddisfacente.
Il pericolo riguardante il diritto degli esami passò; la comunità poté acquistare una casa a Pessinetto, in Val di Lanzo, per le vacanze estive e le circostanze misero il Fr. Teodoreto in grado di iniziare l'opera di perseveranza, che gli stava a cuore da tanti anni.
Il Fr. Teodoreto avrebbe desiderato di conoscere l'autore delle « devozione a Gesù Crocifisso », il quale godeva fama di santità, ma tutti gli zelatori della « devozione » avevano l'ordine di non rivelarlo.
Però, durante una sepoltura a cui erano presenti parecchi di questi zelatori, il Fr. Teodoreto sentì uno che diceva agli altri: « Sono stato a S. Tommaso, ma Fra Leopoldo non ha potuto venire» e mangiò la foglia.
« L'autore della devozione dev'essere questo Fra Leopoldo che sta a S. Tommaso » disse tra sé, e gli venne il desiderio di andarlo a trovare.
Ma c'era il divieto dei frati a Fra Leopoldo di ricevere tanta gente, e temette di essere indiscreto.
Per risolvere l'incertezza entrò nella vicina chiesa di S. Francesco d'Assisi, e davanti a un gran Crocifisso ivi esposto recitò la « devozione ».
Alla fine della preghiera ogni esitazione era scomparsa e Fr. Teodoreto andò decisamente a suonare alla porta del convento di S. Tommaso.
Gli, venne ad aprire lo stesso Fr. Leopoldo, che lo accolse con molta gentilezza, ma che essendo allora occupato lo pregò di ritornare e gli fissò un appuntamento.
Nella notte seguente chiese al Signore come dovrebbe comportarsi con Fr. Teodoreto e ne ebbe in risposta: « Sii umile e abbi confidenza ».
Naturalmente Fr. Teodoreto ritornò: i due Servi di Dio avevano fatto l'uno all'altro un'ottima impressione.
« La conversazione di Fra Leopoldo », scrive il Fr. Teodoreto nella sua biografia, « ebbe sempre un'unzione speciale e un'efficacia soprannaturale da potersi paragonare a quella prodotta da un corso di esercizi spirituali ben fatti ».
E di esercizi spirituali il Fr. Teodoreto se ne intendeva.
Naturalmente gli incontri dei due Servi di Dio si ripeterono molte volte e Fr. Teodoreto ne approfittò per chiedere consiglio:
« I caratteri di onestà del Servo di Dio e un insieme di circostanze provvidenziali mi fecero ritenere essere volontà di Dio che dovessi tener conto di quanto mi sarebbe notificato da Fra Leopoldo ».
Perciò nella primavera del 1913 ( 23 aprile, ore 17 ) gli esposi l'idea... di formare un'associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico... e aggiunsi:
« Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, perché mi spiacerebbe iniziarla e poi... doverla sciogliere ».
Fra Leopoldo con incantevole ingenuità gli promise che ne avrebbe parlato a Gesù la notte seguente e gli avrebbe riferito la risposta del Signore e la sera stessa alle ore 21, mentre pregava Gesù Sacramentato, udì queste parole:
« Dirai al Fr. Teodoreto che faccia quello che ha in mente ».
Non c'era bisogno di ulteriori specificazioni, perché nella mente di Fr. Teodoreto c'era già tutto un piano di azione ben chiaro.
In questo episodio c'è tutto Fra Leopoldo, che ha bisogno di passare le notti davanti al SS. Sacramento ( dopo una lunga giornata di lavoro ) per soddisfare la sua sete di amore a Gesù, e c'è tutto Fr. Teodoreto « pius et prudens » uomo di fede, veramente consacrato a Dio e sempre alla ricerca della volontà di Dio.
Nella diversità di stile c'è in entrambi la medesima fiamma, ed è quindi naturale che si capiscano subito e così bene »69
14 - L'atteggiamento che il Servo di Dio teneva nei confronti degli scritti che gli inviava Fra Leopoldo Musso è stato analizzato dal Dott. Domenico Conti, il quale con ciò ha inteso rispondere alla richiesta fatta in tal senso dal Rev.mo Relatore!'70
La ricostruzione, come facilmente si nota, finisce con l'esaltare la prudenza del Servo di Dio, infatti vi si legge:
« Il Fratello Teodoreto considerò agli effetti della loro attendibilità, gli scritti dell'amico Fra Leopoldo con fede umana, mai mancando di sottoporre ogni scelta, ogni decisione che vi fosse in qualche modo connessa, alla volontà dei superiori.
Mi sembra importante subito rilevare che i messaggi trasmessi da Fra Leopoldo erano tutti indirizzati a sostenere quei propositi di bene che il Fratello Teodoreto delle Scuole Cristiane, veniva maturando nella preghiera a servizio della educazione cristiana e della « perseveranza» degli allievi ed ex allievi delle Scuole lasalliane, in corrispondenza con i bisogni emergenti dalla comunità ecclesiale e dalla società.
Tra i due religiosi si venne realizzando una singolare ed esemplare amicizia, benedetta dall'obbedienza ai rispettivi superiori, fecondata dal desiderio di amare sempre più e di fare amare il Signore Gesù, nella fedeltà ai carismi delle comunità di appartenenza.
In ogni caso il Fratello Teodoreto mai si propose di prevenire il giudizio della Chiesa circa il carattere straordinario degli scritti e dei « detti » di Fra Leopoldo.
Ciò che lo condusse a riconoscere in Fra Leopoldo un consigliere autorevole erano gli effetti spirituali derivanti dagli incontri con il Francescano equivalenti « a quelli di un corso di esercizi ben fatti » - come lo stesso Fratello Teodoreto ebbe a scrivere - erano « i caratteri di onestà » del frate e il suo contegno tutto improntato « a vera umiltà ».
A ciò il Fratello Teodoreto dovette aggiungere un « insieme di circostanze provvidenziali » che lo aiutarono non poco nell'assolvimento delle responsabilità insite nella sua vocazione di Fratello.
Le circostanze che prima prepararono e poi accompagnarono l'amicizia tutta spirituale tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo furono interpretate e vissute da entrambi come occasioni provvidenziali per aiutarsi vicendevolmente nel servizio del Signore.
I due religiosi, tanto diversi per natura e formazione, s'incontrarono nella preghiera esprimendo una fecondità tra carismi diversi, ancora tutta da esplorare.
L'uno, tutto assorto a contemplare e a far contemplare l'« Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso » adorato « con Maria SS. e tutti gli Angeli e i Beati del Ciclo » nelle sue piaghe da cui sgorga la vita; l'altro, tutto dedito alla formazione integrale e all'educazione cristiana dei giovani tenendo ben fermi gli orientamenti programmatici del suo Fondatore »71
P. Caslao Pera, O. P., Giudice del Tribunale Ecclesiastico di Torino in tante Cause di Beatificazione e Canonizzazione, ha così commentato il provvido incontro di queste due anime elette:
« S'incontrarono cosi queste due anime elette e sorse tra loro non un rapporto tra maestro ignorante e discepolo professore, perché ambedue sotto questo aspetto si muovono in un piano diverso, ma una relazione di « santa amicizia » feconda di opere provvidenziali.
Su questo piano, il rapporto da amico ad amico, converge verso una sintesi nuova di lavoro in perfetta armonia con le esigenze della Chiesa nella società contemporanea.
Si potrebbe quasi dire che il serafico Fra Leopoldo e il cherubino Fratel Teodoreto sono i profeti dei tempi nuovi per la costruzione della nuova sintesi alla quale questi portò il suo contributo di esperienza scolastico-pedagogica, quegli delle la sua parte generosa di calore vivificante; ambedue avvolti dalla fiamma ardente verso le anime redente da Gesù Crocifisso.
Se Fra Leopoldo - cuoco di S. Tommaso - avesse seguito il suo istinto « carismatico » e piantate le marmitte avesse preso l'atteggiamento del « fondatore » avrebbe combinato una bella frittata, uscendo dal seminato, saltando il muro con lo slancio della superbia camuffata di libertà, con l'ambizione della vanagloria camuffata di misticismo.
E sarebbe stato un gran pasticcio non degno di un cuoco a servizio di Dio secondo la regola del S. P. Francesco.
I RR. PP. Francescani non debbono considerare avvilente per loro il fatto di non avere veduto ciò che Dio solo vede e di non avere capito ciò che è aperto a Lui solo.
Se avessero visto e capito, non avrebbero lasciato Fra Leopoldo tra le marmitte e non avremmo avuto il santo religioso che doveva saltar fuori proprio di tra le marmitte.
Questo è davvero il nostro grande onore.
Dico « nostro », perché questa è gloria comune e fa toccare con mano che Dio non è accettatore di persone: coloro che oggi chiamano « proletari », se non hanno gli occhi foderati di prosciutto, dinanzi alla figura radiosa di Fra Leopoldo possono capire facilmente tante cose.
Il S. P. Francesco diventò immagine eloquente di Gesù Crocifisso, perché mentre il mondo va raffreddandosi, i nostri cuori potessero essere infiammati col fuoco dell'amore di Gesù Crocifisso e ogni discepolo del S. P, Francesco questo continuamente annunzia ai gelidi cuori degli uomini.
In lui si corporificò, per cosi dire, una manifestazione della grazia di Dio nostro Salvatore, e questo messaggero di Dio, attraverso la voce e l'esempio, dei suoi figli, tiene accesa nel mondo la fiamma dell'amore.
Il vento di Dio che soffia su Fra Leopoldo non porta al mondo gli odori più o meno gradevoli della sua cucina, ma il profumo soave del suo amore ardente per Gesù Crocifisso Salvatore nostro.
Il suo regalo più bello è Fratel Teodoreto che come fedelissimo amico poté, per la sua speciale condizione, compiere ciò che germogliava nel Cuore dell'umile Francescano.
Nella « Divozione a Gesù Crocifisso » si saldò l'amicizia di questi due cuori e nuove armonie di cuori da questo amore divino si originarono con indefinite modulazioni ».72
15 - Abbiamo visto come a Fr. Teodoreto la spinta a procedere gli sia venuta dall'amicizia, tutta spirituale, che nel frattempo era nata col francescano laico Fra Leopoldo Musso.
Gesù Crocifisso era l'oggetto delle loro conversazioni e del loro impegno.
Entrambi avevano trovato nei rispettivi fondatori, San Francesco e il S, Giovanni B. de La Salle, gli aiuti decisivi ad animarsi vicendevolmente nel ripresentare al mondo la centralità redentiva di Gesù Crocifisso.
Dello sbocco avuto dall'Unione Catechisti e cosa deve realmente intendersi per catechista, ce ne parla nei seguenti termini il suo Presidente, il Dott. Domenico Conti:
« Fu così che i primi compiti della « Pia Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata » canonicamente eretta il 9 giugno del 1914, consistettero nell'amare Gesù Crocifisso, nell'adorarlo nelle sue piaghe sanguinanti e gloriose, nel farlo conoscere ed amare specialmente dai ragazzi, dai giovani e dai lavoratori, nell'affermare la centralità in ogni ambiente di vita e di lavoro a cominciare dalla famiglia e dalla scuola.
Tutto e in ogni cosa in unione e sotto la materna proiezione della Vergine Immacolata, capolavoro della redenzione e madre dell'umanità redenta.
Il Fratello Teodoreto fin dai primi passi verso la fondazione dell'Unione si mantenne costantemente in contatto col Fratello Assistente Generale per l'Italia e con lo stesso Superiore Generale del suo Istituto.
Ciò che operò porta sempre il suggello dell'obbedienza, in vista di realizzazioni che gli stessi Superiori giudicarono della massima importanza per il bene dell'apostolato educativo svolto dall'Istituto a servizio della Chiesa e della società.
Il consiglio, le ispirazioni che pervennero, al Fratello Teodoreto tramite fra Leopoldo Maria Mussa furono sempre e soltanto nell'aiutarlo ad essere lo strumento docile, il figlio devoto attraverso cui si potesse manifestare il disegno di Dio nei confronti del bene a cui l'Istituto dei Fratelli e la comunità lasalliana erano chiamali e come riconfermati di fronte alle esigenze dei tempi moderni.
Già S. S. Benedetto XV in data 18 gennaio 19I5 aveva invialo la benedizione pontificia con le seguenti espressioni:
« Preghiamo il Signore a colmare di grazie il Direttore e gli Ascritti alla Pia Unione del SS. Crocifisso, canonicamente eretta in Torino, perché sacerdoti, con la voce e con l'esempio, e i secolari con la santità della vita, debbono sempre ' praedicare Jesum Christum et hunc Crucifixum ' »
La « Pia Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata » divenne «Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata »: la nuova iniziativa di « perseveranza » che raccoglie in primo luogo allievi ed ex allievi delle Scuole lasalliane e prende sempre più consistenza.
Nata dalla pratica dell'Adorazione a Gesù Crocifisso t'Opera si sviluppa attraverso le adunanze settimanali, i ritiri mensili, gli esercizi spirituali annuali e fiorisce in forme di apostolato catechistico-educativo e catechistico-sociale a integrazione delle scuole cristiane ( dopo scuola, corsi professionali serali, oratorio, catechesi presso le parrocchie, ecc. ), cioè nate dalla volontà di far conoscere ed amare Gesù Crocifisso, riconoscerlo al centro della vita personale e comunitaria.
Uno degli aspetti più rilevanti del dinamismo spirituale della nuova Associazione, favorito dalla pratica comunitaria e individuale della « Adorazione a Gesù Crocifisso » è quello di collegare la vita del gruppo, la vita di ognuno e di ogni giorno con la vita liturgica della Chiesa che ha il suo centro e la sua sorgente nell'Eucaristia e di coltivare l'intimità con Gesù Crocifisso presente nella sua Chiesa e con la sua Chiesa, e lo spirito di riparazione.
Nel 1925 è lo stesso Arcivescovo di Torino, il futuro Cardinale Gamba, a proporre al Fratello Teodoreto di avviare i più disponibili tra i catechisti alla pratica dei consigli evangelici nel mondo, nella condizione laicale e secolare.
Lo stesso Presule tiene le prime istruzioni a questo proposito al gruppo dei catechisti che aveva accettato la proposta.
Successivamente il Card. Maurilio Fossati insiste presso il Papa Pio XI per un riconoscimento canonico della forma di vita rappresentata dall'Unione con i suoi catechisti congregati, cioè quelli consacrati.
Sarà il Papa Pio XII, con la Costituzione « Provida Mater Ecclesia » a dare la forma giuridica definitiva a questo nuovo tipo di vita consacrata, denominandola « Istituto Secolare ».
L'Unione sarà uno dei primi cinque Istituti Secolari approvati dalla Chiesa.
Attualmente l'Unione e strutturata come Istituto Secolare e come Movimento Giovanile.
L'Istituto Secolare comprende i catechisti congregati che ne sono membri in senso stretto e i catechisti associati che seguono la via del matrimonio nello stato coniugale e famigliare.
Lo scopo dell'Unione è quello della santificazione, vale a dire nella pienezza della carità, mediante la « sequela Christi » non solo nella condizione di laico e di secolare, anzi avvalendosi di tutto ciò.
Nel contempo l'Unione è tutta consacrata all'apostolato catechistico e sociale.
« Catechisti », vale a dire educatori della fede e nella fede che operano come secolari; avvalendosi cioè del linguaggio, delle problematiche, delle esperienze, della mentalità dei secolari.
Si tratta dunque di una secolarità da non intendersi soltanto come connotazione sociologica.
Una secolarità che soltanto nella appartenenza a Cristo può risolvere le ambiguità e le contraddizioni che minacciano ogni realtà naturale e umana.
« Catechisti » perché attenti soprattutto agli aspetti di educabilità, di crescita consapevole e responsabile, di valorizzazione dei talenti, di fioritura per la verità nella carità.
«Catechisti » perché dediti soprattutto al modo d'essere del cristiano, dell'uomo nel cristiano a qualunque ambiente e in qualunque condizione si trovi.
« Catechisti » dunque come rivitalizzazione e sviluppo dell'ideale spirituale e apostolico lasalliano nella condizione i secolare.
Ideale essenzialmente cristico e cristiformante anche proprio nel riconoscere e salvaguardare la autonomia e l'importanza delle realtà naturali e temporali».73
Sul modo con cui il Servo di Dio reclutava i giovani per poi avviarli all'apostolato, ci provengono interessanti prove dal 5° teste, il Dott. Carlo Tessitore:
« Il Servo di Dio, nel 1913, iniziò l'opera scegliendo in ogni classe i tre o quattro ragazzi migliori.
Li radunava e dava loro una formazione spirituale: non mancava mai la recita della devozione a Gesù Crocifisso.
Quando li vide alquanto preparati propose loro l'attività catechistica nelle parrocchie della città, dopo una preparazione specifica conveniente.
Nella formazione spirituale emerge particolarmente la giornata di ritiro mensile, durante la quale non mancava la conferenza di Fratel Teodoreto e l'adunanza di chiusura dove tutti gli intervenuti potevano tare osservazioni e proposte ».74
Il teste 10°, Sig. Umberto Ughetto, essendo stato presente alle fasi preliminari che stiamo ricostruendo, ci consente di seguire l'andamento delle discussioni che portarono al nome definitivo, come pure i motivi profondamente spirituali che adduceva Fr. Teodoreto:
« Io partecipai alle prime riunioni, dove si discusse sul titolo da dare al gruppo.
Alcuni suggerivano il termine di « circolo », altri di « associazione » altri di « unione ».
Fratel Teodoreto sosteneva che si dovesse denominare « Unione » perché il gruppo doveva formare una famiglia; egli diceva « dovete formare un cuor solo ed un'anima sola »75
La prima seduta della nascente Unione dei Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata si tenne il 27 aprile 1913 ed in quella occasione Fr. Teodoreto fissò schematicamente i punti basilari da seguire, come dichiara il 4° teste, Sig. Giovanni Cesone.
« Si tenne la prima seduta il 27 aprile 1913.
In quella occasione ci diede cinque consigli: le preghiere, la visita al SS. Sacramento e la devozione a Gesù Crocifisso, frequenza settimanale di sacramenti, lo studio del catechismo e l'apostolato del buon esempio.
Si tennero in seguito adunanze settimanali.
Nell'autunno dell'anno scolastico 1913-14, si aggiunsero agli alunni delle scuole diurne alcuni ottimi elementi delle scuole serali »76
16 - Ricevuta l'approvazione del Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che Fr. Teodoreto aveva voluto personalmente consultare recandosi in Belgio nel 1914,77 il Servo di Dio si dispose col necessario impegno e tutto l'entusiasmo alla stesura del Regolamento dell'Unione, avvalendosi anche dell'aiuto di qualche suo confratello.
Di questi eventi è teste fondamentale il 15°, il Sig. Francesco Fonti, il quale ha dichiarato:
« Il 9 maggio 1914 il Servo di Dio presentò il Regolamento all'Arcivescovo di Torino, Cardinal Richelmy che con un suo decreto lo approvò.
Il 17 maggio 1914 ebbe luogo un'adunanza particolarmente solenne dei soci con la quale l'attività dell'Unione tu ufficialmente inaugurata.
Fratel Teodoreto il 31 maggio radunava i soci dell'Unione per una giornata intera di ritiro spirituale nella Villa dei Fratelli a Pessinetto ( Torino ).
Fratel Teodoreto constatando che la totalità dei soci dell'Unione si dedicava all'apostolato catechistico, previo conseguimento del diploma che abilitava all'insegnamento del catechismo, fu indotto a pensare l'apostolato catechistico come l'attività precipua che i soci dovevano svolgere.
Così fu che nel rielaborare il Regolaamento dell'anno 1917, il titolo dell'Unione fu cambiato in « Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso ».
Il titolo venne poi completato con l'aggiunta delle parole di « Maria SS.ma Immacolata », per suggerimento del can. Alasia, ora defunto ».78
Per l'organizzazione dei soci ricorriamo al preciso apporto del 16° teste, il Sig. Stefano Massaia che ha così deposto:
« Fratel Teodoreto aveva provveduto a distinguere i soci in soci aspiranti, effettivi ed anziani; a questo ultimo gruppo appartenevano i soci che avevano raggiunto l'età di trenta anni o che avevano contratto matrimonio.
L'Unione era diventata per noi come una seconda famiglia: Fratel Teodoreto era il nostro consigliere in tutte le necessità spirituali e materiali».79
17 - La questione dei voli.
Al Dott. Carlo Tessitore va il merito di averci chiarito le circostanze dell'introduzione dei voti nell'Unione Catechisti; in proposito ha scritto nella sua recente dichiarazione;
« Quando il Card. Gamba suggerì al Fr. Teodoreto di inserire nella Regola la pratica dei voti religiosi, questi accolse il suggerimento come una indicazione della Provvidenza, ma non manifestò un eccessivo entusiasmo, almeno a me parve così, come nemmeno io ero troppo entusiasta.
Comunque, ciascuno dei catechisti consultò il proprio direttore spirituale.
Io consideravo mio direttore spirituale lo stesso Fr. Teodoreto, ma mi confessavo regolarmente da un Padre Gesuita dei SS. Martiri, il P. Cerrutti, il quale si mostrò decisamente contrario all'emissione dei voti da parte dei catechisti.
Ma l'opinione del P. Cerniti non prevalse su quella del Card. Gamba, e io cambiai confessore, anche se nemmeno io fossi molto entusiasta di questa faccenda dei voti: la semplicità e l'entusiasmo dei primi tempi mi parevano così belli.
Nessuno degli altri giovani presentò delle difficoltà ( che io sappia ) e l'Unione si divise subito in due gruppi: quelli che intendevano sposarsi ( gli attuali catechisti associati ) e quelli che volevano professare i consigli evangelici ( i congregati ).
Nessuno fece pressioni di alcun genere, però la frequenza degli associati nelle adunanze si diradò alquanto.
A questo punto anche il Fr. Teodoreto tendeva ad appartarsi e a lasciar fare ai catechisti, con mio disappunto.
Io insistevo che continuasse lui a presiedere le adunanze, a far le conferenze durante i ritiri, ma non fu mai più come prima.
Per giunta l'eroica comunità dei Fratelli di S. Pelagia si spostò in corso Trapani, aprendo un Istituto di Ani e Mestieri e il Fr. Teodoreto seguì in un primo tempo quella comunità e poi fu destinato al Collegio S. Giuseppe, mentre i catechisti si riunivano nella loro Casa di Carità, da poco aperta alla periferia della città.
La presenza del Fr. Teodoreto fra i catechisti, si andò diradando, a motivo della sua salute, limitandosi alle adunanze del Consiglio e ai Ritiri mensili, ma i singoli catechisti lo andavano a trovare spesso nella sua comunità.
La sua morte, benché prevista prossima, fu un lutto grande per i suoi figli spirituali, nonostante l'alone della sua santità, perché tutti gli portavano un grande affetto ».80
Al Card. Gamba successe il Cardinal Maurilio Fossati, terzo Arcivescovo di Torino a mostrarsi entusiasta dell'azione catechistica svolta dai membri dell'Unione: sarà lui in particolare a prendere l'eredità dei predecessori nel perorare a Roma l'opera voluta da Fratel Teodoreto.
Tra l'altro, ad incrementare i riconoscimenti autorevoli giunti a questo ultimo, arrivò l'entusiastica accoglienza di Papa Pio XI, così descritta dal Sig. Francesco Fonti:
« L'Arcivescovo parlò dell'Unione anche al S. Padre Pio XI, illustrando i propositi di Fratel Teodoreto e dei catechisti.
Pio XI considerando l'opportunità che almeno alcuni catechisti si impegnassero con voti alla pratica dei consigli evangelici, introducendo così nella vita della Chiesa uno stato di vita che per allora appariva nuovo e imprevisto, disse all'Arcivescovo le seguenti parole: ' Se i tempi camminano, noi non dobbiamo fermarci; se sarà necessario modificheremo anche i canoni '.
Con lettera del 18 gennaio 1933 la S. Congregazione del Concilio dava disposizioni al Cardinale Fossati per l'approvazione.
Il Cardinal Maurilio Fossati con decreto 23 giugno 1933, in base al canone 492 del codice di diritto canonico, erigeva canonicamente l'« Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata », approvando per un quinquennio « come a esperimento » gli Statuti presentati.
In queste Costituzioni si parla dei voti di castità e di ubbidienza, ma non del voto di povertà, però è fortemente inculcato il distacco dai beni terreni ».81
Nel vero e proprio coro di pareri favorevoli non potevano mancare quelli dei Superiori Maggiori dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che affiliarono l'Unione all'Istituto, come c'informa il Sig. Francesco Fonti:
« I Superiori dell'Istituto dei Fratelli seguivano con benevolenza l'attività dell'Unione dei Catechisti dando a Fratel Teodoreto ripetuti segni della loro approvazione.
Il Superiore Generale dei Fratelli Junien-Victor il 17 luglio 1934 approvò l'Unione e nel 1936 affiliò l'Unione Catechisti all'Istituto dei Fratelli delle Scuole cristiane.
Nel 1948 con circolare n. 328 il Superiore Athanase-Emile approvava l'Istituto secolare e ne raccomandava la diffusione nelle case dei Fratelli ».82
18 - Incomprensioni.
Il Rev.mo Promotore Generale della Fede è rimasto perplesso di fronte ad alcune osservazioni fatte dal Dott. Gaetano Sales, 6° teste; per cui ha chiesto di chiarire:
- quella certa indifferenza serpeggiante tra le persone con le quali il Servo di Dio conviveva83
- quel rompere, da parte del Servo di Dio, l'impegno a non parlare di Fra Leopoldo84
- quale particolare si decise a mettere a fuoco alla fine della vita, cosa che prima non aveva fatto per prudenza.85
Si è assunto l'onere di chiarire tali dubbi lo stesso Dott. Gaetano Sales, con la seguente dichiarazione del 26 aprile 1983:
« Io sottoscritto, Dottor Gaetano Sales ( teste n. 6 nella Causa di beatificazione del Servo di Dio Fratel Teodoreto, fsc. ) mi faccio dovere di completare la precedente deposizione, con riferimento ai punti 21/pagina 23, 23 e 24/pagina 25 del Votum Promotoris Generalis Fidei:
Punto 21 /pagina 23
Nella primavera del 1953 ( non ricordo ne il giorno ne il mese ) tenni una conferenza sull'Unione Catechisti al Collegio San Giuseppe di Torino, riservata ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Fu una mia iniziativa personale.
Mi parve necessario richiamare la loro attenzione sull'Istituto Secolare fondato da Fratel Teodoreto, poiché avevo l'impressione ci fosse una certa qual « indifferenza » da parte loro ad intrattenere fattivamente i loro allievi ed ex-allievi sull'Opera del loro Confratello nell'intento tenace di ottenere un incremento crescente di vocazioni catechistiche convergenti sull'Opera stessa.
Il vivaio naturale dei possibili nuovi « congregati » e « associati » risiede senza alcun dubbio nella Associazione degli Allievi ed ex-Allievi lasalliani.
Quell'indifferenza era unicamente dovuta alla incomprensione ( o comprensione assai limitata ) della reale portata salutare, con la quale un'Opera simile non può mancar di incidere sulle storture della società.
Il Servo di Dio era presente. Ricordo con esattezza le parole della mia conclusione:
' Se non lo fate per l'Unione, fatelo almeno per lui! '. ( Intendevo dire: ' per porre termine alla sua sofferenza! ').
Il Fratel Teodoreto si fece rosso in viso, con una muta espressione dolorosa di disapprovazione.
Ne colsi all'istante il motivo; avevo mosso un esplicito appunto ai suoi Confratelli.
Egli preferiva soffrire in silenzio ed in silenzio attendere che il Signore facesse loro grazia di luce, nel momento giusto.
Dopo, a tu per tu, si limitò a dirmi: ' Non ripeta più quelle parole '. Chinai il capo e promisi.
Punto lì/pagina 25
L'ostilità del comitato a mantenere il vocabolo « Carità » nella denominazione della promovenda Scuola professionale, suscitò la legittima, naturale opposizione di Fra Leopoldo, nel rispetto più fermo del messaggio di Gesù Crocifisso.
Ciò che accese quell'ostilità al punto che i Superiori ritennero opportuno d'invitare l'oppositore a troncare ogni rapporto con l'esterno.
Ad uno ad uno si diradarono tutti gli amici.
Anche il migliore: Fratel Teodoreto, che sospese le visite per adeguarsi all'ordine superiore e per non far avere guai al povero interlocutore del Crocifisso ( Sales, Origini della Divozione, ed. Centro La Salle, Torino 1978, pp. 48-49 ).
Punto 24/pagina 25
Nel suo Diario Fra Leopoldo salta di pie pari il periodo intercorrente tra la fine del 1887 e quella del 1889, cioè essenzialmente il periodo trascorso al collegio Dal Pozzo di Vercelli.
Fratel Teodoreto, invece, nella revisione del suo libro sull'amico Servo di Dio, ne tratta diffusamente.
Vuole che sia fatta luce completa su quel silenzio.
Non basta che egli per prudenza obiettiva abbia avuto sul fatto un colloquio col santo protagonista di quella vicenda, ammirandone la calma, la serenità, « come se si trattasse di terza persona », senza dir parola contro i calunniatori, nell'intima persuasione che tutto era stato permesso e riparato dalla Divina Provvidenza ( il magazziniere ed il portinaio del Collegio erano poi stati licenziati due anni dopo il fatto ).
Non bastano le deposizioni degli amici e conoscenti che hanno frequentato il Servo di Dio prima, durante e dopo il periodo di Vercelli.
Fratel Teodoreto vuole la deposizione del « biondino », sola testimonianza di valore assoluto.
Non conosce l'indirizzo del giovane di tanto tempo addietro.
Ma non arretra di fronte alla difficoltà e non si ferma se non quando la deposizione non sia stata fatta.
E non ancora pago di questo risultato, nonostante gli ottant'anni suonati, nonostante gli impedimenti e le interruzioni dovuti alle fasi alterne della infermità degli ultimi anni, il Fratello delle Scuole Cristiane non soltanto rivede, ma rifà del tutto il capitolo dell'ora della prova ( pp. 273-277, « Il Segretario del Crocifisso » ).
Muore col pensiero all'amico. Due Uomini di Dio. Due Comunità religiose. Due « fratres de paenitentia ».
Un cuore solo. Una Chiesa. Una Croce ( Sales, ibidem, pp. 26-27) ».86
Anche alle incomprensioni notate nella deposizione del teste 14°87 è stata data risposta; lo stesso Dott. Pietro Fonti ha reso chiaro ciò che prima forse non lo era dichiarando:
« A chiarimento di quanto da me deposto circa la fama di virtù e santità goduta in vita dal Servo di Dio, riaffermo che questa era riconosciuta da tutti, compresi i suoi confratelli.
Per quanto riguarda la sua opera so che qualche confratello manifestava dubbi è perplessità circa particolari aspetti delle medesime opere.
Tali aspetti non riguardavano l'impegno apostolico del Servo di Dio che agiva in conformità della sua vocazione di religioso educatore non solo nella scuola, ma oltre la scuola attenendosi alle indicazioni del suo Fondatore e dei suoi Superiori, ma se mai il modo di realizzarlo.
Egli dava alle opere una impronta prettamente spirituale, non fondata su attrattive puramente umane, e richiedeva un impegno apostolico da parte dei giovani.
La formazione dei giovani era scandita con ritmo costante di tappe successive: adunanze settimanali, ritiri mensili, esercizi annuali, catechismo nelle parrocchie, assistenza negli oratori parrocchiali, insegnamento gratuito nelle scuole serali.
Naturalmente un andamento secondo i dettami di una così solida spiritualità poteva suscitare perplessità e dubbi circa la riuscita in chi forse, anche tra i suoi confratelli, non condivideva tale impostazione.
È da rilevare ancora che egli si mantenne personalmente sempre distaccato dall'esito delle medesime lasciandosi guidare in tutto, anche nelle cose più minute, dall'azione di Dio e dall'obbedienza.
Favorì e sollecitò al massimo la collaborazione e l'assunzione di responsabililà da parte dei suoi confratelli più volenterosi e di quanti giovani e meno giovani si impegnavano nell'Unione Catechisti.
Era sua convinzione e la manifestava, che l'opera non fosse sua ma di Dio.
Giunse a scrivere che i catechisti considerassero come loro fondatore San Giovanni Battista de La Salle ».88
Che il Servo di Dio, nel promuovere l'Unione Catechisti, intendesse riaffermare la missione educatrice di S. Giovanni B. de La Salle, è dimostrato da Fr. Gustavo Forforo, il quale ha scritto:
«La prima creatura 'spirituale' generatasi dal grande tronco lasallia no, è l'Istituto Secolare ' Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata ' dovuto al Fratel Teodoreto, in quella Torino che tanta storia vanta di devozione al Crocifisso e che conserva la Sindone.
Fratel Teodoreto, per la sua intima ed intrinseca compenetrazione dello spirito del Fondatore, S. Giovanni B. de La Salle e del suo Istituto, reincarna la missione del suo Fondatore e noi siamo sorpresi della lasallianità del suo messaggio e delle sue attuazioni, così da vedere in lui e per lui, quasi come un provvidenziale ritorno alle origini della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.
È una prima filiazione dinamica di un corpo religioso che in oltre due secoli di fedeltà raggiunge la continuazione dell'azione apostolica della scuola; non come apporto complementare e sussidiario, ma come azione necessaria che non si limita alla scuola, ma investe tutta la vita di chi è stato ' cristianamente educalo ed istruito '.
Parte dalla scuola ma ne presenta la continuazione educativa e formativa per la vita.
E questo è profondamente lasalliano: ' Nella vostra missione dovete unire lo zelo per il bene della Chiesa e quello della Società, del quale i vostri allievi cominciano ad essere membri, e devono diventarlo ogni giorno più perfettamente.
Procurate il bene della Chiesa formando dei vostri allievi dei veri cristiani, rendendoli docili alle verità della fede e agli insegnamenti del Vangelo.
Procurate il bene della Società insegnando le scienze profane, o piuttosto insegnando loro tutto ciò che ha attinenza con il vostro ministero.
Aggiungete però sempre alle conoscenze umane la pietà, senza la quale il vostro lavoro sarebbe poco utile ' ( M 160,3 ).
Fratel Teodoreto non pensa di fondare un nuovo Istituto, pensa, di compiere tutt'intero e fino in fondo il suo dovere educativo.
' Il poco di cristianesimo che c'è nel mondo...' notava il de La Salle nel lontano 1684 di una società che amava dirsi ' molto cristiana ' porta il Santo a preoccuparsi della formazione dei giovani: ' una vita che di cristiano ha poco più che il nome, fatta di mediocrità, di accidia, di acquiescenza al male... ' nota Fr. Teodoreto a proposito dei ' buoni ' lo porta a chiedersi perché slanci anche generosi s'intorpidiscono, ed in pratica risultano sterili.
L'uno e l'altro, il Padre e il figlio, sono sedotti da Cristo; l'uno e l'altro trovano nella pratica austera della penitenza, della rinuncia, del sacrificio, della dedizione completa, nella devozione alla Croce lo strumento d'una 'redenzione nuova' che li rende idonei a quell'apostolato che non è costituito ne dalla scienza, ne dall'eccellenza e dal fascino personale.
Nessuno dei due trascura i dati della ' realtà umana ' ma nessuno dei due il dato umano avanti a quello divino; e questo non a parole, ma sinceramente, concretamente, nei fatti come è nella persuasione '.89
Indice |
68 | Votum Promotoris, pp. 22-26, passim. |
69 | Summ. Docc., pp. 63-65 |
70 | Ibid. p. 4 |
71 | Ibid.. pp. 70-71 |
72 | Ibid.. pp. 90-91 |
73 | Ibid., pp. 49-51 |
74 |
Summ., pp. 42.43, §§ 145-146 |
75 | Ibid., pp. 90-91, § 288 |
76 | Ibid., p. 23, § 90 |
77 | Ibid., pp. 149-150, § 452 |
78 | Ibid., p. 150, § 453 |
79 | Ibid., p. 167, § 494 |
80 | Summ. Docc., pp. 67-68 |
81 | Summ., pp. 151-152, § 453 |
82 | Ibid., p. 152, § 453 |
83 | Votum Promotoris, p. 23, n. 21 |
84 | Ibid., p. 25. n. 23 |
85 | Ibid., p. 25, n. 24 |
86 | Summ. Docc., pp. 45-47 |
87 | Votum Promotoris, p. 23, n. 21 |
88 | Summ. Docc., pp. 54-55 |
89 | Ibid.. pp. 92-93 |