Relatio et vota |
A mio giudizio è evidentemente attestalo l'esercizio eroico delle virtù cardinali.
Ritengo superfluo soffermarmi sulla giustizia, temperanza e fortezza, il cui eroismo è chiaramente mostrato dai fatti narrati.
Preferisco riferirmi alla prudenza, in quanto l'itinerario del Servo di Dio e le sue iniziative fondamentali invitano a far luce su alcuni punti.
In primo luogo desidero sottolineare che i testi mostrano il Servo di Dio come un uomo abituato a riflettere, ad ascoltare i consigli dei Superiori o di persone notoriamente probe e a meditare le questioni nell'orazione per ottenere luci da Dio ( cfr. Summ., p. 166 ).
Il Servo di Dio spicca anche come persona alla quale si ricorre in cerca di consiglio e orientamento spirituale ( cfr. Summ., p. 624 ).
I lunghi anni trascorsi come direttore o vicedirettore in case del suo Istituto mostrano la stima dei suoi Superiori riguardo alla prudenza soprannaturale del Servo di Dio.
Vorrei soffermarmi su due punti concreti: la sua prudenza nella fondazione e direzione dell'Unione Catechisti e i suoi rapporti con Fra Leopoldo.
Queste due questioni vengono trattate con rilievo dal Rev.mo Relatore alla luce delle testimonianze e dei nuovi documenti acquisiti e raccolti nel secondo volume della Positio.
Il mio parere al riguardo è il seguente.
Quanto alla fondazione dell'Unione, è chiaro che il Servo di Dio agì con eroica prudenza soprannaturale.
Avvertita la necessità di promuovere un'opera di perseveranza per gli ex alunni delle Scuole Cristiane, precisamente nel 1906, durante il suo secondo noviziato, e sospinto dai suoi Superiori religiosi, il Servo di Dio matura nella sua anima, per ben 7 anni, l'idea di tale iniziativa, della cui realizzazione sente l'urgenza.
Vedeva molto chiaramente che non bastavano delle iniziative a carattere ricreativo o sportivo, ma che bisognava dare una importanza prioritaria e specifica alla formazione cristiana.
Così si arriva al 1913.
L'incontro con Fra Leopoldo sarà l'ultima scintilla che metterà in moto il processo fondazionale.
Questo incontro confermerà in lui l'opportunità di cominciare.
Ben presto mise la questione nelle mani dell'Arcivescovo di Torino, dopo aver parlato coi suoi Superiori.
L'Arcivescovo approverà come Pia Unione l'Unione dei Catechisti nel 1914.
La prudenza del Servo di Dio è, a mio giudizio, non solo fuori ogni dubbio, ma esaltata dalla sua condotta umile e saggia.
L'Unione non è infatti frutto di una visione profetica di Fra Leopoldo, ma della maturazione nell'anima del Servo di Dio sin dal 1906, da quando cioè sentì parlare dai suoi Superiori della necessità di sopperire ad urgenti necessità pastorali con iniziative del genere.
Tutti i passi posteriori del processo fondazionale mostrano la diligenza del Servo di Dio nel rimettersi sempre nelle mani dei successivi Arcivescovi di Torino e, alla fine, della stessa Santa Sede.
La sua prudenza eroica spicca ancor di più nel modo in cui si armonizzò con la fortezza nel salvaguardare l'identità della fondazione davanti alle incomprensioni già esposte e con la docilità nel seguire i consigli dell'Arcivescovo, per esempio, nella questione dell'introduzione dei voti nell'Unione, che diventerà così non una semplice associazione di laici ma un Istituto di perfezione nella forma degli Istituti Secolari.
Riguardo ai rapporti con Fra Leopoldo, a mio parere dal processo emerge con chiarezza la prudenza soprannaturale del Servo di Dio.
Il teste n. 5 ( Dott. Carlo Tessitore ), chiarisce la questione nel rispondere ad una specifica domanda fatta ex officio sull'argomento ( cfr. Summ., p. 168 ): « Se giudichi prudente l'atteggiamento di fratel Teodoreto nei suoi rapporti con fra Leopoldo oppure se opini che il Servo di Dio si sia lasciato trasportare da vana illusione religiosa nell'accettare i consigli di fra Leopoldo » ( ibidem ).
Il teste risponde in quadro punti chiarendo l'argomento con precisione.
Basta segnalare qui il quarto punto della sua risposta ( cfr. Summ., p. 169 ): « I consigli e i suggerimenti di fra Leopoldo venivano da Fr. Teodoreto ulteriormente presentati ai superiori maggiori della Congregazione e, in casi più gravi, alla autorità ecclesiastica, per far sanzionare quanto aveva udito a Fr. Leopoldo ».
Poi il teste conclude: « Risulta chiaro - e ne sono convinto - che il Servo di Dio non si lasciò mai trasportare da illusione religiosa nell'accettare i consigli di fra Leopoldo » ( Summ., p, 169 ).
A conferma dell'oggettività di questo giudizio sta il fatto che il Servo di Dio, appena sentile alcune voci secondo le quali in Curia erano state sollevate delle riserve sugli scritti di Fra Leopoldo ( cfr. Summ., p. 111 ), suggerì allo stesso Fra Leopoldo di avvalersi di qualche direttore spirituale.
Ma soprattutto si tenga presente che i Regolamenti dell'Unione vennero sottoposti al vaglio dell'autorità diocesana e in seguito di quella pontificia, dunque non si può affermare ( cfr. Relazione, p. 28 ) che gli scritti di Fra Leopoldo siano la guida spirituale di un Istituto Secolare.
Oltretutto si tenga presente quanto asseriva il Servo di Dio: siccome « non ho la capacità di lasciare ai catechisti degli scritti che anche lontanamente abbiano un po' del valore di quelli lasciati da S. Giovanni B. de La Salle..., esorto caldamente tutti i catechisti ad attingere più largamente alla dottrina di S. Giovanni B. de La Salle, considerandolo come il loro principale Maestro » ( Nuovo Summ. Docum., p. 76 ).
È ben documentato anche lo spirito di diligente obbedienza con cui il Servo di Dio smise di incontrarsi con fra Leopoldo dal momento in cui fu imposto al frate francescano di non frequentare persone esterne ( Nuovo Summ. Docum., p. 80 ).
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