L'ideale cristiano e religioso |
Gesù, dedicandosi ai suoi lavori, rimaneva col Padre suo.
Gesù, abbandonando Nazaret per il suo ministero apostolico non diminuì la larga parte che era solito dare alla preghiera.
Nelle profondità della sua santa anima sussisteva sempre la contemplazione e l'amore di suo Padre.
Così, nelle nostre fatiche, rimaniamo con Dio.
Sopprimiamo, quanto possiamo, le differenze tra il tempo dell'orazione e del lavoro.
Noi dobbiamo sempre conversare coi nostri Ospiti intimi.
« Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate tutto nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre » ( Col 3,17 ).
Poco importa il genere di lavoro: soffriamo, studiamo, parliamo, mangiamo, ma non cessiamo mai d'amare Dio.
Se trattasi di far del bene al prossimo, non abbandoniamo Dio, ma piuttosto portiamo Dio ai nostri fratelli.
Ricordiamoci della legge fondamentale che governa l'azione cristiana:
Ogni apostolato che non ha la sua sorgente in un'abbondante vita interiore è infecondo e può anche divenir nocivo a colui che lo esercita.
Ogni vita attiva, che si svolge a scapito della vita interiore, va contro la volontà di Dio.
La parte che si dà al prossimo, non deve mai scemare la parte dovuta a Dio.
Se qualcuno, spinto da un eccesso di attività, fosse pure con una intenzione di carità fraterna, si è assunto un soprappiù di lavoro e imposto delle occupazioni, che gli fanno perdere abitualmente il raccoglimento interno e soffocano la sua vita intima, si faccia premura di ridursi, memore delle parole di S. Bernardo:
« Maledetta quell'occupazione che t'allontana da Dio ».
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