Relatio et vota

Storia della Causa e apparato probatorio

Mi pare un dato positivo assai rilevante la celerità con la quale la Causa di Beatificazione è stata avviata: appena sette anni dopo la morte del Servo di Dio.

La Causa poi non ebbe alcun intralcio, e il suo iter non venne mai fermato.

Ma dato che la Positio super Introductione Causae non era stata discussa prima del cambiamento della Legislazione, per il proseguimento dell'iter si è dovuto applicare l'art. 34 del Regolamento della Congregazione, del 21 marzo 1983.

Le Ledere postulatorie sono in tutto 36, e penso che oltre ad essere indicative hanno un particolare valore.

Infatti, una è della Conferenza Episcopale Piemontese, firmala dal Card. Anastasio A. Ballestrero e da altri sedici Eccellentissimi Vescovi; un'altra è firmata dai Superiori e dalle Superiore del Comitato Subalpino Superiori Maggiori, in tutto, 181 Superiori Religiosi locali, provinciali e regionali.

Seguono poi altre 34 Lettere di Superiori di diverse Congregazioni Religiose: p. Viganò, Rettore della Società di Don Bosco; Fratel José Pabio Basterrechea, Superiore Generale dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane; p. Arturo M. Piombino, Barnabita, direttore spirituale del Servo di Dio, ecc.; nonché il sindaco e il parroco di Vinchio d'Asti, e professionisti di prestigio come i professori Aldo Sburlati, Giuliano Marini, ecc.

Siamo di fronte, cioè, ad un ventaglio di richieste che provengono dai più diversi ambienti, ed ognuna con motivazioni diverse.

Tutti coincidono nel manifestare l'influsso spirituale della vita del Servo di Dio nei luoghi dove operò.

La pronta introduzione della Causa ha permesso di scegliere dei testimoni, anche se non troppo numerosi, tutti da visu, il che arricchisce non poco il valore della loro testimonianza.

I 34 testi sono cosi divisi: un Vescovo; 5 Sacerdoti; 2 Suore; 8 Confratelli; 18 Laici.

Confesso però che a proposito della scelta dei testimoni avrei desiderato che si fosse cercato pure qualcun altro - non molti - tra quelli che ebbero una particolare intimità spirituale col Servo di Dio, specialmente tra i Superiori della Congregazione Religiosa nella quale spese, così gioiosamente e, ripeto, nascostamente, la sua vita.

Preciso ad ogni modo che questa mancanza non inficia a mio parere la Causa ne ostacola il nostro studio, perché dagli altri dati abbondanti che abbiamo emerge chiaramente la docile sottomissione del Servo di Dio ai suoi Superiori e la sua altrettanto eroica dedizione alla Congregazione.

Quanto, poi, all'informazione contenuta nei diversi documenti del Processo, ci è sembrata molto opportuna l'informazione supplementare fatta aggiungere per precisa indicazione del Relatore, p. Ambrogio Eszer O. P., su qualche episodio della vita del Servo di Dio che avrebbe potuto sembrare trascuralo nella prima Informazione.

« Dopo aver studiato attentamente tutti gli atti di questa Causa abbiamo chiesto ulteriori chiarimenti i quali frattanto sono stati forniti dagli Attori della medesima.

Li riteniamo sufficienti, sebbene sulla gioventù del Servo di Dio non siano state ritrovate ulteriori informazioni; ci siamo convinti che è assolutamente impossibile trovare tali informazioni.

D'altronde non c'è il benché minimo sospetto che il Servo di Dio possa aver commesso nella sua gioventù atti contrari alla sua fama di santità, visto che lui era un uomo tanto sincero e semplice, di carattere molto limpido» ( Presentazione del p. Ambrogio Eszer, pp. 1-2 ).

Se per la giovinezza del Servo di Dio queste spiegazioni sono veramente convincenti, considero che si possa ragionare analogamente riguardo ad altri periodi e momenti della sua vita sui quali qualcuno potrebbe chiedere un'ulteriore informazione.

In particolare, mi riferisco ai seguenti periodi o questioni che a mio avviso sono perfettamente chiari dal punto di vista del comportamento del Servo di Dio; e cioè, da una parte i rapporti del Servo di Dio con i Superiori e i Confratelli della sua Congregazione in occasione della Fondazione dell'Unione Catechisti e della messa in moto della detta « Unione» e della costituzione della « Casa Arti, ecc. »; e, d'altra parte, l'influenza dell'Arcivescovo di Torino, Card. Gamba, sullo spirito e sull'organizzazione dell'Unione, e l'atteggiamento del Servo di Dio nel subirne l'influsso.

Affermo, nuovamente, dopo aver esaminato i dati che ci vengono offerti, che queste domande trovano una esauriente risposta nell'insieme delle testimonianze riportate nel Processo, e dalle quali emerge la condotta lineare del Servo di Dio, che agì in ogni momento nel rispetto e nell'adempimento eroico delle obbligazioni che gravavano su di lui.

Anzi, la sottomissione verso i suoi Superiori esterni e interni, la squisita ed egualmente eroica carità verso tutti e specialmente verso quelli che gli erano più vicini, l'eroica determinazione di ubbidire e compiere la Volontà del Signore seguendo le indicazioni di chi aveva potestà su di lui, sono una dimostrazione evidente, con riscontri immediati, del modo esimio con cui il nostro Servo di Dio ha agito lungo l'arco della sua esistenza terrena.

È proprio per questo che condivido pienamente l'opinione del Relatore quando afferma: « Perciò ci siamo convinti della non necessità di ulteriori studi supplementari, ritenendo che il materiale presentato sia più che sufficiente... al fine del ... voto sull'esercizio eroico delle virtù da parte del Servo di Dio » ( ibidem, p. 2 ).

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