L'ideale cristiano e religioso |
2 Così compresa la preghiera è il grido spontaneo della nostra natura che, lasciata libera, prega fortemente.
Dio ha voluto scolpire la necessità della preghiera nel più profondo dell'essere umano.
Non vi ha in ciò, lo si noti bene, un semplice motivo di convenienza; si tratta di una necessità reale insegnata certamente dalla fede, ma ugualmente provata dalla ragione, dallo studio della nostra propria natura.
Non è forse certo, da un lato, che noi abbiamo l'obbligo di raggiungere il nostro ultimo fine?
Questo dovere è scolpito nella nostra natura.
Dio, essendo nostra causa efficiente, deve pure essere nostra causa finale.
Inoltre, avendo Dio stabilito tale fine, ha dovuto darci i mezzi acconci per raggiungerlo.
Ora si constata - come ci insegna l'esperienza costante e universale - che l'uomo non trova né in sé medesimo, né in qualsiasi altra creatura, tutti i mezzi necessari per ottenere tale fine.
La ragione conchiude dunque che in Dio solamente l'uomo può attingerli, poiché Egli è infinitamente ricco; che in Dio solo può cercarli, poiché nessuna creatura può aiutarlo;
che in Dio li deve trovare, poiché questi soccorsi gli sono necessari;
che da Dio deve aspettarli con sicurezza, poiché Dio è infinitamente buono.
Ora aspettare da Dio con fiducia i soccorsi che non si hanno, vuol dire pregare.
Certo Dio può concederci le stesse grazie efficaci nel momento e nel modo che giudica migliori, e lo fa talora anche quando noi non lo preghiamo.
Ma è una grande eccezione, e sarebbe follia il fidarsi della eccezione come se fosse cosa ordinaria.
Ricordate i passi precisi della Sacra Scrittura:
« Voi domandate e non ricevete perché domandate male » ( Gc 4,2 ).
« Domandate ciò che volete e vi sarà concesso » ( Gv 15,7 ).
« Senza di me non potete fare nulla » ( Gv 15,5 ).
Dio mette le stesse condizioni in molti altri passi della Sacra Scrittura.
E i Padri, i Dottori, i Teologi, gli Asceti sono unanimi nel riconoscere, in queste parole, il precetto della preghiera.
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