L'ideale cristiano e religioso |
Il lavoro di Gesù era un atto di adorazione del Padre e un riconoscimento dei suoi sovrani diritti.
Prima di tutto Gesù volle servir Dio, perché tale è il dovere d'ogni creatura.
« Io sono in mezzo a voi come un servo…
Il Figliuolo dell'uomo venne, non per esser servito, ma per servire » ( Mt 20,28 ).
Egli riponeva il suo onore e la sua gioia nel mettersi al servizio divino.
Qualunque fosse la forma della sua attività esterna: squadrare il legno col suo padre putativo, predicare alle turbe, fare lunghi viaggi, portar la croce, il suo lavoro era compiuto con una religione piena d'amore, con un'umiltà inesprimibile e coll'intento di glorificar Dio.
Era per suo Padre ch'egli faticava, perché l'amava.
L'amore lo spingeva:
« Affinché il mondo sappia che io amo il Padre mio, su, andiamo » ( Gv 14,31 ).
Il lavoro era il suo cibo e un banchetto per il suo cuore.
« Il mio cibo è far la volontà di Colui che mi ha mandato a compiere l'opera sua » ( Gv 4,34 ).
Il cristiano deve « aver i medesimi sentimenti che Gesù Cristo » ( Fil 2,5 ); unire le sue intenzioni a quelle del divin Operaio.
Prima di tutto amiamo il lavoro, perché esso è il servizio di Dio: sia esso un atto di giustizia, un'opera di religione, una protesta di umiltà e di dipendenza, il riconoscimento dei diritti sovrani del Creatore sopra la sua creatura.
Poi, amiamo la fatica e il dolore che nascono dal lavoro: perché è cosa giusta e buona che il peccatore espii i suoi disordini.
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