Mezzi di perfezione |
1 - Siccome l'orazione consiste nell'innalzare la propria mente a Dio, ossia nell'occuparci di Lui col pensiero e coll'affetto le difficoltà nell'orazione sorgono da tutto ciò che impedisce o rende più difficile questa duplice applicazione della nostra mente.
Riguardo alla conoscenza s'incontrano le « distrazioni », riguardo all'affetto le « aridità ».
2 - Le distrazioni nell'orazione, sono inframmettenze di pensieri incompatibili con l'esercizio che stiamo compiendo, i quali ci spingono a occuparci di altra cosa.
Questa comparsa di pensieri estranei e anche contrari al raccoglimento dell'intelligenza in Dio può avvenire in due modi: volontariamente e involontariamente.
3 - La distrazione volontaria consiste nell'introduzione voluta o nell'ammissione consentita di pensieri che fanno deviare la nostra intelligenza dall'oggetto divino in cui stava occupata.
Distraendosi volontariamente, l'anima sospende o interrompe l'orazione.
Facendolo senza un sufficiente motivo, si rende anche colpevole di irriverenza verso il Signore.
La distrazione volontaria nell'orazione è una infedeltà verso il Signore.
Se invece il pensiero inopportuno che si presenta alla mente non viene accettato, la distrazione si dice involontaria.
4 - Le distrazioni involontarie possono provenire a due cause:
occasionale, costituita dalle impressioni dei nostri sensi;
naturale, costituita dalle tendenze intime della nostra natura, che generano in noi spontaneamente immagini e pensieri.
Le prime si dicono distrazioni esterne, e le seconde interne.
5 - Le distrazioni esterne si possono in gran parte evitare con l'attenta custodia dei sensi e, specialmente, scegliendo per pregare un luogo ritirato, come consiglia N.S. Gesù Cristo nel S. Vangelo.
Possiamo specialmente evitare molte distrazioni causate dagli occhi, tenendoli chiusi, oppure fissandoli su di un oggetto religioso o sullo stesso libro della meditazione.
È molto più difficile evitare le distrazioni interne.
6 - La particolare difficoltà di evitare le distrazioni interne deriva dalla spontaneità delle tendenze naturali che sono come il fondo intimo del nostro essere.
Si manifestano con la facile comparsa di immagini e di pensieri riguardanti le cose che amiamo, oppure temiamo.
Quando la nostra attenzione è fissa sull'oggetto della nostra considerazione, questo mondo interno di tendenze spontanee rimane più o meno nell'oscurità, ma appena diminuisce la forza dell'attenzione esso tende a farsi vivo.
Allora appaiono nella nostra mente pensieri e ricordi che possono anche contrastare molto con l'atto dell'orazione che stiamo compiendo.
7 - Alle distrazioni interne si può, almeno in certo modo, rimediare, sia direttamente che indirettamente.
La maniera di resistere direttamente a queste distrazioni è di richiamare deliberatamente la nostra attenzione sull'oggetto religioso che stavamo considerando, o semplicemente sulla presenza di Dio con un atto di fede e d'amore.
Il modo indiretto è di intensificare la nostra vita spirituale, la quale, facendosi più profonda, acquista una nuova energia soprannaturale che solleciterà la tendenza attuale della nostra mente verso Dio, contrastando le tendenze naturali distraenti.
S'intende che tale risultato non si raggiungerà molto presto, ma sarà il frutto di una lunga applicazione alla vita spirituale.
8 - Le distrazioni interne, per la loro spontaneità, possono essere qualche volta inevitabili.
Specialmente quando un'anima trova difficoltà nel fissare la sua attenzione, le distrazioni interne possono essere molto irruenti, insistenti e noiose.
Questa difficoltà di fissare l'attenzione sul soggetto dell'orazione può derivare da una causa accidentale, oppure da una disposizione abituale, come nel caso di certi temperamenti molto mobili.
Se però l'anima continua a provare dispiacere nel vedersi distratta e fa quanto può per rimanere attenta a Dio, queste distrazioni penose, lungi dall'essere nocive all'anima, si trasformano per essa in uno strumento di purificazione morale e sono occasione di merito soprannaturale.
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